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Autore: Kioto    03/09/2010    15 recensioni
Odiava quel ragazzo con tutto il cuore. Lo odiava perché si vestiva esattamente come lui, ascoltava la stessa musica che ascoltava lui e perché gli rispondeva a tono. Lo odiava perché era tremendamente fragile da colpire, cascava sempre al suolo. Lo odiava soprattutto perché non era un ragazzo e perché lo faceva sentire in colpa di tutto quello che gli aveva fatto in quei mesi.
Avvisi: OOC, AU, lemon, language, no-slash
A/N: I personaggi della storia non mi appartengono e non interpretano i loro reali ruoli. Tutto ciò che è scritto è puramente inventato ed è mio. Perciò non copiate e avvisatemi qualora prendeste la storia per postarla in altri posti.
Point of view: estraneo alla storia
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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8 anni dopo.

 

Alex si districò fra le lapidi, sotto il sole di Giugno.
Gli occhiali da sole sul viso, un mazzo di fiori colorati in una mano e un TomTom ficcato in testa.
Si fermò solo quando riconobbe il viso della madre. Sorrideva.
La foto doveva essere di Natale. O forse no, era di Capodanno.
Ma che importava? Era comunque bellissima.
Si avvicinò ancora e si fermò solo quando vi fu davanti.
« Ciao mamma. »
Abbozzò un sorriso e poi cambiò l’acqua, buttando i fiori secchi e mettendo i nuovi nel vaso.
« Come stai? Scusa se non sono più venuta, ma non ho avuto molto tempo ultimamente. Sai com’è: il lavoro, la casa. Troppe cose a cui pensare e non avevo mai tempo. Ma alla fine sono tornata. »
Sistemò un altro fiore.
« Ti piacciono questi fiori? Mi sei venuta in mente appena li ho visti. Sono così colorati e allegri, proprio come te. »
Accarezzò la foto della madre, giusto per far finta che fosse ancora là con lei, e poi si alzò.
« Ora devo andare. Ma ti prometto che tornerò presto. »
Voltò le spalle alla tomba. Ogni volta andare via da quel cimitero era come abbandonarla. Ma cercava di convincersi che lì c’era solo il suo corpo e che la sua anima era sempre al suo fianco, per vegliarla.
Aprì lo sportello della macchina e si sedette.
« Tutto ok? »
Voltò lo sguardo verso Tom e sorrise.
Lui mise in moto la macchina e partì verso la A24. 

Tom suonò il campanello e dopo qualche istante Bill aprì la porta.
« Tom! Che sorpresa! »
I due gemelli si abbracciarono e Bill fece entrare il fratello nella sua dimora.
« Eric! »
Dalla cucina uscì un alto ragazzo biondo, dagli occhi color ghiaccio e si avvicinò con un sorriso.
« Ciao Tom! Che sorpresa! »
« Ciao Eric. Come va? »
« Tutto ok, ce la passiamo bene. »
Eric passò un braccio muscoloso sulle spalle di Bill, sorridendo.
« Sì, vedo. Oh già, son venuto per portarvi questa. » tirò fuori una cartolina e la porse a Bill. « E’ di mamma e papà ma hanno sbagliato indirizzo e l’hanno mandata a me. »
Bill la prese e iniziò a leggerla.
« Deduco che si stiano divertendo. »
« Oh sì, alla grande. La mamma ha già chiamato Alex una trentina di volte da quando sono partiti. »
« Incredibile! » commentò Eric.
« Non avrei mai dovuto parlargli dell’Italia. » rise Bill, rigirandosi la cartolina fra le mani.
« Se si trasferiscono là sono cazzi poi! » commentò il gemello.
« Resti? Ti preparo qualcosa da bere. »
Eric si era già allontanato verso la cucina ma Tom scosse la testa, con un sorriso idiota stampato sul volto.
« Devo andare a prendere Alex. Oggi è il nostro anniversario. »
Bill vide gli occhi ambrati del gemello trasformarsi in due diamanti e guardò Eric con l’espressione di chi la sa lunga.
« Allora perché sei ancora qua?! »
« Giusto! Vado! Statemi bene ragazzi! »
Tom si dileguò velocemente e si diresse verso la sua auto.
« Salutami Alex! » strillò Bill prima di chiudere la porta.
Tom rispose con un gesto e si tuffò alla guida, mettendo in moto e uscendo dal parcheggio.
Portò un braccio fuori dal finestrino e si fissò la mano al volante.
La fede splendeva ancora come sei anni prima. 

« Per oggi basta ragazzi, siete stati bravissimi. »
La classe salutò e piano piano uscirono tutti dalla sala di hip hop.
Alex si voltò verso lo stereo e si riprese il CD di Eminem, rimettendolo dentro la borsa e poi uscendo.
« Signorina Meyer, il signor Schmidt ha chiamato per chiedere conferma per la gara del mese prossimo. »
Helen, una donna paffuta con tre figli alle spalle che lavorava da tempo con Alex, le si avvicinò con una cartella fra le mani. Erano uno di quei tipi che ripete la stessa cosa per almeno dieci volte ed era solita chiamare Alex con “Signorina Meyer” ogni volta che ci parlava.
« Che gara? » domandò la ragazza.
« La Best Hip Hop Hamburg School.
L’ha dimenticato? »
Alex abbassò lo sguardo abbozzando un sorriso e scosse la testa.
No, non l’aveva assolutamente dimenticato. Non aveva dimenticato un solo istante di quando aveva vinto lei quella sfida.
« No, ora mi ricordo. Certo, conferma pure. »
« Perfetto signorina Meyer, vado a chiamare subito il signor Schmidt! »
Helen si allontanò velocemente verso l’ufficio al piano di sotto ma poi si bloccò con una scivolata degna da cartone animato.
« Dimenticavo, signorina Meyer! Suo marito la sta aspettando di sotto. »
Alex guardò al piano inferiore e vide la figura di Tom guardarsi attorno, impaziente.
Scese la scalinata centrale e arrivò al piano di sotto. Tom la vide e le sorrise.
« Che sorpresa! » commentò lei.
« Pensavi ti avrei lasciata tornare a casa a piedi?! »
Le labbra di Tom si posarono dolcemente su quelle della ballerina.
« Non sarei stata di sicuro sola. »
Alex indicò con la testa un punto oltre le spalle di Tom.
Il ragazzo si voltò e sorrise posando lo sguardo su una graziosa creaturina dai lunghi e boccolosi capelli castano chiaro che si torturava le mani, nel suo piccolo vestitino con tutù bianco.
Si inginocchiò poggiando le braccia sulle gambe, da sopra i suoi jeans oversize.
« Ciao Nicole. »
La bambina scoppiò in una fragorosa risata e si tuffò fra le braccia di Tom, squittendo un adorabile: « Papà! » e circondandogli il collo con le sue piccole braccine.
« Com’è andata le lezione? »
« Bene, ma la maetra mi ha fatto toiere le cappe. »
Tom abbassò lo sguardo verso i piedi della sua bambina e vide un paio di scarpe da tennis che non avevano assolutamente nulla a che fare con il suo tutù.
« Quando qualcuno ha brutte influenze in fatto di vestiario! » commentò Alex, ancora in piedi al loro fianco.
Tom sollevò lo sguardo, ormai abituato a quelle prese in giro, e la bambina si lanciò addosso alla madre, chiamandola a gran voce e tirandola verso l’uscita.
« Vestiario che ti piace parecchio addosso a me. » replicò Tom stizzito, mentre uscivano.
« Oh credimi, mi piaci anche senza vestiti addosso. » 

Tom prese il suo pacchetto di sigarette e raggiunse Alex nel giardino, sotto il gazebo che avevano costruito insieme.
Alex andava quasi ogni sera là, perché le piaceva guardare l’immensità del cielo e il suo manto stellato.
Vide Tom arrivare con la sua solita camminata e gli fece spazio sulla panchina.
Alex aveva smesso di fumare quando aveva scoperto di essere incinta di Nicole e da allora non aveva più ripreso.
Tom le si sedette accanto, facendo un lungo tiro, e poi la avvolse con un braccio.
« Com’è andata oggi? »
« Abbastanza bene. Il mese prossimo i ragazzi hanno la loro prima gara. »
« Wow, ma è fantastico! Immagino che tu sia abbastanza in ansia. »
« Lo ero di più quando toccava a me salire sul palco. Ma sono molto contenta del loro lavoro e anche se non dovessero vincere, sono degli ottimi ballerini. »
« Tu resti comunque la mia ballerina preferita. »
Fece un altro tiro mentre Alex sorrise, arrossendo.
Erano passati anni, ma continuava ad arrossire ogni volta che lui le faceva un complimento.
E Tom amava il suo colorito. Le sue guance si coloravano naturalmente, non era un rossore esagerato ma era tremendamente delicato da renderla sempre più bella.
E anche a Nicole succedeva la stessa cosa.
« Ti ricordi quando mi hai detto di essere incinta? »
Alex annuì.
« Eravamo seduti qui e tu fumavi, come ora. »
Tom sorrise. La loro quotidianità lo sorprendeva costantemente.
« E ti ricordi cosa ti dissi? »
Alex rise, poggiando la testa sulla sua spalla.
« Che quello era il secondo giorno più bello della tua vita. »
« Esatto. E sai qual è stato il più bello in assoluto? »
Alex scosse la testa e lo guardò, attendendo risposta.
Tom fece l’ultimo tiro e gettò via la sigaretta.
« Esattamente sei anni fa. »
Alex strabuzzò gli occhi.
« Te ne sei ricordato! »
« Certo che sì. » rise lui. « Però non ti ho preso nessun anello come l’anno scorso. Non mi piace fare sempre lo stesso regalo. Ho pensato a qualcos’altro. »
« E sarebbe? »
Tom si alzò, tossendo.
« Vediamo se mi ricordo ancora come si fa, allora… »
Si voltò verso Alex e le porse la mano.
« Mi concede un ballo, signorina Meyer? »
Alex si lasciò sfuggire una risata e scosse la testa, ricordandosi della prima volta che lei e Tom avevano ballato insieme.
« O forse dovrei dire signorina Kaulitz? »
La ballerina fissò la mano di Tom e vide la fede risplendere. Poggiò la sua mano e si alzò, lasciando che Tom la prendesse fra le sue braccia. Iniziarono a dondolarsi da una parte all’altra, fissandosi negli occhi e reprimendo diecimila dichiarazioni d’amore.
« Ieri mattina Nicole mi ha chiesto quando avrà un fratellino. » esordì Alex.
Tom sghignazzò.
« E’ un modo carino per chiedermi di portarti a letto? »
« No, stupido. E’ un modo intelligente per chiederti se vorresti avere un altro figlio. »
Tom le strinse la mano.
« Che sia uno, che siano tre o cinque o undici, l’importante è che siano miei e tuoi. Li amerei tutti dal primo all’ultimo. »
Quello era il Tom che amava. Il Tom legato ad ogni cosa appartenesse ad entrambi, anche la più insignificante.
La porta per il giardino si chiuse con un tonfo e Scotty e Sveva uscirono accompagnati da un esercito di piccoli cuccioli dalle mille sfumature.
« Beh, vedo che non siamo gli unici a voler allargare la famiglia. » commentò lui.
Alex poggiò la testa sulla sua spalla e inspirò il suo profumo.
Erano passati sei anni. Sei meravigliosi anni da quando lei e Tom si erano sposati.
E quattro indimenticabili anni dalla nascita di Nicole.
La loro vita diventava ogni giorno più bella, ricca di sorprese e soprattutto d’amore.
Tom e Alex non si sarebbero mai lasciati, avrebbero continuato a sostenersi, curarsi e amarsi fino alla fine dei loro giorni, con una splendida famiglia attorno a loro. Come avevano promesso.
C’erano una ragazza ed un ragazzo soli, in meno.

   
 
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