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Autore: lauradumb    24/10/2005    6 recensioni
La Guerra contro Voldemort è ricominciata. È ora di confermare la propria lealtà, di formare alleanze. Il cappello parlante ha richiamato ancora una volta le Case all’unità, così come dovranno fare tutti gli insegnanti di Hogwarts. Un assolato pomeriggio di settembre, Draco Malfoy ascolta casualmente una confessione molto intima di Harry Potter ai suoi migliori amici. Circa un’ora dopo, è testimone di una strana scena tra Harry e il professore Piton. Cosa ha intenzione di fare Draco? Perché pianificherà attentamente qualcosa, ovviamente...
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE

 

Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H

Rating: R

Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.

Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.

Sommario: L’anno scolastico sta per arrivare alla conclusione e Draco non riesce a non pensare a tutto quello che è cambiato negli ultimi 12 mesi. Tutto è cominciato in un assolato pomeriggio di settembre, e tutto si conclude in un altrettanto luminoso pomeriggio di giugno. Tra bizzarri incidenti, un giornale arrotolato, un edificio ricoperto di edera, un incontro, una domanda a bruciapelo. E una risposta onesta.

 

 

***

 

Capitolo 17: As They Once Were Meant To Be

 

 

Molte persone si sentirono sollevate nel salire a bordo del treno per le vacanze di Pasqua: Hogwarts sembrava molto meno sicura. Pansy era rimasta attonita nel vedere i Thestral che trainavano la loro carrozza alla stazione, ma non era stata l’unica a scorgerli. Oramai, quasi tutti gli studenti erano in grado di vederli, come se anche l’ultimo stralcio d’innocenza, tipico dell’età degli studi, fosse scomparso d’improvviso. Un gigante mandato dal Signore Oscuro aveva attaccato la scuola e ucciso un insegnante e una studentessa. Ripensandoci, sembrava quasi un miracolo che le perdite, a conti fatto, fossero state così contenute.

I Serpeverde avevano appeso in Sala Comune una fotografia della Benefattrice, scattata durante una festa del quinto anno, una delle poche in cui sorrideva felice, mentre porgeva la sua bottiglia di Burrobirra all’improvvisato fotografo. Nott era seduto al suo fianco, ma guardava da un’altra parte; che fosse un pazzo o meno, Nott era stato uno di loro, ecco perché avevano deciso di non toglierlo dalla foto, anche perché confrontato al gigante, la sua situazione pareva molto meno grave.

Draco era ora maggiorenne e né Piton né Silente riuscirono ad impedirgli di allontanarsi da Hogwarts per le vacanze. I genitori di Pansy l’avevano invitato a stare da loro, ma Draco aveva rifiutato. Aveva progettato di passare una settimana a Londra; dal momento che era considerato un mago adulto era arrivato, secondo lui, il momento di comportarsi di conseguenza. Sua madre probabilmente lo riteneva in grado di affrontare la morte del padre senza aiuto alcuno, si ritrovò a pensare mentre guardava fuori dal finestrino del treno in corsa. I Parkinson lo accompagnarono a Diagon Alley e Draco prese una camera al Paiolo Magico.

“Harry Potter in persona ha dormito in questa stanza, signore” lo informò Tom, il grottesco locandiere, mentre gli mostrava la sua camera.

Draco considerò per un attimo la possibilità di chiederne un’altra, giusto per non abbandonare le abitudini di un tempo, ma chi voleva prendere in giro? Gli andava bene portarselo a letto ma non dormire nella stanza che una volta era stata sua? Certi tipi di ipocrisia erano per i Grifondoro, non certo per i Serpeverde. Si affacciò alla finestra e osservò i babbani che si accalcavano in strada. Il soggiorno a Londra aveva fatto scontrare Draco con quella sottile linea che distingue due mondi, fuori dal suo passato confortevole e dentro un futuro alquanto incerto. Quella sera, per la prima volta, era sceso dall’Espresso per Hogwarts e non aveva trovato i suoi genitori ad accoglierlo.

Riuscire a cavarsela da solo non era un grosso guaio con una chiave della Gringotts in mano, comunque. Ogni sera, mangiava quel che gli pareva, beveva frullati da Florian Fortebraccio, comprava regalini per Pansy e le ragazze e si teneva a debita distanza dal nuovo negozio di scherzi dei gemelli Weasley. Si avventurò persino a Nocturne Alley una volta, ma senza avvicinarsi al negozio di Sinister, perché, per quanto si sforzasse, non era semplice dimenticare suo padre.

Draco accarezzò l’idea di sfruttare il periodo di lontananza da Hogwarts per scrivere a sua madre, ma non se la sentì di correre il rischio: aveva lasciato Pandora a scuola e non poteva fidarsi di altri Gufi, specialmente di quelli dell’Ufficio Postale. E soprattutto, non riusciva ancora a scordare cosa aveva fatto sua madre dell’informazione sul gigante. Nonostante il suo risentimento per non aver ricevuto ancora nessun messaggio stesse pian piano affievolendosi, Draco era convinto che le cose non sarebbero mai tornate ad essere quelle di un tempo. Anche se erano una famiglia, e le famiglie certe cose le superano.

Alla fine delle vacanze quasi non aveva voglia di tornare ad Hogwarts. Quasi.

 

***

 

I Grifondoro persero contro i Tassorosso nello scontro finale di Quidditch: Potter aveva preso il boccino, ma erano talmente tanto sotto col punteggio che non era stato sufficiente. E per la prima volta dopo venticinque anni, Tassorosso vinse la Coppa del Quidditch, segno per Draco che quell’anno era davvero stato diverso da tutti gli altri. Non c’erano dubbi, sempre secondo il Serpeverde, che un giorno sarebbe stato ricordato come L’Anno degli Avvenimenti Bizzarri.

Prima di cena, quella sera, Draco diede un’occhiata alle gigantesche clessidre che contavano i punti delle Case e vide i Corvonero e i Tassorosso testa a testa, con i Serpeverde e i Grifondoro ad arrancare dietro. Il biondo scosse la testa e si sedette al suo tavolo. Bizzarro, parola che decisamente rendeva bene l’idea.

I professori, dal canto loro, sembravano decisi ad allontanare qualsiasi pensiero che si ricollegasse a litigi, guerre o morti e avevano trovato il metodo migliore: caricarli di compiti in maniera indegna. A volte Draco si chiedeva se fosse il caso di tornare per il settimo anno oppure no… Se il periodo pre-esami era un assaggio di quello che li aspettava, sinceramente, era meglio rinunciarci subito.

Gli eventi dei primi mesi dell’anno sembravano aver abbattuto le barriere che il progetto di Unità tra Case non era riuscito a sconfiggere. Oramai, persone di tutte le Casate studiavano assieme, o si vedevano girare per i giardini, in biblioteca o nei corridoi. Dal canto suo, Draco si sarebbe opposto a quella rottura con la tradizione, se non fosse stato per i sorrisi che un certo Grifondoro gli lanciava di nascosto quando si incrociavano. Draco si rifiutò di definire quella specie di relazione che lui e Potter avevano instaurato. Erano semplicemente due giovani gay che facevano del buon sesso, tutto lì.

Pansy s’era scordata di chiedergli perché aveva salvato Potter dal gigante e Draco di certo non aveva intenzione di ritirare fuori l’argomento. Tra l’altro, era praticamente sicuro che Blaise sospettasse qualcosa, anche se il biondo stava parecchio più attento nelle sue sparizioni notturne di quanto avesse a suo tempo fatto l’amico.

 

***

 

Draco non riusciva a credere di aver terminato gli esami. Tutti o quasi erano andati ad Hogsmeade, ma Draco non poteva lamentarsi. Potter l’aveva preso da parte, letteralmente, la sera prima e l’aveva persuaso a rimanere. Il Serpeverde si chiese se non fosse il caso di fare una visitina in Infermeria, perché era chiaro che stava diventando pazzo e stava perdendo il contatto con la realtà. Nel mondo reale, a Potter non sarebbe stato permesso di usare tecniche persuasive che implichino l’uso della lingua.

Draco era appoggiato di schiena alla statua di Circe nel cortile a chiedersi se per caso non fosse stato tutto un sogno e Potter in realtà non si sarebbe fatto vedere, ma in quel momento, il Grifondoro uscì dal portone. Il Serpeverde non riuscì a dire se l’altro gli stava sorridendo o se piuttosto era una smorfia per il sole che gli illuminava il viso, ma mentre si perdeva in questi discorsi, Potter lo aveva raggiunto, lo aveva preso per un fianco e lo aveva baciato senza tanti preamboli.

Draco lo spinse lontano, guardandosi preoccupato attorno. “Che cosa credi di fare, Potter?” sibilò. Possono vederci!”

Nah, sono tutti ad Hogsmeade” rispose l’altro.

C’era qualcosa di immorale nascosto dietro quegli irritanti occhi verdi e Draco si ritrovò a volergli dar ragione, ma fortunatamente, il buon senso ebbe la meglio. “Non i professori, brutto idiota”.

La bocca di Potter si incurvò in un sorrisino. “Bene, allora troviamo un posto un po’ più privato”.

Se mi lascia andare magari…” sbottò cercando di suonare arrabbiato, ma non riuscendoci minimamente.

Stavano per rientrare quando Piton apparve sulla porta. Draco lo odiava quando faceva così, era impressionante. I due ragazzi fecero un passo indietro e l’insegnante uscì nel cortile, chiaramente scontento della troppa luce. Aveva in mano un giornale arrotolato. Guardò accigliato Draco e poi si rivolse a Potter.

“Stava litigando col signor Malfoy?”

“No, signore” rispose Potter in tono scontroso.

“Molto bene. Ho qualcosa per te da parte del professor Silente. Tienimi questo” disse Piton, allungando verso il Grifondoro il giornale e infilandosi l’altra mano in tasca.

“Glielo tengo io Professore…” disse Draco e raggiunse il giornale nello stesso istante di Potter. Sentì uno strappo a livello dell’ombelico e la sua vista si offuscò; le parole “Potter probabilmente lo lascerebbe cadere” non lasciarono mai le sue labbra.

Draco sbattè le palpebre. Si ritrovò nel bel mezzo di una strada sudicia e puzzolente invece che circondato dalle alte pietre del cortile della scuola.

“Stupido idiota” sibilò Piton a Draco e si riprese il giornale con uno strattone.

Draco spalancò la bocca e si girò verso Potter che stava in piedi accanto a loro, ancora con il braccio teso.

Il Grifondoro alzò gli occhi sull’insegnante. “Che posto è questo?” chiese perplesso.

“Benvenuto a Godric’s Hollow, signor Potter” rispose Piton amaro.

Draco spalancò gli occhi: era il villaggio in cui erano stati uccisi i genitori di Potter. Si guardò attorno e alla sua destra intravide le rovine di una casa a due piani, il cui tetto e il piano superiore erano del tutto crollati; una spessa cortina d’edera ricopriva gran parte dell’edificio, mentre la porta d’entrata era uscita dai cardini e oscillava pericolosamente mentre un vento gelido spirava tutto intorno a loro.

“Professore…” disse Potter, la voce bassa e urgente.

Draco alzò lo sguardo su Piton, che lanciava occhiate esplicite al moro inclinando la testa di lato verso Draco. Il biondo rimase impietrito a fissare prima l’insegnante e poi l’altro ragazzo, che se ne stava immobile a fissare il vuoto.

“Ah, Harry, sono felice che tu abbia potuto finalmente unirti a noi” disse una voce fredda e pungente proveniente dalla porta sgangherata della casa.

Draco spostò lo sguardo da Potter e vide una figura alta e scheletrica, dall’orribile volto biancastro. Non gli ci volle molto per capire chi fosse e il suo stomaco si chiuse improvvisamente impedendogli quasi di respirare. Non immaginava che il Signore Oscuro fosse grottesco a tal punto.

“Hai visto, Bella?” disse la creatura alla figura incappucciata al suo fianco. “Te lo dicevo che di Severus ci si può fidare”. Tornò a fissare Potter, ma notò Draco. “Chi è l’altro?”

“Harry si è portato l’amichetto?” disse la donna – zia Bellatrix! – prendendosi gioco dei due e sfilandosi il cappuccio. “È Draco!” disse ritornando ad un tono normale. “Draco Malfoy, mio nipote”.

“Ah, capisco. Mi spiace per tuo padre e tua madre, ragazzo” disse il Signore Oscuro, senza minimamente suonare anche leggermente dispiaciuto.

Il cuore di Draco si fermò per un attimo. Mandò giù. Suo padre e sua madre? Cosa

Perché hai portato l’altro ragazzo, Severus?” continuo l’essere rivolgendosi a Piton.

“Era vicino a Potter nell’orario stabilito, mio Signore. Immaginavo che potesse stare zitto riguardo la nostra… improvvisa sparizione, così ho continuato come previsto. Sfortunatamente, Draco ha deciso di rendersi utile quando ho chiesto a Potter di tenermi la Passaporta” rispose Piton in tono tagliente.

Nemmeno un muscolo sembrava muoversi sul suo viso e Draco immaginò che l’uomo sapesse di sua madre…

“Molto bene” disse il Signore Oscuro. “Portalo dentro, lo riporterai indietro con te quando avremo fatto”.

Draco rimase lì, immobile, capace solo di spalancare e richiudere la bocca. Quell’uomo aveva appena parlato della morte di - entrambi - i suoi genitori senza nemmeno degnarlo di uno sguardo?

Piton afferrò il polso di Potter e lo spintonò in avanti senza troppa grazia. “Andiamo Draco” mormorò. “Andrà tutto bene”.

Draco li seguì mentre entravano nella casa in rovina; i vetri rotti e le macerie scricchiolavano sotto le sue scarpe. L’interno non era in condizioni migliori: c’era un odore strano, di muffa, ma allo stesso tempo acido, come di qualcosa che si sta gustando e Draco arricciò il naso. Anche dall’interno, riusciva a vedere uno squarcio di cielo, mentre una parte di soffitto sembrava ancora tenere. Alcune foglie secche entrarono nella stanza assieme a loro…

“Bentornato a casa, Harry” disse il Signore Oscuro amabilmente. “Non mi aspetto che tu ricordi questo posto. Qui è dove i tuoi genitori hanno vissuto e sono morti”. Si concesse una breve risata, il rumore delle unghie che graffiano la lavagna e Draco rabbrividì. L’altro riprese a parlare. “Ho pensato che fosse una bella idea farti vedere il posto dove sei nato, prima che tu muoia”.

Draco lanciò un’occhiata a Potter, che si dibatteva furiosamente mentre Piton gli stringeva ancora il polso con le labbra tirate.

Il Signore Oscuro parve accorgersi in quel momento dell’atteggiamento restio del Grifondoro. “La tua persistenza è davvero ammirabile, Harry, ma dovresti seriamente pensare ad una cosa: cosa cambierebbe se scappassi? Non c’è posto dove tu possa andare. I miei sono in tutto il villaggio. Ti riprenderebbero e ti riporterebbero qui. Ti stai semplicemente complicando le cose da solo”.

Potter si bloccò alzando le spalle. “Chi ha detto che voglio scappare?”

Il Signore Oscuro rise nuovamente. Ambizione. L’ammiro in un avversario. È un peccato che tu non ti sia unito a me, ragazzo. La pozione, Severus?”

Piton si infilò una mano in tasca, gli porse una boccetta nera e lunghe dita scheletriche dell’Oscuro si strinsero attorno al vetro. Draco rabbrividì nuovamente per la repulsione. Quella… quella cosa era davvero il mago più potente del mondo? Non poteva trasformarsi in qualcosa che avesse almeno sembianze umane?

“Ho perso troppo tempo con un inutile Auror” disse il Signore Oscuro. “Non sapeva nulla, ovviamente. Ma il discorso sul nostro… particolare legame e sulla Profezia è stato molto interessante. Sfortunatamente, non avevo calcolato che Silente avrebbe confidato solo a te il contenuto della Profezia e a nessun altro. Credevo che avrebbe informato il suo prezioso Ordine… Ma non importa! Scoprirò qual è il particolare potere che nascondi, vedrai”. Stappò la bottiglietta  e l’agitò leggermente tra le sue mani. “Diventerò Harry Potter. Qualsiasi potere risieda nel tuo sangue sarà mio per un ora e molto presto saprò come distruggerti. Severus”.

Piton infilò una mano tra i capelli di Potter e ne strappò alcuni. Draco chiuse involontariamente gli occhi e riaprendoli, posò lo sguardo su sua zia, che fissava la scena con un sorriso crudele dipinto sulle labbra. Assomigliava terribilmente a Narcissa. Se i suoi capelli non fossero stati neri, i lineamenti meno marcati e il taglio degli occhi meno minaccioso, avrebbe pensato di avere davanti sua madre. Draco spostò lo sguardo, incapace di continuare a fissarla. Voleva disperatamente sapere di sua madre, ma non era decisamente il momento adatto per chiederlo.

Nel frattempo, Piton aveva passato i capelli di Potter dentro la bottiglietta dell’Oscuro. Pozione Polisucco. Ma perché? Che cos’era tutto quell discorso su profezie e poteri? Lanciò un’occhiata a Potter, che fissava il pavimento con la mascella contratta. Il biondo notò che la mano sinistra del ragazzo si muoveva con circospezione sul ventre. Quel pazzo stava cercando di raggiungere la sua bacchetta. Draco si chiese se avrebbe dovuto avvertire sua zia Bellatrix del piano di Potter, ma in quell’istante, in quel preciso momento, capì.

Capì che sua madre era morta. Non gli importava più come. Tutto quel che sapeva era che i suoi genitori erano morti e il responsabile era quell’uomo con la faccia da serpente e la voce gelida. E la cosa peggiore, era che non sembrava interessargli. Lucius e Narcissa Malfoy erano stati distrutti da quell’uomo, e alla fine, Draco avrebbe seguito lo stesso destino. Il biondo osservò come la mano di Potter si muovesse calma e attenta fino alla sua tasca.

Draco notò a malapena il Signore Oscuro bere la Pozione Polisucco e trasformarsi davanti a lui. Sentiva in lui un garbuglio indescrivibile di sensazioni, ma il desiderio di vendetta si fece largo in fretta. L’Oscuro aveva lasciato morire i suoi genitori. Avrebbe pagato. Potter avrebbe combattuto contro di lui, Draco lo sapeva. E sapeva perfettamente anche che lui avrebbe fatto di tutto perché Potter vincesse.

Draco Malfoy stava sempre dalla parte dei vincitori, sempre.

Notò due dita dell’altro sparire dentro la tasca e sentì una sensazione strana; alzò lo sguardo su Piton. Il professore lo stava fissando. Gli occhi di Draco scivolarono inavvertitamente sulle dita di Potter e una sensazione di colpevolezza gli invase lo stomaco. Aveva incastrato Potter senza volerlo.

Ma con totale sgomento, vide lo sguardo di Piton posarsi sulla mano di Potter e poi tornare su Draco. Il ragazzo spalancò gli occhi. Piton era dalla loro parte.

“Bene, bene, bene, la tua vista è un mezzo disastro, Harry” disse l’Oscuro con la voce di Potter.

Draco rabbrividì nel fissare i due ragazzi identici, ma rimase colpito da quanto facilmente sapeva riconoscere l’originale. Il vero Potter non avrebbe mai potuto ghignare a quel modo, apparire così sicuro di stesso.

“Prendi la sua bacchetta, Severus” comandò l’Oscuro, rivolgendosi a Piton con la vista offuscata.

I suoi occhi. Il Signore Oscuro non aveva gli occhiali. Ora o mai più.

Petrificus Totalus!” gridò Draco, estraendo la bacchetta e puntandola verso Bellatrix, che cadde al suolo con un tonfo.

Il Signore Oscuro si voltò verso di lui.

Per un attimo, Draco pensò di aver davanti a sé Potter.

Tutto quel che riusciva a vedere, lo sguardo furioso, la postura aggressiva, la mano stretta attorno alla bacchetta, gli fecero ricordare tutt’altre situazioni. L’espressione sorpresa di quando si erano baciati, il modo in cui l’altro gli aveva morso la spalla quella prima volta, quelle mani

Stupeficium!” gracchiò il Signore Oscuro.

Il lampo di luce rossa si lanciò veloce nella sua direzione. Draco si voltò a guardare indifeso Potter e d’improvviso ritrovò stesso: l’altro ragazzo era spaventato e reale… sembrò che nessun altro fosse nella stanza, eccetto loro due, e per un secondo di delirio, Draco pensò che il tempo si fosse fermato. Ma poi lo Schiantesimo lo colpì e il biondo ricadde al suolo in un groviglio di dolore. Tutto quello che riuscì a vedere fu il viso di Potter, contratto dalla rabbia, gli occhi che brillavano per foga e … gratitudine? Potter si voltò verso l’Oscuro, ma un velo nero si posò sugli occhi di Draco e non vide più nulla.

 

***

 

Draco aprì gli occhi e sbattè più volte le palpebre, cercando di allontanare l’oscurità che lo avvolgeva. Era quello l’Aldilà? Ma non gli pareva che all’altro mondo ci dovessero essere cuscini e coperte. Voltò il capo di lato e vide Potter seduto su una sedia, chiaramente addormentato. Aveva le gambe allungate sotto il letto e, notò il biondo strizzando gli occhi, si stava sbavando sui vestiti. Ridacchiò piano e gli diede un colpetto sul ginocchio.

Che…?” biascicò Potter mettendosi dritto sulla sedia e spingendosi gli occhiali sul naso. Sei sveglio”.

Anche tu. Che ci fai qui, Potter?”

L’altro arrossì. “Io, ehm, non ne sono sicuro. Mi sono addormentato”. Si passò una mano tra i capelli. Stai bene?”

“Mai stato meglio. L’hai ucciso?”

Cosa?”

“Hai ucciso il Signore Oscuro?”

Ehm, no. È scappato, con tua zia. Di nuovo” disse flebile fissandosi le mani.

“Seriamente Potter, devo fare tutto da solo?”

Potter si accigliò. Draehm, Malfoy, che cosa succede? Non capisco. Tu volevi che lo uccidessi…”

Che cosa pensi, che stiamo chiacchierando amabilmente così, tanto per fare?” chiese Draco sporgendosi in avanti e afferrandolo per la divisa.

Perché?” bisbigliò l’altro, col respiro mozzato.

“Ha ucciso i miei genitori”.

Anche i miei” rispose sommessamente.

“Lo ucciderai, non è vero?” chiese Draco, facendosi più vicino e ritrovandosi naso a naso con l’altro ragazzo. Improvvisamente, si rese conto del battito impazzito del cuore di Potter contro le sue dita, strette attorno alla camicia.

“Si” bisbigliò Potter, con la voce spezzata. “Ci proverò…”

E baciò Draco, accarezzandogli morbidamente le labbra con la punta della lingua. Il biondo sospirò e si lasciò andare, ma subito gli parve di avere diecimila aghi piantati sul petto. Lasciò andare la presa sull’altro e ricade indietro sul materasso. Stupido stupido stupido.

MaldettoSchiantesimosbottò, cercando di respirare. Uno schiantesimo in pieno petto e a distanza ravvicinata non erano qualcosa con cui scherzare. Avrebbe dovuto rimanere immobile, altro che.

Scusadisse Potter, mortificato.Forse dovrei chiamare Madama…”

“No, sto bene. Devo solo riposare” lo zittì Draco, recuperando il respiro. L’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era Madama Chips che gli chiedeva perché si fosse alzato dal materasso.

Ok, allora io, ehm, vado”. Potter si mise in piedi, facendo cadere la sedia all’indietro.

Draco strinse i denti: il rumore gli aveva causato una fitta di dolore dietro gli occhi. Potter rimise in piedi la sedia e rimase immobile accanto al letto per un attimo. Aprì al bocca come per dire qualcosa, ma sembrò ripensarci e si voltò per andarsene.

Draco ricordò una cosa. “Potter” lo chiamò.

L’altro si voltò in fretta. “Si?”

Cosa voleva dire il Signore Oscuro con il vostro ‘particolare legame’?”

Potter alzò il braccio e si passò due dita sulla cicatrice. Questo. Lui, , può vedere certe cose. Qualche volta. Se glielo permetto”.

“Ah, e tu puoi fare lo stesso?”

Potter aveva l’espressione corrucciata. “Si, funziona in tutti e due i modi. Riesce ad entrare se lui lascia entrare me, comunque”.

“È così che sapevi della fuga da Azkaban?”

Draco fu sicuro che Potter stesse ghignando, nonostante avesse ancora la vista appannata.

Sei davvero intelligente, lo sai? Tu e Hermione andreste d’accordo…”

“Mi stai facendo venir male di nuovo”

“Si, si. Ci vediamo, Malfoy”.

Draco guardò l’altro allontanarsi, assorto. Potter era incapace di mentire. Madama Chips non gli avrebbe mai permesso di addormentarsi sulla sedia, a meno che Silente non lo avesse direttamente autorizzato a rimanere.

 

***

 

Piton fece visita a Draco in mattinata, per informarlo che Silente sapeva da sempre della visitina a Godric’s Hollow e che li aveva raggiunti poco dopo il suo svenimento. Il Signore Oscuro era scappato, così come Bellatrix, che aveva avuto modo di rimettersi dall’incantesimo. Ma a Draco i dettagli non interessavano: per ora, gli bastava essere vivo. Il professore aveva l’espressione stanca mentre gli raccontava di sua madre… Alla fine si scoprì che Narcissa si era uccisa subito dopo il fallito attacco a Potter, conclusosi con la morte della Benefattrice. E Piton l’aveva scoperto nello stesso momento in cui l’aveva saputo Draco.

Draco non avrebbe mai saputo perché sua madre si era uccisa e, cosa più importante, non avrebbe mai rivisto i suoi genitori. Da un lato ora, vedeva il Signore Oscuro con i suoi Mangiamorte, dall’altro Silente e il suo Ordine, qualsiasi cosa fosse, assieme a un Ministero traballante, i vari Weasley e Potter. Che combattessero la loro stupida guerra! Draco avrebbe finito gli studi e si sarebbe lasciato tutti loro alle spalle…

Madama Chips decise che il Serpeverde stava bene abbastanza da poter partecipare alla festa di fine anno. Quando raggiunse il tavolo della sua Casa, venne immediatamente circondato dai compagni, pronti a sommergerlo di domande a cui Draco non era in grado di dare risposte. Non sapeva esattamente cosa fosse successo dopo il suo svenimento. E non voleva saperlo. Aveva già fatto fin troppo e purtroppo non c’era modo di tornare indietro.

La festa fu favolosa, proprio come le feste di fine anno non dovrebbero mai essere. Non appena finì di svuotare il suo piatto, Draco si ricordò di alzare lo sguardo all’intera Sala Grande, decorata… coi colori di Tassorosso e Corvonero. Lanciò un’occhiata alle clessidre e vide le due Case appaiate, mentre Serpeverde e Grifondoro alle loro spalle erano più o meno nella stessa situazione. Si voltò verso Blaise e annuì in direzione dei conta-punti.

“Si, ho notato le decorazioni” disse il moro. Buttò giù un sorso di succo di zucca. “Mi chiedo cosa dirà Silente di questa cosa”.

“Vedrai che distribuirà qualche punto extra, tutto lì” strascicò scocciato Draco. “Cinquemila punti a Grifondoro perché Potter è riuscito a non rimetterci la pelle anche stavolta!”

Blaise storse il naso divertito. “Dalla tua bocca direttamente all’orecchio del vecchio” disse, ripulendosi le labbra col tovagliolo. “Ecco appunto…” indicò con un gesto veloce il tavolo degli insegnanti, dove Silente si era alzato in piedi.

E un altro anno è giunto alla fine. È stata, in una sola parola, un’esperienza. Un’esperienza da cui tutti dobbiamo imparare. Spero, in più di un modo solo…”

Draco smise di ascoltarlo. Il Preside avrebbe blaterato sull’unità tra case, senza dubbio, e di guardarsi le spalle dal Signore Oscuro pronto a colpire. Ma nulla che il vecchio potesse dire, avrebbe riportato indietro la Benefattrice, o i suoi genitori. Draco si chiese perché si ostinasse a sproloquiare, tanto, come al solito, nessuno lo avrebbe preso sul serio, ma sarebbero tornati a casa e avrebbero seguito gli insegnamenti dei propri genitori. Draco si sentì mancare per un attimo. , quelli che ce li avevano ad aspettarli a casa. Raggiunse il suo bicchiere di succo di zucca e quasi se lo rovesciò addosso quando Blaise gli mollò una gomitata.

“Ascolta” gli disse l’amico, ignorando la sua occhiataccia.

, come da tradizione, è ora di assegnare la Coppa delle Case” annunciò Silente con aria importante. “I punti raggiunti sono i seguenti: davanti a tutti, Tassorosso e Corvonero, con seicentottanta punti a testa. Molto bene, molto bene!”

Grida di giubilo scoppiarono dalle due tavolate, ma Silente alzò un braccio per interromperli. “Non è ancora detto tutto, ragazzi”.

“Ecco, ci siamo” sputò Draco, mettendo giù il bicchiere e fissando il Preside.

“Ho ancora alcuni punti dell’ultimo minuto da assegnare” continuò Silente.

Draco avrebbe voluto spaccargli il piatto in testa, con tutto il suo contenuto. I Corvonero e i Tassorosso ammutolirono.

“Al signor Harry Potter, per aver ancora una volta dimostrato grande coraggio davanti ai pericoli, assegno cinquanta punti a Grifondoro!”

Impossibile definire gli strepiti che si alzarono dalla tavolata rosso-dorata. Draco serrò la mascella fissando la clessidra di Grifondoro riempirsi fino a raggiungere il livello di quelle azzurre e gialle.

Aspetta un attimo. Le tre case erano esattamente a parità di punti…

E ultimo ma non ultimo, al signor Draco Malfoy, per la sua azione decisiva al momento opportuno e per aver cacciato la volpe più astuta dal suo nascondiglio nel pollaio, assegno a Serpeverde cinquantacinque punti!”.

Draco rimase a bocca aperta. Il silenzio che regnò per un attimo sembrò non finire mai, ma poco dopo la tavolata della sua Casa esplose in grida e applausi talmente forti da eclissare quelli dei loro compagni. Le persone attorno a lui si alzavano in piedi, applaudendo e chiamando il suo nome. Il biondo non riusciva a fare altro che sbattere gli occhi, incredulo. E poco dopo, Tassorosso, Corvonero e Grifondoro lasciarono le sedie per acclamarlo, per acclamare lui! Blaise lo fissò con un ghigno divertito dipinto sulla faccia e quando Draco spostò lo sguardo sul tavolo Grifondoro, vide Potter applaudire contento. Era una situazione assolutamente assurda.

E non solo, aveva avuto più punti lui di Potter! Quando il silenzio fu ristabilito, Silente sorrise alla sala intera. Draco improvvisamente si ritrovò a pensare di non aver mai notato lo sguardo dolce e affettuoso dell’uomo, ma si diede da solo del cretino. Ma che diavolo stava pensando? Dolce e affettuoso! Silente rimaneva sempre un vecchio pazzo.

“Come avrete notato, questo significa che tutte le Case sono a pari punti, quindi per quest’anno, la Coppa sarà vinta da tutti voi contemporaneamente. Spero che siate tanto orgogliosi di voi stessi quanto lo sono io, perché erano migliaia d’anni che non si raggiungeva una così grande collaborazione tra le Casate. Complimenti!”

Fu la migliore festa di fine anno a cui Draco avesse mai partecipato.

 

***

 

Draco guardava fuori dal finestrino dell’Hogwarts Express, ripensando a tutto ciò che quell’anno aveva cambiato la sua vita. Vincent e Gregory avevano scelto di fare il viaggio con Millicent, così, nello scompartimento, c’erano solo Blaise e Pansy con lui, che chiacchieravano delle prossime vacanze. Almeno quello, non era cambiato.

Si agitò sullo scomodo sedile chiedendosi dove diavolo fosse finita la donna del carrello e se per caso avessero già superato Edimburgo, ma per capirlo avrebbe dovuto trovarsi dall’altro lato del treno. Decise di raggiungere il corridoio e dare un’occhiata alla città in movimento. Avrebbe voluto, un giorno o l’altro, andare a viverci: era grande abbastanza per potercisi perdere e l’aria che vi si respirava… era qualcosa di particolare, indescrivibile. Si mise in piedi, risistemandosi i vestiti.

“Vado a vedere se abbiamo superato Edimburgo” disse a Blaise.

Pansy era totalmente immersa in qualche strana discussione che suonava d’Italia e lo ignorò del tutto; l’amico annuì.

Draco spalancò la porta.

Potter stava lì, in piedi, con l’espressione spavalda. Draco lanciò un’occhiata a Blaise, indicandogli Pansy con lo sguardo. Blaise gli strizzò l’occhio, ritornando alla ragazza che, assorta nella sua conversazione su Milano, non aveva notato nulla. Draco lasciò lo scompartimento e si chiuse la porta alle spalle, mormorando un incantesimo per bloccarla.

“Non mi pare che tu abbia molta voglia di invitarmi a sedere coi tuoi amici, eh?” chiese Potter amaramente.

Draco lo fissò sorpreso. “ Pensavo volessi vedere me. Ma se preferisci sederti di là coi miei amici…”

“No, no, non era quello che volevo dire. Oh lascia perdere” strascicò passandosi una mano tra i capelli con la mascella serrata.

Draco diede un’occhiata al fondo del lungo corridoio,  e assicurandosi che nessuno li potesse vedere, aprì la porta che dava alla piattaforma di unione tra il loro vagone e il successivo, facendo segno a Potter di seguirlo. Era buio in quel posto, senza ovviamente finestre, e il pavimento era parecchio instabile. Draco si appoggiò a una delle pareti, sperando che non fosse troppo sporca: lo spazio era stretto e aveva l’odore tipico delle stazioni inglesi, di foglie di tè bruciate. Potter lo seguì e richiuse la porta, lasciandoli nella totale oscurità, interrotta di tanto in tanto dalla luce filtrata attraverso le fessure.

“Sei preoccupato?” chiese Potter in un tono secco.

Preoccupato? Preoccupato di cosa?”

“Il Signore Oscuro. Ora che sei tornato…”

“Non sono cose che ti devo interessare. Sono più al sicuro al Maniero che da qualsiasi altra parte. Gli Auror non sanno che mia madre è morta, no?”

Potter scosse il capo, guardando da un’altra parte.

“Il Signore Oscuro non verrà a cercarmi dove ci sono gli Auror a farmi da guardia, Potter”

“Lui mi ha cercato ovunque”

, perché sei tu. Non attiro così tanta attenzione, Potter” disse Draco, stupendosi immediatamente del tono secco e acido con cui aveva risposto. Era la verità, ma sentirla faceva male. Persino lì Potter era riuscito a batterlo: persino l’attenzione del Signore Oscuro non era per il figlio traditore del suo fedele mangiamorte, ma per il figlio di un suo antico nemico.

Una parte del viso del Grifondoro era illuminata, il resto di lui scompariva nell’ombra. A Draco ricordò il giorno a Godric’s Hollow e il modo in cui Potter l’aveva guardato, poco prima che svenisse. Non aveva negli occhi la stessa paura, ma c’era qualcosa sul suo viso, magari nell’espressione… Quando il suo cuore fece un balzo che aveva scordato di essere in grado di fare, si sporse in avanti e attirò l’altro più vicino, lasciandosi attraversare da un brivido quando le mani del moro gli sfiorarono il petto. Perché Potter? Perché doveva essere Potter? E poi le loro labbra si cercarono e Draco provò una sensazione di totale stordimento che nemmeno nei suoi pensieri era spiegabile.

Il Grifondoro emise un piccolo gemito e gli si strinse contro, facendogli scivolare le mani lungo il corpo, alzandogli la camicia e accarezzando la pelle calda della schiena, del petto, dei fianchi. Draco sospirò tra le sue labbra e si aggrappò ai suoi vestiti, cercando di sfilarglieli. Qualche parte della sua mente era occupata a tormentarsi sulla possibilità che qualcuno spalancasse la porta, ma allo stesso tempo non gli importava affatto. Mordicchiò piano il labbro inferiore del ragazzo, beandosi del lamento che ne conseguì e dei piccoli graffi che le dita di Potter gli facevano sui fianchi mentre tentavano, agitate, di sfilargli i pantaloni.

Dieci minuti dopo si erano rimessi in ordine meglio che poterono, considerando il buio. Draco fece scivolare una mano sulla guancia dell’altro e si avvicinò per baciarlo, piano, con dolcezza, socchiudendo gli occhi per la prima volta dal loro bacio nella Foresta Proibita. Era stanco. Il fatto che lui volesse baciare Potter sembrava qualcosa che andava ad aggiungersi a tutto quel che era successo, ma perché non avrebbe potuto concedersi un’indulgenza? Alla fine, ora era qualcosa che non interessava nessun altro, se non lui stesso. Non più sua madre e suo padre.

Si staccarono, ritrovandosi occhi negli occhi. Quelli del moro brillavano quasi nel buio e Draco seppe che, qualsiasi cosa fosse successa, quell’istante sarebbe rimasto con lui per sempre.

“Ci vediamo a settembre?” bisbigliò Potter.

Se sei fortunato” gli rispose di rimando il biondo.

“Cretino”

“Idiota”

“Malfoy…”

“Ci vediamo, Potter”.

Sorridendo dell’espressione perplessa dell’altro, Draco lasciò la piccola piattaforma e sbloccò la porta del suo scompartimento, cogliendo l’ultima occhiata di Potter prima di sparirvi all’interno.

 

***

 

L’Espresso per Hogwarts entrò nella stazione di King Cross poco dopo le sette di sera. Gli studenti si riversarono nei corridoi, gridando ai più lenti di darsi una mossa. Draco e i suoi compagni attesero nello scompartimento che la calca si affievolisse. Avevano parlato così tanto che ora, nessuno osava più fiatare. Il biondo guardò fuori dal finestrino e gli parve strano non vedere più il paesaggio sfrecciargli davanti al naso; un sudicio gatto giallo stava in cima ad un muretto dal lato opposto della stazione. Sembrava fissarlo diritto negli occhi e per un breve momento, Draco gli restituì l’occhiata. Poi fu ora di andare. Disse a due del quarto anno di caricare la sua valigia su un carrello.

Dopo aver oltrepassato la barriera magica tra il binario Nove e Tre Quarti e il mondo Babbano, salutò Blaise e Pansy. Avrebbe rivisto l’amico nel giro di qualche giorno: la famiglia dell’amico l’aveva diseredato, quindi avrebbe recuperato le sue cose Draco l’avrebbe ospitato, a patto che non gli riempisse la casa di Tassorosso. Pansy promise di scrivergli, come faceva tutti gli anni. Più o meno, considerata la sua attitudine alla scrittura, erano due lettere durante tutta l’estate.

La signora Goyle era arrivata a recuperare sia Gregory che Vincent; Draco le sorrise, assicurandole che il figlio si era comportato meglio di chiunque altro durante l’intero anno. La donna gli fece promettere di far loro visita non appena avesse preso la licenza per Smaterializzarsi. Quando se ne furono andati tutti, Draco osservò gli altri maghi e streghe che affollavano i binari.

Fino al suo quarto anno passato ad Hogwarts, le cose erano state diverse. Ora i genitori dei ragazzi, fossero Tassorosso, Grifondoro, Serpeverde o Corvonero, si occhieggiavano furtivamente, preoccupati. Una linea chiara ed evidente divideva gli adulti da loro e, forse per la prima volta in vita sua, Draco realizzò quanto fosse diverso il mondo della scuola da quello reale. L’Unità regnava tra le pareti di Hogwarts quando l’avevano lasciata, quella mattina, mentre nel resto ovunque fuori vincevano la sfiducia e la paura.

In un lampo, Draco realizzò perché Silente aveva insistito tanto sui loro progetti di unità tra Case; i ragazzi fanno molto prima a stringere rapporti profondi tra loro e tutti avrebbero potuto portare il messaggio a casa, cercando di farlo valere. Infondo, è nelle famiglie che comincia tutto. Draco sorrise amaramente; la sua famiglia, ora, era lui stesso. Era felice che Blaise andasse a vivere da lui, perché la prospettiva di passare un’altra estate da solo al Maniero non era di certo invitante.

Draco doveva raggiungere in fretta la stazione di Paddington se voleva riuscire a prendere l’ultimo treno per Pewsey delle otto e mezza. Non si fidava delle metropolitane, così si decise a prendere un taxi. Nella sua tasca, aveva un rotolino di quelle curiose carte che i Babbani usavano come denaro. L’aveva trovato nella sua cassaforte alla Gringott, durante le vacanze di Pasqua.

Quando fosse giunto a Pewsey, sarebbe servito un altro taxi per arrivare al Maniero e non era sicuro che quei soldi fossero sufficienti, ma ripensandoci, ora era maggiorenne. Gli sarebbe bastato un incantesimo di memoria al Babbano di turno per cavarsela. Teoricamente, non era legale farlo senza licenza, ma non gliene importava poi molto. Afferrò la maniglia del suo carrello e si avviò all’uscita.

Hey, Malfoy, aspetta!” lo chiamò Potter alle sue spalle. Quando Draco aveva iniziato a riconoscere quella voce così velocemente?

Draco si fermò, voltandosi. L’altro aveva lo sguardo rivolto da un’altra parte e agitava una mano impazientemente verso qualcosa. Il Serpeverde diede un’occhiata, scorgendo Lupin e tre Babbani che fissavano il Grifondoro; Lupin annuì, sorridendo, e il moro raggiunse Draco.

“Mi odi ancora?”

Draco rimase a fissarlo intensamente per un istante, prima di voltarsi e andarsene.

 

***

 

31 Giugno, 1997. Malfoy Manor, Avebury, Whiltshire.

 

Potter,

l’ultima volta che abbiamo parlato, mi hai chiesto se io ti odio ancora. Non ti ho risposto allora perché solo un vero Serpeverde sarebbe stato in grado di conoscere la risposta più immediata. Una risposta più complicata, comunque, avrebbe richiesto più tempo di quello che io avevo allora. Penso che cercherò di risponderti senza compromettermi troppo, nel caso che questa lettera finisca nelle mani di un Weasley.

Quando ero piccolo, le cose erano semplici. C’erano i Malfoy e quelli che ci contrastavano, i nostri nemici. Dal giorno in cui ci siamo presentati, tu sei stato il nemico predestinato nella mia vita. Il nostro ultimo anno a Hogwarts, però, ha cambiato molto la visione che ho delle cose. Una cosa, ad esempio, è il rendersi conto che quello che scelgono di fare i miei amici non deve crearmi problemi. Un’altra, molto meno facile da accettare, era che in qualche modo ero davvero interessato ad avvicinarmi al mio nemico predestinato.

La faccio breve, perché sono abbastanza fiducioso nelle tue capacità di leggere tra le righe. Per quel che conta, hai dimostrato di non essere il tipico nemico di cartapesta. Sei disgustosamente coraggioso e inopportunamente generoso. Sei sorprendentemente ambizioso e stranamente astuto. Se non ti odio più, è perché sei tanto diverso dai tuoi compagni di Casa in molte cose, quanto simile a me in altre: allo stesso tempo, un Grifondoro e un Serpeverde.

 

Draco

 

 

 

Fine

 

 

 

 

 

 

 

Eccoci qui. Grazie davvero di cuore a tutti, senza di voi queste storie non potrebbero mai esserci. Grazie a tutti coloro che hanno commentato, che hanno sopportato, che mi hanno spronato e corretto. Spero che questa storia sia piaciuta a voi almeno la metà di quanto è piaciuta a me e vi lascio, perché idiota come sono, mi è scappata una lacrimuccia in più. Grazie ancora…

Laura

  
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