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Autore: Piccolo Fiore del Deserto    13/09/2010    2 recensioni
In una stazione di un paesino in Germania, c’è una colonna in marmo bianco, sulla cui sommità è scolpito un drago grigio, con due rubini rossi al posto degli occhi. Lui non può muoversi, parlare, o altro, ma può pensare. Questi sono i pensieri di un drago di pietra, e del suo rapporto speciale con Sophie, una bambina, poi ragazza, poi donna e infine anziana, cui il Drago starà a fianco sempre, fino al momento ultimo della vita. [Storia partecipante al Contest "La Stazione e...il Drago" di Eylis]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Il Drago e l’Adolescente

 

Gli anni passano e quella bambina che mi sorrideva e mi parlava in quel modo simpatico e particolare è cresciuta. Non ha smesso mai di venire a trovarmi, anche quando la stazione ha ripreso ad essere in continuo movimento. Ovviamente, pur importante per il paese, non è un luogo stracolmo di gente come le altre stazioni di cui sento parlare da alcuni uomini del villaggio che conoscono il mondo – o almeno così dicono -.
Il suo corpo si è evoluto. Ho osservato ogni tratto del cambiamento, e resto particolarmente stupito dal fatto che gli umani non sviluppino né artigli – i loro sono decisamente così corti, non farebbero male a una mosca, credo! E poi come si procurano le prede? – né squame lungo il loro corpo – anche se ho notato che sul volto tendono a nascere degli strani puntini gonfi, di cui non riesco a comprendere a cosa possano servire – né tantomeno ali! Oh, che oscenità! Forse per questo mi sento superiore. Io, le mie ali, non le baratterei con nulla al mondo.
Comunque, negli anni, è cambiata sicuramente: il suo fisico è più slanciato e più sottile, sul busto sembrano essere nate delle strane rotondità così simili a sua madre ma ancora acerbe. I suoi corti riccioli, si sono allungati e ora le sfiorano le spalle. Indossa ancora abitini, seppure più consoni alla sua età. Sembra cambiata, più seria forse, più pensierosa ma ogni volta che si ferma a parlare con me e mi soffermo a osservare i suoi occhi azzurri, riesco a vedere che è sempre la mia dolce e allegra Sophie.
Non viene quasi più con sua madre, suo padre forse non l’ho mai veramente visto, lei non ne parla mai. Forse neanche lo ricorda.
Ora ad accompagnarla c’è Daniel, quel ragazzino biondiccio – castano, dai grandi occhi blu e tratti ancora sottili e dolci, seppure inizi a intravedersi un accenno di peluria su quel volto.
E’ alto appena un poco più di lei – che, per essere una ragazza, ha un’altezza notevole – e sempre sorridente, anche se a volte fa innervosire la mia Sophie con i suoi insulsi scherzi.
« Allora ancora da questo drago vuoi andare? Cosa ci trovi di così bello, in quel coso di pietra? Chissà se quei rubini sono veri, potremmo prenderli. »
La voce del ragazzino mi infastidisce. Come osa minimamente pensare di toccarmi e scalfirmi? Vorrei azzannarlo o sputargli fuoco.
« Cosa ti salta in testa Daniel! Quel drago è il mio più caro amico sin da quando ero molto piccola, e tu non devi azzardarti a toccarlo, neanche per sogno!»
Gioisco nel sentire le parole della mia piccola amica, che mi difende, anche se io non ho per nulla bisogno di essere difeso. Ma che ragazza è diventata! Noto il suo viso indursi, rughe le increspano le labbra e la fronte. E il mio cuore – se ce l’ho sotto questa pietra – si scioglie. Lei mi vuole davvero così bene?
Daniel solleva le braccia, come per arrendersi, e poi le sorride amichevole.
« Tranquilla, calma! Stavo solo scherzando, non farò del male al tuo drago. »
« Giuramelo! » grida ancora Sophie, guardandolo minacciosa.
« Te lo prometto. Che io possa morire all’istante se mi azzardo a non mantenere tale promessa. » pone una mano sul cuore, e traccia un segno, come una croce. E solo a quel gesto, vedo il viso di Sophie distendersi e farsi più tranquilla.
« Bene, ora ti credo. » torna a ridere ancora, quella risata che risuona come un canto soave nell’anima – se ce ne ho una -.
Daniel ride a sua volta e poi solleva il suo sguardo verso di me.
« Sophie, ma hai pensato a che nome dargli? Da piccola come lo chiamavi? » chiede curioso, mentre noto Sophie arrossire violentemente.
« Ehm… in verità lo chiamavo Daco… ma perché non sapevo parlare bene. » cerca di giustificarsi… « però effettivamente non ho mai pensato a un nome per lui. Chissà se chi l’ha scolpito, gliene ha dato uno. Non ci sono scritte. Non c’è nulla che possa farlo capire. »
« Potresti sempre metterglielo tu un nome. Gli sei sempre stata vicina, mentre altri l’hanno ignorato e disprezzato. Prova a pensarci. »
Quel ragazzo, in fondo, può piacermi. Deve essere un attento osservatore.
« Hai ragione… Vediamo, amico mio, come posso chiamarti? » ci pensa la piccola, e in verità ci penso anch’io. Ho mai avuto veramente un nome? Chi mi ha creato mi chiamava in qualche modo? Non riesco a ricordarlo.
No, probabilmente io non l’ho mai avuto. E quella consapevolezza mi annienta. Sono ignorato, disprezzato, e… non ho neanche un nome.
D’un tratto il mio senso di superiorità viene meno. Sono davvero un essere importante, se non ho neanche un misero nome? Sophie, mia splendida amica, mettimelo tu un nome… vorrei poterlo dire a parole, ma lei mi guarda intensamente e sento che può avvertire quel pensiero.
« Zefiro… » sussurra, qualche istante dopo, e poi ripete quel nome con più forza. « Zefiro… come il vento. Tu non puoi parlare, ma spesso è come se il vento mi portasse i tuoi pensieri, mio particolare amico. E a te dono il nome di un vento. A te solamente. Perché per me sei speciale. »
In quel momento sembra che ci siamo solo io e lei, che Daniel sia scomparso. E’ un discorso tra un drago di pietra e una ragazza.
Zefiro. Il nome del Vento.
Per un attimo sembra che proprio l’aria voglia sfiorarmi e avvolgere tutto il mio corpo di pietra e penetrarmi dentro, sorpassando quella barriera prepotente.
« Che ne dici Daniel? » solo ora, lo rimette all’interno del discorso, interrompendo quel legame che si era instaurato di nuovo tra noi.
« Zefiro. E’ un ottimo nome. Non originalissimo, ma è splendido per lui. »
Sì, quel ragazzo mi può piacere.
Sophie gli sorride e poi mi lancia di nuovo uno sguardo pieno di affetto sincero.
« A presto, Zefiro. » sussurra, e poi inizia a correre via dopo aver detto a Daniel…
« Sono sicura che arriverò per prima a casa, come sempre! » la bambina in lei non è scomparsa.
« Lo vedremo! » ribatte il giovane, e la rincorre.
Le loro risate arrivano fino a me, che se fosse davvero possibile, ora sorriderei.
Sono amato da due ragazzi. E ora, ho un nome.
Zefiro.




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Grazie Eylis per aver riportato anche qui il giudizio :)

 Sachi Mitsuki : Ti ringrazio molto per la recensione e sono felice che ti piaccia per ora.
La bambina - non ho messo effettivamente l'età - ha cinque anni. Probabilmente l'ho fatta troppo piccina nel suo modo di parlare, ma mi piace così :P Son contenta che ti sembri adorabile!
Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento.

Grazie anche a tutti coloro che leggono e a WingsofCrow che l'ha messa tra le Preferite; e a
Sachi Mitsuki e eleonora96 che l'hanno inserita tra le Seguite :)
   
 
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