Anime & Manga > Rossana/Kodocha
Segui la storia  |       
Autore: StilledAnima    18/09/2010    3 recensioni
Sana scappa in America dopo un presunto tradimento di Akito. I due si lasciano senza spiegazione alcuna e dopo cinque anni una telefonata spinge Sana a riconsiderare il passato mai dimenticato. Sarà un viaggio di ritorno nel paese natale, ma anche un nuovo inizio per la sua storia d'amore? ( Questa fic era stata già precedentemente pubblicata, ma per motivi personali mi ero decisa a cancellarla. Adesso ve la ripropongo, corretta e revisionata.) Buona Lettura!:)
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Altro Personaggio, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa storia è dedicata a una parte di me che se n’è andata troppo presto.
Mi manchi e sei con me, donna. Sempre.






_Beautiful Disaster -


Di StilledAnima





“My shadow's the only one that walks beside me
My shallow heart's the only thing that's beating
Sometimes I wish someone out there will find me
                       'Til then I walk alone… "

( Boulevard Of Broken Dreams, Green Day )





 (Pov Sana)




Quand’è che ho cominciato ad abbandonarmi così al sonno?

È davvero possibile che un tempo fossi sempre piena di energia e completamente sveglia?

La ragazzina dai capelli bizzarri che ruotava attorno agli altri come un vulcano d’allegria, che riusciva a sorridere e cantare persino nei momenti meno indicati.

Testarda e determinata, non si abbatteva facilmente di fronte alle prime difficoltà che incontrava sul suo cammino…

Un sospiro, uno dei tanti che grava su questo silenzio pieno di parole non dette.



Che ne è adesso, di quella bambina?


Quando i suoi sogni colorati si sono spezzati sul vetro spesso di una realtà così in bianco e nero?



Un sorriso amaro, un respiro che si spezza, la consapevolezza di una verità che non può più cambiare, ormai.

Mi stringo fra le braccia in un moto di protezione, come se il calore di questo abbraccio improvvisato potesse lenire un poco il vuoto che appesantisce il cuore.

 E non riesco a fermarla, forse non voglio. Scende giù, traditrice come le altre prima di lei. Un solco umido si fa strada sulla mia guancia. Raggiunge il mento fermandosi indecisa finché, spinta dal dolore, sia lascia cadere nel vuoto.


Opporsi è diventato impossibile.


 Il vento si alza leggero scompigliandomi i capelli, regalandomi un attimo di lucidità in più.

Solo allora ricordo dove sono e che ho poco tempo. Alzo di nuovo lo sguardo, soffermandomi su quella casa.

 La sua casa.

Perché sono venuta qui?  È l’alba, tutte le imposte sono ancora chiuse. Corro persino il rischio di arrivare in ritardo, di perdere il volo.

Eppure, eccomi davanti a questo cancello.

 Qui dove tanti anni fa, da ragazzini, l’ho riaccompagnato per non lasciarlo da solo, con la febbre. Si sorreggeva a me senza forze, caldo e sfinito. Ancora non ci conoscevamo veramente.

 Ancora non potevo sapere quanto quel bambino scorbutico e introverso sarebbe diventato importante per me.



 Alzo una mano, tentando di scacciare quei pensieri che si affacciano dolorosi, allontanandoli come se fossero nell’aria sopra di me. Basta, non posso tornare indietro adesso.

Che cosa credevo di trovare, poi? Sono due mesi che non lo vedo, due mesi che mi nascondo ogni volta che mi viene a cercare, facendo finta di ignorare quella sagoma familiare stagliata dietro le tende del salotto.

Mi ha aspettata tutto questo tempo. Con quegli occhi ambrati duri e immoti piantati in alto, a seguirmi in ogni mio spostamento.

Non è stato facile resistere all’impulso di piombare fuori sotto la pioggia e stringerlo a me per dimenticare tutto. Aggrapparsi al suo petto e chiudere gli occhi su quell’immagine che in questi mesi è stata il mio tormento, il mio incubo costante.

Strizzo gli occhi, so che sta per arrivare come ogni volta che i miei pensieri tornano al passato.

 Ed eccola, forte e spietata come un colpo di fucile.

 Come la prima volta, forse anche peggio: abbracciati l’uno all’altra su quel divano, le dita perse ad accarezzarsi. Quel bacio che non era per me e che dato a lei faceva ancora più male.

 Ancora mi stupisco di come sono riuscita a farcela. Non so dove ho trovato la forza di urlare e di scappare da quella casa. Ricordo solo le sue grida, il mio nome che si perdeva nel rumore del traffico, la gente ignara che spintonavo durante la mia corsa disperata.

 Tutto, pur di lasciarmi dietro quel momento.


Il vento si rialza leggero, fa danzare in alto le ciocche dei miei capelli castani. La sua finestra deve essere quella in alto a destra.

È più forte di me, non ce la faccio.

- Akito…-

Il suo nome esce dalla labbra, ma è appena più che un sussurro.

Come se potesse sentirmi, come se potesse rispondermi.

Rimango per un attimo incerta davanti a quella casa silenziosa, la mano sul cuore chiusa a pugno. Un lieve pizzicore mi fa prudere le dita, mentre lacrime di rabbia si vanno ad aggiungere a quelle di dolore appena versate.

Dannazione!

 Quanto avrei voglia di picchiarlo, di suonargliele in testa col mio fedele martelletto di plastica. Urlargli che è uno stupido, che ha rovinato tutto, che buttare al vento anni e anni di amore è uno spreco mostruoso. Poterlo colpire in pieno viso, fargli male, graffiarlo, riversare su di lui anche solo la metà di quello che sto provando.

E soprattutto, guardarlo negli occhi e urlargli che lo amo, che gli voglio bene, che magari col tempo riuscirò a perdonarlo.

Che, comunque vada, voglio che sia felice…

Improvvisamente, una mano calda e rassicurante si posa sulla mia spalla, un tocco leggero che mi scuote dalle mie riflessioni.

 - “ Sana, mi dispiace, ma dobbiamo andare. Il tuo aereo parte tra venti minuti.”-

Rei, attraverso i suoi occhiali da sole, mi sorride ingenuamente.

Cerco di riprendermi, lo guardo appena con gli occhi lacrimanti e il naso arrossato.  So che era contrario al fatto di passare davanti a questa casa, prima di partire. Non gli è mai andata a genio la mia relazione con Akito, sin da quando eravamo a scuola insieme. Ma non ha fatto una piega, non una domanda. Semplicemente ha capito il mio desiderio impellente e mi ha scortata come ha sempre fatto, non mi ha lasciato sola a me stessa.

E di questo non posso far altro che essergliene grata.

- “ Va bene. Credo di essere pronta…”-

Sospiro piano, alzando di nuovo gli occhi verso quella finestra, mentre il mio manager si fa rispettosamente indietro, rientrando in macchina e lasciandomi al mio addio solitario.

Chiudo gli occhi, strizzandoli sino a confortarmi di quelle ombre scure dietro le palpebre.

Non voglio più vedere, non ha più senso ormai.

Perché non c’è rimasto più niente da vedere. Sogni infranti che non hanno spessore.
 

Inizio a correre indietro, tremando, uno scatto veloce che mi fa perdere quasi l’equilibrio.

La portiera si apre, salgo in macchina imponendomi di non lanciare un’altra singola occhiata dietro di me.

Sarebbe più doloroso. Un taglio netto è la scelta migliore.

 La macchina parte, gratta nella sgommata che la lancia in avanti. è un attimo di debolezza che non riesco ad arginare. Mi volto velocemente indietro, il tempo necessario per vedere quella casa allontanarsi e sparire del tutto dietro la curva.


Poi niente. Non vedo più niente.

Sprofondo così nelle poltroncine della macchina. Provo ad affondarci, caderci dentro. Istintivamente porto le mani ad appoggiarsi sul mio ventre, come a custodirlo.

Il mio dono prezioso che cresce a riparo della tempesta. Lo accarezzo piano, con dita tremanti, il cuore colmo di gioia e pena.

Rei, gettando un’occhiata nello specchietto retrovisore della macchina, si accorge di quel mio gesto.

 - “ Sana…”- La sua voce si incrina leggermente. - “ Sei davvero sicura di quello che stai facendo? Los Angeles non è vicina e nelle tue condizioni faresti meglio a non partire. Sono stati mesi difficili, e anche se Naozumi da bravo amico si è offerto di darti una mano con il trasloco, sarebbe meglio rinunciare, non pensi? Tua madre è preoccupata per te. “-

 Mi lancia uno sguardo dolcissimo, deciso, difficile da ignorare.

 - “ Anch’io… Anch’io sono preoccupato per te.”-

Solo con molta fatica riesco a impormi di non piangere di nuovo. Mi allungo dietro di lui, sfiorandogli appena una guancia e guardandolo con tenerezza.

 - “ Non lo so, Rei, se ne sono sicura. In questo momento non ho la certezza di niente. Ma ho assolutamente bisogno di lasciarmi tutto alle spalle, di dimenticarlo per quanto sarà possibile. Non riesco ad andare avanti così, con tutta questa tensione”-

Carezzo con leggerezza il ventre, guardandolo con amore, pensando a quel bambino che è dentro di me e che già amo più della mia vita.

- “ Non ho avuto modo di dirgli come stanno le cose, ma forse è meglio così. Se sapesse delle mie condizioni, non mi lascerebbe andare per niente al mondo. Ma non voglio che mi stia accanto solo perché deve, perché porto in grembo suo figlio. Non sarebbe felice e questo non è quello che voglio per lui. Né per me”-

Sto per perdere il controllo, lo sento. Mi fermo per riprendere fiato e cercare di calmarmi. Le parole mi escono strozzate, un fiume in piena che riesco a gestire con difficoltà.

- “ Ma voi non dovete preoccuparvi. Me la caverò, come ho sempre fatto. Farò il possibile per stare bene, promesso.”-

Lascio cadere la mano e mi avvicino al finestrino, ignorando il riflesso pallido del mio viso. Dopo alcuni minuti di respiro affannato, cerco di concentrarmi e mi sforzo di parlare ancora. C'è ancora qualcosa da aggiungere al resto.

 - “ Rei? “-

Il mio manager si volta verso di me, in attesa.

- “ Grazie per avermi accompagnata e per non avermi chiesto niente. Per me era importante. Sei un vero amico.”-

 La sua espressione si addolcisce ancora, mentre torna a guardare la strada. - “ A volte non ci sono domande, così come a volte non ci sono risposte. Non preoccuparti. Piuttosto…”-

 Torna a fissarmi seriamente, il viso concentrato in un’espressione professionale e attenta.

- “ Mi scusi se per oggi faccio a meno di questi? “- E con un gesto veloce della mano, si toglie gli occhiali da sole e me li porge gentilmente, ignorando il mio stupore davanti a quel viso così sorprendentemente bello.

- “ Credo che, ora come ora, facciano più comodo a te che a me.”-

 Si volta così, fischiettando, la mano artigliata sul volante che trema leggermente, lo sguardo deciso ad ignorare lo specchietto sopra la sua testa.

 Forse perché non vuole vedere, magari perché con la sua attenta dolcezza vuole lasciar spazio al mio dolore e non al suo. Ma il suo gesto, unito alla stanchezza di questi interminabili giorni, mi piega come non mai.

Rannicchiata verso la portiera, nascosta dalle maniche del caldo cappotto che indosso, scoppio a piangere silenziosamente senza riuscire a frenarmi.
E mentre le lacrime si addensano e scendono a rigarmi le guance, solo allora mi concedo quel tanto temuto addio.

Solo allora riesco ad aggrapparmi a quella consapevolezza e a mormorarla piano dentro di me:

 Addio, Akito Hayama.








Angolo autrice:

Solo poche parole.

Voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto questo primo capitolo, in special modo un ringraziamento speciale a coloro che l'hanno riletto per la seconda volta. Mi sono decisa a ripubblicare questa storia proprio per coloro che l'avevano seguita con così tanta passione e a cui avevo negato un continuo.
Stavolta sono ben decisa a portare in fondo il mio compito, non lascerò storie incomplete, lo prometto.
Mi sono presa del tempo per rileggere i miei appunti, correggerli e riscriverli e la storia( almeno su carta) è stata ultimata.
Troverete i nuovi aggiornamenti ogni lunedì.
Per il resto, Grazie ancora del sostegno che mi avete dato. Beautiful è tornata soltanto per merito vostro.
Un abbraccio, a presto.

StilledAnima( alias, la vecchia "Speednewmoon") 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rossana/Kodocha / Vai alla pagina dell'autore: StilledAnima