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Autore: Fe85    19/09/2010    3 recensioni
Inghilterra vittoriana. Prendete uno spietato assassino che miete vittime tra le strade di Londra, e associatelo ad un geniale detective che gli sta dando la caccia. Cosa succede quando il Bene e il Male hanno lo stesso volto?
[Titolo ispirato al celebre romanzo di R.L.Stevenson]
[Pairings:LxMisa,MelloxNear,MattxBeyond Birthday onesided,LightxMatt,Beyond BirthdayxNaomi Misora]
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Le strade di Londra erano bagnate e scivolose a causa della pioggia battente caduta durante il pomeriggio, che aveva poi lasciato spazio ad un cielo plumbeo e deprimente. Inoltre, le industrie con i loro fumi neri contribuivano a rendere la città una tra le più inquinate e buie di tutto l'arcipelago britannico, ed era proprio lì che adulti e bambini trascorrevano gran parte delle loro giornate, sfruttati barbaramente dai proprietari, senza potersi ribellare. Al contrario, i nobili, apparentemente ligi al dovere, facevano del gioco e delle donne le loro ragioni di vita, organizzando riunioni nelle loro sfarzose abitazioni, dove naturalmente l'oppio circolava in enormi quantità. Questa era Londra: da una parte ricca e sfavillante, dall'altra povera e piena di pericoli, benché i vigilanti sorvegliassero continuamente la metropoli. Una pungente umidità aveva costretto i signori e le dame che passeggiavano a stringersi rispettivamente nei loro cappotti di stoffa e negli scialle di lana in quella serata di fine ottobre che avrebbe visto il debutto al Globe Theatre di Misa Amane, un'attrice emergente proveniente da Oxford. Lei e la sua compagnia, composta da dieci persone, avrebbero messo in scena l'Otello, una tra le opere più famose di William Shakespeare, autore molto apprezzato e conosciuto nei secoli precedenti. Avevano lavorato duramente per fare in modo che tutto fosse perfetto e che la loro performance potesse piacere al pubblico: ore e ore dedicate alle prove e alla costruzione delle scenografie, ma alla fine i loro sforzi vennero premiati con il conseguimento del permesso di utilizzo del rinomato teatro. Numerose carrozze stazionavano davanti all'imponente struttura, nel frattempo i cocchieri aspettavano il ritorno dei loro padroni, sbadigliando di tanto in tanto e crogiolandosi nell'ozio.

«Guardate, è tutto pieno!» esclamò Meg, la migliore amica e confidente di Misa, compiaciuta, dopo aver dato una sbirciatina dal sipario. Meg era senza dubbio la colonna portante del gruppo, e con la sua esperienza sapeva «sedare» l'entusiasmo e l'impulsività della sua collega più giovane. Lei e Misa si erano conosciute al mercato, e nonostante una certa ostilità iniziale, successivamente avevano instaurato una salda amicizia, basata sul rispetto e la lealtà.

«Non vedo l'ora di cominciare!» urlò Misa contentissima e al tempo stesso impaziente, sentendo il brusio del pubblico in sala crescere. Indossava l'abito di scena che lasciava scoperto il generoso decolletè, e i capelli biondi le cadevano morbidi sulle spalle; tra le mani stringeva nervosamente il copione, ripetendo mnemonicamente la sua parte.

«Mi raccomando, Desdemona, contiamo su di te!» replicò Meg, strizzando l'occhio in direzione di Misa che fece un leggero inchino. Quest'ultima osservò incantata il palcoscenico che si estendeva direttamente verso gli spettatori. Accomodati sulle raffinate poltrone di velluto rosso, vi erano parecchi esponenti di spicco dei salotti della Londra benestante, riconoscibili dal loro portamento impeccabile e dall'abbigliamento lussuoso: forse un medico, un notaio o un avvocato sarebbe rimasto folgorato dalla sua bellezza, e l'avrebbe chiesta in sposa (poco le importava delle donne ingioiellate che si sventolavano annoiate con i loro ventagli di pizzo). O ancora, uno stimato scrittore avrebbe fatto di lei la sua Musa ispiratrice. Fin dall'infanzia, Misa era un'inguaribile sognatrice, e si divertiva spesso a fantasticare sul suo futuro: le sarebbe piaciuto avere un bel marito, che godesse possibilmente di una buona posizione sociale e che accontentasse ogni suo capriccio, e chissà, a completare quel quadretto incantevole, avrebbero potuto esserci tre o quattro pargoli. Dopotutto, desiderare di essere felici non era certo un reato. Tutte le eroine che aveva interpretato erano andate incontro ad un tragico destino, ma lei era certa che l'avvenire le avrebbe portato tante belle cose, tra cui l'amore.

                                                                                           ***

Dall'altra parte della città, un uomo sulla trentina si stava addentrando coraggiosamente  in uno dei pub più malfamati di Whitechapel, quartiere frequentato dai criminali più pericolosi e ricercati dalle forze dell'ordine. Il suo nome era Raye Penber e si era appena trasferito a Londra insieme alla sua fidanzata, Naomi, in seguito ad una meritata e attesa promozione. I suoi amici di Edimburgo si erano congratulati sinceramente con lui, augurandogli una brillante carriera; l'unica a non essere completamente soddisfatta di quell'improvviso spostamento era proprio Naomi, che era stata costretta ad allontanarsi dai suoi genitori, ma alla fine non se l'era sentita di lasciarlo partire da solo e aveva capitolato. Il vicecomandante Raye Penber,  figlio del maggiore John Penber che aveva prestato sevizio nell'esercito per numerosi anni, era rinomato per la sua ferrea morale e per la sua insaziabile sete di giustizia. Come se non bastasse, aveva giurato a se stesso che avrebbe dato una svolta al caso del serial killer che terrorizzava i cittadini londinesi da qualche tempo.

Le informazioni in possesso della polizia erano poche e frammentarie: nessuno aveva mai visto in faccia l'assassino che si divertiva a deturpare orribilmente le sue vittime; non si sapeva nemmeno se agisse solitario o con l'aiuto di qualche complice. Gli indizi pressoché impossibili da decifrare che lasciava sui cadaveri delle sue prede erano gli unici segni del suo passaggio.

Tuttavia, Scotland Yard non poteva permettersi di perdere prestigio e credibilità agli occhi dei cittadini che avevano iniziato a nutrire dei dubbi sull'efficienza dei poliziotti. I superiori di Penber avevano deciso di appellarsi a Lawliet, il celebre ispettore che aveva risolto brillantemente tutti gli enigmi che gli erano stati affidati. Così come l'omicida, neanche lui aveva un volto, dato che preferiva mantenere il massimo riserbo sulla sua identità; correva voce che fosse Watari, il suo maggiordomo, il contatto tra lui e il mondo esterno. Raye, però, aveva voluto fare un estremo tentativo e aveva pensato che il luogo migliore per raccogliere dati utili ai fini delle indagini fosse proprio l'apice della malavita, l'Old Bridge.

I suoi occhi di ghiaccio si soffermarono qualche istante sull'insegna in legno scuro che riportava il nome della locanda a caratteri gotici e su un paio di individui che accendevano i lampioni tramite dei bastoni sulle cui estremità vi era del fuoco: quando aveva scelto di intraprendere la carriera del poliziotto, a seguito della perdita della madre in una rapina, era a conoscenza dei rischi e dei pericoli in cui sarebbe potuto incorrere; era consapevole di aver consacrato la sua esistenza al distintivo che gli avevano consegnato in occasione del suo primo giorno di lavoro. Alla fine, però, i suoi ideali lo avevano continuamente spronato a cercare di costruire un mondo migliore, privo di corruzione e violenza. Naomi gli aveva promesso che  quando avrebbe portato a termine quel caso e assicurato il colpevole alla giustizia, si sarebbero sposati: sicuramente quello rappresentava un incentivo in più per portare a casa la pelle.

In lontananza, si udirono i rintocchi del Big Bang che segnava le nove di sera, mentre cinque giovanissimi spazzacamini si divertivano a saltare sulle ombre degli austeri edifici della zona, proiettate davanti a loro. Senza indugiare oltre, Penber varcò la soglia del pub, non accorgendosi di un ragazzo dai capelli rossicci, appostato dietro ad un muro, che lo osservava sospettoso, quasi come se volesse studiare le sue mosse.

Che razza di posto commentò il poliziotto tra sé e sé, guardandosi in giro e procedendo spedito verso il bancone: un odore sgradevole di fumo, alcool e sudore lo investì in pieno, portandolo a coprirsi il naso con un fazzoletto. Passò in mezzo ad un gruppo di ubriaconi, pronti a scolarsi altri boccali di birra in compagnia di alcune prostitute che aspettavano il momento opportuno per derubarli; invece, nel lato sinistro del locale, lievemente più nascosto, alcuni spacciatori cercavano di procurarsi le migliori droghe in circolazione all'epoca. E, per concludere, sul soppalco, seduti su degli scomodi sgabelli, vi erano dei truffatori che trattavano con i loro clienti la data e il luogo per un ipotetico scambio delle merci. Raye sospirò pesantemente, accantonando l'idea di un arresto di massa; doveva agire in gran segreto e mostrarsi come uno di loro, altrimenti addio copertura. Si sistemò velocemente l'impermeabile, attirando l'attenzione dell'oste, voltato di spalle e intento ad asciugare un piatto, con un colpo di tosse.

«Uno scotch, per favore» gli ordinò secco e perentorio, notando la gran quantità di vetri a terra; probabilmente in una precedente rissa, eventi assai frequenti in posti del genere, erano state rotte delle bottiglie.

Accidenti  imprecò Raye mentalmente, constatando quanto fosse appiccicoso il bancone e quante cartacce vi fossero sopra di esso;  giunse alla conclusione che la pulizia non era di certo contemplata in quel luogo sudicio e squallido. Anche il locandiere si adattava perfettamente a quella cornice grottesca: aveva l'aspetto trasandato e sciupato (la maglietta bianca e sgualcita che indossava parlava da sè), era difficile dargli un'età, tuttavia, a prima vista sembrava un ragazzo poco più che ventenne. I capelli neri e disordinati gli oscuravano gli occhi, e la schiena incurvata lasciava quasi intuire che fosse gobbo.

«Ecco a lei, signore» proclamò l'altro con voce spenta, posando davanti a Penber un bicchiere colmo di liquido ambrato e cubetti di ghiaccio. Le sue mani scheletriche riposero con una lentezza esasperante la stoviglia in una credenza, dopodiché se le sciacquò rapidamente in un lavabo.

«Vorrei farti alcune domande, ragazzo»

 

 

Note:

Il Globe Theatre è il teatro in cui Shakespeare ha messo in scena molte delle sue opere.

Otello  celebre opera di Shakespeare, ambientata a Venezia e in Turchia.

Whitechapel  quartiere malfamato in cui si muoveva Jack Lo Squartatore ( ci tengo a precisare che, benchè possano sembrare simili, Beyond non è da associare a quest'ultimo nella mia storia. Vedetelo come il Beyond Birthday di  «Another Note» trasportato nell'Inghilterra vittoriana)

 

 

 

Ciao a tutti,

questa è la mia prima long fic nel fandom di Death Note, e devo dire che sono piuttosto emozionata, anche se questo è solamente il prologo^^''

E' da parecchio tempo che è in cantiere, ma ho preferito rileggerla più volte per presentarvela al meglio>__<

Ho deciso di ambientare la storia nella Londra ottocentesca, e purtroppo, non  essendo mai stata nella bellissima capitale inglese, ho cercato di documentarmi il più possibile (chiedo scusa fin da ora per eventuali imprecisioni, anzi, invito chiunque trovi delle incongruenze a segnalarmele) con i miei vecchi testi di letteratura inglese, Wikipedia e…Kuroshitsuji ( diciamo che ho guardato qualche episodio per immergermi nelle atmosfere vittoriane). Il titolo è liberamente ispirato al celebre romanzo di Robert Louis Stevenson ( avrete sicuramente notato il mio omaggio all'autore quando ho citato Edimburgo, la sua città natale), « Lo Strano Caso del Dottor Jekyll e Mr Hide», anche il tema del bene contrapposto al male è tratto da esso.

Inoltre, cercherò di restare il più fedele possibile ai caratteri originali dei personaggi, avete il permesso di bacchettarmi qualora non lo facessi XD

Passando a parlare dei pairings, diciamo che c'è un po' di tutto: etero, shonen-ai, amore non corrisposto. Le coppie sono una vera sfida per me, perché a parte una, non ho mai scritto qualcosa riguardo a loro, e se volete seguirmi in quest'avventura, sarò più che felice XD

Mi farebbe tantissimo piacere ricevere un vostro commento in merito, e ringrazio chiunque lascerà un segno del suo passaggio, ma anche chi leggerà soltanto^^ Accetto critiche (costruttive), suggerimenti, consigli e quant'altro.

Grazie e a presto

Fe

CREDITS:

© Tutti i personaggi di Death Note appartengono a Tsugumi Ohba e Takeshi Obata

© Robert Louis Stevenson, Lo Strano Caso del Dottor Jekyll e Mr Hyde

© William Shakespeare, Otello

   
 
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