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Autore: Piccolo Fiore del Deserto    10/10/2010    4 recensioni
Solo tre capitoli tesi a raccontare dei momenti di vita della famiglia Hagrid, dal primo momento dell'incontro tra la Gigantessa e il Mago, passando per l'abbandono di Fridwulfa, fino ad arrivare ai ricordi del "piccolo" Rubeus con suo padre. Essendo poche le informazioni su di loro, ho provato ad immaginarli per gioco, così.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Il Ricordo di un padre









    Rubeus Hagrid sedeva al tavolo di Grifondoro, un poco lontano dagli altri. Da quando era entrato alla scuola di magia di Hogwarts in pochi lo avevano accettato, senza giudicarlo, disprezzarlo o aver paura del suo aspetto piuttosto massiccio per la sua età. Sin da quando aveva sei anni tutti lo guardavano malamente, additandolo come se fosse un mostro, unicamente perché era troppo alto e grosso rispetto agli altri bambini “normali”.
Più di una volta era tornato a casa in lacrime, e suo padre cercava sempre di consolarlo dicendogli parole che rimasero indelebili nella sua mente e che lo spinsero a reagire e non lasciarsi più abbattere credendo realmente di essere un mostro. In molti addirittura lo criticavano, per essere figlio di una gigantessa. Una madre che lui neanche ricordava troppo. Tutta la sua vita, fino a quel momento, era ruotata attorno a un’unica figura, suo padre che gli ripeteva, più di una volta, parole di conforto e coraggio:
“Rubeus non vergognarti mai... e se qualcuno te lo rinfaccia è gente che non vale una cicca!”*
Rubeus aveva smesso così di piangere e un sorriso allegro era comparso sul suo viso paffuto. Aveva iniziato a ridere e, entusiasta, aveva preso in braccio suo padre facendolo roteare nell’aria.
« Oh, oh, oh, Rubeus su mettimi giù! » il tono usato era sempre ironico e allegro; non ricordava di averlo mai visto arrabbiato, anche se osservando i suoi piccoli occhi scuri si scorgeva la tristezza dell’abbandono.
Rubeus l’aveva quindi posto in cima alla credenza del salone, iniziando a ridere di gusto.
« Oh be’, io sinceramente intendevo sul pavimento, ma così sono più alto di te! » rispondeva il padre e iniziavano a ridere entrambi.
Rubeus lo faceva sempre ridere...


« Ehi mostro ancora mangi? Non ti vergogni di essere così grosso? »
Uno studente di Serpeverde lo fece tornare alla realtà. Non era la prima volta che lo sbeffeggiavano così...
Stava per ribattere quando l’arrivo di un professore fece allontanare subito il Serpeverde e i suoi amici.
« Buongiorno Professor Silente. » disse immediatamente il mezzo gigante, interrompendo il suo pasto.
« Rubeus, spero che quel giovanotto non ti abbia scosso con le sue parole. Spesso i giovani sono invidiosi. »
Il professor Silente era un mago alto, dalla corta barba ramata del medesimo colore dei capelli, e due intensi occhi azzurri che scrutavano lo studente da dietro degli occhiali a mezza luna.
« Oh no, professore. Io mi ci sono abituato. » rispose Rubeus.
« Se hai finito di mangiare, avrei bisogno di parlare con te nel mio ufficio. »
« Sicuro. Mi ci vengo subito, Signore »
Alzatosi dal tavolo, iniziò a seguire il professor Silente, per il quale aveva un profondo rispetto, verso il suo ufficio.
Silente si pose dietro al suo tavolo e invitò il giovane a sedersi di fronte a lui.
« Siediti Rubeus, ho bisogno di riferirti qualcosa che non sarà affatto piacevole, né facile. »
Il volto gentile di Silente s’incupì, mentre un’ombra oscurò i suoi occhi chiari.
Rubeus si accomodò con un po’ di difficoltà sulla sedia e iniziò a torturarsi le mani, agitato.
Temeva di ricevere una punizione per il suo amore per le bestie più pericolose; temeva di essere stato scoperto a cercarne alcune particolari da allevare all’interno della scuola.
« Rubeus quello che ti dirò non è facile, ma devi saperlo.
Credo che sia inutile tergiversare con troppi giri di parole, e ritengo opportuno arrivare subito al dunque.
Mio caro, tuo padre è... morto.
È stato trovato nella sua casa privo di vita, seduto accanto al camino; e anche nell’ultimo istante... sorrideva.
Era un uomo dal gran cuore e credo, anzi sono sicuro, che ti abbia trasmesso valori importanti che devi sempre tenere a mente.
Mi dispiace, Rubeus... ».
Rubeus in un primo momento rimase come pietrificato: solo la bocca e gli occhi furono spalancati, ma non ne usciva nessun suono né lacrima.
« Mio padre? » chiese dopo un po’, e improvvisamente la pietra si sgretolò, ritrovandosi ad avvertire un enorme senso di vuoto e dolore.
« Mio padre... » continuò a ripetere per alcuni minuti, non riuscendo a dire altro.
Poi, quando il dolore arrivò al culmine, la disperazione prese il soppravvento: sprofondò il viso tra le mani, mentre il corpo fu scosso da singhiozzi e lacrime sgorgarono dai suoi occhi neri.
Silente si alzò e gli si avvicinò, posando una mano sulla spalla del mezzogigante, ancor solo un ragazzo.
« Potrai ovviamente tornare a casa e interrompere le lezioni per il tempo necessario. Io ti accompagnerò. Per il futuro non dovrai assolutamente preoccuparti: rimarrai qui per il Natale e per l’estate. Non sarai solo. »
La voce calda di Silente lo spinse a lasciarsi andare ulteriormente a quel pianto. Sua madre lo aveva abbandonato troppo presto e suo padre era... morto. Che cosa avrebbe fatto ora?
« Torna pure nella tua stanza e prendi ciò che ti può essere utile. Stasera stessa torneremo a casa tua, così potrai dargli il tuo saluto e la più degna e onorevole sepoltura. »
Rubeus annuì e, passandosi la manica della veste sul faccione, cercò di asciugarsi le lacrime.


    Una volta nella sua stanza iniziò a preparare la valigia, quando si fermò alcuni istanti a guardare una foto: suo padre sorrideva seduto sulla sua spalla, sotto un melo vicino casa. L’immagine si muoveva e il sapore dei ricordi lo portò al suo passato.

Quando era arrivato l’invito per Hogwarts, suo padre aveva iniziato a saltare frizzante di gioia, abbracciando più volte suo figlio.
« Diventerai un ottimo mago, ne sono certo! Oh, figlio mio, non capisci che gioia provo. Sono tanto orgoglioso di te, ragazzo mio. »
Aveva gli occhi colmi di lacrime, tanta era la felicità che l’invadeva.
« Credi che ci diventerò davvero bravo? Come te? » chiese il piccolo Rubeus, felice ma nel medesimo tempo un po’ spaventato all’idea di andare in una scuola di magia.
« Oh, ne sono più che certo! Tu hai talento figlio mio, e sono sicuro che diventerai un mago ancor migliore di me. »
« Oh no! Tu ci sei troppo bravo, papà! » esclamò il figlio, ma alla fine l’euforia del padre lo coinvolse e risate risuonarono nella casa.
« Nei prossimi giorni andremo a Diagon Alley a prendere tutto l’occorrente. Ti serviranno diverse vesti, libri, calderone, ingredienti vari per pozioni, piume d’oca, calamai, pergamene, un gufo, ma soprattutto la tua bacchetta personale! Uno strumento importantissimo per ogni mago che si rispetti! Mio figlio, un vero mago! »
Quella foto era stata fatta prima di partire per la scuola. Rubeus lo aveva issato sulla sua spalla e suo padre sorrideva, mentre osservava l’obiettivo con uno sguardo che trasmetteva un orgoglio smisurato per il suo unico figlio.


Tornò alla realtà e pose la foto in una tasca della giacca che indossava al posto della veste da mago. Si ritrovò tra le mani un modellino raffigurante un drago blu con grandi occhi gialli obliqui che muoveva zampe e coda. Anche quell’oggetto era un ricordo importante che lo legava a suo padre.

Era un freddo Natale, quando Rubeus aveva ormai dieci anni, Erano soliti preparare un albero imponente in casa. Rubeus disponeva le decorazioni nei rami più in alto, ma il fiocco sulla cima era posto dal padre. Fin da piccolo, infatti, era solito sollevarlo da terra, per permettergli di raggiungere senza troppe difficoltà la punta.
Rubeus adorava trascorrere tale festività con suo padre, perché era un giorno davvero magico. Mr. Hagrid gli raccontava storie mirabolanti per tutta la sera e poi gli faceva sempre un regalo speciale. Non poteva immaginare però che quel Natale avrebbe avuto un regalo ancor più strepitoso.
Suo padre aveva appena terminato di raccontare una storia e disse:
« Ed ora il tuo regalo. »
Estrasse la bacchetta e socchiuse gli occhi.
« Chiudi anche tu gli occhi per qualche istante e pensa intensamente a quel che desideri con tutto il tuo cuore. »
Rubeus non se lo fece ripetere.
Suo padre mosse la bacchetta con movimenti sinuosi, disegnando come delle linee invisibili nell’aria; linee che ben presto iniziarono a congiungersi al fine di formare una figura stilizzata.
Rubeus non poté far a meno di sbirciare ma presto intuì che l’incantesimo non era ancora concluso. Infatti, suo padre dischiuse le labbra e iniziò a dire:

« In questo natale noi vogliamo sognare,
e il regalo più bello poter realizzare,
Rubeus un desiderio nasconde nel cuore,
ed io voglio realizzarlo con intenso amore.
Si uniscano le linee nell’aria all’istante,
così che quel dono non sia più distante.
Si crei per un’ora intera l’illusione,
e resti il modello in conclusione! »

Era un incantesimo che mai aveva udito prima, ma non poté chiedere nulla che qualcosa di sorprendente stava accadendo.
Una sottile luce azzurrina iniziò a congiungere ancora più saldamente le linee tracciate nell’aria, come a dare vita alla figura che ora appariva come un grande drago. Come un dipinto, iniziò a colorarsi di un blu intenso, mentre altre linee sottili parvero disegnare con estrema precisione i tratti della creatura: le squame, gli artigli, gli occhi grandi, gialli e obliqui che iniziarono a guardare Rubeus profondamente.
Rubeus si stropicciò gli occhi, incredulo ma poi esclamò un lungo “Oh” di stupore.
« Era questo il tuo desiderio, no? » chiese con un sorriso il padre, guardando soddisfatto la sua creazione. « Certo, i draghi sono molto più grossi, ma così non è male, vero? »
« Ci è stupendo! Grazie! » esclamò trionfante Rubeus, abbracciando forse con troppa irruenza il padre.
« Oh, oh, calmo figliuolo. Goditi il tuo drago prima che svanisca. »
Il bambino cercò di allungare la mano destra verso il drago, ma ovviamente toccò l’aria.
« È solo un’illusione, ma spesso la fantasia ci può aiutare laddove la realtà non può farlo. »
Rubeus annuì e cercò di pensare intensamente a un vero drago; immaginò di toccarlo, di accarezzare il suo muso, di sfiorare i suoi artigli, per nulla spaventato, ma anzi elettrizzato, amando sin dalla più tenera età gli esseri più pericolosi e gli sembrò davvero di trovarsi di fronte a un drago reale.
Suo padre aveva ragione... come sempre. Basta un pizzico di fantasia per rendere ciò che non è reale, realtà.
Dopo un’ora quell’illusione era svanita, ma al suo posto a terra era comparso un modellino del tutto simile a quel drago.
Era il regalo più bello che avesse mai ricevuto.

    Lasciò da parte i ricordi e, una volta aver concluso il suo bagaglio, scese verso l’ingresso dove c’era Silente ad attenderlo.
Molti studenti lo guardarono perplessi, domandandosi dove stesse andando.
Diversi Serpeverde ridevano, immaginando erroneamente che fosse stato cacciato e uno di loro – sempre il medesimo che lo aveva criticato a pranzo – disse:
« Sei stato cacciato perché finalmente si sono resi conto che sei un mostro vero? Ciao, ciao grosso mostro. »
I suoi amici iniziarono a ridere, ma lui non si scompose.
Si girò verso di lui e con il sorriso stampato sulla faccia disse:
« Ce la sai una cosa? Tu non ci vali una cicca. » e, lasciandoli senza parole, si avvicinò a Silente che lo stupì, ammiccandogli come se avesse apprezzato la risposta.
Insieme al professore lasciò la scuola per qualche giorno, dirigendosi a dare l’ultimo saluto a quel piccolo grande uomo che lo aveva amato incondizionatamente, cresciuto ed insegnato tanti valori importanti che lo avevano reso quello che era: una persona diversa dagli altri fisicamente, ma dal grande cuore.









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Ecco, infine, l'ultimo capitolo.
Prima di ringraziare e rispondere ai commenti dovrei scrivere delle piccole note.

1. La frase
“Rubeus non vergognarti mai... e se qualcuno te lo rinfaccia è gente che non vale una cicca!”*, è presa dal libro "Harry Potter e il Calice di Fuoco".
2. I capelli (e la barba) di Silente ovviamente non sono ancora bianchi e lunghi. Se non ho capito male nei ricordi del sesto libro all'epoca in cui Hagrid aveva 12 anni, li aveva ancora ramati...
3. Mi rendo conto che gli incantesimi creati dalla Rowling siano formati da una sola parola in latino, tuttavia ho voluto apportare un tocco "originale", mettendo quell'incantesimo in rima. Spero che la cosa non vi turbi, ma a me è piaciuto farlo :P



@WingsofCrow: Sono contenta che ti sia piaciuto anche il secondo capitolo. Effettivamente anch'io penso che sia migliore rispetto al primo. Ti auguro una buona lettura del terzo e spero che possa altrettanto piacerti :)

@JuliaSnape: addirittura un genio? *-* così mi fai arrossire! xD non penso di esserlo ma ti ringrazio per i complimenti :) Leggendo i pochi passi dei libri dove si parla del padre di Hagrid io l'ho immaginato così. Mi ha dato la sensazione di essere un padre e un uomo dal gran cuore. E così ho tentato di ritrarlo. Sono contenta che la trovi originale; l'originalità è un punto cui tengo molto, e che ti piaccia il mio modo di descrivere il tutto. Spero che anche quest'ultimo capitolo ti sia piaciuto :D


E infine, un grazie a tutti coloro che leggono, ma soprattutto a:

- lady lala
- Macer
che l'hanno inserita tra le ricordate.

e a...
- JuliaSnape 
- Nebbia4e
che l'hanno inserita tra le seguite!



 




   
 
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