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Autore: Globulo Rosso    19/11/2010    5 recensioni
L’illusa. L’infame. La perdente. L’omosessuale.
Quattro storie di ragazzi che non hanno avuto nulla dalla vita, ma che a forza di provarci ce l’hanno fatta.
[Happy B-Day Lù! E perdona il ritardone ;D]
{Partecipa al The One Hundred Prompt Project di BalckIceCrystal e alla Love Challenge-Do you Love me? di Mayumi_san}
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sabaku no Gaara , Sakura Haruno, Shikamaru Nara
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love Challenge e The One Hundred Propt Project!' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Premessa: Scusate il mese buono tra un aggiornamento o l’altro, ma faccio fatica a trovare qualche attimo per me. L’università è decisamente una realtà differente dal liceo, e mi accorgo che la causa è sua, se sono cambiata. Però ci tengo a finire le mie raccolte, perché credo di essere una persona abbastanza coerente. Dunque, finirò questa e tutte le altre, ma non ho una data precisa da proporvi. Spero prima di Natale, di fatto credo sia improbabile, ma pazientate, per favore, mi farebbe piacere che seguiste questa raccolta.

Credo sia la mia preferita, se non l’unica decente.

Bene, benissimo. Ecco a voi l’infame. Un altro personaggio preso alla sprovvista da questo mondo, e che si è difeso a modo suo. Spero sia di vostro gradimento. Ringrazio con tutto il cuore le recensioni, le letture, e i vari preferiti/seguiti/ricordati. Sono davvero molto contenta.

Ripeto ancora: La fan art non mi appartiene, ma è stata trovata sul web. Non intendo avvalermi della maternità di essa.

The fan art was founded on web. It’s not mine, i don’t own it.

 

 

 

Prompt #43Caldo, The One Hundred Prompt Project, di BlackIceCrystal
[ovviamente in senso lato, eh? xD]
The One Hundred Prompt Project

 

 

Partecipa alla Love Challenge di Mayumi_San- “Do You love me?”

 

 

Perché mi sono innamorata di un altro.

{L’infame; Shikamaru Nara}

 

 

{Ringrazio Adri per la sua

disponibilità nella prima parte della storia.

Thanks, dude!}

 

 

 

La realtà delle cose non è visibile ad occhio umano.

Non si riesce a scorgere con le semplici pupille, vitree e vacue. Il mondo non è fatto di apparenza, ma di pura, labile, essenza.

Che cos’è l’essenza? Ognuno ne ha un’idea diversa.

Shikamaru crede addirittura che non esista. Che non ci sia un motore che guida il mondo, che la vita venga soffiata nel corpo da un essere superiore o che ogni stella del firmamento abbia un significato particolare.

Il mondo è tale perché é materia. Non bisogna domandare cosa ci sia sotto.

Le cose ci sono e basta.

La terra gira perché lo deve fare, o al massimo per via dell’attrazione magnetica esercitata da ogni singolo pianeta dell’orbita.

Le stelle sono tali perché qualcuno ha donato loro questo nome, o al massimo sono masse gassose che divengono incandescenti per via dell’attrito e della velocità a cui viaggiano.

La vita è un caso, o al massimo è tale perché un uomo ed una donna si sono uniti ed hanno generato un figlio.

Basta. Fine.

Questa è la storia.

Ed è per questo che Shikamaru è considerato un infame puro. Un genietto maligno che sfalda le opinioni, i sogni, le fantasie altrui per il puro gusto di farlo.

“Secondo te…”

“Secondo me niente. E’ così e basta.” Questa è la risposta ad ogni domanda. Non importa in quale campo, non è vitale se è un richiesta intelligente o poco significativa.

La risposta è sempre la medesima.

I conoscenti lo guardano dall’alto in basso, troppo indispettiti dalla sua logica schiacciante per poterlo considerare un amico.

Gli amici non lo guardano nemmeno, dato che non li possiede.

I familiari li ha persi per strada, ognuno ha scelto la propria via e nessuno di loro si è più incontrato. Ma a Shikamaru importa poco.

Lui scrolla le spalle e fa un tiro alla sua sigaretta. Le Winston sono le sue compagne di vita.

Almeno un pacchetto ogni giorno lo fa fuori, visto che spreca tanta energia nello sfottere la gente, schioccando la lingua sul palato e arcuando il sopracciglio.

E’ solo, non ha nessuno, perché tutti lo vedono come colui che solo vuol rimanere. E di certo Shikamaru non fa assolutamente nulla per smentirlo.

Anzi, butta la cicca della sigaretta per terra, soffia irritato, e continua a camminare.

Per lui l’universo non ha nulla di eclatante. La nascita di un figlio è solo la nascita di un figlio.
Il sole sorge e poi tramonta, e lui non riesce a cogliere la vitalità di una tale, immensa, meraviglia.

Oggi cammina, la sua sigaretta in bocca e le mani in tasca.

Non ha nulla da fare, dato che i suoi genitori gli pagano gli studi e lui ha già tutto in testa da un po’. Può anche essere un infame, Shikamaru, ma ciò non toglie che sia estremamente intelligente. Ha una memoria fotografica che farebbe paura ai migliori criminologi del Paese.

E’ semplicemente inarrivabile.

Forse è anche per questo che è un infame, od é considerato tale. Perché é superiore a tutti.

Temari l’ha lasciato e lui ha risposto al dramma con un pacchetto di sigarette in più del solito. Una dopo l’altra, aspira e brucia l’ossigeno nei polmoni, sostituendolo volontariamente con il petrolio e il catrame.

Chi se ne fotte. La morte è naturale, prima o poi accadrà anche a me. Tanto vale che decida io come.  E accompagna il suo pensiero con un tiro alla sua Winston, tanto lungo da finirla.

Quel giorno cammina per la strada, attraversa le strisce e non controlla né a destra né a sinistra. L’ha già fatto talmente tante volte e non gli è mai successo nulla. E’ strano vedere come per certe cose Shikamaru creda inconsciamente nel destino, lui che é il suo più accanito nemico.

Perché é destino quello, no?
Non mi mettono mai sotto, quindi è destino che io muoia in un altro modo.

E’ tanto infame e intelligente quanto in realtà é ipocrita con sé stesso.

La macchina nera non lo vede, però, e a lui pare di morire.

Poco prima scaglia una bestemmia al cielo, al guidatore, e a quella fottuta macchina nera che ha osato investirlo.

Il destino non è per nulla affidabile.

 

Dolore.
Incommensurabile dolore. Allo stomaco, al bacino, alle ossa degli arti.

E alla testa, cazzo, alla testa. Un dolore lancinante, che lo strema e lo percuote, come mille stilettate nel capo.

Ma ce l’ha ancora, il cervello? Perché gli sembra di non riuscire a mettere insieme una frase.

Apre appena gli occhi e scorge una macchia chiara. Giallo, forse.

Li richiude sperando che quella macchia abbia sentito la sua flebile richiesta.

“Antidolorifici, ora.”

Le palpebre sono troppo pesanti, e si riaddormenta, senza sognare.

 

“Ehi, buongiorno, siamo finalmente svegli, signore?”

Che voce acuta e fastidiosa.

E’ una donna, certo. Almeno questo lo riesce a dedurre, Shikamaru. Perché se non è una donna è senz’altro un eunuco, ma non crede che al giorno d’oggi ce ne siano ancora, di quelli.

Non riesce a parlare e nemmeno a muovere il braccio, nonostante le voglia dire esplicitamente di stare zitta e di andarsene.

“La devo cambiare.”

Cosa?

Cambiare? Cosa cosa cosa?

Sgrana gli occhi, sorpreso. Cazzo, non ci aveva pensato. Poteva prevedere le conseguenze, Shikamaru, prima di essere messo sotto. Certo, come se un fatto simile potesse mai essere programmato.

“Stia tranquillo, sono giorni che lo faccio, non si è mai lamentato.”

Ora la guarda meglio, nonostante la vista offuscata. Sembra che abbia perso tre decimi in un colpo solo, o che abbia bevuto tre litri in più di alcol; la sensazione é la stessa.

E’ bella, questo deve ammetterlo. E’ bella e prosperosa, aggiunge.

E’…piacevole alla vista. Molto.

Ma non si può sentire, cazzo, quello no. Ha una voce che lui non riesce a sopportare.

Lei si avvicina e gli alza la schiena, con un movimento veloce gli toglie il cuscino da sotto il capo e gliene mette uno nuovo.

Fresco, pulito, asettico.

Poi sente la sua mano togliergli da dosso la coperta e il lenzuolo. D’istinto si ribella, allungando le mani. Ma quelle non si muovono di un centimetro. Troppo dolore. Non ha intenzione di farlo.

Lei aspetta, invano. Spera che le sue membra si animino, ma non accade nulla. Allora sospira, lungamente.

“Non ci siamo, Signor Nara. Deve darsi una mossa. Lo so che fa male, ma non può rimanere bloccato così per sempre.”

Che sia un vegetale?

Un vegetale, sì. Non può muoversi, non ci riesce perché il cervello manda impulsi a vuoto. Magari il cervelletto si è staccato dal ponte, o si è rotto qualche vertebra, oppure non può muovere il collo perché altrimenti cadrebbe all’indietro. Oppure…

“Non ha subito danni di alcun tipo, quindi presumo che sia troppo pigro per respingere il dolore che sente.”

Ok. Quella donna inizia a fargli paura. Decisamente. Con uno sguardo gli ha  sondato la mente e ha capito che tipo era.

Prende un panno chiaro, lo inzuppa in una bacinella blu e lo strizza, prima di passarlo sulle sue gambe inerti e sui piedi. L’acqua è tiepida, la sente scivolare sui calcagni e sulle ginocchia.

Almeno questo lo percepisce. Quindi non ha perso la sensibilità.

Quando arriva al cavallo rimane interdetto, senza riuscire però a farsi capire. Ha un…coso, infilato su per il sedere.

“Ora cambio il catetere.” Ah, ecco. Il catetere. Forse è arrossito, probabilmente è paonazzo, ma non sa se ha dimostrato il suo imbarazzo.

La bionda procace ci mette un attimo, e un secondo dopo Shikamaru ha un paio di mutande di cotone nuovo.

Deglutisce, gli fa male la gola. Come se qualcuno gli avesse infilato una mano per tirargli fuori a forza i polmoni. Di fatto è successo qualcosa di analogo, ma la mano in realtà era un tubo, e non ha tirato fuori nulla, piuttosto hanno fatto sì che circolasse l’ossigeno.

“Su, Signor Nara.” Mormora, avvicinandosi a lui. La coda di cavallo gli sfiora la fronte, senza poter fare nulla per impedirglielo.

Cazzo, lasciami stare.

Prende la flebo e lo cambia, mettendo una sacca nuova. All’interno c’è un liquido trasparente, all’apparenza viscoso.

Shikamaru non lo sa, non può toccarlo.

“Ci vediamo più tardi, la costringerò a deambulare.”

Deambulare, tsk. Deambulare. Suona bene, quella parola, ma i suoi arti di certo non lo faranno. Rimarranno inchiodati al lenzuolo fresco e bianco del letto, e i suoi piedi non toccheranno il pavimento disinfettato nemmeno per scherzo.

Shikamaru preferisce stare dov’é. Dormire, andarsene un po’ da quel mondo che considera più infame di lui.

“Ci vediamo dopo.”

Provvederò a dormire, dopo. Così non mi sveglierà. Che razza di infermiera è una che sveglia il suo paziente mentre riposa? Nah. Non lo farebbe mai. Figurarsi.

 

“Ahia.”

“Abbiamo riacquistato la parola, vedo. Per fortuna.” La vista annebbiata, ma sempre meno confusa di quella mattina. La bionda procace, di nuovo lei.

“Chi é…lei?” dice, poco convinto se darle del tu o del lei. In effetti avranno la stessa età, più o meno.

“Sono Ino Yamanaka. L’infermiera che si occupa di lei.”

Infermiera, ah.

“Mi ha fatto male.”

“Le chiedo scusa.” Nonostante ciò, Ino non smetteva di massaggiargli le gambe vigorosamente.

“Che cosa sta facendo?”

“Riattivo la circolazione.” Afferma, come se fosse ovvio. La coda ciondola mollemente ad ogni suo movimento. Da quella posizione riesce a vedere l’incavo dei seni. Shikamaru distoglie lo sguardo, imbarazzato.

Dio santo, non è affatto male.

Ino alza gli occhi, un sorriso sarcastico sul volto dimostra che ha capito che tragitto hanno fatto le iridi di lui. Ma evita di rimproverarlo, è malato.

“Ho male…”

“Lo so.”

Questo è l’aiuto che un’infermiera dovrebbe dare? Non sta aiutando Shikamaru, e di certo quelle parole quasi sprezzanti non servono a rinvigorirlo.

“Cosa…”

“Le è successo?” interrompe lei. Anzi, conclude lei. Shikamaru annuisce, il più vigorosamente possibile, ma ad ogni scatto del capo, il collo gli duole fortemente.

Meglio stare fermi.

“E’ stato investito da un Renault nera, é rimasto in coma per dodici giorni ed è morto per trentasei secondi. Tutto qui.”

Fine della storia. Dunque era morto ed era rinato. Magnifico, davvero. Quel mondo tanto infame non era.

“…ma la cosa che mi sorprende, è che in questi dodici giorni non è venuto nessuno.” Shikamaru sorride, ironico, abbassando lo sguardo sulle mani e sulle lunga dita affusolate di lei. Lo sa lui perché non è venuto nessuno, ma non ha intenzione di dirglielo.

“Non sono affari suoi.”

“Ha ragione. Probabilmente no.” Cessa di massaggiare e sospira, riportando la coperta a coprire il corpo del ragazzo. Si sa, però, che la riservatezza e la pacatezza non siano doti di Ino Yamanaka, e quindi, sorridendo, continua a sondare l’aura misteriosa intorno al giovane uomo.

“Litigi in famiglia, vero? Anche io, ma non irrimediabili.” Afferma, cambiando la sacca della flebo. Shikamaru l’ha vista farlo talmente tante volte, che ormai l’ha fatto suo, quel movimento. Lei che prende il sacchetto, lei che toglie il sacchetto, lei che ne mette uno nuovo.

Lei, lei, lei.

“Ho detto che non sono affari suoi.” Ino sorride, scostando la ciocca bionda che le ricade sulla fronte dietro l’orecchio.

“Mi ha appena confermato la mia teoria.” Dice, osando addirittura poggiarsi sul suo letto. Gli sfiora la mano, involontariamente. La ritrae qualche attimo dopo, leggermente in imbarazzo.

Strano, però. Quello dei due che è arrossito, è stato Shikamaru.

 

“E’ per questo che sei solo?”

“Più o meno.”

“Perché sei un infame?”

“Esattamente.” Sono passati altri tre giorni e non un cane ha fatto visita al Nara. Lui non ha dato molto peso ad un fattore così opinabile, ma la ragazza guarda Shikamaru stranita e spaesata.

“Se io fossi rimasta in coma per tutto questo tempo, il mio ragazzo mi avrebbe sicuramente cercata.”

Oh, questo fa male. Non sa perché, ma fa male. Shikamaru si morde un labbro, prima di cambiare discorso, improvvisamente. Non è nessuno, lei, per lui.

Lei non è mai stata sua. Solo perché lo assiste, non significa che lei abbia sentimenti verso di lui. Al massimo carità, o misericordia. Non attrazione, non amore.

Cazzo, ecco, di che parlava. Dell’ infamia del mondo. O meglio, dell’infamia che il mondo sbatte in faccia ai suoi poveri, teneri sognatori.

“Posso fumare?”

“No, non puoi farlo. Sei in riabilitazione, Shikamaru, non dirlo nemmeno per scherzo.” Pare colpita, all’inizio, di questo cambio di rotta, ma poi si alza di scatto e afferra il pacchetto di sigarette sul comodino, accanto al ragazzo. La mano di Shikamaru si muoveva lenta verso le sue Winston, ma i riflessi non erano ancora completamente ristabiliti e perciò, Ino, arriva prima di lui.

Sembrano le sue uniche compagne di vita, quelle sigarette. Sono sul comodino insieme ad un bicchiere colmo d’acqua, al suo portafogli e alle sue chiavi di casa. Non c’è null’altro. Nemmeno un cellulare.

Secondo Shikamaru è inutile averne uno, se non si ha nessuno da contattare. Un’idea coerente, non trovate?

“Ino, per favore. Sono in astinenza.”

“Te le darò appena il dottore mi dirà che sei fuori pericolo, Shikamaru.”

Non riesce a trattenere un sorriso ironico, il ragazzo, vedendola uscire, ridendo.

Allora lei tornerà.

 

“Ho lasciato il mio ragazzo.”

“Non mi pare di avertelo chiesto.”

“Perché mi sono innamorata di un altro.” Il pavimento è freddo sotto i suoi piedi nudi; al ragazzo vengono i brividi, ma non ha intenzione di fermarsi. Forse perché concentrarsi, cercando di non cadere a terra, lo distoglie dall’ultima affermazione della bionda. Il mondo va avanti, lui pare perdersi i pezzi per strada. Un po’ ci sta male, ma d’altronde l’aveva sempre pensato, che quel fottuto universo non badasse alle sue creature.

E’ un po’ come un guscio di noce, Shikamaru. Fuori è indurito dalle intemperie, dalle cadute, dai calci; dentro è vuoto, senza possibilità di germoglio.

Una metafora poco originale, ma perfetta, per lo stato in cui si trova la sua anima ferita.

“Buon per te, dimenticherai presto quello di prima.”

“Sarà, ma lui non fa altro che imprecare verso tutti. Non capisce che sbaglia, a farsi terra bruciata tutto intorno.” Shikamaru alza gli occhi al cielo, esasperato. Sente la stretta delicata di Ino, attorno al suo braccio, farsi leggermente più intensa.

“In fondo lo capisco. Questo mondo è infame, e lui vuole essere più infame del mondo stesso. Buona tattica, fai complimenti al tuo nuovo ragazzo.” Ino sospira, guardando per terra.

“Non lo è ancora. Devo chiederglielo, però ho paura della sua crudeltà.” Shikamaru alza un sopracciglio, ironico.

Lo sa lui, lo sa lei, lo sa anche quella Renault nera che l’ha messo sotto. Insieme alle ossa rotte, si è rotto anche lo scudo impenetrabile della sua principale difesa. Una piccolissima crepa, eh, mettiamo bene in chiaro questo fatto. Ma c’è, ed è significativa.

“Sii coerente. Diglielo.” Io odio le persone incoerenti. “Già va tutto a puttane, non gettiamo benzina sul fuoco.” Ino lo fa voltare e tornano indietro, lentamente, verso la sua stanza.

“Da quanto sei qui, Shikamaru? Lo sai?” Ha perso il conto, o forse il ragazzo non si è mai messo a segnare i giorni di prigionia. Sa solo che è passato tanto tempo, e non ne può più. Vuole andare a fare causa a quella Renault e al suo guidatore, vuole comprarsi un nuovo pacchetto di sigarette, vuole recuperare gli esami che ha perso, vuole tornare a lavoro.

Chissà se qualcuno l’ha cercato, mentre era via. Lontano da tutti.

Qualcuno che non sia lei, ovviamente.

“Non ricordo…un mese, forse?”

“Ventinove giorni.” Shikamaru alza le spalle, leggermente sorpreso. E’ passato davvero così tanto tempo? Wow, lui non se ne è reso conto.

“Ti dimetteranno tra una settimana. Invalidità al 7%. Avrai bisogno di fisioterapia e non potrai più fare sport pesanti, tipo kick boxing…sci…robe simili…” gesticola con le mani, concentrata sui suoi esempi calzanti. Alza il mento e gli occhi al cielo, la coda ciondola con il suo capo.

“Avrai bisogno di qualcuno che ti controlli, non ti pare?” Shikamaru si ferma, di colpo. Due passi e sarebbe giunto nella sua stanza. Oh, ha capito l’allusione. Ha capito tutto. Non è tardo, lui.

“Qualcuno da consigliarmi, Ino?” Lei sorride, apre la porta e lo accompagna dentro, facendogli da stampella.

“Qualcuno ce l’ho…”

 

A Shikamaru non sono mai piaciute le stelle.

A Shikamaru non sono mai piaciuti i pianti, le strida, le urla di gioia dei bambini.
A Shikamaru non sono mai piaciute le donne civettuole, con la voce acuta e altisonante.

Non si sa come, ma ora sospira, invece di imprecare. Sospira esasperato o rassegnato, ma sospira. Non scrolla il capo ad ogni affermazione. E non riesce nemmeno più a liquidare l’interlocutore con la sua fatidica frase: “E’ così e basta”.

Sembra affamato, perennemente. Affamato di sensazioni, di vita.

Non può dire che sia colpa dell’incidente, no. Sarebbe incoerente da parte sua credere che quel bastardo di un destino gli abbia mandato un messaggio criptato ed estremamente doloroso per fargli cambiare pensiero.

Probabilmente doveva succedere perché, in fondo, nel suo subconscio, lo desiderava. O probabilmente è accaduto a causa sua. Non lo sa, non ha nemmeno voglia di cercarsi una motivazione, lui che vuole una spiegazione per tutto. Lo prende come viene e si fa un tiro alla Winston. Quel vizio non riesce a mollarlo, invece. La nicotina deve essere un elemento del suo corpo. Un po’ come l’ossigeno, il carbonio, o che altro.

Ma quando entra in giardino la finisce nel porticato e la getta sul vialetto, prima di varcare la soglia di casa.

“Tesoro.” Dice lei, dall’altra stanza. “Sento l’olezzo delle tue sigarette da qua. Porca miseria, è possibile che tu non mi dia mai ascolto?” La sente alzarsi di peso dal divano, il verso stizzito del gatto che si è dovuto spostare dalle sua ginocchia, e poi la vede appoggiata allo stipite della porta della sala, un cipiglio deciso e impertinente.

“Mi dispiace, ma queste non le abbandonerei neanche per i miei punti di invalidità.” Dice, sventolando il pacchetto davanti ai suoi occhi.

Lei sorride e lo lascia chinarsi e baciarla sulla fronte.

“Mi piaci con la coda, lo sai, Ino?”

“Sei davvero un infame, Shikamaru.” Il ragazzo si butta sul divano, allargando le braccia, divertito.

“Lo so, me lo dicono in tanti.”

Mondo zero, Shikamaru uno. Finalmente sentiva un caldo avvolgente.

Alla fine ce l’ha fatta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cose da sapere/dedotte:

#1. L’inizio di questa storia è stato inventato da un mio caro amico, e vorrei ringraziarlo, perché so che ci ha messo l’anima. Adri, stupido quanto intelligente. Quindi, vorrei ringraziarlo per la sua perla di saggezza, che regala di tanto in tanto ai suoi amici, ma mai a me. Come sono felice!

Ah, inoltre vorrei sottolineare che la prima frase s’ispira al ‘Piccolo Principe’ e al suo significato: “Non si può vedere che con il cuore; l’essenziale è invisibile agli occhi.”

Bene, il concetto è lo stesso, ma espresso in modo differente.

#2. Come avrete capito, Shikamaru è stato investito da un’auto, e dato il grave incidente, ha subito danni permanenti. Con 7% d’invalidità, intendo la percentuale che i medici tolgono alla persona quando essa non può più tornare allo stato precedente. Con incidenti gravi, si rischia anche la paralisi, che equivale ad un 95/98% d’invalidità. Ho messo solo 7% poiché mio padre ha avuto un incidente simile, ma gliene hanno tolti 10 per via di un problema permanente alla spalla. Oserei dire che Shikamaru non potrà più sforzare i muscoli e le sue ossa in movimenti dapprima indifferenti, ma che ora possono procurargli un dolore particolare. Anche se si è giovani, non tutto si risana. Questo è il concetto che vorrei trasmettere; e cosa ancora più importante, insieme alla salute, la sua infamia si è affievolita.

#3. Shikamaru ha il ruolo dell’infame in questa storia, poiché reagisce in modo radicale ed aggressivo, verso quel mondo che non gli ha dato nulla e che mai glielo darà.

Ed è per questo che Shikamaru è considerato un infame puro. Un genietto maligno che sfalda le opinioni, i sogni, le fantasie altrui per il puro gusto di farlo.

 E’ un genietto maligno in quanto non dà spazio a sentimenti e a sogni, ma preferisce la concreta e cruda realtà, senza giri di parole.
Senza illusioni.

E’un po’ il contrario di Sakura, il personaggio precedente, che invece si lasciava cullare dalle illusioni come su una barca. Lui no. Vive di cattiveria perché di cattiveria è fatto il mondo. Nessuno ha mai provato a leggerlo, comunque, a comprendere questa sua crudeltà. Nessuno l’ha fatto perché le sue offese facevano colpo, il dolore delle sue stilettate bruciava, tagliente. Ma se non può parlare, allora, il manico del coltello passa all’interlocutore. Ino Yamanaka. Un colpo di fortuna, diciamo.

O meglio, quel destino che Shikamaru tanto snobba. Sarà stato lui? Sarà stato lui a farlo trovare su quel lettino, ed essere curato da lei?

Vorrei che consideraste l’incontro con lei come esperienza di cambiamento, più che l’incidente stesso. Dopotutto, incidente o no, se Shikamaru non avesse incontrato Ino e la sua caparbietà, forse sarebbe rimasto lo stesso.

Non si può mai sapere.

#4. Ancora un’ ultima cosa: il fatto che Shikamaru sia cambiato, non significa che sia incoerente con la sua persona. Ha solo voglia di vedere sul serio, e magari, non attraverso gli occhi apatici di sempre. Perché non ci si stanca di vivere in un mondo sempre uguale? Senza sorprese, come lo vedeva lui?

Forse lo voleva, nel profondo, ma non l’ha mai ammesso. Difatti, vorrei che consideraste Shikamaru come un ragazzo intrinsecamente consapevole della bellezza di quel mondo, ma che non aveva possibilità, e soprattutto capacità, di coglierne la magnificenza.

 

Bene così, credo di aver finito! :D

Ok, il prossimo sarà ‘La perdente’, lunghezza simile, soggetto e storia differente.
Au revoir!

  
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