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Autore: Human_    20/11/2010    9 recensioni
Piccoli estratti di una storia senza volti né nomi. Perché l'amore non ne ha bisogno.
La ragazza si voltò verso il ragazzo e si ritrovò a sorridere.
Le ispirava
fiducia.
«Pensavo» rispose allargando il sorriso.
«Anche tu?» fece allora lui «Che coincidenza. Anche io penso spesso»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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«Non è che uno certe cose, dalla vita, se le aspetti. Voglio dire, uno non si alza la mattina dicendo “Io oggi vincerò al Lotto”. Al massimo può sperarci, ma col beneficio del dubbio. Quindi io quando ho incontrato te non è che me l'aspettassi. Insomma, ho sempre sperato d'incontrarti, ma io per quel giorno non avevo aspettative, anzi, ti dirò, pensavo anche che sarebbe stata una giornata di merda, sai quelle che proprio arrivi a sera e dici “Che giornata dimmerda”, con due emme e forse anche un po' di più? Ecco. E forse se non t'avessi incontrata sarebbe proprio andata così, eppure t'ho conosciuta. Non so mica se qualcun altro potrebbe capirla una cosa, uno stupore.. una meraviglia del genere. È una sensazione che non si può spiegare, ci sei? Come le vertigini. Tu dici “Ho le vertigini” e ti va bene che la gente al nome “Vertigini” capisce, ma vallo un po' a spiegare cosa significa avere le vertigini. Tu ci riusciresti a spiegarle, le vertigini?».
«No, non credo».
«Ecco, vedi? Tu non riesci a spiegare le vertigini e io non riesco a spiegare quello che è mi successo dentro quando t'ho incontrata. Perché il bello è che non ho sentito quello che si sente quando incontri una qualsiasi persona, mi segui? Ho sentito qualcosa che somigliava molto alla scoperta. Un po' come quando hai voglia di cioccolata, metti all'aria tutta la casa e non la trovi, e poi due giorni dopo trovi un barattolo di Nutella nella credenza. Tu sei stata il mio barattolo di Nutella trovato quando meno me l'aspettavo».
La ragazza lo guardò e sorrise. «Solo tu sei abbastanza matto da stare con me per due mesi interi».
«Io, matto?» replicò. «Chiunque altro sarebbe matto a non stare con te per sempre!».
Non è che lei avesse molto da rispondere, a una frase così, dopo un discorso così. Come si fa, con il cuore che batte e lo stomaco che salta euforico e i polmoni che implodono?
Sbuffò. «Perché io non so fare discorsi così belli?».
«Perché tu sai farli con gli occhi. Mi dici più cose con quelle pozze verdazzurre che con mesi e mesi di dialettica. Ognuno ha le sue doti».
Sorrisero. Insieme. Una delle tante cose che riuscivano a fare senza che uno iniziasse prima rispetto all'altro. Insieme. Come sintonizzati.
«Prima o poi ti stuferai» rispose lei. Ne era certa.
«Devo ricordarti che t'ho sposata?» chiese, sorridendo e avvolgendole la vita con le braccia.
«Esistono i divorzi».
Lui alzò gli occhi al cielo. «Il nostro non è un matrimonio legale, barbabietola. Non si può divorziare e, prima che tu inizi con le tue paranoie, io non t'ho sposata perché mi piaceva l'idea di metterti un anello al dito. Ho voluto.. simulare un matrimonio per farti capire cosa voglio, io, dal futuro».
«E cosa vuoi, tu, dal futuro?».
«Sposarti».
Lei lo guardò dubbiosa. «Stai usando concetti molto, molto, molto vaghi».
Sospirò, il ragazzo, e la guardò negli occhi sorridendo divertito. «Ma devo sempre spiegarti tutto?».
Lei arrossì, e lui le accarezzò una guancia.
«Voglio sposarti perché sei la prima persona che voglio vedere quando mi sveglio e l'unica a cui voglio dare il bacio della buonanotte.» iniziò.
«Questo è un cliché» lo interruppe.
«Se mi fai finire arriva la parte innovativa. L'originalità è in ordine crescente».
Lei rise e lo incitò a continuare.
«Dicevo» la guardò sorridendo e continuò. «Quando ho.. quando t'ho vista, mi sono chiesto se sarei mai stato in grado di stringerti. E guarda un po' dove sei ora».
«Tra le tua braccia».
Sorrise e le baciò la fronte. «Quindi, quando si ama qualcuno come io amo te, sposarsi è l'unica via possibile».
«Oggi sei insopportabile. Da qui a stasera mi farai piangere» borbottò, stringendolo più forte.
«Dimenticavo che sei una ragazza sensibile».
«Profondamente sensibile».
«L'avverbio fa una gran differenza, sì».
Le lasciò un bacio sulle labbra, la prese per mano e iniziò a camminare verso casa. «Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia».
«Il vero amore è una quiete accesa».







Alzi la mano chi ha riconosciuto Ungaretti.
Alzi la mano chi adesso farà finta d'averlo riconosciuto.
Buahahah. Sì, lo so che non sono simpatica manco per niente, ma tant'è.
Passo a spiegare il capitolo, mh?
Mi son messa a sistemare la scrivania e ho trovato delle cose in mezzo a vecchi libri di scuola, cose che ho messo insieme ad elaborare questo capitolo. Diciamo che a volte i ricordi hanno bisogno di un aiutino.
Poi. Altra cosa. Mi sono accorta che il Broccolo –chiamiamolo così, dai– è molto molto molto idealizzato. E questo perché, me ne rendo conto anche da sola, fin'ora ho postato solo cose molto soft, alcune -tipo questa- che son quasi da diabete (e mi faccio schifo da sola, eh, non serve che qualcuno me lo faccia notare). Questo perché comunque sentivo e sento il bisogno di buttar su carta questi momenti, quelli dolci e spensierati, perché sono quelli su cui voglio concentrarmi in questo periodo. Però, ecco, tanto per farvelo sapere, arriveranno –non so quando– anche capitoli meno TrottolinoAmorosoDùDùDaDaDa, ché non è sempre rose e fiori. Just saying.
Detto questo, me ne vado.
Ah, prima una cosa piccina piccina picciò che però devo dire per forza: un grazie enorme, enorme, enorme, a eLLy L, la mia fatina bella bella, che ha segnalato questa storia per le scelte –ed è stata pure ascoltata, tra l'altro. No, ma ci rendiamo conto?
Grazie.
Per le recensioni, tutto nel vostro profilo, grazie alla novità effippiana della risposta alle recensioni, quindi no, non mi sono dimenticata di voi. Comunque, ecco, colgo l'occasione per dirvi grazie. Grazie davvero.
A questo punto, me ne vado veramente. Adieu. <3
   
 
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