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Autore: WillowG    21/11/2010    0 recensioni
Attaccata in anticipo dall'atmosfera natalizia, ecco una versione di "Canto di Natale" con i Saiyuki boys e i miei personaggi de "La chiave dei mondi". Chiedo umilmente scusa a Charles Dickens. Rating giallo per sicurezza.
Genere: Commedia, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cp1  Un regalo di Natale anticipato per tutti coloro che amano Saiyuki, e per chi sta leggendo la mia fanfiction “La chiave dei mondi”, in quanto qui ho ripreso buona parte dei personaggi che ho creato per quella fic.
 L’idea di usare la storia di Dickens per una fanfiction su Saiyuki, mi è venuta in mente dopo aver trovato nella mia casette/dvd teca “Canto di Natale di Topolino” e “Festa in casa Muppet”, due rivisitazioni, appunto, di “Canto di Natale“, con i personaggi Disney ed i Muppet.
 Insomma, questi due film, mi hanno fatto venire il pallino di fare una versione di “Canto di Natale” saiyuchesca, se mi si passa il termine …(Accidenti alla coca cola … mi fa strani effetti … da domani basta, solo tisane e acqua!). Non sono molto sicura del risultato, ma a scriverla mi sono divertita … accetto comunque critiche, suggerimenti, qualunque cosa …
 Buona lettura!

Saiyuki’s Christmas Carol

-Capitolo 1-
La vigilia di Natale.

 L’uomo posò gli occhiali accanto alla penna d’oca. Gli occhi gli bruciavano enormemente, a causa delle troppe ore passate alla sola luce della candela. Il volto stravolto dalla stanchezza, ma le labbra piegate in un sorriso soddisfatto.
Aveva passato molti notti insonni su quel racconto. Ma adesso era lì, concluso, nero su bianco. La calligrafia elegante spiccava sui fogli di carta leggermente giallognola, pronto per essere letto.
 L’istinto glielo diceva: quello che ora stringeva tra le mani era un capolavoro. Non aveva altre parole per descriverlo. Sarebbe diventata la favola di Natale per eccellenza, quella che ogni bambino ama e non può non conoscere.
 La pendola segnò le tre di notte. Lo scrittore sospirò. L’ora di andare a letto era passata da molto tempo, ormai, e tutto il suo corpo reclamava il meritato riposo. Senza perdere il suo sorriso soddisfatto, l’uomo se ne andò a dormire, senza accorgersi di aver lasciato la finestra dello studiolo aperta …
 Due draghetti, uno bianco ed uno nero, entrarono nella stanza, passando dalla finestra incustodita. La magia di cui le due creature erano impregnate sembrava lasciare dietro di sé una scia opalescente, simile a quella delle fate. Volando, i due finirono proprio sullo scrittoio. Incuriositi dal manoscritto lasciato incustodito, iniziarono a leggere, in barba all’egoistico pensiero umano, che vuole che gli animali non siano in grado di comprendere il linguaggio scritto.

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 Tanto per cominciare, Hazel Jacob Marley era morto da ormai un anno. Morto e sepolto, assieme alla sua guardia del corpo, Gato. Un fatto da tenere bene a mente, o nulla di ciò che verrà narrato in queste pagine potrà sorprendere chicchessia.
 Era il giorno della Vigilia, ed un anno era appunto passato dalla morte di Hazel, che se ne stava al cimitero, sotto un metro di terra, assieme alla sua gigantesca guardia del corpo Gato. Il pover’uomo aveva perso la sua stessa vita, nel tentativo, peraltro inutile, di salvare il suo padrone, il giorno della morte di quest‘ultimo. I banditi avevano avuto ragione sul gigante, e si erano presi sia il denaro, che la vita di Marley.
 Per molta gente della città, una fine più che meritata, per uno degli uomini d’affari più odiati di sempre. Spilorcio, cinico, astuto, ed assolutamente privo di cuore, nonostante il viso angelico ed il sorriso gentile.
 Ma la Vigilia non era tempo di pensare ad affaristi crudeli, tanto meno a quelli morti, e che ormai non potevano più causare danno. La città era in fermento, ognuno a cercare di preparasi al meglio per il Sacro Giorno. I mercanti mostravano con orgoglio le merci più belle e preziose, che si erano procurati appositamente per tale periodo, il più propizio dell’anno.
 Ogni cosa appariva più scintillante e colorata, merito anche della nevicata che aveva imbiancato le strade ed i tetti, riempiendo di atmosfera natalizia ogni angolo o vicolo, anche il più buio e tetro.
Le grida gioiose dei bambini che giocavano con la neve, si mescolavano agli allegri chiacchiericci degli adulti, ed agli auguri di buon Natale che sovrastavano i canti dei piccoli cori di strada. La città stessa era come un immenso palco, in cui un gigantesco coro cantava con la voce della vita quotidiana.
 L’aria era fredda, l’acqua lasciata nei secchi per strada ghiacciata, eppure, la letizia e la bontà della festa imminente riuscivano a scaldare il cuore meglio di un caminetto acceso.
 Ma qualcuno riusciva a distruggere quell’atmosfera solamente camminando per la strada. Sanzo Ebenezer Scrooge, uno degli uomini più ricchi e potenti del paese. Probabilmente l’unica persona, in tutta la città, se non nell’intera contea, su cui pareva che l’atmosfera di pace e fratellanza della festività non avesse effetto. Anzi, tanta felicità e calore, sembravano solo rendere le sue iridi violette ancora più fredde e taglienti del ghiaccio stesso. Avvolto nel suo mantello, non degnava neppure di uno sguardo la folla, che, riconoscendolo, si scansava, lasciandogli la via libera. Ma a lui andava bene così. Meno la gente gli stava in giro, meglio era. E, anche dal lato pratico, era molto comodo che la folla si scansasse al suo passaggio, lasciandogli libera la strada, risparmiandogli i soldi che avrebbe speso di proiettili sparando con la sua pistola per farsi strada. E sì. Scrooge era anche una persona per nulla paziente, e con una certa propensione alla violenza.
 Chiuso e solitario come un’ostrica, era stato per anni socio di Hazel Marley, come diceva l’insegna dello studio notarile di sua proprietà: “Scrooge&Marley”.
 L’insegna non era mai stata cambiata, nonostante la scomparsa prematura di Hazel Marley. E non era che Scrooge non sapesse della morte del socio. In fondo, era stato lui stesso a pensare ai funerali, sia di Hazel che di Goto, dato che entrambi non possedevano parenti. Semplicemente, una nuova insegna, a suo parere, costava troppo. Non per niente, tra la gente della città, era famoso per la sua tirchieria. Forse, da quel punto di vista, era peggio del suo trapassato socio.
 Le uniche spese che Sanzo sembrava concedersi a cuor piuttosto leggero, erano due: prime le sigarette. Pochi avevano avuto l’opportunità di vederlo senza che fosse intento a fumare. E secondi, i proiettili per la sua piccola, ma letale S&W. Non era raro che, in un eccesso di rabbia, Scrooge usasse sparare a raffica contro l’oggetto della sua furia. Poco importante se vivente o inanimato.
 Quella mattina, come al suo solito, percorse la strada per la sua bottega, ignorando l’allegria attorno a lui. Anzi, ad ogni augurio di “Buon Natale”, la sua mano faceva uno scatto pericoloso verso la sua pistola. Nessuno sapeva il perché di tanto astio verso la più sacra delle festività, ma neanche gli importava di rischiare la vita per porre tale domanda.
 La bottega di Scrooge spiccava nella via, unica vetrina fredda e buia, nonostante le feste. Se tutti i negozianti si davano da fare per rendere le vetrine il più attraenti possibile, Sanzo sembrava voler far scappare via la gente.
 All’interno, se possibile, il locale era ancora più freddo di quanto appariva da fuori: vecchio e polveroso, poco arredato, e munito di solo due minuscole stufe, solitamente spente. Una nello studio personale di Sanzo, l’altra dove lavorava Hakkai Bob Cracit, unico dipendente della “Scrooge&Marley”. Calmo, gentile, e sempre con un sorriso educato sulle labbra, era quanto di più diverso ci potesse essere da Sanzo. Moro, nascondeva in parte i profondi occhi verdi con un paio di occhiali da vista.
 -Buongiorno, signor Scrooge. Passato una buona serata?- Salutò, non appena vide il suo datore di lavoro entrare. Per tutta risposta, il biondo emise un grugnito seccato, e si diresse alla sua scrivania. Hakkai sospirò, più per riscaldarsi le mani che per rassegnazione. Non si aspettava davvero una risposta. Sapeva bene che, nonostante la magia natalizia, nulla poteva cambiare Sanzo.
-Il bucato è lì sulla destra.- Grugnì, a mò di saluto, mentre prendeva posto alla sua scrivania. Hakkai prese mentalmente nota: essendo Sanzo un uomo single, e del tutto incapace in ogni più basilare lavoro domestico, da qualche tempo, il biondo aveva preso l’abitudine a farsi fare il bucato dalla moglie di Hakkai, dietro un (misero) compenso. Un magro arricchimento per un magro stipendio, ma Cracit non ci sputava sopra. In fondo aveva una famiglia da mantenere, ed i tempi nella cittadina non erano esattamente floridi. Il lavoro era scarso, anche quello mal pagato come quello da Scrooge.
 I due uomini lavorarono in silenzio per qualche tempo, finché la campanella della vecchia porta suonò, facendo entrare due ragazzi. Uno, dai lunghi capelli rossi e occhi dello stesso colore, esibiva un sorriso da schiaffi, ed un paio di cicatrici su una guancia. L’altro, molto più giovane, poco più di un ragazzino, aveva corti capelli castani ed iridi color dell’oro. In mano teneva un’allegra ghirlanda natalizia.
 -Buon Natale, bonzo!-
 -E felice anno nuovo, Sanzo!- Esclamarono i due, senza mostrare neanche un briciolo della paura che accomunava ogni persona al cospetto del biondo.
 -Signori Sha Gojyo e Son Goku!- Salutò Hakkai, alzando lo sguardo dalla scrivania.
 -Hakkai! Buon Natale!- Augurarono di nuovo i due. Il più giovane, Goku, sventolando la ghirlanda, mentre il rosso, Gojyo, tirava fuori dalla tasca una pacchetto di sigarette.
 Il segretario li conosceva da tempo. Da quando era entrato come dipendente nella “Scrooge&Marley”, e da allora aveva sempre avuto coi due un rapporto di complicità, ben presto trasformata in amicizia. Unici parenti viventi, seppure alla lontana, di Sanzo, erano anche le uniche persone che il biondo lasciasse avvicinare. Per poi cacciarli via a colpi di ventaglio sulla zucca o minacce con la pistola. Ciononostante, i due ragazzi continuavano a tornare da Scrooge, senza stancarsi mai di cercare di tirarlo via dai suoi libri contabili.
 E la vigilia di Natale non faceva eccezione.
 -Non vedo cos’avete da essere così felici, poveri in canna come siete!- Li salutò Scrooge, senza neppure tirare su il naso dai suoi libri contabili.
 -E tu cos’hai da essere così arrabbiato, Bonzo? Sei straricco!- Rispose il più vecchio dei due, Gojyo.
 -Buon Natale, Sanzo!- Augurò di nuovo Goku, gli occhi dorati scintillanti quanto le decorazioni della sua ghirlanda.
 Hakkai cercò di trattenere un sorriso, mentre Sanzo si accasciava sui suoi amati libri con un gemito.
 -Maledizione … che diavolo volete voi due?-
 -Mamma mia che accoglienza, bonzo. Sembra che tu sia ad un funerale …- Disse il rosso, ficcandosi una sigaretta in bocca.
 -Se fossi al tuo sarei al settimo cielo.- Ringhiò per tutta risposta Scrooge, mentre alcune vene gli spuntavano in rilievo sulle tempie.
 -Avanti, Sanzo! È Natale! E a Natale non si parla di funerali!- Fece il ragazzino, facendo roteare la sua ghirlanda. Sanzo Ebenezer alzò la testa dai suoi libri, arrischiando un’occhiata ai due nuovi arrivati.
 -Ah no? E allora di che si parla a Natale? Sentiamo.- Disse l’uomo, con aria di sfida.
 -Di cose allegre, ovviamente!- Rispose il moro, sfoderando un sorriso a tutta faccia. -E di cibo!!!-
 -E di belle ragazze!- Aggiunse Gojyo, mentre il fumo della sigaretta appena accesa prendeva una forma di cuore (piccolo omaggio a Sanji di One Piece ^_^) -Insomma, di tutto ciò che può esserci di bello in una festa! E poi, Natale è Natale! È la festa più bella dell’anno!-
 -Amen!- Sorrise Hakkai, mentre Goku aveva ripreso a sventolare la sua ghirlanda, preda dello spirito natalizio.
 -Quindi Buon Natale a tutti! E che Dio vi benedica!!!-
 -Tsk!- Grugnì Sanzo, alzandosi finalmente dalla sedia. -Il Natale non è altro che una giornata come le altre. E tutti coloro che la pensano in maniera differente, dovrebbero essere messi in pentola, e cotti al forno assieme al loro tacchino, con un rametto di agrifoglio piantato nel cuore!!!-
 -Ma …. Ma Sanzo …- Mugolò Goku, delusione traspirante dal viso fanciullesco. Gojyo, da parte sua, tirò una boccata di fumo, per nulla impressionato dalle parole pesanti e blasfeme del contabile.
 -Mi verrebbe voglia di non chiedertelo, ma dato che io e la scimmia qui presente ci siamo fatti tutta la strada fin qua …-
 -Hey! A che hai dato della scimmia, scarafaggio al ragù?!- Ignorando l’intervento di Goku, punto nel vivo, il rosso continuò il suo discorso.
 -Dicevo, dato che ormai sono qui, che ne dici di venire, domani, a pranzo di Natale da noi? Io e la scimmiotta qui ci siamo dati parecchio da fare.-
 -No.- Una vena iniziò a fremere sotto la pelle della fronte del rosso.
 -Guarda che sei un ospite. Non devi pagare un centesimo.- Sanzo rimase per qualche istante in silenzio. Poi fissò dritto degli occhi il mezzo demone.
 -Ci saranno la frutta secca e i canditi?-
 -Sì!- Rispose subito Gojyo.
 -E il tacchino con la salsa?-
 -Ovvio!- I capelli rossi danzarono, mentre il mezzo demone annuiva. Sanzo incrociò le mani davanti a sé, mentre stringeva gli occhi in due fessure ametista.
 -Il pudding?-
 -Quella specie di budino inglese? C’è.- Di nuovo annuì il Kappa. I due si fissarono negli occhi in cagnesco per alcuni lunghi istanti, prima che Sanzo riprendesse quello che era diventato a tutti gli effetti una gara.
 -Biscotti allo zenzero?-
 -Per chi ci hai preso? Certo che ci sono! Le tradizioni vanno sempre rispettate.- Un altro round andato. E mentre le scintille sprizzavano dagli sguardi dei due uomini, Goku e Hakkai fecero un prudente passo indietro.
 -Panettone e spumante?-
 -Ma passi da una tradizione all’altra?!? Siamo in Inghilterra, non in Italia.- Sbottò Gojyo, mentre una vena gli spuntava sulla fronte. Il notaio rimase imperturbabile.
 -Ci sono?-
 -Sei un vero bastardo …- Sibilò il rossino, la sigaretta tra i denti ormai piegata in due.
 -Panettone e spumante ce l‘abbiamo!- Intervenne Goku, per poi farsi subito piccolo piccolo di fronte alle occhiate dei due contendenti che dicevano chiaro e tondo “questa è una sfida tra noi!”. Poi Sanzo spostò lo sguardo sul Kappa, facendo ufficialmente ripartire la sfida.
 -Gli okonomiyaki?-
 -Ti pare un cibo di Natale? E poi questo è pure giapponese! Lì lo festeggiano a malapena, il Natale!!!-
 -Gente intelligente.- Commentò Scrooge. -Allora? Ci sono o no gli okonomiyaki?-
 -Sì … oppure chi la sopporta la scimmia?-
 -Hey!- Ringhiò Goku, che venne però del tutto ignorato da Gojyo.
 -E ci sono pure ragazze, vino, idromele e sakè!!! Allora, vieni?- Sanzo se la prese con calma. Tirò fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca, se ne accese una, e ne tirò una lunga boccata. Poi, alla fine, rispose.
 -No.-
 -MALEDETTO!!! NON POTEVI DIRLO SUBITO, INVECE DI FARMI L’INTERROGATORIO CULINARIO!?!?!?-
-Guarda che l’ho fatto …- Fece il biondo. Gojyo emise un ruggito, e venne a stento trattenuto da un più che tempestivo Hakkai, mentre Goku si era messo a piagnucolare, ma sempre facendo volteggiare la sua ghirlanda.
 -Ma come! Sanzooooo …- Per tutta risposta, Scrooge riprese in mano la sua penna, e la intinse nel calamaio, decidendo di ignorare i suoi due scocciatori.
 Proprio allora la porta dello studio si aprì, facendo suonare la piccola campanella, e facendo entrare due uomini, entrambi benvestiti e muniti di una valigetta di pelle. Uno con lunghi capelli rossi e tre segni su una guancia, l’altro uno spilungone coi capelli corti ed un tatuaggio appena sopra il naso.(ma chi saranno mai eh?)
 -Clienti!- Un lieve ghigno si disegnò sul volto di Sanzo, mentre si alzava dalla scrivania per andare incontro ai due nuovi arrivati.
 Hakkai lasciò andare Gojyo e si rimise al suo posto di lavoro, dopo essersi assicurato che il rosso avesse recuperato un minimo di autocontrollo. Almeno quel tanto che bastava perché non si lanciasse contro il biondo, e ponesse fine alla propria vita, per mano dello stesso Scrooge, e della sua fedele S&W, nascosta nella manica della giacca.
 Sanzo. Intanto, era entrato in “modalità affari”, ed aveva fatto accomodare i due nuovi arrivati. Questo, ovviamente, solo dopo aver minacciato Goku di impiccarlo con la sua stessa ghirlanda, se non avesse smesso di fare casino.
 -Bene bene. E voi siete i signori …- Fece il biondo prendendo posto alla scrivania.
 -Kougaiji- Rispose brevemente il rosso. Poi indicò il suo compare. - Lui invece è Dokugakuji.-
 -Salve!- Salutò questi, con un tono anche troppo gioviale per i gusti di Ebenezer.
 -Molto bene. E ditemi. Cosa può fare per voi la “Scrooge&Marley”? Posso offrirvi ottimi affari, anche in vista delle feste …-
 -Ma guarda te che stronzo … dice di odiare il Natale, poi ecco che te lo propina alla prima occasione …- Sibilò Gojyo, venuzza sulla tempia e irritazione che lo avvolgeva come un’aura malefica.
 -Quando si tratta di affari, per il signor Scrooge tutto è lecito…- Fece Cracit, per nulla stupito.
 -Non siamo qui per affari, signor Scrooge.- Iniziò calmo Kougaiji. Un’ombra passò sul viso di Sanzo. La conversazione non stava prendendo la piega che sperava. Dokugakuji prese alcuni fogli dalla valigetta di pelle, e li mise sulla scrivania.
 -Come ben sa.- Continuò Kougaiji. -Ogni anno, sotto le feste di Natale, tutti i commercianti e gli imprenditori della città fanno una colletta, e la versano in beneficenza all’orfanotrofio e il ricovero dei senzatetto.- Il sopracciglio di Sanzo fece uno scatto sinistro. Adesso la direzione che aveva preso il discorso non gli piaceva. E no, non gli piaceva proprio …
 -E, nel nostro giro, siamo passati anche da voi …- Concluse Dokugakuji. Il biondo fissò con sguardo indecifrabile le carte, che altro non erano che documenti di bonifico per beneficenza.
 -L’orfanotrofio e il ricovero sono in condizioni penose. La neve di questo inverno sta per far crollare il tetto … con le donazioni di quest’anno speriamo di avviare i lavori di ristrutturazione …- Fece Kougaiji, mentre compilava le parti più burocratiche dei documenti. Poi li passò a Sanzo. -Ecco a lei. Una firma qui, e su questa riga l’importo della donazione che intende fare …-
 -No.- Sibilò Ebenezer. I due uomini rimasero per un momento in silenzio.
 -Intende forse restare anonimo?- Domandò Dokugakuji.
 -Intendo dire che non voglio dare nulla. Niente. Non una sola moneta.- Ci fu un altro momento di silenzio, carico di tensione.
 -Lo sa, signor Scrooge?- Disse Kougaiji, evitando per poco di alzare la voce. -Tutti i negozianti della città hanno contribuito, anche quelli a cui gli affari vanno male. Tutti hanno dato quel che potevano! E lei, che ha l’attività più fiorente della zona, non vuole dare neanche una moneta?!- Kougaiji si era alzato dalla sedia, e non si preoccupava minimamente di nascondere la propria rabbia. Sanzo, da parte sua, reggeva lo sguardo del rosso, senza battere ciglio.
 -Il denaro che guadagno è mio, e decido io che farmene!- Ruggì, ostentando una furia pari a quella di Kougaiji. -Ho lavorato sodo per guadagnarlo, e non intendo versarlo ad una causa persa come la beneficenza.-
 -Causa persa?! Causa persa!? E secondo lei dare un tetto a persone meno fortunate di noi sarebbe una causa persa?!- Esplose Kougaiji, il volto ormai rosso quanto i capelli.
 -La fortuna ce la costruiamo da soli!- Ribattè Ebenezer. -Se quella gente non è stata in grado di costruirsene una, che se ne stia al freddo, senza scocciare quelli che si danno da fare!-
 -Ma la maggior parte di quei disgraziati è composta da bambini! E non supereranno l’inverno, senza aiuto! Moriranno di freddo!-
 -E che muoiano, allora! Così si risolve il problema della sovrappopolazione!- Il silenzio era tornato a scendere sull’ufficio, freddo come la temperatura glaciale che vi regnava. L’ultima esclamazione di Sanzo, poi, pareva aver abbassato ulteriormente il termometro di parecchi gradi.
 Kougaiji si alzò in piedi, ogni traccia di aggressività scomparsa. Ciocche di capelli rossi ne nascondevano lo sguardo ai presenti.
 -Andiamo via, Dokugakuji.-
 -Cosa? Ma …- Ogni protesta morì sul nascere, quando il demone dai capelli corti incontrò gli occhi del suo compare. Nessuna replica era ammessa.
 -Non si può ottenere nulla da uno che parla in questo modo. Né a Natale, né in qualunque altro giorno.- In silenzio, senza replicare, Dokugakuji raccolse tutti i fogli e chiuse la valigetta. Prima di andarsene, i due uomini salutarono mesti Hakkai, Goku e Gojyo, augurando loro buon Natale. Sulla soglia della porta, Kougaiji si voltò ancora una volta in direzione di Sanzo.
 -La ringrazio comunque del tempo che ci ha concesso. Ed anche se so che non le importa, le auguro un Buon Natale.-
 -Tsk!- Fu la sola risposta di Scrooge. E fu anche la sola parola che venne pronunciata, anche ben dopo che il suono della campanella attaccata alla porta aveva smesso di rimbombare nella stanza. Nessuno riusciva a trovare la forza parlare. Parole troppo dure, per quel periodo di letizia, erano state pronunciate. Parole che neppure nei giorni più neri sarebbero state giustificate.
 Clik! Click!
Il ritmico rumore dell’accendino di Gojyo ruppe il silenzio, mentre il mezzo demone si accendeva una sigaretta. Il fumo azzurrognolo si levò verso l’altro, unica cosa leggera nell’aria di quella stanza.
 -Certo che ci sei proprio attaccato alla fama di tirchio bastardo …- Sibilò Gojyo, dopo aver consumato, con una sola aspirata, mezza sigaretta. La nicotina in circolo unica cosa a dargli il coraggio di parlare. Sanzo alzò appena le iridi violette sul rosso senza ribattere. Poi si rimise al lavoro sui suoi libri, come se nulla fosse.
 La mancanza di aggressività di Ebenezer spinse anche Goku ad aprire bocca.
 -Com’è triste … tutti quei poveri bambini … e quelle persone … senza un tetto proprio a Natale …- Gojyo posò una mano sulla spalla del ragazzino, offrendo un sorriso di conforto.
 -Già … queste cose ti fanno sentire in colpa a festeggiare …-
 -E allora fate come me e non festeggiatelo!- Ringhiò Sanzo, beccandosi un’occhiata al vetriolo da parte del rosso, che continuò comunque il suo discorso.
-Ma non devi preoccuparti, sono sicuro che Kougaiji e Dokugakuji riusciranno a trovare i fondi per far passare loro almeno un Natale dignitoso. Di certo non con l‘aiuto di un pelato di mia
conoscenza …- Uno sparo eccheggiò nella stanza, molto vicino alla testa di Gojyo. Scrooge si era alzato dalla sua vecchia e malandata poltrona, e teneva in pugno la sua S&W, ancora fumante.
 -Io. Non. Ho. Problemi. Di. Calvizie. Chiaro?-
 -Tocchiamo un nervo scoperto, eh?- Continuò a fomentare il kappa. Sanzo probabilmente avrebbe aggiustato il tiro, se in quel momento non fosse entrata un’altra persona nella bottega.
 -HEEEEILA’!!!!!!- Cinguettò estasiata una ragazzina entrando. I capelli mossi le ricadevano disordinatamente su un viso che ricordava teneramente un gattino, anche per via dei segni sulla guancia. Non di molto più giovane di Goku, indossava un paio di strani pantaloni con una gamba tagliata corta ed una lasciata lunga, ed un sorriso vivace sulle labbra. In mano teneva un tamburello con sonaglini, che ad ogni movimento tintinnavano allegri.
 -E questa da dove esce?- Borbottò Gojyo, più che un poco allibito dall‘apparizione..
 -Non lo so, ma basta che non mi scocci …- Fece Sanzo, rinfoderando la pistola, ma tenendosi pronto ad usarla.
 La ragazzina battè sul tamburello un paio di volte, prima di iniziare a parlare.
 -Signori e signore!-
 -Qua siamo solo uomini …- Precisò Hakkai, ma lei lo ignorò, e batté di nuovo il tamburello.
 -Signori e signori!!! Avete qui l’onore di ascoltare le lodi di Natale della fantastica Lirin!!!-
 -Ne facciamo a meno, grazie.- Rispose gelido Sanzo. Ma anche lui venne ignorato. Ed il tamburello riprese a suonare.
 -Cos’è il Natale senza i canti di Natale? NATALE VUOLE LE CANZONI, YEEEEH!!!-
 -Ma questa è pazza …- Commentò Goku. Hakkai cercò di mettere una buona parola.
 -Ma no … è solo … come dire … “originale”, ecco …-
 -TUTTI INSIEME!!!- Tuonò la nuova arrivata, iniziando a cantare un allegro, ma poco intonato “Jingle Bells”, a cui presto si unì anche Goku, che sventolava la sua ghirlanda allo stesso modo in cui Lirin sventolava il suo tamburello.
 -Ma non era la scimmia che diceva che stà qua è pazza???- Fece Gojyo, gocciolona sul capo e sigaretta penzolante dalla bocca. Hakkai, gocciolone gemello sulla nuca, sforzava un sorriso comprensivo, mentre Goku e Lirin avevano peso ad andare a tempo, improvvisando un autentico balletto.
 -Bhe, però ha un certo ritmo, bisogna ammetterlo …-
 CLICK!
Il famigliare rumore di pistola pronta a sparare fece voltare i due uomini, mentre i ragazzini continuavano a danzare e cantare. Terribile come un demone nato dalle buie lande della fantasia e delle leggende popolari, Sanzo si era alzato in piedi. Sul viso ogni vaso sanguigno in rilievo sulla pelle era reso più marcato dal forte gioco di ombre creato dalla debole luce di una lampada ad olio. Il buio stesso sembrava prendere vita dalla sua figura.
 In un secondo, Hakkai e Gojyo si erano volatilizzati dalla traiettoria della S&W, mentre Goku e Lirin finivano le ultime strofe della canzone.
 -Mi sa che non gli è piaciuto molto …- Commentò Hakkai. Gojyo gli lanciò un’occhiata raggelante.
 -Ma no? Davvero? Ma se a Riccioli D’Oro qui piace da morire il Natale …- Un proiettile sferzò l’aria e tagliò alcuni capelli rossi del mezzo demone. -GUARDA CHE ERO SARCASTICO!!!- Intanto, Goku e Lirin avevano terminato la canzone, e ghirlanda e tamburello in mano, urlavano al mondo gli auguri.
 -E UN BUON NATALE A TUTTI!!!- Conclusero i due cantanti improvvisati, del tutto ignari degli attentati omicidi avvenuti durante il breve spettacolino.
 -E adesso … per completare lo specialissimo e beneaugurante spettacolo della Magica Lirin, una moneta di ringraziamento!!!- Cinguettò la ragazza, tendendo il suo berretto a Sanzo, evidentemente in attesa di denaro. Ci fu un momento di silenzio. Scrooge prese una lunga boccata di fumo. Poi fissò la ragazzina con gelide iridi violette.
 -Sei entrata qua dentro come un uragano. Hai interrotto il mio lavoro. Mi hai fatto perdere tempo prezioso. Hai fatto nascere in me il desiderio di perdere per sempre il senso dell’udito. E ora vuoi i soldi che mi guadagno con fatica e dedizione al lavoro?- Il sorriso si gelò sul volto della piccola. Ma questo non la fermò.
 -Ehm … vanno bene anche banconote?-
 I pochi passanti che si trovarono dalle parti della “Scrooge&Marley”, ebbero un mezzo infarto, quando un razzo con sonagli schizzò fuori dalla vecchia porta, seguito da numerosi colpi di pistola e grida isteriche. Vene pulsanti su buona parte del volto, e ansimante per le grida, Ebenezer ebbe appena il tempo di voltarsi, che si trovò davanti Goku, che tentava di nascondersi dietro la sua ghirlanda.
 -… e felice anno nuovo?- Fuori dalla porta, Lirin, che si era appena ricomposta, e stava lanciando epiteti poco natalizi in direzione della “Scooge&Marley”, venne zittita da una ghirlanda in pieno volto.
 Ora nello studio era tornato il silenzio. Solo l’ansimare furioso di Sanzo Ebenzer riempiva la stanza. Almeno fino a quando la vecchia pendola a muro non segnò l’ora, e Gojyo trovò un minimo di coraggio per parlare.
 -Già ora? Dobbiamo andare a finire le compere …- Goku parve illuminarsi.
 -Vero! Ci mancano ancora i regali!!!-
 -Mica possiamo deludere le fanciulle, no?- Ridacchiò il kappa, per poi rivolgersi a Scrooge. -Allora …- Le iridi ametista si fissarono, mortali, sul rosso, che deglutì appena. -Verrai domani, al pranzo? Ci sarebbero delle persone da presentarti …-
 -Mi sembra di averti già risposto. La mia risposta è No.-
 -Lo sai che ci farebbe molto piacere … davvero …- Ammise Gojyo, grattandosi il capo, nervoso dalla sincerità delle sue stesse parole.
 -E dai, Sanzo …- Pregò Goku. Ma nulla valsero le suppliche e le richieste provenienti dal profondo del cuore. Ebenezer fu irremovibile, troppo testardo nella sua lotta personale con il mondo e il giorno più sacro dell’anno.
 -Siete sordi o cosa?! Non mi interessa la vostra stupida festa!!! Né lo spumante, né il budino, il tacchino e tutta quell’altra roba!!!-
 -Ma Sanzo … cosa farai a Natale?- Domandò Goku, i grandi occhi dorati supplichevoli e speranzosi.
 -Nulla. Natale è un giorno dell’anno come un altro. Lavorerò fino all’ora di chiusura, e poi me ne andrò a casa, cenerò e me ne andrò a letto. Nulla di diverso da ogni giorno.- Ringhiò il biondo, ignorando l’espressione delusa che si andava formando sul volto dello scimmiotto. -Voi festeggiate a modo vostro. Io farò a modo mio.- E così dicendo, Sanzo si sedette alla sua scrivania, tuffandosi nei suoi libri contabili. Almeno per lui, la conversazione era chiusa. E per marcare la chiusura della questione, tirò fuori penna e inchiostro, e si mise a scrivere. Goku fece per aprire bocca un’ultima volta, ma Gojyo lo fermò con una mano sulla spalla.
 -Andiamocene.-
 -Ma Gojyo …- Tentò debolmente di protestare il ragazzo più giovane, ma il rosso lo interruppe.
 -A quanto pare il Signor Scrooge non ha intenzione di venire.- Gli occhi carmini passarono sul biondo, gelidi di rabbia, ma soprattutto di una delusione mal trattenuta. -Lascia che se ne resti coi suoi pulciosi libri a trovare il modo di fare altri soldi.- L’amarezza era palpabile nel tono del kappa, mentre prendeva la direzione della porta. Goku fece un timido saluto a Hakkai, che rispose con un sorriso di conforto, per poi seguirlo. Ma sul ciglio della porta, Gojyo prese tra le labbra una nuova sigaretta, e dopo averla accesa, aggiunse.
 -Se cambi idea, comunque, la porta è aperta. Al contrario di qualcuno di nostra conoscenza, siamo sempre disposti al perdono. Verso tutti.- Sanzo non alzò gli occhi dai fogli. Ma la stretta sulla penna si fece più forte, e per alcuni lunghi istanti, anche dopo che il suono della campanella della porta era cessato, e dei due ragazzi non v‘era più traccia, nessuna cifra venne scritta.
 Ma anche quando Ebenezer riprese a scrivere, la sua attività durò poco. Stavolta, ad interromperlo, il suo fedele collaboratore. Un paio di colpi di tosse, giusto per costringere il biondo a notarlo, prima di parlare.
 -Se permette, signor Sanzo …- Fece Hakkai, calmo, nonostante l’espressione greve del volto.
 -No, non permetto!- Rispose subito Scrooge, ma Cracit lo ignorò.
 - … Credo che il suo comportamento sia a dir poco irrispettoso. I signori Sha Gojyo e Son Goku l’hanno invitata ad una festa molto importante, alla quale sembravano tenere molto. È stato davvero poco educato rifiutare in quel modo.-
 -Siamo in un Paese libero, se non sbaglio. Quindi, sono un uomo libero, anche di decidere se festeggiare o meno il Natale. E io ho deciso che non festeggio un bel niente.- Ringhiò Ebenezer, stufo della questione, e deciso a non tornare sui suoi passi. Hakkai emise un sospiro. non che sperasse davvero che la sua ramanzina avesse qualche effetto. Tuttavia …
 -In tal caso.- Il sorriso del suo dipendente fece rizzare i capelli sul collo di Sanzo. -In quanto questo è un paese libero, io, in come uomo libero, sono libero di festeggiare questo Santo giorno, passandolo con la mia famiglia, invece che inutilmente al lavoro, dato che nessun cliente verrà.-
 -Vuoi dire che … vuoi il giorno libero?- Per forse la prima volta da quando era stato assunto, Cracit ebbe la soddisfazione di vedere la sorpresa nel viso del suo capo.
 -Esattamente.-
 -Sei anche libero di cercarti un nuovo lavoro, sai?- Ringhiò Scrooge, indispettito che il suo collaboratore avesse trovato, e non per la prima volta, il modo di rivolgergli contro le sue stesse parole. Se non fosse stato un uomo troppo giusto e per bene, Hakkai sarebbe stato un affarista anche migliore di Sanzo.
 -Ma hai centrato il punto. Se tutti sono presi dalla festa come quei due scocciatori, tenere aperto sarebbe solo uno spreco di carbone e olio per le lampade. E sia.- Sbuffò il biondo, rassegnato a quella che considerava una pazzia del mondo. -Domani resteremo chiusi.- Hakkai concesse un sorriso grato.
 -Grazie mille, Signore. Lo spirito del Natale, come vede, in fondo ha effetto anche su di voi …-
 -Un’altra parola e ritiro tutto.- Sibilò Ebenezer, venuzze in espansione sulla tempia. -E ora al lavoro. Se domani si sta chiusi, dobbiamo darci dentro adesso.- E sbuffando qualche bestemmia a bassa voce, il biondo tornò ai suoi libri, imitato dal suo collaboratore.

-Fine Capitolo 1-
  
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