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Autore: Yuuki_Shinsengumi    27/11/2010    3 recensioni
[Hakuouki Shinsengumi Kitan]
Sapeva che sarebbe accaduto in quel posto, lo aveva visto.
Ed aveva deciso che avrebbe fatto di tutto per salvargli la vita.
Sapeva che suo fratello lo avrebbe raggiunto: aveva ricevuto l'ordine di uccidere tutti i Rasetsu di quel pazzo di Koudou-san.
E lei aveva deciso di seguirlo.
Si erano separati solo per far sì che lei rimanesse al di fuori dello scontro, seduta sul ramo più alto dell'albero più alto, sotto cui sapeva che si sarebbe conclusa la vita di Harada.
Ma lei era intenzionata a cambiarne il destino.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Anche gli Oni hanno sentimenti umani 2
  • Gin ...

La voce profonda di Amagiri la svegliò bruscamente, costringendola a sollevare di scatto la testa dal petto di Harada, su cui si era accasciata durante la veglia notturna.

  • Non volevo spaventarti. - le disse, carezzandole la testa. - Vai a riposarti, rimango io con lui.

La giovane lo guardò indecisa sul daffarsi. Non che non si fidasse del gigante che nel frattempo le si era seduto affianco. La verità era che voleva godere fino a che le fosse stato possibile della compagnia di Harada, compagnia che non appena il soggetto in questione si fosse svegliato, le sarebbe stata negata.

  • Sono tre notti che non dormi nella tua stanza. Tre notti e tre giorni in cui non ti sei mai staccata dal suo capezzale. Kyo è seriamente preoccupato per te. - le disse, osservandola mentre non toglieva gli occhi dall'uomo.

La ragazza sprofondò gli occhi grigi in quelli azzurri e perennemente seri di Amagiri, il quale si mostrava tenero solo con lei. L'aveva vista nascere e crescere, trasformarsi in una giovane donna, innamorarsi e trasformarsi in una bambola inespressiva la cui unica ragione di esistere era salvare la vita a quel testone umano sdraiato dinanzi a loro.

  • [Amagiri... se...]

  • Se dovesse avere una crisi ti chiamerò, sta' tranquilla – la interruppe, sorridendole in un ghigno quasi sinistro, tanto poco era avvezzo al sorriso, sebbene gli occhi rivelassero un affetto sincero per la giovane.

  • [Grazie...] - fu la replica di Gin che, stancamente, abbandonò la posizione assunta per recarsi nelle proprie stanze.

  • Occhi d'argento *... - la richiamò il gigante, costringendola a voltarsi verso di lui, sul volto un'espressione che lo invitava a continuare.

  • Finora non ho detto niente a Kyo circa il fatto che in questi giorni hai più volte nutrito l'uomo con il tuo sangue... Sei debolissima e fatichi a stare in piedi. Spero tu non mi costringa a fare diversamente

  • [Ho capito...] - fu la risposta laconica di Gin che tornò sui propri passi, uscendo dalla stanza.

Quando si fu chiusa lo shoji alle spalle, si concesse il lusso di poggiarsi ad esso: la testa le vorticava ed il pavimento sembrava spalancarsi sotto i suoi piedi.

Amagiri aveva ragione, aveva preteso troppo dal suo corpo, ma quella era l'unica cosa per cui aveva ancora una qualche utilità.

Riprese il cammino verso la propria stanza, sorridendo al pensiero di come si era scoperta addormentata al momento del risveglio, la sensazione della pelle calda dell'uomo sotto le proprie mani e la guancia sinistra, il volto girato in direzione di quello di Harada.

Un pensiero fastidioso e doloroso ne mutò l'espressione serena in una intrisa di tristezza, mentre la consapevolezza che stava approfittando di un momento che le avrebbe lasciato solo dei ricordi da custodire con gioia la gettava nella disperazione più profonda.

Un paio di occhi viola, intanto, ne scrutavano il volto con preoccupazione.

Ti spezzerai sorellina...

***

Stava spazzando via le foglie dal giardino quando la visione le fece perdere ogni contatto con la realtà. La scopa rudimentale le cadde di mano, mentre gli occhi si facevano fissi, senza vedere niente di ciò che la circondava. Fu un attimo, improvvisa, come era arrivata, la visione si dissolse, lasciandola frastornata.

Si voltò verso la struttura in cui Harada stava riprendendosi lentamente dalle ferite, chiedendosi come agire. Si fosse trattato di qualcuno di diverso, di un umano qualunque, avrebbe lasciato correre senza indugio. Ma quel ragazzo era uno Shinsengumi, un amico di Harada. Un umano che non le avrebbe mai fatto quello che le avevano fatto i suoi simili. Insomma, aveva difeso quella ragazza del loro clan, quella Chizuru, in più di un'occasione. E l'aveva sempre rispettata.

Sentiva di dovergli qualcosa. E di doverlo anche a Harada.

Scosse il capo, inquieta, chinandosi poi a raccogliere la scopa per riprendere il lavoro interrotto a causa dell'ennesima visione di morte.

E decise.

Avrebbe aspettato la reazione di Harada al suo risveglio, solo allora avrebbe stabilito come agire.

***

  • Non puoi chiedermi di reggerti il gioco fino a questo punto

  • Mi rifiuto, Gin. Non posso vederti...

  • Dannazione, sei mia...

  • Ho capito, manterrò il segreto ma se...

  • No. Se dovessi...

  • No, a quel punto interverrò. O accetti questo ultimatum oppure gli dirò la verità.

  • Bene.

Harada sentì quel discorso molto ovattato, come se fosse lontanissimo, ma questo non gli impedì di chiedersi con chi parlasse Shiranui, dal momento che non sentiva la voce del suo interlocutore.

Pochi istanti dopo, un lieve raggio si luce filtrò attraverso lo shoji, da cui entrarono Shiranui ed un ragazzino sui diciassette anni la cui somiglianza con l' Oni che lo accompagnava aveva dell'incredibile, sebbene la fisicità dei due fosse diversa, innegabilmente: Kyo era alto e dalla muscolatura scattante, l'alto era esile; il primo aveva lineamenti affilati, l'altro aveva un volto delicato, quasi effeminato, sebbene i tratti ne palesassero la parentela con l'uomo più maturo; i capelli di entrambi erano lunghi, scuri, folti e lucenti, della stessa esatta tonalità. La cosa che li differenziava, in maniera eclatante, era il diverso colore degli occhi: viola quelli dell'uomo, grigio argento quelli del ragazzino.

Harada era pronto a scommettere che il ragazzino fosse quel Gin* con cui Shiranui parlava fino a pochi attimi prima.

  • Bene! Vedo che ti sei svegliato! - gli si rivolse Shiranui.

  • Già... - rispose Harada debolmente

  • Dove mi trovo?

  • Sei presso il nostro quartier generale. A tal proposito devo chiederti di non girovagare, se non scortato da me o Gin, e di non uscire dal perimetro del tempio.

  • Bastardi. Mi avete salvato la vita solo per tenermi prigioniero ed usarmi come merce di scambio con lo Shinsengumi. - fu la risposta rabbiosa dell'uomo che, nel tentativo di sollevarsi, ricadde pesantemente al suolo.

Il ragazzino corse al suo fianco aiutandolo a mettersi seduto.

  • Grazie.

Un semplice gesto del capo fu la risposta che ottenne dal ragazzo.

  • Non sei prigioniero. Piuttosto ospite, direi. - riprese Shiranui.

  • Ospite?!

  • Certo. Adesso porta pazienza, Gin penserà a medicarti le ferite.

Harada riportò lo sguardo sul giovane seduto accanto a lui, notandone il tremito delle mani affusolate.

Sollevò quindi gli occhi sul suo volto, osservandolo mentre un lieve rossore gli coloriva le guance.

Resosi conto di avere imbarazzato, se non spaventato, il cucciolo di Oni, decise di riprendere il discorso con Shiranui.

  • Da quanto tempo sono qui?

  • Una settimana. Hai dormito per la maggior parte del tempo, ma questo ha fatto sì che ti riprendessi più rapidamente.

Nel frattempo Gin si trovava in estrema difficoltà: era vero che in quei giorni si era occupata lei di Harada, ma toccarlo mentre dormiva era una cosa... in quel momento, invece, l'uomo era sveglio e seminudo davanti a lei. E Gin sprofondava sempre più nell'imbarazzo e nel terrore: era Harada, ma rimaneva un uomo. Inoltre era attanagliata anche dall'ansia che scoprisse l'inganno atto a celare la sua natura femminile.

  • Chi mi ha rimesso in sesto?

  • Gin. Il suo potere curativo è grande. E' bastato solo un poco del suo sangue per garantirti la sopravvivenza.

Ci fu un attimo di silenzio, interrotto dal rumore della bacinella che, scivolando via dalle mani di Gin, cadeva a terra rovesciando tutto il contenuto, per poi rotolare fino ai piedi di Shiranui.

  • Sangue? - domandò Harada, portando lo sguardo su Gin, che intanto si era alzata, indietreggiando leggermente per allontanarsi da lui.

  • Sangue?! - ripeté Harada, urlando quasi, mentre la consapevolezza iniziava a farsi strada dentro di lui.

Abbassò gli occhi sulle proprie ferite, strappando le bende con forza, fino a mettere a nudo una striscia sottilissima e lievemente rosata laddove avrebbe dovuto esserci uno squarcio.

  • Cosa mi avete fatto? Mi avete trasformato in Rasetsu, vero? - urlò in preda ad una rabbia cieca, sollevandosi in piedi, il corpo pronto a scattare.

  • No... o meglio, sarebbe giusto definirti un Rasetsu perfetto, per quanto preferisca la definizione di Oni imperfetto.

  • Oni... imperfetto? - chiese allora con voce strozzata.

  • Certamente. Gli Oni sono tali solo per nascita. Tu lo sei diventato grazie al suo sangue che Gin ti ha fatto bere in punto di morte.

Lo scatto di Harada colse alla sprovvista entrambi i fratelli.

Gin si ritrovò spalle al muro, la mano destra di Harada stretta attorno al collo.

Kyo balzò in avanti pronto ad intervenire in difesa della sorella, ma fu prontamente bloccato proprio da questa con un cenno del capo.

  • Tu, piccolo stronzo. Mi hai trasformato, costringendomi a diventare un essere mostruoso, proprio come te.

L'uomo scrutava con odio il volto di Gin, la cui espressione non mutò di una virgola.

Solo gli occhi tradirono il turbamento provocato da quelle parole, perdendo la loro luminosità e lasciando leggere la sofferenza che cercava di nascondere dietro quella facciata di indifferenza.

Harada ebbe una sensazione di déjà vu: quegli occhi era certo di averli visti altrove ed improvvisamente gli si riaffacciò alla mente quella ragazzina che aveva salvato tempo prima dai Rasetsu.

Il volto della giovane andò a sovrapporsi a quello del ragazzo.

  • Ma che... - Harada non terminò la frase, liberando Gin dalla sua presa.

Non potevano essere la stessa persona: il sorriso solare della ragazzina cozzava con l'espressione tirata e sofferente del ragazzo, ma l'effetto di quella somiglianza su di lui funzionò da calmante.

  • Dannazione... dovevate lasciarmi morire. In questo modo non sarò più di nessun aiuto allo Shinsengumi. E, se ho ben capito, sarò condannato alla solitudine.

Gin lo osservò mentre si lasciava scivolare a terra, sprofondando la testa tra le braccia poggiate sui gomiti.

I due fratelli uscirono dalla stanza, dirigendosi in giardino, lontano da orecchie indiscrete.

  • Gin, sai di aver rischiato troppo?

  • [La sua rabbia è giustificata. Inizio a credere di aver peccato di egoismo.]

  • Non è così... e ciò che hai fatto per salvarlo ti ha indebolita molto... non ti sei ancora ripresa...

Non ottenendo risposta da parte di sua sorella Kyo le sollevò il volto per poterne scrutare gli occhi, arrivando a comprendere quale idea fosse maturata nella sua testa.

  • No, Gin... non puoi farlo. E' troppo pericoloso per te. Potresti...

  • [Morire?] - gli chiese dandogli le spalle.

  • [Sono morta quando quelli...] - la solita sensazione di orrore e disgusto la costrinse ad interrompere la frase.

  • Pagheranno per questo. Kazama e Amagiri sono sulle loro tracce e...

  • [Qualunque sia la loro sorte, non mi sarà restituito ciò che mi hanno preso] – lo interruppe bruscamente, tornando a guardarlo.

  • Sorellina...

  • [Ormai ho deciso. Ciò che mi è rimasto è la possibilità di fare uso del mio dono per salvare i soli esseri umani degni di stima e fiducia che io conosca]

  • Gin, se...

  • [Kyo, mi hanno privata della mia dignità, della facoltà di parlare, condannandomi a visioni di morte. Mi hanno sporcata in un modo che nessuno uomo sarebbe disposto ad accettare...]

  • Ma il tuo spirito...

  • [Fratello...] - riprese lei avvicinandosi a lui ed afferrandogli le mani – [Avrò sempre il rimpianto di ciò che sarebbe potuto essere e che non sarà. Forse avrei avuto una qualche possibilità con lui... forse avrebbe potuto amarmi... nonostante la mia natura mostruosa. Ma quello che mi è accaduto mi ha resa come un oggetto difettoso, uno scarto da accantonare. Per garantirmi un po' di felicità non mi resta che assicurarmi che sia felice almeno lui.]

  • Gin...

  • [Ho deciso, ormai.] - gli disse avviandosi verso la propria stanza – [Non lo lascerò solo: il prossimo sarà Okita Souji]


*Gin significa argento.

Sganciata la bomba, Yuuki se ne va ^__________^
   
 
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