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Autore: barbara_f    04/12/2010    11 recensioni
“Questo semestre l’argomento delle lezioni sarà la rappresentazione dell’amore nella letteratura”. Qualcuno accanto a me fece una smorfia disgustata …
“L’amore … l’amore si può leggere giusto nei libri” disse a bassa voce ma sufficientemente alta da farsi sentire ad almeno due file di distanza …
“Cos’hai contro l’amore?” mi sentivo stranamente offesa dal suo tono disgustato, non seppi fare a meno di controbattere.
“Una ragazzina che parla d’amore, un classico …” si stava rivolgendo a me, quello sconosciuto di cui non avevo ancora visto il volto stava parlando con me… mi voltai verso la fonte di quelle offese.
Due occhi verdi, intensi, felini mi guardarono sprezzanti. Ricambiai lo sguardo.
“Signori, potete renderci partecipi?” il prof. Meson interruppe la nostra conversazione.
Il ragazzo con gli occhi verdi e, ora lo vedevo meglio, con i capelli castano ramati, si alzò e con tranquillità rispose
“Dicevo soltanto che l’amore è qualcosa che si può trovare giusto nei libri… la signorina” disse indicandomi, “non è d’accordo …”.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
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Carissime, come vi avevo preannunciato ecco la seconda parte del capitolo 37, quella più forte e dura.
 

Se qualcuno particolarmente sensibile non se la sentisse di leggere... liberissimo di non farlo.
un bacio e buona lettura
ps aspetto commenti.

B.



cap 37  (seconda parte)

Passato

“Mia...mia madre si chiamava Elizabeth...ma tu lo sapevi” Bella annuì, cercavo di parlare ma la voce usciva impastata mentre la testa pulsava dolorosamente, ribellandosi alle mie intenzioni.

“Shh! Edward, non dirmi nulla, non ora, sei stanco, hai gli occhi rossi... domani, se ancora vorrai, mi racconterai tutto!” le sue mani tra i miei capelli iniziarono una intricata danza.

Cercai di lottare con tutto me stesso ma le palpebre, pesanti per la prolungata veglia, si chiusero inesorabilmente sul suo volto.

Non dormii molto, erano circa le sei quando mi svegliai. Bella continuava a dormire al mio fianco, il suo sonno agitato e denso di incubi.

La guardai per un lungo istante, era bellissima sempre, anche ora, con i capelli scompigliati e la fronte velata di sudore.

Continuava ad agitarsi, mi preoccupai per lei, chissà cosa sognava; in ogni caso questa cosa la stava facendo soffrire. Non volevo che soffrisse.

Mi alzai dal letto e mi avvicinai alla finestra, la tempesta era finita e un pallido sole sembrava voler comparire all’orizzonte, i boschi  coperti di neve creavano paesaggio da fiaba.


Era la vigilia di Capodanno.... Alice avrebbe voluto festeggiare...


Sorrisi tra me e me all’idea di Bella trascinata nel delirio organizzativo di mia sorella... per lei sarebbe stato divertente torturare un nuovo membro della famiglia visto che da noi non aveva più udienza.

Sentii Bella agitarsi e mugolare nel sonno. Mi avvicinai a lei con un sorriso, il suo corpo seminudo si mostrava a me morbido e lucente nella luce del primo mattino.  

Una fitta di eccitazione mi trafisse i lombi... con la mano sfiorai la curva delicata dei suoi fianchi... mi sentii impazzire di desiderio.

Bella parlò ed io gelai.

“...No, ti prego.... fa male... ti prego.... Edward!” quelle parole dense di angoscia erano rivolte a me... ritornai indietro con la mente a qualche ora prima... l’avevo forzata, avevo fatto sesso con lei senza rispetto per i suoi tempi...Bella si era data a me per la prima volta e, subito dopo si era trovata quasi violentata dalla stessa persona alla quale si era affidata...

Sono un mostro, pensai guardando il riflesso nello specchio di fronte a me.

“Edward ...piangi?” la sua voce era velata di sonno, e gli occhi socchiusi.

Stavo piangendo?

Non mi ero accorto delle lacrime che, lentamente, erano cadute dai miei occhi, svegliandola.

“Edward... amore...” ora la sua voce era più ferma, lo sguardo più chiaro, una mano cercava il mio volto asciugandolo. Mi scostai da lei.

“Ti ho fatto male...ti ho fatto male... proprio come lui! Sono un mostro... ti ho fatto male!!!” il tono della mia voce era alterato, non riuscivo a pensare ad altro che alla sua preghiera nel sonno.

Ero disgustato da me stesso, non volevo che il mio fetore la lambisse, non volevo che le mie dita le procurassero ancora dolore. Mi sedetti sul letto, la testa tra le mani...

...Bella, le avevo fatto del male, ancora una volta.

Proprio come lui, come lui, come lui...Oddio...sentivo i brividi percorrermi la schiena.

“Edward, cosa dici...calmati, cosa dici...amore...” la mia dolce Bella, la sua mano sui miei capelli, tra le mie dita... mi allontanai, non volevo che mi toccasse, non volevo farle del male... non volevo essere come lui... il suo viso si rattristò e mi sentii stringere il cuore... era meglio così, avevo superato il limite.

“Edward guardami... ti prego... guardami!” la sua voce si ruppe. Alzai gli occhi.

Il ricordo di mio padre penetrò in me dilaniandomi...

“Bella, ascoltami...io ho paura di farti del male, ho paura che quello che è successo stanotte si ripeta...” un rivolo di sudore scese sulla mia fronte, sentivo un male atroce pronunciando queste parole, la stavo allontanando da me, avevo l’anima lacerata come se mi stessi strappando un pezzo di cuore ma, lo facevo per lei, per la mia Isabella.

“Fa male!” disse scoppiando in lacrime piegandosi su se stessa.

 La guardai con l’animo gonfio di angoscia, i suoi occhi erano vitrei e fissi, non mi vedevano.

“Non farmi questo...ti prego... non andartene...mi fa male, troppo male!”  Balbettava, il volto sbiancato, un velo di sudore a ricoprirlo...

Feci un passo verso di lei, una mano tesa come ad accarezzarla, ma la fermai a mezz’aria. Arretrai fino a toccare il muro con le spalle poi, lentamente scivolai a terra.

“Mio padre picchiava mia madre... lo sapevi...” dissi più a me che a lei.

Si, lo sapeva, glie lo avevo detto, più o meno, ma mai in modo così diretto.

Sentii Bella trattenere il fiato poi percepii i suoi occhi su di me. erano pieni di una indicibile pena. No, non volevo suscitare la sua pena... non volevo mi guardasse così... con compassione.

Dovevo farmi coraggio, Bella doveva capire chi ero, da dove venivo, cosa avevo vissuto.
 
Doveva conoscermi, conoscermi veramente.

Doveva capire quanto potesse essere rischioso starmi vicino, cosa sarei potuto diventare.

Aveva il diritto di sapere e di scegliere... anche se la sua scelta l’avesse portata lontana da me, anche se avesse deciso di vivere la sua vita con una persona normale...

Era un gesto d’amore il mio, l’estremo, il più duro... permetterle  di scegliere. Bella tentò di avvicinarsi ma la bloccai con un gesto della mano...doveva stare lontana, la sua presenza confondeva i miei pensieri, rendeva il mio mondo più dolce... e io avevo bisogno di tutta la mia concentrazione per ricordare, per comunicare con le parole la mia profonda disperazione, il mio infinito dolore.

 
“La sentivo piangere e pregarlo di smettere... ogni sera, quando tornava da lavoro... Per ogni sciocchezza, per ogni piccolo errore, lui... la picchiava...” la mia voce era irriconoscibile persino alle mie orecchie.

Mi mancava il respiro mentre mettevo in subbuglio la mia mente e il mio cuore alla ricerca di ricordi tanto sapientemente nascosti...

Bella aveva smesso di piangere e si era trascinata verso di me.

“Tu non sei tuo padre Edward...”mi parve di sentirle dire, non ero più consapevole di nulla, la mia mente era persa nella nebbia dei ricordi...

“Lui si comportava con lei come ho fatto io con te stanotte...” ribattei sorpreso dalla mia stessa lucidità  “...e lei piangeva, – fa troppo male, non farmi male – diceva!” mi sentii la testa in fiamme al ricordo ma dovevo continuare, lei doveva sapere!
 
“Una sera ho sentito urlare molto forte, spaventato sono entrato nella loro stanza, mia madre aveva il vestito strappato e il viso coperto di sangue... mi sono accasciato allo stipite, non li riconoscevo, in quel momento non erano loro... poi ho di nuovo udito gemere mia madre e.. ho provato ad aiutarla ma ero piccolo... ero troppo piccolo!”

Mi misi la resta tra le mani cominciando a sbatterla contro il muro più forte, sempre più forte.

“Smettila Edward, fermati!!!” gridò con la voce densa di angoscia, le sue braccia si strinsero attorno alla mia testa bloccandola.

Non riuscivo più a focalizzare il suo viso così dolce.

Gli occhi erano annebbiati, non ero più nella stanza dove avevo condiviso ore di amore... Ero a Chicago.

 
 “Da quella sera mio padre cominciò a picchiare anche me...avevo solo cinque anni...!” scoppiai in lacrime. Un pianto disperato ma non liberatorio. Tra le lacrime la vidi, sconvolta dal mio comportamento.

...Doveva sapere.

“Era sempre ubriaco, forse drogato, continuava e ad infierire su di lei tutti i giorni, tutte le notti... indifferente alla mia presenza e alle sue preghiere! Nei suoi scatti di ira mi picchiava selvaggiamente. Non so come ho fatto a sopravvivere alle sue botte.” Mi sentii accarezzare, le sue dita erano fredde, fredde di paura, fredde di terrore.

..Doveva sapere.

 “ - Edward vai a giocare piccolo mio -  mi disse sembrando calma mentre lui la stava tirando per i capelli  –la mamma sta bene, va di là-  ...Ero impietrito, non riuscivo a muovermi. vedevo mia madre gemere sotto di lui, le sue grida smorzate dalla mano che le aveva messo sulla bocca... la stava violentando... di fronte a me!” mi sentivo la gola in fiamme, non riuscivo più a respirare... mi accasciai a terra,  forse svenni.

Non so quanto tempo passò... Sentii un liquido scendermi in gola, fresco, rigenerante... Bella stava spingendo dell’acqua nella mia bocca sorreggendomi la testa... ero totalmente incapace di avere qualsiasi reazione... volevo solo parlare, anche se questo mi stava distruggendo.

...Doveva sapere.

“Edward, calmati amore... ti prego, non fare così...” non l’ascoltai... continuai il mio racconto da dove l’avevo lasciato... la voce sempre più flebile, il corpo sempre più rigido.
Stavo morendo, la mia anima stava morendo.
 

“In lacrime provai a scappare, gli occhi di mia madre mi imploravano di andare, non voleva che assistessi allo scempio che mio padre stava facendo del suo corpo... lui mi schiaffeggiò urlandomi contro di non piangere poi mi prese per un braccio e mi legò alla sedia con la sua cinghia costringendomi ad assistere!!” sentii la mano di Bella cercare la mia, stavo soffocando sotto il peso della confessione, non riuscii ad avere nessuna reazione...

...Doveva sapere.

“...Mi disse che dovevo vedere come si comporta un vero uomo, che suo figlio doveva sapersi comportare con le donne... che per essere suo figlio dovevo imparare, dovevo essere spietato e duro...senza pietà... ma io...o..ddio... ero un bambino, solo un bambino...nessuno mi proteggeva, nessuno mi amava...” non riuscivo più nemmeno a piangere.

Nemmeno più quel momentaneo sollievo mi era concesso.

“Per fortuna che Alice non viveva con noi... lei non sarebbe sopravvissuta!” Sorrisi istintivamente ma i miei occhi erano fissi e vitrei.

In ginocchio sul pavimento della stanza, stavo consumando le ultime briciole del mio cuore.

Stavo affogando, affogando nel mio dolore, precipitando verso un luogo dove nulla di ciò che ero stato avrebbe avuto più senso.

“Affogare in un fiume, affogare in un fiume di lacrime,
Affogare in un fium,e mi sento come se stessi affogando, affogando in un fiume di lacrime.”*



Ora non sentivo più nulla, né Bella che mi abbracciava gridando il mio nome, né i suoi baci, né il mio cuore che batteva furiosamente al limite del collasso.

Nel mio limbo ero finalmente in pace.
 
 
 
River of Tears_ Eric Clapton*
 
E’ lontano tre miglia il fiume che vorrebbe portarmi via
E due miglia la strada polverosa dove ti ho vista oggi
E’ lontana quattro miglia la stanza solitaria dove nasconderò il mio viso
E’ lontano circa mezzo miglio il bar del centro dal quale mi sono allontanato con disonore
Signore, per quanto tempo dovrò continuare a correre
Sette ore, sette giorni o sette anni?
Tutto quello che so è che da quando te ne sei andata
Mi sento come se stessi annegando in un fiume
Annegando in un fiume di lacrime annegando in un fiume
Mi sento come se stessi annegando, annegando in un fiume
Fra tre giorni lascerò questo paese e sparirò senza lasciare traccia
A un anno da ora, forse sparito dove nessuno conosce la mia faccia
Spero di poterti abbracciare ancora una volta per diminuire il dolore
Ma il mio tempo sta per finire, devo andare devo correre via ancora
Sto ancora cercando di capire i miei pensieri
Un giorno troverò il senso della mia vita tornando indietro qui
Mi salverai dall’affogare,

Affogare in un fiume affogare in un fiume di lacrime,
Affogare in un fiume mi sento come se stessi affogando, affogando in un fiume
Signore, quanto tempo andrà avanti tutto questo?
Affogando in un fiume affogando in un fiume di lacrime.

 
 
It's three miles to the river That would carry me away,
And two miles to the dusty street That I saw you on today.
It's four miles to my lonely room Where I will hide my face,
And about half a mile to the downtown bar That I ran from in disgrace.
Lord, how long have I got to keep on running,  Seven hours, seven days or seven years?
All I know is, since you've been gone I feel like I'm drowning in a river,
Drowning in a river of tears. Drowning in a river.
Feel like I'm drowning, Drowning in a river.
In three more days, I'll leave this town And disappear without a trace.
A year from now, maybe settle down Where no one knows my face.
I wish that I could hold you One more time to ease the pain,
But my time's run out and I got to go, Got to run away again.
Still I catch myself thinking, One day I'll find my way back here.
You'll save me from drowning,
Drowning in a river, Drowning in a river of tears.
Drowning in a river.
Feels like I'm drowning, Drowning in the river.
Lord, how long must this go on?

Drowning in a river, Drowning in a river of tears.

   
 
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