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Autore: Xay    22/12/2010    2 recensioni
Una raccolta, tratti di storie appena accennate, squarci e quant'altro riguardante principalmente le prime due trilogie de "Il Mondo Emerso", visto che la terza non è ancora completa.
Dalla prima One-Shot: " Vi narrerò, o miei amati, – cantava con l’abilità e l’affabilità di un cantastorie la sua testa, a gran voce – la storia di una regale, la Regina Sulana della Terra del Sole, salita al trono ancor prima di essere in età da marito, ma in seguito consumata e divorata dall’odio e da una vita che l’ha spolpata fino all'osso. "
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Illa puella

                                                               [lezioni di volo, Nihal della Terra Del Vento, le cronache del Mondo Emerso] 
S
apeva che lui non sarebbe tornato. L’aveva visto morire, dopotutto, ma non riusciva a rassegnarsi, non avrebbe mai abbassato la cresta, e nessuno sarebbe riuscito a tagliargliela.
Neanche quella ragazza.
Perché continuava ad insistere? Perché faceva tutti quegli sforzi inutili per farsi accettare?
Non lo capiva, non voleva più capire niente. Aveva solo voglia di lasciarsi andare alla vita e seguire il suo compagno, come sentiva di fare, uccidendo tutti quelli che avrebbero voluto impedirglielo, sempre se qualcuno avesse avuto il coraggio di farlo.
Solo quella ragazzetta gli sbarrava la strada.
Lui, dal suo conto, sentiva già esaurire la sua scorta di pazienza, che tra l’altro non era mai esistita.
La allontanava, ma lei non mollava e tentava ancora di avvicinarsi, l’aveva fatto infinite volte.
Minacciava chiunque, ma solo lei sembrava non essere impaurita. Non lo era mai stata, impaurita.
Tutti scappavano incontrando il suo sguardo di braci ardenti, solo lei lo sosteneva audacemente, con il suo, viola.
L’aveva quasi uccisa, una volta, c’era andato vicinissimo, ma aveva fallito, per colpa di quello stupido gnomo.
Il tempo passava, lasciandolo del tutto insofferente: il dì la ragazzetta gli parlava, parlava di tutto, ma dopo quel giorno in cui l’aveva quasi uccisa manteneva le distanze; la notte, in sogno, il suo compagno, il suo unico alleato, lo pregava di andargli incontro, e la sua immagine, stampata indelebilmente sotto le palpebre, gli sorrideva, incoraggiandolo, invogliandolo per quella strada che aveva intrapreso. Doveva continuare ad imporsi, doveva farlo per lui. Per il loro patto.
E poi c’erano quelle catene, il dolore, un dolore che da un paio di giorni non voleva ammettere gli pesasse più del lecito.
Decise di ribellarsi e, quando lo trascinarono al solito posto, fece di tutto per impedire ad altri di decidere dove lui dovesse andare, ma il dolore era diventato insopportabile.
Solo allora si accorse della ragazza che, con il petto gonfio d’orgoglio e lo sguardo fiero, avanzava a passo sostenuto verso di loro.
<< Ehi, voi! >> la sua voce era squillante, ancora infantile, ma al contempo trasudava rispettabilità. << D’ora in poi non voglio più vedere quelle catene! >> La reazione dei due fu irrispettosa.
La cosa lo irritò ugualmente: non voleva essere protetto da una ragazzetta. Lui si era sempre difeso da solo. Tuttavia era troppo preso dal dolore per curarsene.
La conversazione seguì per un po’, ma lui non stava più molto attento, era intento ad ispezionarsi la ferita. Uno l’apostrofò e mise in discussione la sua parola, lei provò ancora una volta ad avvisarli, ma di
nuovo nessuno dei due intendeva portare lei il rispetto preteso.
Fu un attimo, sguainò la spada e li minacciò, sta volta non un obbiezione si mosse contro la ragazza, anzi, i due annuirono e andarono via con passo concitato.
Lei si voltò e lo guardò mentre lui riversava ogni sua attenzione alla ferita, provò ad avvicinarsi, lui fu più veloce, si scansò e l’avvisò sbuffando vistosamente.
La ragazza non sembrò preoccuparsene, questo lo fece adirare ancora di più, era già pronto ad ucciderla, sta volta ci sarebbe riuscito, ma si fermò, spiazzato da un fendente, che tagliò l’aria appena sotto di lui.
La catena era andata in pezzi e ora lei era stata veloce più di lui, chinandosi sulla ferita.
Si sarebbe voluto spostare, e l’avrebbe anche fatto se solo la sua ferita ora non fosse avvolta da un tepore che gli regalava  quel sollievo desiderato da tempo.
Curioso, chinò il capo e notò la ragazzetta completamente dedita alla sua ferita purulenta. La fonte del calore erano le sue mani piccole e affusolate, protese verso di lui.
Di nuovo s’irritò, in quel momento trovò la forza di allontanarsi e lo fece, ma come nulla fosse lei si avvicinò e ricominciò a curarlo.
Rimase per del tempo a fissarla, a fissare la sue mani, a valutare l’affetto che lei potesse ipoteticamente provare nei suoi confronti, e si stupì nel capire che non era una bugia quello che lei diceva. Loro due
erano uguali.
Infelicità, confusione, tanta sofferenza…
La ragazzina accennò un sorriso nel notare che la ferita non era più infetta e si deterse la fronte con il dorso della mano, accasciandosi al suo fianco, come se si fidasse ciecamente di lui.
Continuò ad osservarla, l’irritazione lasciò spazio alla curiosità e, anche se non l’avrebbe mai creduto, alla gratitudine.
<< Mi devi la libertà, Oarf. Da oggi vedi di fare il buono. >> biascicò la ragazza, mentre si alzava in piedi e puntava il suo sguardo viola dritto in quello di lui.
Per la prima volta fu accondiscendente e tornò nel suo giaciglio senza forzate.
La sera si ritrovò a pensare intensamente quella ragazza, mentre l’immagine di Dhuval si disperdeva.
Soffocò un ruggito. Non voleva dimenticarlo, ma era grato alla ragazza. Tra l’altro erano dannatamente simili, e forse provare non gli sarebbe costato niente.
Lanciò un occhiata veloce alla zampa quasi del tutto guarita e poi si accucciò contro la paglia, calando le palpebre verdi e squamose per dare riposo al suo sguardo di fuoco.
Per la prima volta, quella notte, Oarf non sognò Dhuval.

Valentina'Space...
Non sono morta e non sono un miraggio ;D, spero vi piaccia, bacio.
Ido: certo, ti concentri anche su un drago, ed io???
io: sarai il prossimo, prometto, mio macho *o*
Ido: per sta volta posso anche perdonarti ù___ù

  
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