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Autore: Roxe    18/01/2011    6 recensioni
Il dottore cercò di sostenere quello sguardo più a lungo possibile, rinunciando a chiedersi il perché di quella sfida non verbale, finchè non perse la battaglia ed abbassò gli occhi sulla sua tazza di tè, portandola alla bocca e sorseggiandone qualche goccia, nell’inutile tentativo di sembrare distratto.
- Vuoi sposarmi, John?

[ Pairing: Sherlock/John ] [ Pre-slash, Azione ]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers: I personaggi da me trattati appartengono in primis a Sir Arthur Conan Doyle, che ha avuto la grazia d'inventarli alla fine del 1800, in secundis alla BBC ed ai suoi ottimi sceneggiatori che hanno deciso di riadattare l’originale in chiave moderna, in terzis (non so e se esiste) agli attori Benedict Cumberbatch e Martin Freeman, che hanno dato loro le fattezze e l’interpretazione che mi hanno ispirato questa storia.

 

 

 Deduction II

 

 

- Piove.

In piedi accanto al taxi che li aveva appena condotti alla centrale di New Scotland Yard, Sherlock Holmes osservava la pioggia venirgli incontro con la testa rovesciata all’indietro, fissando un punto indefinibile sopra le nuvole, completamente incurante delle copiose gocce d’acqua che si depositavano sul cappotto nero e tra le ciocche di capelli, scorrendogli lungo il viso.

- Già.

Watson si affrettò ad allungare una manciata di sterline all’autista, per poi  aprire l’ombrello e posizionarlo sulla testa di Holmes, stando ben attendo a non ostruire la sua visuale del cielo.

- Ehi amico! Così mi bagni tutti i sedili! Vuoi chiudere la maledetta portiera?! È pelle vera sai?!

- Ha ragione, ci scusi!

John appoggiò la mano libera sulla schiena di Sherlock, costringendolo con una lieve pressione a fare un paio di passi in avanti ed allontanandolo così dalla vettura tanto quanto bastava per poter chiudere alla meno peggio la portiera del taxi.
Congedò poi con un cenno del capo il conducente, che montò in macchina e ripartì con una sgommata, ragionevolmente spazientito.

- Prevedibile del resto, visto che in Inghilterra piove in media 106 giorni l’anno, di cui ben 71 nei mesi autunnali ed invernali.

John Watson sospirò.
Poi alzò lo sguardo, scrutando il cielo alla ricerca di quel punto indefinibile sopra le nuvole.

- Ottobre è una pessima scelta per un matrimonio.

Il dottore sgranò gli occhi, voltandosi lentamente a guardare Holmes.

Ma Sherlock non lo guardò a sua volta, abbassò semplicemente la testa e si mosse verso la centrale a grandi falcate.

Watson rimase in piedi sul marciapiede, con l’ombrello in mano.

Lo fissò mentre afferrava con decisione la maniglia e varcava l’ingresso sparendo poi all’interno dell’edificio.

Osservando la porta richiudersi lentamente con un flebile cigolio, John si scosse all’improvviso e scattò a sua volta verso l’entrata, riuscendo a bloccare il pesante vetro con una spalla qualche istante prima che si richiudesse del tutto, mentre con le mani strattonava febbrilmente l’ombrello, il quale sembrava non avere alcuna intenzione di chiudersi senza combattere.

Parecchi metri più avanti Holmes camminava ormai spedito lungo il corridoio della centrale, guardando fisso il pavimento davanti a se e muovendo distrattamente le mani mentre dalle sue labbra uscivano dei suoni più o meno indistinti a causa della lontananza.

Non aveva smesso di parlare, del tutto incurante del fatto di avere o meno un interlocutore.

Il dottore arrancò goffamente alle sue spalle, tentando di recuperare il terreno perduto, mentre cercava di vincere la sua battaglia contro l’ombrello ancora gocciolante che non voleva saperne di tornare alle sue dimensioni iniziali e infilarsi nella fodera.

- Maggio è il mese giusto per una cerimonia nuziale. La disponibilità floreale è la più varia.
Le invitate possono mettere in mostra i loro orripilanti e costosissimi cappellini senza paura di rovinarli. L’aria è tersa, i raggi del sole colpiscono l’Inghilterra con un angolo di 53°, scaldando l’atmosfera ed il suolo in modo perfetto. Gli uccellini cinguettano, la natura rinasce, i catering offrono la migliore selezione di pietanze.
E soprattutto non piove.  Per quanto possa non piovere in Inghilterra ovviamente.
È Maggio il mese giusto per un matrimonio.

Watson inspirò profondamente per ossigenare al meglio tutte le sue migliori capacità oratorie.

- Sherlock… ascoltami…

Era discretamente difficile riuscire a mantenere il passo di Holmes, tentare d’infilare il maledetto ombrello nella sua custodia, ed allo stesso tempo riuscire a mettere insieme un discorso logico.

- Senti… è…
È completamente assurdo quello che stai dicendo!
Non… non puoi volerti sposare solo per risparmiare sull’affitto! Non ha nessun senso!
Ci si sposa…   Ci si sposa quando un uomo e una donn-... cioè quando due persone sono innamorate! Quando hanno un progetto in comune, e vogliono passare il resto della vita insieme!
Qualcosa del tipo in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, e finché morte non ci separi, capisci?!
Non puoi ridurre tutto ad una deprimente questione catastale!
Io non credo proprio che-…

A quel punto Sherlock si fermò, voltandosi di scatto a guardare Watson.

E lui si fermò a sua volta, spaventato.
Ricambiò lo sguardo col fiato corto, come se avesse appena corso per cento metri.
Il dannatissimo ombrello ancora bagnato tra le mani, le labbra leggermente dischiuse.

Holmes lo fissò.
Con un’espressione sorpresa.
Poi scosse la testa, alzando gli occhi al cielo.
Come rassegnato.
Infine tornò a voltarsi e riprese a camminare a passo svelto, dandogli le spalle.

- È Maggio il mese giusto per un matrimonio, dicevo.
Non sembra dunque logico che la giovanissima figlia dell’uomo più ricco d’Inghilterra, nonché il settimo uomo più ricco dell’intero pianeta e proprietario di circa mezza città di Londra, organizzi le sue nozze in un freddo giovedì d’ Ottobre, senza che nessun giornale ne dia notizia, per poi sparire il giorno stesso delle nozze, a poche ora dalla cerimonia, senza lasciare traccia.

Watson rimase immobile, lasciando che Sherlock lo distanziasse nuovamente.

Poi chiuse gli occhi.
Serrò la mascella in una smorfia.
E lasciò scivolare tra i denti un sussurro appena percettibile.

 

- Idiota. Idiota. Idiota.

 

Holmes continuava ad avanzare lungo il corridoio, aggiungendo quasi un metro ad ogni passo tra lui e il dottore.

- Per quale motivo Lady Viola Georgina Grosvenor,  di soli 18 anni, figlia di Lord Gerard Grosvenor Duca di Westminster, dovrebbe convolare a nozze con Howard Warren Buffett in tutta fretta, di nascosto alla stampa, ed in un piovoso giorno autunnale?

Sentir pronunciare quei due nomi assieme sconvolse John a tal punto che la sua mente fu sgombra all’improvviso da tutto il garbuglio che aveva iniziato ad ammassarvisi sopra fin dal mattino.

- A-aspetta! Howard Buffett?... QUEL Buffett? V-vuoi dire il nipote di Warren Buffett, il magnate americano… Il terzo uomo più ricco del mondo?... Lui e… Viola Grosvenor stanno per… sposarsi?...

- Così pare.

Nonostante ci fosse ormai una discreta distanza tra i due la risposta giunse alle orecchie di Watson forte e chiara. Eppure suonava talmente impossibile da fargli credere di aver capito male ancora una volta.

- La figlia di Gerard Grosvenor… si sposa con il nipote di Warren Buffett…

Neanche ripeterlo ad alta voce rendeva il fatto più verosimile.

- È… pazzesco!...

- Sono d’accordo.
Niente fotografi. Niente televisione. Niente annunci. Un’unione di tale livello avrebbe sconvolto le borse di tutto il mondo, se le nozze fossero state annunciate. E questo sarebbe indubbiamente avvenuto se il matrimonio avesse avuto, com’è banale pensare, delle ragioni finanziarie.

- La volete piantare, maledizione?!

Dal fondo del corridoio giunse il ringhio rabbioso dell’ispettore Lestrade, che tentava disperatamente di attirare la loro attenzione agitando con furia le braccia per poi portarsi il dito indice davanti alla bocca in un gesto inequivocabile.

- Potreste evitare di urlare ai quattro venti quello che sta succedendo qui?! Si tratta di un caso della massima riservatezza! Se trapela anche solo mezza notizia io sono un uomo morto! E non sto utilizzando un eufemismo!

Sherlock si fermò a guardare Lestrade con aria divertita, infilando le mani nelle ampie tasche del cappotto.

-Dovresti vederti ispettore. La tua faccia racconta una lunga storia.
Le alte sfere stanno soffiando sulla brace del tuo barbeque vero?

- Non è il momento di fare dello spirito!

Il volto contratto dell’ispettore lasciava trasparire un evidente stato di tensione nonostante la penombra permettesse appena d’intravedere i suoi lineamenti.

- Se ci tenevi tanto alla riservatezza non avresti dovuto parlarmene per telefono. Chiunque avrebbe potuto intercettare la chiamata.

Lestrade rimase come pietrificato dal terrore.
Tutta la sua carriera gli passò davanti agli occhi come in un film, fotogramma per fotogramma, fino al momento finale in cui campeggiava sullo schermo a chiare lettere la parola ‘fine’.

- Stavo scherzando, non fare quella faccia.

Lentamente l’ispettore riprese a respirare, indirizzando uno sguardo omicida verso il suo nemico naturale.

- U-un giorno ti ucciderò Holmes…
Un giorno di questi penso che lo farò…

- In realtà non sapresti vivere senza di me.

- Stai zitto e seguimi!

Ma Holmes non lo seguì.

Si voltò all’improvviso e tornò sui suoi passi.

Percorse la distanza che lo separava da Watson in pochissimi istanti, fermandosi di fronte a lui.
John seguitava a fissare il vuoto, mentre nella sua testa vorticavano immagini confuse di uccellini, miliardari americani, catering e duchesse inglesi con orrendi cappellini.
Sherlock scosse leggermente la testa per liberare gli occhi dalla notevole massa di capelli, portò le mani dietro la schiena unendole tra loro e poi si chinò leggermente in avanti, verso l’orecchio di Watson.
Precauzione totalmente inutile, visto che dalle sue labbra la voce uscì forte e chiara.
Quasi stentorea.

 

- Okay. Non sono affatto pratico di questo genere di cose, quindi per evitare qualsiasi tipo di fraintendimento te lo chiederò chiaramente: Quello di poco fa era una specie di ‘’?

 

John trasalì, sollevando la testa verso Sherlock,  che era a pochi centimetri dalla sua.
Mentre il garbuglio tornava ad annodarsi.
Le sue braccia si mossero scompostamente nell’aria, formando cerchi, croci, ellissi ed ogni sorta di forma geometrica, fino a quando la voce finalmente uscì.

- N-no! No!... NO!
Assolutamente no!
Io non-…
No!…

- Ma di che diavolo state parlando?

Lestrade urlò esasperato, facendo qualche passo verso di loro.

- Di niente!

La risposta uscì dalla gola di Watson decisamente troppo alta ed affrettata, rimbombando rumorosamente tra le mura del corridoio e nelle orecchie di tutti i presenti.

Holmes si limitò a voltare la testa in direzione dell’ispettore.

- Datevi una mossa accidenti a voi! Ogni secondo che perdiamo qui a parlare ‘di niente’ lo togliete alla mia pensione!

Sherlock si raddrizzò lentamente, ruotò su se stesso facendo leva unicamente sui talloni, e poi andò con passo deciso incontro a Lestrade, che lo osservò avvicinarsi con sguardo torvo.
Non appena Holmes lo ebbe raggiunto aprì una delle porte sul lato destro del corridoio, invitandolo ad entrarvi.

- Da questa parte.

John Watson rimase fermo ancora qualche istante, osservando Sherlock Holmes e l’ispettore Lestrade sparire lentamente nella penombra.
Poi scattò verso quella porta, lanciando contro il muro con un gesto deciso l’ombrello e la sua custodia.

 

- Idiota!

 

 

 

 

Note:
1. Lady Viola Georgina Grosvenor e Howard Warren Buffett, con relativi genitori e nonni illustri, esistono veramente, e sono esattamente coloro che descrivo nella fic, cioè rispettivamente la quartogenita del Duca di Westminster, l’uomo più ricco d’Inghilterra, ed il nipote di Warren Buffett, imprenditore statunitense considerato il quarantesimo uomo più ricco di tutti i tempi, tra le altre cose.
OVVIAMENTE non hanno nessuna intenzione di sposarsi né ora né mai, e probabilmente non si conoscono nemmeno. Li ho soltanto presi in prestito per la mia storia, tanto per dare un tocco di attualità e verismo all’insieme.

2. L’ingresso di New Scotland Yard è un’entità fisica che non sono riuscita a decifrare con nessun filmato/film/foto trovati in rete, quindi mi scuso se la descrizione dell’ambiente presenta incongruenze con la realtà (che so, ha le porte scorrevoli in legno massello, non esistono corridoi, et cetera et cetera). Ogni dettaglio in più che sia a vostra conoscenza sarà utile al miglioramento della location!

  
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