Serie TV > Gossip Girl
Segui la storia  |       
Autore: Melanyholland    19/01/2011    15 recensioni
Una raccolta di storie dedicate a Chuck e Blair.
#1 Chuck aveva molti motivi per frequentare Blair Waldorf, nessuno dei quali poteva essere rivelato al suo migliore amico Nate.
#2 Quando Blair voleva qualcosa, era disposta a tutto per ottenerla. Anche a fare i conti con il diavolo dell’Upper East Side.
#3 Blair sapeva che avrebbe dovuto evitare di giocare ad un prezzo così alto, soprattutto contro Chuck Bass.
#4 Chuck guardò la figura addormentata di Blair e capì che le cose gli erano davvero sfuggite di mano.
#5 “Non avrei mai dovuto lasciarti. Ho capito di aver sbagliato non appena il tuo aereo è decollato”. Chuck Bass, 2x01
#6 Blair davvero non capiva perché Chuck si ostinasse a restare lì con lei, né perché la sua presenza non la disturbasse poi così tanto.
#7 “Né regina, né futura duchessa.” sospirò Chuck teatrale, con falsa solidarietà. “Povera la mia Blair. Le cose sembrano andare davvero male”.
#8 Chuck aveva provato con tutte le sue forze a dimenticare Blair, ma ritrovandosi da solo con lei, scoprì che le farfalle erano più vive che mai.
#9 Blair sorrise, perché finalmente Chuck era suo. Ed era tutto ciò che contava.
#10 “Da quel che ricordo, stare da sola con me qui non ti è mai dispiaciuto. Vuoi che ti rinfreschi la memoria?”.
#11 Chuck ricordava bene la prima volta che Blair gli aveva chiesto aiuto.
#12 “Ho appena avuto una visione perfetta di quello che sarebbe stato il nostro inevitabile divorzio”.
#13 C’erano momenti in cui Blair davvero non riusciva a credere a quello che le stava accadendo.
#14 Erano amici. Quel breve momento di trasgressione in cui erano quasi scivolati in qualcosa di più sarebbe rimasto segreto come i loro incontri.
#15 Chuck stava bene: gli piaceva la sensazione del lieve peso sulla sua spalla e della presenza di Blair proprio accanto a lui.
#16 Da settimane passava di nascosto informazioni a Chuck, e Blair non se n’era mai accorta. Di certo non era così astuta come la sua fama pretendeva.
#17 Chuck si voltò e quando vide chi si era seduta accanto a lui, capì che la serata era del tutto rovinata.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
New Page 1

#14

Titolo: Do You Want to Know a Secret?

Autrice: Melanyholland

Summary: Erano amici. Quel breve momento di trasgressione in cui erano quasi scivolati in qualcosa di più sarebbe rimasto segreto come i loro incontri.

Rating: arancione

Timeline: dopo la 4x08 (Juliet Doesn’t Live Here Anymore). SPOILER dunque fino alla puntata in questione.

Pairing: Blair/Chuck

 

Do You Want to Know a Secret?

 

 

You'll never know how much I really love you.
You'll never know how much I really care.

 

The Beatles

 

 

“Avevo quasi dimenticato quanto il sesso fosse incredibile”, sospirò Blair con un sorriso a fior di labbra, spostandosi su un fianco e rannicchiandosi sotto il soffice piumone. Percepì il braccio di Chuck che le cingeva la vita e sentì il calore del suo respiro ancora un po’ affannoso sulla nuca umida. Chiuse gli occhi, rilassandosi contro di lui. Non era il caso di dirlo ad alta voce, ma aveva scordato anche la piacevole sensazione di riposare fra le braccia di Chuck, le loro gambe intrecciate, la sua presenza solida e maschile intorno a lei mentre i battiti del cuore rallentavano, riprendendo un ritmo regolare.

Non che stare così bene a letto con lui significasse qualcosa. Non poteva.

“Perché, quest’estate non hai avuto molte occasioni di ripasso?” udì Chuck mormorare in tono fin troppo noncurante alle sue spalle. Il sorriso di Blair si tinse di maligna soddisfazione. Povero Bass. Di certo ora rimpiangeva di non averla fatta spiare tutta l’estate perché impegnato a interpretare la versione fuori stagione del Canto di Natale dickensiano, più tardi arricchita con patetici spunti da Pretty Woman (un film ridicolo che Blair aveva sempre detestato, anche se aveva trovato apprezzabile il comportamento del personaggio della commessa di fronte a quella squattrinata sgualdrina arrivista). 

“Non direi proprio così”, lo provocò, con disinvoltura. In fondo, erano amici. E dato che gli amici parlano di certe cose, aggiunse, leziosa: “I ragazzi con l’accento francese hanno quel certo je ne sais quoi… soprattutto quando fanno parte della famiglia reale di Monaco.”

“Sei uscita con un altro Marcus?” domandò Chuck, rigido. Che Blair e le sue fantasie da regina riuscissero sempre a incontrare un nobile spasimante era incredibile in modo piuttosto irritante, rifletté con rancore.

“Mmm…” lo tenne sulle spine lei, “…una signora non parla delle sue conquiste. E al contrario di qualcuno, io di certo non porto a casa le mie storielle estive.” concluse, pungente.

“Quindi ne hai avute?” insisté Chuck, premendo il viso contro il collo liscio come seta di lei e respirando Chanel Nº5, il profumo reso più penetrante dall’attività fisica appena conclusa. Se Blair avesse interpretato la sua semplice curiosità in un altro modo, lui non poteva farci nulla. La vita sessuale di Blair lo aveva interessato fin da quando aveva quattordici anni e si baloccava talvolta con fantasie spinte su come lei sarebbe stata a letto, quando finalmente avesse concesso l’onore supremo della sua verginità al caro Nathaniel. Fredda e dominatrice gli era sembrata la più stuzzicante, e ricordava di aver comunicato con sfrontatezza la teoria proprio alla candida Blair, che gli aveva scoccato un’occhiata oltraggiata e lo aveva definito un disgustoso pervertito, mentre lui godeva spietatamente del suo malcelato imbarazzo. Blair era così innocente allora, rifletté Chuck. Non aveva ancora avuto modo di insegnarle tutte le tecniche con cui lei ora lo faceva impazzire, né lei si era ancora resa conto di quanto passionale potesse essere. Benché ormai avessero fatto l’amore (no, sesso) innumerevoli volte, Blair riusciva ancora a sorprenderlo, deliziandolo con mosse audaci e inaspettate che le venivano d’istinto.

Blair si girò pigramente fra le coperte, strusciandosi contro di lui in modo piuttosto stimolante, come una gatta che fa le fusa. Quando poté guardarla in viso, Chuck si accorse che sfoggiava un sorrisetto impertinente sulle labbra e uno scintillio malizioso negli occhi. Il soffuso rossore che le colorava le guance donava decisamente ai bei lineamenti del suo viso e i capelli spettinati, lungi dal farla apparire trasandata, le davano un aspetto incredibilmente sexy. Gocce di traspirazione le imperlavano la fronte e la gola; Chuck avrebbe voluto posarvi le labbra, sentire sulla lingua il salato, caldo sapore della pelle di Blair.  

 “Te l’ho detto, Bass: ciò che succede in vacanza, resta in vacanza. Per fortuna. Non so se avrei resistito a vederti ancora vestito come un pezzente.”

“Ma…”

D’improvviso, Blair fu tutta addosso a lui: la bocca insistente sulla sua, i seni premuti contro il suo petto, la cosce ad avvolgergli i fianchi, i gomiti ai lati del suo viso, per imprigionarlo sotto di sé dopo averlo spinto prepotente sulla schiena. Chuck non poté che affondarle le dita fra i boccoli rigogliosi e rispondere al bacio con altrettanta foga, dimentico di qualunque pensiero molesto su altri uomini che l’avevano toccata, perso soltanto nella sensazione paradisiaca di Blair sopra di lui. Smisero solo quando furono senza fiato a tal punto che i polmoni facevano quasi male, ma Chuck non era pronto a lasciarla andare e continuò a tenerla stretta, con la fronte posata sulla sua, mentre i loro respiri si mescolavano fra gli ansiti. Non voleva ancora rinunciare a sentire la presenza di Blair tutta intorno a lui, così delicata e fragile, ma allo stesso tempo familiare, rassicurante.

Il contatto non sembrava dispiacere neanche a lei: ora che l’impeto di passione si era placato, era languida e docile nel suo abbraccio. Ingannevolmente docile, gli ricordò la sua mente, perché Chuck era ben conscio di che forza della natura fosse la ragazza che gli aveva appena posato la testa sul petto, e quanto grande fosse il potere che aveva su di lui. Blair sapeva come salvarlo, Non sarebbe il mio mondo senza di te, ma sapeva anche come fargli davvero male, Non ti amo più, tutto con una sola frase pronunciata da quelle labbra tanto desiderabili, ora prive di rossetto e gonfie per i suoi baci.

Chuck la guardava attraverso le ciglia degli occhi socchiusi e l’intensità del suo sguardo, il tepore del suo abbraccio, la dolcezza delle sue dita che le accarezzavano i capelli avevano un effetto calmante su di lei. Era così tutte le volte, anche se non glielo aveva mai detto –né avrebbe potuto farlo ora, né mai più. Forse.

Comunque, raggiunto lo scopo di distrarlo (Chuck sapeva essere davvero testardo, certe volte) e avendo trovato l’attuazione del piano soddisfacente quanto il risultato (oltremodo soddisfacente), Blair si sporse per schioccargli un ultimo bacio sulle labbra e si spostò di nuovo su un fianco per dargli le spalle, ma Chuck si mosse con lei e restarono una tra le braccia dell’altro. Non le sarebbe dispiaciuto esplorare ancora i benefici della sua amicizia con Chuck, ma  erano già le due e mezza, di lì a qualche ora avrebbero dovuto alzarsi ed entrambi tendevano a perdere la cognizione del tempo quando erano molto presi, il che accadeva puntualmente ad ogni rapporto. Blair non riusciva proprio a trattenersi, con Chuck: i movimenti che sapeva fare con quelle mani, i posti in cui infilava quella lingua… Blair si morse il labbro, bloccando i propri pensieri indecenti prima che la spingessero a saltargli di nuovo addosso. Con tutti gli orgasmi  a cui lui riusciva a portarla, non c’era da stupirsi che il suo corpo reagisse alla presenza di Chuck anche quando il contatto era una semplice stretta di mano, o che lei lo trovasse sexy con indosso qualsiasi indumento, perfino una vestaglia da donna. In realtà, aveva pensato che fosse attraente perfino alla Gare du Nord, abiti da quattro soldi, ciuffo ribelle e tutto il resto. Parecchio attraente, ad essere proprio onesta. Non che glielo avrebbe mai confessato, e intanto ci pensava lei a spettinarlo e a sbottonargli il colletto della camicia ogni volta che lo facevano, anche quando erano in un sottoscala e bisognava fare in fretta e la maggior parte dei vestiti rimanevano su.

“Non ti va?” domandò Chuck in un tono che lasciava intuire la sua delusione, mentre le scostava i capelli dietro l’orecchio per poterla baciare in quel punto particolare sulla gola che la faceva sempre rabbrividire. Blair serrò le palpebre e ansimò alla sensazione di umido risucchio, appoggiandosi ancora di più contro di lui. Lo sentì sghignazzare, sfacciato:

“Ti va, eccome”, constatò e benché non potesse vederlo, Blair non aveva difficoltà ad immaginarselo col suo solito sorrisetto tronfio.

“Senti chi parla, Bass.” lo rimbeccò, infilando la mano sotto le coperte fino ad afferrare la parte di lui che le premeva contro la natica. Chuck trattenne il respiro con un sussulto e lei sorrise soddisfatta, lasciandolo andare.

“Non ho mai detto il contrario, Waldorf.” obiettò, con voce roca.

“Comunque, domattina alle otto io e Serena abbiamo appuntamento a colazione prima di andare alla Columbia.”

“Sono lusingato, Blair, ma sta’ tranquilla: se iniziamo subito, ci sono buone probabilità che tu sia libera per le otto.” replicò lui borioso, facendola sorridere contro il cuscino.

“Non è questo il punto, idiota.”

“E qual è?”

“A: per quanto adori le borse, quelle sotto gli occhi non si abbinano con nessuno dei miei abiti e B: già mi è difficile prestare attenzione al dilemma Nate o Dan quando sono perfettamente sveglia, non riesco a immaginare la mia reazione alle chiacchiere di Serena se ho già molto sonno. Devo occuparmi anche della mia amicizia con lei, sai.”

“Ma scommetto che non è altrettanto divertente.” ammiccò Chuck, seduttore impenitente.

“Né lo sarà il meeting con i tuoi soci in affari, ne sono certa.” ribatté lei. “Non è previsto per domani alle nove e mezza?”

Chuck sospirò, un soffio tiepido contro il suo orecchio.

“Purtroppo, sì.”   

“Metti la cravatta rosa a righe. E…”

“…il completo a tre pezzi blu scuro.” concluse Chuck per lei, sfiorandole la tempia con le labbra. Blair sorrise e annuì.

“Sarai perfetto. Ma evita qualunque tonalità del viola per la camicia.”

“Ora non dire assurdità, Blair.” la rimproverò lui, in un tono così esageratamente risentito che era anche involontariamente comico. Blair, divertita dalla sua reazione e in vena di fare un po’ la dispettosa, si girò sulla schiena per occhieggiarlo con impudenza:

“Affronta la realtà, Chuck: nessuno stilista ha usato il viola questo autunno.” lo punzecchiò, inarcando le sopracciglia con l’aria di superiorità che assumeva intorno alle sue minions quando criticava un accessorio fuori moda o semplicemente di cattivo gusto.

“Perché nessuno lo indossa bene quanto me.” replicò vanesio e Blair rise di cuore perché sapeva che, al di là della battuta, Chuck ne era veramente convinto.

“Non direi, io ci sto piuttosto bene.” ribatté, civettuola. “Ricordi la sera del quattro luglio?”. La luce maliziosa negli occhi di Chuck fu una risposta piuttosto eloquente. Di certo stava pensando a come avessero deciso di fare il tradizionale picnic a letto invece che su un prato (“Per non macchiare i vestiti d’erba”, aveva dichiarato lui, solo che non c’erano stati vestiti da macchiare, durante il loro personale picnic a base di frutta rossa, caramello e champagne d’annata) e di come, quando erano iniziati i primi fuochi d’artificio, lei si fosse precipitata sul balcone mettendosi addosso solo la camicia color lavanda di lui (di proposito, perché ci voleva troppo ad abbottonarla tutta e dunque l’ombelico e la parte superiore dei seni facevano capolino, e poi l’orlo di seta le sfiorava provocante le cosce appena sotto l’inguine, perché Chuck non era tanto più alto di lei). Mentre osservava i fuochi, Blair aveva sorriso, percependo lo sguardo arroventato di Chuck su di lei invece che sullo spettacolo pirotecnico. Amava stuzzicarlo.  

“Mi ricordo.” confermò lui con passione, poi sollevò le sopracciglia, arrogante. “Ma per quanto fossi adorabile quella sera, Blair, continuo a pensare che il viola stia meglio a me.”

“Cosa?” protestò lei sorridente, in tono offeso. Gli diede anche uno schiaffo sul braccio, tanto per sottolineare l’indignazione.

“Sono comunque pronto ad ammettere che senza niente addosso non ti batte nessuno.” la blandì lui, accarezzandole amorevole i seni. Blair sbuffò, ma il tocco era piacevole e quel giorno si sentiva particolarmente di buonumore, così rise, scuotendo la testa. 

Quando cominciò a ridere anche lui, Blair gli prese il volto fra le mani e lo baciò ancora, perché le era mancato scherzare così con Chuck ed era contenta di vedere il suo sorriso: per settimane non c’erano stati che cipigli pieni di rabbia e parole ribollenti di odio fra loro due. Era bello poter essere di nuovo allegri in compagnia l’una dell’altro.

Tuttavia, un angolo traditore della sua mente non poté fare a meno di chiedersi se anche con l’ingenua Prostituta dal Cuore d’Oro scherzasse in quel modo, magari proprio a letto, dopo il sesso. In tutte le decine di foto che Gossip Girl e i paparazzi gli avevano scattato con la sciatta biondina, Chuck era sempre sorridente, gioioso, gli occhi che brillavano mentre la guardava affascinato, quasi come se fosse innamorato

Blair si ritrasse bruscamente e Chuck aggrottò la fronte, confuso dal repentino cambio di atteggiamento: gli incisivi candidi le mordicchiavano il labbro inferiore in modo nervoso e inconscio, come tutte le volte in cui qualcosa la turbava, e  le mani erano ricadute sul letto, come se non avesse più voglia di toccarlo.

“Tutto okay, Blair?” le domandò, e varie emozioni si avvicendarono nel castano prima che parlasse, ma accadde tutto così rapidamente che per Chuck sarebbe stato difficile distinguerle e dare a ciascuna un nome. Alla fine, le tornò il sorriso lezioso e rispose: “Certo”, poi aggiunse, riprendendo la conversazione precedente come se non ve ne fossero mai state altre:

“A Parigi ho incontrato un principe. Mi ha detto che potevo chiamarlo Louis, che sono bellissima e mi ha invitata ad un ballo”.

Era incredibile come una manciata di frasi riuscissero a riassumere perfettamente il sogno di Blair fin da quando era bambina e disegnava con i pastelli scarabocchi di re e regine sul suo album. Chuck sentì una spiacevole acidità corrodergli le pareti dello stomaco.

“E come è stato?” chiese, mentre immagini di Blair raggiante al braccio di un damerino senza volto gli si insinuavano nel cervello, inarrestabili e dolorose come un’infezione. Appena fuori di lì avrebbe ordinato a Mike di fare una ricerca approfondita su questo fantomatico principe Louis di Monaco, tanto per scoprire che aspetto aveva, se nel frattempo aveva trovato qualcun'altra da invitare ai balli e, in caso contrario, se si poteva fare qualcosa perché ciò accadesse.

Blair lo fissava in silenzio. Chuck era consapevole che lei poteva scorgere la sua inquietudine proprio come lui era riuscito a fare pochi minuti prima con lei, ma al momento non gli interessava. E avrebbe riservato a dopo anche le considerazioni su quel malessere che con prepotenza si era impossessato di lui alla menzione di un altro uomo, perché Non ti amo più e Come potrei amarti dopo quello che hai fatto? gli impedivano di rivelare la verità – a Blair, soprattutto, ma anche a se stesso.

A poco a poco, la vide rasserenarsi, seppur lievemente. La mano con l’anello di rubini salì a scostargli dalla fronte una ciocca di capelli, poi le dita scivolarono fino alla mascella contratta, quasi a voler accertarsi del suo disagio. 

“Il ballo?”, sussurrò infine, titubante, e c’era ancora un acceso dibattito dentro di lei su cosa rivelargli e cosa tralasciare, Chuck poteva vederlo e non gli piaceva per niente. Forse Blair temeva di intaccare di nuovo il loro rapporto confidandogli che aveva baciato il principe nel salone lussuoso del suo palazzo e che si era sentita come una principessa in una fiaba, al centro dell’attenzione e invidiata da tutte le altre invitate, e che poi lei e il principe avevano fatto sesso in un pregiato letto a baldacchino davanti al caminetto –e naturalmente era stato allora che lui le aveva sussurrato all’orecchio che era bellissima e Blair lo aveva invocato in estasi fra i gemiti, per nome, come voleva lui, e poi…

“Non ne ho idea, non ci sono andata.” confessò Blair alla fine, e Chuck ebbe l’impressione che l’aria fosse improvvisamente più leggera e fresca, non si sentiva più schiacciare né soffocare.

“Non ci sei andata?” ripeté, pieno di lieta incredulità.

“Già. Peccato. Il mio Oscar de la Renta rosso era perfetto, per quell’occasione”.

Gli ci volle qualche secondo per comprendere cosa Blair gli stava veramente dicendo, e quando ci riuscì, sentì un largo sorriso stendergli le labbra senza che potesse in alcun modo fermarlo. Blair appariva compiaciuta dalla sua reazione: lo sguardo si era addolcito, anche se era ancora velato di tristezza.

“Hai ragione. Eri stupenda.” sussurrò in tono adorante e in qualche modo ancora non era abbastanza. Impossibile descrivere a parole la bellezza di Blair mentre avanzava verso di lui in quell’abito sfarzoso, o la valanga di emozioni intense e contrastanti che lo avevano travolto, meraviglia e angoscia, sollievo e terrore, amore (per lei) e odio (per se stesso). Era stata Blair la prima a parlare. Non poteva essere altrimenti, perché nel vederla, Chuck era rimasto senza fiato.    

Sapeva che non avrebbe dovuto parlarle così –le lodi che traboccavano di ammirazione e desiderio non erano esattamente da amico- ma non ci badò: Blair era arrossita, e il rosso era il colore che le donava di più, sulle guance, sulle labbra, e quando avvolgeva il suo fisico seducente in drappi e onde morbide; proprio come quella sera a Parigi, quando gli era venuta incontro e lo aveva riportato a casa sui tacchi delle sue scarpette rosse.

Ma c’era ancora quell’ombra che danzava nel fondo dei suoi occhi, ora rivolti altrove, che Chuck non riusciva a spiegarsi.

“Più di lei?” bisbigliò infine Blair, piano e senza il coraggio di guardarlo. I denti tormentavano ancora il labbro indifeso, ma non poteva farci nulla, non riusciva a trattenersi. Odiava essere così vulnerabile, odiava essere stata messa da parte per un’altra bionda, essere di nuovo meno bella, meno importante… semplicemente meno. Credeva che Chuck, fra tutti, non l’avrebbe mai trattata così.  

Percepì la mano di lui sfiorarle la guancia.

“Guardami, Blair”.

Dopo un momento di esitazione in cui si sforzò di mandar via l’evidenza del suo tormento dal proprio viso –come se servisse; a Chuck non sfuggiva mai niente, come gli aveva rinfacciato lei stessa l’anno prima – obbedì e si ritrovò davanti quegli occhi scuri e ricolmi di tenerezza in cui una volta aveva creduto che si sarebbe riflessa per il resto della vita.

“Non le ho mai detto quelle tre parole”.

Blair lo occhieggiò con le sopracciglia aggrottate mentre la sua mente frugava in quei ricordi scomodi che di solito preferiva ignorare alla ricerca di una confutazione. Non la trovò, ma ciò non significava che Chuck non si fosse dichiarato mentre lui e quella erano soli sotto il cielo stellato di New York. Lo sapeva, ma una parte di lei, più grande di quanto fosse disposta ad accettare, desiderava credergli; credere che loro due fossero ancora speciali, nonostante tutto.

“Davvero?” si ritrovò a chiedere, speranzosa. Chuck si chinò per posarle un bacio sulle labbra, delicato come il fruscio di una gonna di chiffon.  

“C’è solo una persona a cui le ho dette. Per cui l’ho provato.” ammise, in un sussurro. Blair  scrutò nei suoi occhi vividi per un lungo momento in cui lottò contro la propria sfiducia e alla fine, un sorriso le affiorò alle labbra. No, non c’erano state dichiarazioni romantiche al chiaro di luna, né a Parigi né a New York, perché anche se Henry forse avrebbe voluto, Chuck non avrebbe mai potuto. Blair lo lesse nel suo sguardo, nella loro storia, nel proprio cuore.

Per un attimo ebbe l’impressione che lui volesse aggiungere qualcosa, che le parole fossero già sulle sue labbra socchiuse, sul punto di venir fuori. Ma l’attimo passò, Chuck distolse gli occhi e lei preferì non indagare oltre.

Erano amici. Quel breve momento di trasgressione in cui erano quasi scivolati in qualcosa di più sarebbe rimasto segreto come i loro incontri.

Peccato che nell’Upper East Side i segreti non fossero mai destinati a durare.

 

Fine#14

 

 

Note dell’Autrice:

 

[1] “Do You Want to Know a Secret?” è (ovviamente) una canzone dei Beatles.

[2]  Angolo delle chiacchiere futili: non so voi, ma per me, Chuck e Blair alla Gare du Nord sono i Chuck e Blair più belli che mi vengono in mente. Lui senza i capelli impomatati e con quel look casual è sexy e lei è favolosa con quel vestito, quel trucco e quella pettinatura. Per di più, la scena è emozionante e la colonna sonora azzeccata. Davvero, adoro quel momento, è perfetto in tutti i suoi particolari.

[3] I ringraziamenti alle recensioni sono stati spediti con il solito metodo. Grazie a tutti voi per il sostegno.

 

  
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Gossip Girl / Vai alla pagina dell'autore: Melanyholland