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Autore: hotaru    23/01/2011    2 recensioni
Ormai il mazzo a disposizione di Sakura era piuttosto consistente, ma qualche minuto dopo Shaoran l'aveva spezzato e lei aveva distribuito le Carte. Come l'altra volta, in cima c'erano le tre prescelte, tutte voltate.
Sakura girò la prima.
La Carta dell'Ombra.
Poi la seconda.
La Carta del Silenzio.
E la terza.
La Carta della Sparizione.
"Ombra, Silenzio e Sparizione..." mormorò Sakura "Che cosa vogliono dire?".
[Cross-over di Cardcaptor Sakura, Sailor Moon e Naruto]
Prima classificata al contest "Alice nel Paese di..." indetto da Fabi_Fabi e quarta classificata al contest "La Morte, la mia compagna" di Diana 21
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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6- Di nuovo riunite Di nuovo riunite


- Bene, sappiamo quando – fece Kerochan, con un'occhiata critica alla luna piena di quella sera – Ma dove? -.
- Ecco... questo Hinata non me l'ha detto – rispose Sakura, grattandosi la testa.
- E non ti ha detto nemmeno che cosa l'altro spirito dovrebbe fare? - intervenne Shaoran.
- Ehm... no -.
- Siamo messi bene! - commentò Kerochan, incrociando le zampe.
- Sentite... e se, intanto che pensate a dove andare, tornassimo dentro? - tentò Meiling, che stava rabbrividendo – Io sto gelando: ma perché fa così freddo? Non è primavera? -.
- Sì, ma qui siamo in montagna. Di notte c'è una certa escursione termica – la informò Tomoyo, che stava benissimo con la sua giacca – Inoltre l'umidità dà l'impressione che ci sia ancora più freddo -.
- Umidità? -.
- Sì, quella che provoca la formazione della rugiada -.
Un lampo attraversò la mente di Sakura. Rivide un cavallo bianco che correva nel bosco, una grande radura e dei fasci d'erba coperti di rugiada.
- Tomoyo? -.
- Sì, dimmi -.
- È possibile che la rugiada duri poi fino al pomeriggio? -.
- Hmm... no, è molto difficile. Di solito, quando le piante sono esposte al sole, non appena i raggi si fanno più forti le goccioline di rugiada evaporano e prima di mezzogiorno sono ormai scomparse -.
Sakura si voltò verso Shaoran, gli occhi verdi improvvisamente consapevoli.
- So dove sono -.


- Ecco -.
Chibiusa, con l'aiuto di Hotaru, aveva disposto tutta l'erba che avevano raccolto in quelle notti in un grande cerchio illuminato dalla luce della luna. La rugiada delle nottate precedenti era ancora intatta, come se quelle stille d'acqua fossero ormai diventate una decorazione permanente dei fili d'erba.
Era un cerchio complicato, dalla cui circonferenza partivano dei raggi erbosi che si univano al centro. Chibiusa sosteneva che proprio lì, quando la magia si fosse compiuta, avrebbe trovato la famosa erba medicinale in grado di salvare sua madre.
La luna era grande e splendida come non mai: nel buio del bosco, senza alcuna luce umana a disturbarla, era davvero la regina della notte.
Il cavallo era rimasto a guardare, gli occhi attenti sempre fissi sulla sua padrona. Anche Hotaru li stava osservando, per l'ultima volta: le sarebbe dispiaciuto davvero vederla andare via, le sarebbero mancate quelle notti passate a raccontarsi fiabe e a preparare un incantesimo.
Ma la Signora delle Carte stava arrivando, e tutte loro le avrebbero obbedito.


Gli alberi si ergevano come grandi ombre scure, spettrali nella loro oscurità. Avevano una torcia per illuminare il suolo e aiutare Shaoran a ricordare la strada per la radura, ma era come se tutto quel buio inghiottisse il debole fascio di luce della pila.
- Ehi, cos'è questo profumo? - domandò Tomoyo quando ormai si stavano avvicinando alla radura.
- Sembra... erba tagliata. Ma è molto più buono – fece Meiling, annusando l'aria.
- L'ho sentito anch'io, l'altra volta. Ed è lo stesso odore che pervade questo posto da quando siamo arrivati, ma qui è più forte – aggiunse Sakura.
- Già – annuì Shaoran, intento ad illuminare la strada. Ad un certo punto si fermò – Eccoci -.
Uscirono dall'oscurità del bosco per ritrovarsi nella radura inondata dalla luce della luna: l'immagine che apparve ai loro occhi sembrava uscita da un libro di fiabe.
C'era una bambina, una bambina con un candido vestito dalle maniche a sbuffo, e accanto a lei uno splendido unicorno bianco e alato.
Una principessa con il suo magnifico destriero.
- È quello il cavallo che ho visto! - esclamò Sakura, rivolta a Shaoran – Ma... ma non aveva quel corno! E tanto meno le ali! -.
- In effetti doveva essere un cavallo normale, se è quello abbattuto dopo l'incidente – disse lui – Non capisco che cosa... -.
- E così siete arrivati. È un piacere incontrarvi, anche se penso di essere l'ultima ad avere questo onore -.
A parlare era stata una ragazza poco più grande di loro, coi capelli neri tagliati a caschetto e grandi occhi scuri. Avrebbe anche avuto un aspetto amichevole, se non fosse stato per la lunga falce affilata che teneva in mano.
- Tu sei... Hotaru? - domandò Sakura.
Lei annuì.
- Hotaru, sono amici tuoi? - domandò Chibiusa, avvicinandosi.
- Non proprio. Sai, io credo... - lanciò loro un'occhiata, sorridendo piano - … che siano amici della tua mamma -.
- Davvero? -.
- Beh... - non che ci avessero esattamente parlato, ma in effetti erano lì per lei. O almeno, sembrava che la Carta fosse lì per lei. Per lei e sua figlia, che ora si trovava lì di fronte a loro.
- Sei tu, non è vero? Chibiusa, intendo dire -.
Lei annuì con entusiasmo.
- Sì, e lui è il mio cavallo. Si chiama Pegasus -.
- Pegasus? -.
A Sakura un nome del genere non diceva nulla, ma sembrava che Tomoyo sapesse qualcosa al riguardo.
- Il cavallo alato – commentò – Bellissimo nome -.
- Grazie! - rispose Chibiusa, facendosi poi subito seria – Avete visto la mia mamma? Come sta? -.
- Beh, lei... - Sakura, l'unica ad averla vista due volte, non sapeva cosa rispondere – Sta… riposando molto, in questo periodo -.
Chibiusa annuì, il faccino serio ma speranzoso.
- Vedrete che da domani starà meglio. Non appena sarà pronta l'erba medicinale gliela porterò immediatamente! -.
- L'erba medicinale? Di cosa stai parlando? -.
Lei indicò il cerchio d'erba in mezzo alla radura.
- Della medicina magica per allontanare la Morte da lei. L'ho vista, sapete, non la lascia mai un momento! Se non faccio qualcosa si porterà via la mia mamma, come nella fiaba! -.
- La... la fiaba? -.
Malgrado nessuno di loro avesse ben capito le parole di quella strana bambina, una cosa era chiara: era convinta che sua madre stesse per morire. Ma sapeva di essere lei, ad essere stata portata via?
- Ma sì, quella di Coma... -.
Un improvviso lampo di luce interruppe Chibiusa; si voltarono verso il cerchio d'erba, e la bambina esultò dentro di sé. Sotto la luce della luna le gocce di rugiada avevano cominciato a scorrere lungo i fili d'erba, verso il centro del cerchio. Sembrava una scia di lacrime in processione, uno spettacolo che fece trattenere il respiro a tutti e rese la notte ancor più silenziosa.
Alla fine un ultimo, piccolo sprazzo di luce illuminò la radura, e quando Chibiusa si avvicinò una leggera brezza spazzò via l'erba ormai secca. Guardò, e per un impercettibile istante rimase quasi delusa: non c'era alcuna erba magica, ma al centro di quello che era stato il cerchio costatole tanta fatica era rimasta una specie di perla, grande come una noce.
Tuttavia, curiosa come qualunque bambina, si chinò a raccoglierla. Dovette ammettere che era bellissima: bianca come la luna, ma trasparente come una lacrima. Sembrava un cristallo. (¹)
La avvicinò ad un occhio, provando a guardarvi attraverso. Non notò niente di strano: notte e buio, alberi ed erba. Ma quando, scorrendo lentamente il paesaggio, arrivò al suo cavallo, trattenne il respiro.
- Oh... Pegasus! Sei bellissimo! - ed era davvero bellissimo, con quelle grandi ali bianche e il corno dorato sulla fronte, simile a quei destrieri delle favole che lei avrebbe tanto voluto cavalcare.
Ormai convinta di aver creato una specie di lente magica, quando la abbassò rimase a dir poco allibita nel constatare che il suo Pegasus non era affatto tornato alla normalità.
- Hotaru... guarda! - corse verso di lui, accarezzandogli piano le froge – Com'è possibile? -.
- Sei stata tu, Chibiusa -.
- Cos... - distratta dall'amica, non si accorse che il cavallo aveva mosso il muso verso di lei, toccandole la fronte. E allora ricordò.
Ricordò il serpente, la caduta. La paura che si era spenta immediatamente contro quella pietra. Sua madre che piangeva, lontano, e suo padre che abbracciava qualcosa di molto freddo.
E si rese conto che sua madre non era malata, ma stava male per lei. Come suo padre, che cercava di essere forte e portare avanti la loro vita malgrado dentro fosse devastato.
Rimase talmente sorpresa che non pianse affatto. Ma forse non ne era nemmeno più capace. Alzò piano la mano che stringeva quella specie di cristallo, e lo toccò con la punta della lingua.
Salato. Salato come il mare, lo stesso sapore che aveva sentito in bocca ogni volta che aveva pianto. E se, invece che gocce di rugiada, avesse trascorso tutto quel tempo raccogliendo delle lacrime?
- Non pensare che ti abbia ingannato, Chibiusa. Dovevi arrivarci da sola – le disse Hotaru.
- E... se avessi sbagliato? Se non avessi fatto la cosa giusta? - domandò lei, ansiosa.
Hotaru scosse la testa.
- Era impossibile. Anche se non sapevi dove stavi andando, qualunque strada ti ci avrebbe portato. Anche Pegasus se n'era reso conto -.
- Ma... adesso? -.
- Adesso lo sai tu – le sorrise l'amica, accennando poi all'unicorno – E lo sa anche lui -.
Quando Sakura e gli altri videro la bambina abbracciare di slancio il suo cavallo non capirono cos'era accaduto. E non capirono nemmeno quando la videro dare qualcosa di tondo e bianco a Hotaru, abbracciando anche lei. Fece per salire in groppa al suo unicorno alato, ma all'ultimo momento si voltò verso di loro, lo sguardo ancora preoccupato sebbene gli occhi non tradissero alcun rimpianto.
- E... la mamma? La mia mamma starà bene? -.
No. Sì. Come dirle che sua madre non si sarebbe mai ripresa del tutto, per quanto avesse continuato ad andare avanti?
- Avrà pace, se anche tu l'avrai - una voce delicata come la neve annunciò la comparsa di una ragazza dai lunghi capelli neri che frusciarono nella notte. Chibiusa fece tanto d'occhi quando la vide, stringendosi inconsciamente al suo cavallo.
- Non l'ho portata con me, stai tranquilla – la rassicurò Hinata – Non sono io a doverlo fare -.
La bambina annuì, rincuorata dalla voce dolce di quella che fino a quel momento aveva chiamato “Comare Morte”. Saltò in groppa al suo cavallo, leggera ed agile come un'amazzone.
- Addio, Hotaru. Sei la migliore amica che abbia mai incontrato! - le gridò, prima che l'unicorno partisse al galoppo e si alzasse in volo. Salì e salì, verso la sfera luminosa della luna, finché la sua sagoma bianca divenne minuscola come una stella e non si distinse più nel buio della notte.
- Un tipo simpatico, devo dire. Di solito i cavalli sono così nervosi... - la voce squillante di Luna calamitò l'attenzione di tutti, ancora intenti a scrutare il cielo scuro.
- Oh, tu devi essere... -.
- Luna, sì – la gatta fece un piccolo inchino, e il simbolo sulla fronte brillò alla luce della luna – È un onore conoscere la nuova Signora delle Carte -.
Kerochan sbuffò: con lui non era stata certo tanto ossequiosa e riverente.
Sakura osservò quei tre strani esseri, posizionati ai vertici di un triangolo immaginario inscritto in quella radura. Alla sua sinistra una ragazzina poco più grande di lei, con in mano una lunga falce; alla sua destra una ragazza dall'espressione così dolce e gli occhi bianchi della morte; di fronte a lei un gatto nero parlante. Tre spiriti che, a quanto sembrava, erano uniti per l'eternità.
- Era questo che dovevate fare? - non riuscì a fare a meno di chiedere – Aiutare quella bambina ad andarsene? E l'avete fatto tutte insieme? -.
Hotaru annuì:
- Lei sarebbe rimasta qui, altrimenti -.
Sakura sorrise: - È la prima volta che una Carta aiuta così le persone – in modo tanto cosciente e studiato; era capitato che altre Carte si fossero affezionate a degli umani, ma era stato molto diverso.
- Portate pazienza – intervenne Kerochan – Io gliel'ho spiegato che non siete come le altre Carte, ma lei non lo vuole capire -.
- E pensate che lui non si ricordava nemmeno di voi, invece! -.
Luna sorrise sorniona: - È per questo che ci intendiamo meglio con Yue -.
Sakura annuì sorridendo.
- Lo rivedrete presto -.
Fu Hinata a fare un passo avanti nella radura, imitata senza indugio dalle altre: da questo minimo particolare, Sakura intuì che in qualche modo doveva essere lei, il “capo”.
- Bene, direi che siamo pronte – le annunciò infatti. Hotaru e Luna confermarono con un cenno, in attesa.
Sakura mosse qualche passo in avanti, pronta a compiere ciò che aveva già fatto decine di volte.
Alzò lo scettro, e un colpo di vento luminoso rivelò il cerchio magico.
- Morte! - lo scettro incontrò una barriera invisibile, iniziando a raccogliere l'energia della Carta – Torna prigioniera nella Carta di Clow! Azione! -.
Hinata, Hotaru e Luna sparirono in un soffio, i capelli e il pelo nero risucchiati in un vortice d'aria che le portò a ricongiungersi in un unico punto, nella forma tangibile della Carta che si materializzò in mano a Sakura.
Eccola lì, finalmente. “The Death”. Il fronte della Carta era diviso in tre parti rappresentanti i tre spiriti che la abitavano, di nuovo riuniti.
- Brava, Sakura! - esclamò Tomoyo, contenta di riuscire finalmente a vedere l'aspetto dei tre spiriti, perlomeno sulla Carta. Era un vero peccato non aver potuto filmare quella che si era rivelata una vera storia di fantasmi.
- Hai visto? Fatta anche stavolta! - esclamò Kerochan.
- Ehi, guarda! - Shaoran indicò un punto di fronte a lei, fra l'erba. Si chinò a raccogliere qualcosa, e quando si rialzò Sakura riconobbe il cristallo che Chibiusa aveva dato a Hotaru prima di volare via.
- Che cosa dovremmo farne? - chiese Meiling.
- Io credo che... dovremmo farlo avere alla signora Chiba. Anche se non verrà a sapere nulla di tutta questa storia è giusto così, non credete? -.
Tomoyo e Shaoran annuirono col capo, e poco dopo tutti e quattro tornarono al dormitorio ripercorrendo la strada a ritroso.
Un istante prima di abbandonare la radura Tomoyo si soffermò un momento a guardarla, abbracciandola con lo sguardo. La luna piena la illuminava completamente e gli alberi scuri la incorniciavano, quasi fosse stata un quadro.
- Uno scenario davvero perfetto – mormorò – Che peccato -.


Più tardi, nella stanza della donna, Sakura si stupì di non trovarla sola come aveva immaginato. Lo spirito non c'era più, ma al suo posto vide un uomo alto dai capelli scuri: di sicuro suo marito, anche se lei non lo aveva ancora visto.
Protetta dalla Carta della Sparizione, aprì piano una tenda lasciando che un raggio di luna scivolasse all'interno. L'uomo teneva la mano della moglie addormentata, e se ne accorse a malapena.
Ma quando Sakura poggiò quella specie di cristallo sul comodino, accanto al vaso di garofani selvatici e alla foto di Chibiusa, le sembrò che l'uomo avesse alzato la testa e le avesse sorriso.
"No, assurdo" pensò. Doveva esserselo immaginato. Eppure poco prima di lasciare la stanza si voltò un'ultima volta a guardarli; se la loro figlia le era sembrata una principessa delle fiabe, quei due avevano tutta l'aria di due sovrani: un re che assiste la sua amata regina.
- Salutami quella gatta -.
Tre parole che la fecero bloccare all'istante, incredula. A parlare era stato quell'uomo, il signor Chiba, che tuttavia continuava a rivolgere lo sguardo al viso della moglie addormentata.
- Ha passato giorni a dormirmi in braccio e a fare le fusa, lasciandomi solo quando andavo in bagno. E ringrazia anche quella ragazza da parte mia -.
Strinse la mano della donna, esattamente come aveva fatto Hinata l'ultima volta che Sakura era stata lì. Ecco, allora, che cosa aveva fatto Luna oltre ad incontrare Kerochan nel bosco.
Annuì, senza dire nulla, e uscì silenziosamente dalla stanza.




(¹) Il Cristallo d'Argento, appunto



Se vi state chiedendo perché Mamoru si è accorto della presenza degli spiriti e Usagi no- o almeno non consapevolmente- è perché lei è talmente immersa nel suo dolore per la perdita della figlia da non rendersi conto di nient'altro. Ho voluto differenziare un po' le loro reazioni, perché credo che ciascuno reagisca in modo diverso al dolore e lo viva in modo diverso.

Shatzy: come vedi si è scoperto anche il ruolo di Luna in tutta la faccenda... sono un team piuttosto affiatato, queste tre. ^^
Tutti i misteri si sono sciolti, anche se nell'ultimo capitolo verranno spiegate un altro paio di cose (dal nostro Kerochan che recupera a sprazzi la memoria), ma sostanzialmente la storia principale si è conclusa. Mi piaceva un mondo l'idea di una Chibiusa-spirito che vola col suo unicorno alato verso la luna... sono una coppia che adoro! ^^
   
 
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