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Autore: Elizabeth_Tempest    28/01/2011    4 recensioni
Piccole flash-fic per raccontare uno dei più grandi orrori della storia, visto dagli occhi di vittime innocenti: i bambini.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Orrore. 27 gennaio 1945

1.Stella gialla.

Il treno avanza. Verso dove, non si sa. I suoi passeggieri sono uomini, donne, bambini, vecchi e giovani, sani e malati. Viaggiano pigiati come bestie. Alcuni piangono, altri parlano per farsi coraggio, ma sono tutti stanchi.

Tra questi c’è Esther.

Lei sta lì, appoggiata alla parete del vagone piombato, di quelli dove si caricano le bestie, non le persone.

Esther stringe la mano di sua madre. Esther ha sei anni, Esther è bionda, Esther è allegra.

Esther è ebrea.

Ha vissuto gli ultimi mesi in un ghetto della Germania. La Germania, il suo paese.

La gloriosa Germania.

Sua mamma si chiama Sarah, suo papà Jakob. E poi c’è sua sorella, Judith.

-Mamma, dove andiamo?- la sua domanda è sempre questa.

-In una nuova casa, tesoro.- e sempre questa è la risposta di sua madre.

Il treno si ferma. Un’altra pausa? No, aprono le porte e gli uomini con la divisa, quelli che urlano parole cattive, con quei cani che abbaiano e fanno vedere il denti a tutti, li fanno scendere.

C’è una ressa, giù dal treno: famiglie che cercano i loro parenti, persone confuse, donne e anziani che fanno fatica a muoversi, alcuni sono colti da malori. Papà cerca i nonni e gli zii, ma non li trova.

Li raggiungeranno dopo, dice.

C’è una grande scritta, sul cancello di questo posto, brutto e freddo. E ci sono persone strane.

Però Esther non sa dire se siano persone vere. Sembrano delle bambole di pezza venute male, senza capelli e con dei vestiti brutti. Sembrano dei fantasmi, pensa, tutta orgogliosa per quel paragone da grande. Come quelli di Judith, che, a dodici anni, è bella e intelligente e tutti le fanno i complimenti per la sua parlantina.

Le persone-fantasma le guardano come se non le vedessero. Lei fa ciao con la manina, ma non rispondono.

Sono ammalati? O ciechi? O forse, solo maleducati? Ah, no, dice Esther, lei da grande non sarà mai tanto maleducata. Povera bambina, piccolo tesoro, tu che grande non ci diventerai mai. Perchè vi dividono, vi scelgono, vi smistano. E tu finisci nella colonna sbagliata, con mamma e Judith.

E marciate, fino a quelle strane stanze, dove vi fanno spogliare. E a te non ti va di lasciare la tua bambola.

Ma vi dicono che troverete tutti dopo. Dovete fare una doccia e la doccia mica si fa vestiti, no?

Mamma e Judith aiutano una vecchia signora.

Entrate, la stanza è buia e le persone in uniforme chiudono la porta piombata.

L’ultima cosa che senti, Esther, di questo mondo ingrato, è il dolore di una morte ingiusta.

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Questa è una raccolta di one-shot scritte in memoria di chi è morto, nei modi più disparati ed orribili, nei lager e i campi di sterminio. 

Fin da bambina questo evento oscuro della stria mi ha affascinata, non in modo positivo, certo, perchè dimostra a che livelli la cattiveria e la stupidità umana possa arrivare e ho deciso di celebrare la memorie di queste vittime (di cui gran parte bambini), per quanto possibile. non sto glissando tanto sui punti strorici, quanto sul punto di vista umano: la paura, la confusione e l'incertezza di un mondo in rovina, della cattiveria umana, visti dagli cchi di una bambina che non ha idea di cosa sia la morte. L'orrore visto dagli occhi di un puro di cuore.

   
 
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