Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: barbara_f    28/01/2011    17 recensioni
“Questo semestre l’argomento delle lezioni sarà la rappresentazione dell’amore nella letteratura”. Qualcuno accanto a me fece una smorfia disgustata …
“L’amore … l’amore si può leggere giusto nei libri” disse a bassa voce ma sufficientemente alta da farsi sentire ad almeno due file di distanza …
“Cos’hai contro l’amore?” mi sentivo stranamente offesa dal suo tono disgustato, non seppi fare a meno di controbattere.
“Una ragazzina che parla d’amore, un classico …” si stava rivolgendo a me, quello sconosciuto di cui non avevo ancora visto il volto stava parlando con me… mi voltai verso la fonte di quelle offese.
Due occhi verdi, intensi, felini mi guardarono sprezzanti. Ricambiai lo sguardo.
“Signori, potete renderci partecipi?” il prof. Meson interruppe la nostra conversazione.
Il ragazzo con gli occhi verdi e, ora lo vedevo meglio, con i capelli castano ramati, si alzò e con tranquillità rispose
“Dicevo soltanto che l’amore è qualcosa che si può trovare giusto nei libri… la signorina” disse indicandomi, “non è d’accordo …”.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cap. 47
 
Fragilità
 
“Cos’è quella?” chiesi indicando il quadratino di carta caduto dalla busta che conteneva la lettera di Elizabeth.
Edward si piegò per raccoglierlo.

“E’ una foto!” esclamò “una foto di mia madre e mio padre...”

La poggiò sul tavolo come se si fosse scottato.

“...Mio padre...” la voce vibrò di disgusto pronunciando quella parola.

“Lui non è mai stato mio padre... non mi è stato vicino come un padre dovrebbe fare... da lui ho avuto solo dolore. Ho conosciuto l’affetto di un padre solo quando ho incontrato Carlisle...” fece una pausa continuando a fissare la foto come ipnotizzato poi continuò...

“Non è stato facile per lui occuparsi di me durante i primi anni a casa Cullen. Non mi fidavo di nessun uomo adulto... avevo paura che mi picchiassero, che mi maltrattassero! Restavo ore in silenzio o reagivo in maniera aggressiva non appena si avvicinava a me...”sospirò ancora perso nei ricordi.

“Carlisle è mio padre!”

Gli carezzai il viso, sembrava così fragile... sorrise lievemente, la luce non raggiunse gli occhi.

Mi piegai in avanti prendendo la foto tra le mani, la osservai con attenzione...

Elizabeth, capelli scuri raccolti in una stretta crocchia appuntata sulla nuca, occhi verdissimi e intensi, proprio come quelli di Edward; stringeva suo marito EJ, un ragazzo indubbiamente bello, capelli scuri con strani riflessi rame brunito, occhi ghiaccio e un insolito sorriso sghembo, lo stesso di suo figlio.

Erano così giovani... non più di venti o ventuno anni. Pensai.

“Avranno avuto più o meno la nostra età” dissi fissando Edward, non riuscivo a pensare che EJ non lo avesse riconosciuto come suo figlio. 

Guardai la foto ancora una volta... mi sentivo strana, inquieta, avevo la sensazione di conoscerli...

“Edward, tua madre era bellissima”, esclamai poi, seppur riluttante ammisi “...Anche tuo padre era molto affascinante... sei un mix perfetto tra loro due!”

Il mio ragazzo si voltò di scatto fissandomi con i suoi penetranti occhi verdi, tanto simili a quelli di sua madre.
Il volto turbato come un mare in tempesta.

“Non dirlo mai!” esclamò.

“Io non sono come lui, non voglio esserlo... non voglio somigliargli!” abbassai lo sguardo conscia di averlo ferito.

Poggiai la foto e lo fissai negli occhi, era sconvolto, non era ancora pronto a superare il dolore e a perdonare... nonostante ciò la sua mente sosteneva,  sapevo che il suo cuore non era pronto.

“Edward!” lo chiamai carezzandogli il braccio.

Il suo viso su di me, gli occhi gonfi di dolore.

“Ti prego, perdonami...” sussurrò impercettibilmente.

“Lo so, so di somigliargli, è il mio padre biologico dopotutto... e, Bella, so che non volevi offendermi né farmi soffrire...” mi sorrise, lo stesso sorriso sghembo che riconobbi nella foto.

“Solo che io... io non ce la faccio a perdonarlo, non ce la faccio e rispettare la memoria di mia madre...” mi guardò con intensità.

“Devo confessartelo, non riesco a perdonare neppure lei... non veramente, non fino in fondo!” sospirò.

“Si è uccisa per noi... ma il modo, quel modo....” la voce e lo sguardo tormentato...

“Bella! Che bisogno aveva di ammazzarsi di fronte a me! Perché mi ha fatto questo?”

Dovevo ammetterlo, nemmeno io riuscivo a capire Elizabeth. Come poteva una madre sacrificare la propria vita e, contemporaneamente, condannare il proprio figlio a non dimenticare?

I suoi occhi erano lucidi di lacrime represse.

Lo abbracciai forte, volevo confortarlo, fargli capire che ero li per lui...

La sua disperazione esplose violenta e improvvisa.

“Perché!!!!!”

Il suo urlo disperato riecheggiò nella stanza.

Lo strinsi di più al mio petto carezzandogli dolcemente i capelli, era così fragile in questo momento, così tenero....

Gli presi la mano e lo feci alzare asciugandogli le guance col dorso della mano.

“Vieni con me!” dissi guidandolo di sopra.

“Hai bisogno di rinfrescarti e di coccole... tante....”
 
*********************************************************************
 
Afferrai la sua mano calda e morbida.

Bella era la mia ancora, il mio amore...

Mi condusse al piano di sopra, nella sua stanza...

Respirai l’odore di cui era pregna, il suo profumo, così femminile e floreale, aveva il potere di ipnotizzarmi, di soggiogarmi...  non potevo oppormi al suo richiamo, la volevo, ero irrimediabilmente attratto da lei.

La fissai per un lungo istante, meravigliosa nel suo abitino di lana panna...

Desideravo perdermi in lei, nel suo corpo caldo, volevo essere cullato dalle sue braccia dolci, baciato dalle sue labbra fresche.

Stavo impazzendo, combattuto tra dolore e desiderio.

Entrai in bagno, Bella aveva ragione, avevo bisogno di rinfrescarmi.

La stanza era come la ricordavo, piccola ma meticolosamente ordinata.. tutto aveva un suo posto, la spazzola che carezzava i suoi lunghi capelli, lo spazzolino che baciava la sua bocca, il rossetto che, come un dolce balsamo, ammorbidiva le sue labbra...

“Sto impazzendo” dissi tra me, passando una mano sul viso ancora imperlato di sudore...

Tante, troppe domande vorticavano nella mia testa.

“Non devo pensarci... non ora...” provai a regolare il respiro.

“Edward forza... inspirare-espirare, inspirare-espirare, inspirare-espirare...” mi dissi fissandomi allo specchio.

Aprii l’acqua fredda e mi sciacquai il viso... mi guardai ancora una volta... i miei occhi erano come quelli di mia madre, verdi, lucidi, intensi...

Entrai nella sua stanza guardandomi attorno, le tendine erano state chiuse velando il paesaggio al di fuori della finestra, lo stereo era stato acceso, James Blunt cantava High, i versi del brano riecheggiavano nella mia mente...
 
* Beautiful dawn –
You're just blowing my mind again.
Thought I was born to endless night, until you shine.
High; running wild among all the stars above.
Sometimes it's hard to believe you remember me.


http://www.youtube.com/watch?v=D9LopyqdzIw


“Stai bene?” chiese Bella appena mi vide rientrare.

Sobbalzai ancora perso nei miei pensieri.

“Dovrei far leggere questa lettera ad Alice!” risposi fissando il paesaggio esterno, filtrato dall’impalpabile tessuto delle tendine...

“Stai bene?” ripeté.

No, non dovevo avere un bell’aspetto.

“Non molto!” confessai.

Non volevo mentirle... avevo bisogno di verità, troppe menzogne, troppi segreti avevano riempito la mia vita, non ne potevo più.

Gli occhi di Bella si fecero tristi, stese le braccia verso di me.

“Vieni Edward, vieni da me!” sorrise arrossendo leggermente.

Volai da lei, abbracciandola, ero così fortunato ad essere amato da questa splendida creatura.

“Avrei tanto voluto avere una vita normale!” sussurrai seppellendo il viso sul suo seno...

Mi vergognavo ancora a mostrare questo mio lato debole...

Avevo passato troppi anni a reprimere i miei sentimenti, a nascondere il pianto nel silenzio della notte...

Ero spiazzato, spiazzato dall’entità e dalla potenza del mio dolore, dalla mia enorme debolezza e sensibilità...

Le labbra di Bella furono sulle mie, un bacio dolce tenero, gli occhi negli occhi.

Un lungo, tenero sguardo.

“L’avrai amore mio, l’avrai... vivremo una vita fatta da tutte le piccole cose che ti sono mancate” poi arrossì temendo di essere andata troppo oltre.

Le sorrisi teneramente, non desideravo altro che vivere la mia vita con lei.

La baciai sulle labbra, volevo sentire il suo sapore in bocca, rassicurarla sul mio amore per lei.

Un bacio, un altro, un altro ancora...

Bella mi faceva impazzire.

La sua bocca calda e morbida si modellava alla mia, i suoi seni riempivano perfettamente le mie mani, il suo corpo era fatto per incastrarsi perfettamente col mio.

Casualità o destino, Bella era la persona più importante per me.

La spogliai con lentezza, non avrei più fatto le cose in fretta...

Il corpo di Bella era invitante, rassicurante, fremente d’amore...

La volevo, desideravo perdermi in lei, nascondermi nel suo corpo ricolmo di desiderio e dolcezza.

Entrai in lei con tenerezza quasi reverenziale, carezzandole il clitoride, avvertendo la sua eccitazione.

Godetti del suono della sua voce, mi infiammai di passione sentendola gemere mugugnando il mio nome.

Mi spinsi di più in lei e Bella mi accolse in se a, avvolgendomi, proteggendo il mio povero cuore, tenendo al sicuro la mia anima...

Quando è con me, nulla mi ferisce, nulla mi provoca sofferenza, è il mio scudo, la mia protezione,  è tutto...
È parte della mia anima.

Un ultimo pensiero per lei prima che l’istinto prendesse il sopravvento, prima di abbandonarmi all’appagamento della mia passione.
 
********************************************************************
“Ora mi spieghi tutto!”

La voce di Charlie  mi riscosse dai miei pensieri turbolenti e tristi...

Era accanto a me, esigeva una spiegazione... non avrebbe accettato il mio silenzio.

 
Ripensai al maledetto giorno in cui avevo sentito la sua voce, in cui avevo accettato il suo strano incarico...
Ero stato felice di sentirlo, era uno dei miei amici più cari.

Non avrei mai immaginato a quali infauste conseguenze l’entità della sua richiesta mi avrebbe portato.

Charlie mi conosceva bene, sapeva come incuriosirmi, come alimentare il mio spirito investigativo.

...La misteriosa ricerca dell’identità di una persona senza passato... queste erano state le sue parole... il ragazzo sta con mia figlia, io voglio sapere chi è... ho paura per lei, ho paura quel ragazzo sia un poco di buono... la piccola Bella era in pericolo?

Non poteva sapere, povero Charlie, non poteva conoscere gli esiti a cui quella ricerca mi avrebbe condotto.

I timori forse infondati di un padre, mi avevano gettato in un vortice di dolore, in una spirale di sofferenza che, avvolgendomi nel suo gorgo infinito, mi avevano ricondotto a lei, a Elizabeth...
Ad Edward.

Non avrei mai dimenticato quell’esile e disperato ragazzino, il volto emaciato, gli occhi grandi e dilatati dall’orrore...
Visitava i miei incubi, il suo sguardo vuoto si sovrapponeva a quello vacuo e spento di Elizabeth, la sua pelle, bianca come il latte, era come la sua, troppo, simile a quella di sua madre...

 
“Quando ti ho chiamato per chiederti di fare delle ricerche tu sapevi? Avevi capito? ...Dio, non posso crederci... tu avevi una donna che amavi così tanto... e Edward... dio, povero ragazzo! Non avrei mai pensato, mai creduto....”

L’alcool cominciava ad fare il suo effetto, Charlie non aveva mai parlato così tanto tutto in una volta...

Lo guardai decidendo di rispondere ad una domanda per volta.

Il whisky rallentava il flusso dei miei pensieri, impastava la mia voce, mi rendeva disinibito e fragile...

“Non lo sapevo... forse, se avessi saputo cosa avrei scoperto... no, non avrei mai accettato di venire fin qui... non avrei mai volutamente riaperto le ferite che speravo di aver sanato....”

Sentivo gli occhi bruciare, ma non avrei mai pianto, non di fronte a Charlie, le lacrime le avrei conservate dentro di me...
Mi sentivo fragilissimo, sottile come vetro soffiato...

Che diritto avevo io di piangere? Io intuivo, io sospettavo...

Sentivo che la mia storia con Elizabeth sarebbe finita in modo tragico, sapevo, in cuor mio, che non poteva esistere felicità costruita sul dolore...  

Charlie mi guardò in modo significativo... poi annuì
“Quando hai capito che si trattava di loro?”

Già, quando, non ne ero sicuro... forse l’avevo sempre saputo o forse, pian piano l’idea si era insinuata nella mia mente.


Optai per una mezza verità.

“Non so! Ho cominciato a mettere insieme i pezzi un po’ per volta... la tua frase: - gemelli senza passato – ha forse aperto uno spiraglio nella mia mente, mi ha intrigato... non sapevo se si trattasse di loro ma ero stuzzicato dall’idea di scoprire qualcosa, magari di fare uno scoop...” in realtà quella frase aveva riaperto ferite che ancora mi laceravano l’anima...

“Non guardarmi così Charlie”, dissi fissandolo in volto.

“Io sono un giornalista, questa strana storia, magari, mi avrebbe permesso di vendere un articolo a qualche giornale...!” preferii mentirgli, preferii mentire a me stesso.

Bevvi un altro sorso.

“Ieri sera però... sapevi, avevi capito chi avevi ritrovato....!” non era una domanda, era un’affermazione.

“Durante il viaggio ho letto e pensato molto...” un’altra mezza verità...

Il percorso tra Chicago e Seattle era stato un viaggio nel mio passato.

Pezzi di dolore, pezzi di anima e di cuore, lentamente avevano ritrovato il loro posto ricomponendosi nel puzzle della mia vita...

Abbassai la testa incapace di aggiungere altro.

Charlie mi mise un braccio attorno alle spalle, avevo bisogno di conforto e lui, con la sua rude sensibilità, l’aveva compreso...

“Forse è il caso di tornare, abbiamo lasciato soli i ragazzi a sufficienza...”
Lo guardai pronto a dire qualcosa, ma Charlie mi precedette.

“Credo di dovere delle spiegazioni a mia figlia e delle scuse ad Edward... ho pensato il peggio di quel ragazzo, sempre il peggio, interpretando la sua mancanza di passato come una colpa...”

“Si, è vero... Edward è solo stato molto, molto sfortunato, ma è un bravo ragazzo...”

Mi alzai in piedi seguito da lui, barcollavo a causa dell’alcool, Charlie era lucido, da bravo capo della polizia si era trattenuto dall’ubriacarsi.

“Temo che Bella non la prenderà bene!” sospirò.

“Tua figlia è una ragazza sveglia!” sorrisi immaginando la reazione furibonda della ragazza.

Era sveglia e testarda, proprio come lui... non sarei voluto essere nei panni di Charlie quando le avrebbe parlato.
“Harold, ti volevo chiedere solo una cosa, non hai mai detto qual è il vero cognome di Edward.”

“Masen! Il nome del ragazzo è Edward Antony Masen”.

Charlie si voltò di scatto, gli occhi dilatati dalla sorpresa, forse dalla paura.

“Masen, hai detto? Sei sicuro, davvero sicuro?” annuii.

Mi prese per un braccio trascinandomi fuori.

“Dove stiamo andando?” chiesi sconcertato.

“Alla stazione di polizia!” rispose improvvisamente serio.
 
 
James Blunt _High
 
* Un'alba bellissima
Mi stai sconvolgendo ancora
pensavo di essere nato in una notte senza fine
fino a che tu non hai cominciato a splendere

   
 
Leggi le 17 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: barbara_f