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Autore: esthernathalie    13/03/2011    4 recensioni
Vita, morte e miracoli di Sirius Black. La sua vita prima, durante e dopo Hogwarts, ecco a voi una vagonata di scherzi, avventure, ricordi, lacrime e pensieri sconnessi. Se avete trenta secondi commentate la fic, mi è indispensabile per capire come e se andare avanti... Thanks! Per il resto... Enjoy... Fatto il misfatto.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Sirius Black, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo uno

Una Bacchetta poco da Black



-Sirius, portami con te. Voglio venire anch’io a Hogwarts, domani. Per favore.
Aggiunse quest’ultima preghiera a voce bassa, il piccolo Regulus, perché un Black non chiede, ma esige. Il fratello maggiore non gli rispose e guardò la scacchiera magica che li divideva: come al solito Reg aveva scelto gli scacchi neri, un modo come un altro per rimarcare la sua appartenenza ai Black. Era sempre così posato ed ubbidiente, così fiero del suo cognome. Sirius talvolta si ritrovava a chiedersi se fosse normale, il fatto che a nove anni un bambino potesse essere così impeccabile. Lui non era mai stato così. Ci provava, ma non ci riusciva, ad essere come i genitori volevano.
Sì, si mostrava sprezzante verso Babbani e Mezzossangue, ma fingeva, e nelle parole non riusciva a mettere nel suo tono la giusta dose di disprezzo e di supremazia. Per questo il più delle volte restava in silenzio, nonostante il suo cuore urlasse a pieni polmoni “Fatemi uscire, voglio giocare!

Regulus invece sembrava bere avidamente ogni parola uscita dalla bocca dei genitori, al punto che Walburga aveva cominciato a dire “Sirius, prendi esempio dal tuo fratello minore.” Eppure lui non ci riusciva, e l’unico rancore che provava era in realtà rivolto verso tutte quelle maledette regole ed imposizioni. A dirla breve, verso la sua stessa famiglia.

-Perché vorresti venire ad Hogwarts? Pensaci, fratellino, qui hai i nostri genitori che ti adorano. Hai una camera tutta tua, ad Hogwarts avrai un domitorio. E poi, ci saranno compiti, e il cibo sarà senz’altro più scadente… porta pazienza, fra un anno mi raggiungerai anche te. Nel frattempo, allenati con gli scacchi, gioca meglio l’Elfo Domestico!- Concluse vittorioso, comandando poi ad una sua pedina di distruggere l’avversario. La faccia del piccolo Reg divenne rossa di rabbia e vergogna, ma sorprendentemente non si mise a strepitare chiamando la madre. Si ripulì dai cocci neri della sua pedina e disse solo, in risposta alla domanda del fratello:
-Ma ad Hogwarts ci sarai tu. E saremo a Serpeverde, Sirry, quindi anche se si dormirà in una stanza comune, gli altri studenti saranno certamente alla nostra altezza, o perlomeno,non correremo il pericolo di avere come vicino di letto un Filobabbano.

Sirius si alzò bruscamente dalla sedia, stanco di dover sentire discorsi tipici dei genitori anche per bocca del fratellino, conscio tuttavia del fatto che effettivamente quello che sentiva era vero. Sarebbe finito a Serpeverde, e anche lì avrebbe continuato a fingere interesse verso quegli insulsi discorsi tutti uguali, stirando le labbra in un sorriso falso come la persona che avrebbe avuto di fronte. Non sarebbe potuto capitare diversamente. Lui era un nobile Black, e di riflesso, era degno di essere Serpeverde.

-Dovrai aspettare, Regulus, così come ho aspettato io. Ora scusami, devo andare in bagno.- Salì le scale, ma giunto in cima si diresse invece verso la sua camera, entrandoci e chiudendo la porta dietro di sé. Si avvicinò ai piedi del letto,dove giaceva il suo grande baule, già chiuso e con tutto l’occorrente per Hogwarts. Si inginocchiò e fece scattare la sicura, aprendolo. Ovviamente erano state apportate delle modifiche magiche, in modo da farci stare più di quello che in realtà un baule normale potesse contenere. C’erano le uniformi, i guanti, il mantello invernale nero con alamari d’argento, e su ogni indumento campeggiava una targhetta con il nome dello studente: Sirius Black. C’erano poi i libri di testo, il set di provette in cristallo, il calderone, la bilancia ed il telescopio.
Sirius ignorò tutto ciò e rivolse la sua attenzione alla tasca laterale interna nascosta del baule,dove ad insaputa di tutti aveva nascosto il suo beneamato manico di scopa. Prese la lettera da Hogwarts e rilesse la parte finale:

 SI RICORDA AI GENITORI CHE AGLI ALLIEVI DEL PRIMO ANNO NON ÈCONSENTITO L'USO DI MANICI DI SCOPA PERSONALI.

Sorrise furbescamente. La scuola lo ricordava ai genitori, non agli alunni, teoricamente lui non stava infrangendo nessuna legge. Ad ogni modo, avrebbe dovuto fare attenzione a non farsi scoprire. C’erano i manici della scuola, ma lui aveva sentito dire che per gli studenti del primo anno erano bloccati a sessanta chilometri orari, e non aveva intenzione di passare un anno senza volare come si deve.

Dopo aver appurato che la sua Nimbus 1500 fosse ancora ben nascosta richiuse il baule e si diresse verso il suo comodino, prendendo la sua Bacchetta e sedendosi sul letto. Lo scontrino in fine pergamena ancora attaccato recitava:
“Bacchetta in Mogano, 11 pollici e ½. Anima: pelo di unicorno. Eccellente per la Trasfigurazione e per allontanare le Arti Oscure.”
Sirius ripensò a quanto era accaduto due giorni prima a Diagon Alley, da Ollivander.

***
-Ah bene, il signorino è un Black! Sarà una cosa veloce, so esattamente cosa fa al caso suo!- Con queste parole Ollivander era corso nel retrobottega a prendere una custodia allungata. Tornato al bancone aveva porto la bacchetta in essa contenuta a Sirius. Lui l’aveva agitata, e i capelli del commesso avevano preso fuoco. No, decisamente era la Bacchetta sbagliata. Ma non si era perso d’animo, il mago, e, spenti i capelli, era sparito di nuovo dietro agli scaffali. –Non si preoccupi, signorino, sono cose che capitano! Eppure è bizzarro, quella Bacchetta è uguale a quella di Orion Black, teoricamente dovrebbe andar bene anche ai figli, soprattutto se primogeniti… oh, ecco, le farò provare questa, è degna di un sangue nobile come il suo. Tredici pollici, Cedro, anima in lingua di vipera. Dovrebbe funzionare… avanti,la agiti!- E Sirius l’aveva agitata, ottenendo come risultato l’esplosione del lampadario sopra le loro teste.

Ollivander non si era perso d’animo neanche questa volta. Ma dopo quindici minuti, tre esplosioni, una bruciatura e una bottiglia rotta, giudicò saggio fermarsi un attimo ad analizzare la situazione. Aveva fatto provare a Sirius dieci fra le bacchette più in voga tra i nobili del mondo magico, ma con risultati deludenti. A questo punto, non poteva far altro che uscire dagli schemi ed ingegnarsi per scoprire la Bacchetta giusta fra gli scaffali del negozio.
-Mi do del matto da solo, eppure… provi questa, signorino. Mogano, 11 pollici e ½, anima in pelo di unicorno.
Sirius prese la Bacchetta e ancor prima di agitarla sentì un calore insolito percorrergli il braccio destro ed espandersi in tutto il corpo.
-Eccellente! Curioso, ma eccellente, finalmente abbiamo trovato la sua Bacchetta! Certo, chi poteva immaginarlo… d’altronde, il mondo intero è un mistero… ma prego, da questa parte per pagare.-
Il bambino lo fissò confuso e anche un po’ irritato da quella frase evasiva. Mentre Walburga pagava chiese quindi:
-Mi scusi, come mai è curioso che questa Bacchetta abbia scelto me?
Il commesso finì di contare i soldi e li mise in un taschino del suo mantello grigio, dopodiché alzò il capo e spinse con la punta delle dita gli occhiali sul naso, cominciando a spiegare:
-Beh, lei è un Black. Chi lo immaginava che sarebbe stato scelto da una Bacchetta simile? Voi Black… solitamente avete bacchette corte, rigide e con molti fronzoli ornativi. Non che la sua non sia elaborato finemente… ma è curioso che sia lei il padrone, considerando che il legno è stato intagliato da un Magonò… un mio grande amico nonché l’unico a cui permetto di aiutarmi in questo lavoro, dato che sa il  fatto suo… ma appunto, le sue Bacchette non scelgono mai maghi che vantano una discendenza tanto Purosangue e Serpeverde come la sua. Non dimentichiamo inoltre che l’anima di questa Bacchetta è fatta di peli di unicorno… noti da secoli come talismani contro le Arti Oscure… ironico, non trova? Un Black con una Bacchetta del genere… ah ma non si preoccupi, è un’ eccellente Bacchetta… solo, è sorprendente che sia lei il prescelto.

Dopo queste parole la madre di Sirius si era indignata a tal punto che aveva fatto provare al figlio altre quindici Bacchette. Solo quando il negozio intero aveva minacciato di prendere fuoco si era rassegnata ed era uscita in strada, furibonda ma conscia che non c’era nulla da fare. Quella sarebbe stata la Bacchetta di suo figlio.

***
Sirius si chiese per un attimo cosa volesse dire quel fatto. Ollivander non fingeva, gli aveva letto in faccia la sorpresa, eppure il piccolo mago non giudicava importante l’accaduto, non capiva come potesse influire sul suo futuro. Lui era il primogenito della nobile casata dei Black, sarebbe stato un Serpeverde, avrebbe ereditato i beni della famiglia e mantenuto alto l’onore, poco importava che Bacchetta avesse. Malgrado avesse appena concluso che quello strumento magico non avrebbe influito sul suo futuro prestabilito, Sirius si lasciò sfuggire un ghigno soddisfatto al ricordo dell’inquietudine di sua madre, e ringraziò mentalmente il Magonò creatore del magnifico pezzo di legno tanto discusso.
Ripose la bacchetta nella custodia e poi mise il tutto nel baule. Non gli sarebbe servita, fuori da Hogwarts: non amava le regole, ma non era neanche così stupido da farsi espellere ancor prima di mettere piede nella scuola.
Scese al piano di sotto, dove nel frattempo si erano riuniti anche gli altri membri della famiglia per la cena. Per un momento Sirius si ritrovò a pensare che quella sarebbe stata la sua ultima cena a casa e avrebbe dovuto aspettare molti mesi prima di sedersi di nuovo al suo posto, di fianco al fratello.
Poi quel pensiero volò via, e lui si dedicò al suo piatto, mangiando di gusto: non aveva idea di com’era il cibo di Hogwarts e nel dubbio preferì abbuffarsi a più non posso, temendo che per i mesi successivi non avrebbe avuto a disposizione cibo così prelibato.
Con la faccia praticamente immersa nel piatto non si accorse dei soliti discorsi dei genitori. Non si accorse nemmeno del fratello che quella sera rimase insolitamente silenzioso e non mangiò quasi niente, tenendo lo sguardo imbronciato fisso davanti a sè.

Se Sirius avesse alzato lo sguardo avrebbe certamente trovato il modo di consolare il fratello, con una battuta o un sorriso sghembo. Se Sirius avesse alzato lo sguardo quella sera, Regulus in futuro magari non avrebbe deciso di odiare il fratello.
Ma Sirius aveva fame, e non immaginava lo stato d’animo del bambino seduto di fianco a lui. Mangiò, poi andò in camera sua a dormire: domani sarebbe stata una giornata importante.

***
E il domani arrivò, prima di quanto il giovane potesse sperare. Decisamente molto prima. Un elfo domestico lo svegliò di buon mattino, rischiando il linciaggio. Assonnato, dopo un paio di minuti Sirius si alzò e bofonchiando andò a lavarsi e prepararsi, con in testa parole come “odio” e “ sonno”.
Ovviamente, la sua indole dormigliona si faceva sentire sempre: quel giorno, seppur così speciale non faceva eccezioni.



-
Salve a tutti!
Spero che questo capitolo non vi abbia deluso. Nel prossimo Sirius partirà per Hogwarts, e fra le altre cose incontrerà uno (o forse più?) dei futuri Malandrini.
In questo capitolo avete potuto vedere un po' di Regulus. Spero di non avervi annoiato, ma credo che il fratello di Sirius, in quanto tale, debba ogni tanto apparire in questa fanfiction. Cercerò di raccontare la vita del nostro Felpato attenendomi ai libri, ma creerò anche una trama personalizzata, pur restando fedele ai margini imposti da zia Row. :)

Recensite se potete, mi raccomando!

Fatto il misfatto.
  
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