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Autore: ellephedre    27/03/2011    21 recensioni
Scene correlate alla fanfic 'Oltre le stelle', un mio sequel della quinta serie.
1 - Una gita al mare - Le amiche di Usagi riusciranno a non far capire quello che sanno a Mamoru?
2 - Una cena in famiglia - prima cena a casa Tsukino con Mamoru e il padre di Usagi entrambi presenti. Finirà bene?
3 - Scoprire il potere - Usagi continua ad allenarsi con lo scopo di usare il proprio potere senza il cristallo d'argento
4 - Antichi litigi - Sono passati tre anni, ma Usagi ha ricordato ed è decisa a far pentire Mamoru degli insulti che le ha lanciato in passato.
5 - Troppi studio - Usagi si sta impegnando da morire per essere ammessa all'università e studia tutti i giorni con Mamoru. Lo stress si fa sentire...
6 - Sciolti - Mamoru non ha mai visto i capelli di Usagi sciolti dalle code.
7 - Temporale - Usagi e la sua inquietudine per le tempeste.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga'
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sailor moon Note: in una delle puntate della prima serie, durante uno dei soliti litigi infantili tra Usagi e Mamoru, ho avuto modo di leggere il vero dialogo che era intercorso tra i due. Le parole di Mamoru mi hanno fatto morire dalle risate :D Ringraziate quindi i sottotitoli dei DVD della Dynit per questa one-shot.
Ho scelto di inserire questa storia all'interno della raccolta 'Oltre le stelle - scene' perché volevo ambientarla dopo la terza scena ma prima della prima scena di 'Interludio'. Questa piccola storia mi sembrava adatta per questa raccolta, visto che parla di Usagi e Mamoru e di un momento della loro relazione successivo a 'Oltre le stelle'. Come periodo siamo nell'autunno o inverno del 1995, prima dell'inizio di Acqua viva.



Oltre le stelle - scene

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.


4 - Antichi litigi

Chi va con lo zoppo impara a zoppicare

Ogni pentola ha il suo coperchio
L'immondizia va al suo posto
A ogni testolina a odango il suo perdente.

Tre anni dopo Usagi si svegliò nel suo letto, gli occhi spalancati.
Legò il sogno a un chiaro ricordo.
Si dipinse il volto di un sorriso pieno di malvagissimo amore.

Quello stesso pomeriggio, come da accordi, andò a trovare Mamoru Chiba.
Ex-principe Endymion, futuro sovrano, futuro padre di sua figlia e suo attuale fidanzato nei guai.

«Ciao» le disse lui sulla porta, felice. In passato per salutarla si era limitato spesso alle sole parole, ma da quando si erano... ehm, scoperti, lui era diventato molto più affettuoso.
La baciò sulla guancia, indugiando per un tenero momento col respiro sulla sua pelle.
Riempiendosi le narici del profumo di lui, un magnifico odore naturale che avrebbe dovuto essere imbottigliato e venduto per il bene dell'umanità, Usagi iniziò a pensare che il passato fosse passato, che i rancori erano una cosa negativa, che tante cose erano cambiate e che-
Mamoru andò in cucina. «Se non ti dispiace oggi avrei bisogno di comprare una nuova pentola.» Con una smorfia stizzita, profondamente scocciata, lui ne tirò fuori una annerita. «Ieri ho bruciato la migliore che avevo.»
Dang!
Il gong nella sua testa diede inizio alla battaglia.
Peggio per lui che in tre anni non aveva cambiato faccia! «Ma certo» gli sorrise melliflua. «Andiamo!»

«Ne preferisco una col fondo più basso» disse Mamoru, esaminando attentamente l'interno di una pentola lucente.
Alle sue spalle Usagi trafficò con una confezione chiusa, strappando le chiusure e aprendola. «Mi sa che questo è il suo coperchio!» Fece volare il braccio in un arco.
Completamente per caso, Mamoru si beccò una sonora coperchiata alla nuca.
«Oh! Scuuusa!»

«Ti fa ancora male?» gli chiese lei una volta fuori dal negozio, non del tutto pentita.
«No... non preoccuparti.»
Non è che lei si stesse proprio preoccupando. Lo aveva visto prendere in pieno attacchi mostruosi, ondate di energia e una volta, per errore, persino l'Aqua Shine di Sailor Mercury - era stata lei a deviarlo e poi si era scusata in un modo che le aveva tolto ogni secondo di colpa - perciò sapeva che la testa di lui era fatta di ferro inossidabile e infrangibile. Poteva prendersi qualche colpetto in più, soprattutto se ampiamente meritato.
«Ah!» fece Mamoru, inciampando in avanti. Riuscì a non cadere e si guardò indietro. «Un sasso.»
Ma allora, pensò Usagi, lo faceva apposta.
Riprese a camminare e osservò per bene il marciapiede che stavano percorrendo. Costeggiava il parco, ma niente più sassi nelle vicinanze.
Mamoru la raggiunse. «Cerchi qualcosa?»
«No no» fischiettò lei. «Che ne dici se andiamo a mangiare in quel posto?» Indicò con un braccio largo un ristorante dall'altra parte della strada.
Lui si voltò. «Va bene.» Iniziò ad avanzare.
Lei allungò una gamba.
Lui inciampò e, tentando di riprendere l'equilibrio, bilanciò il peso portando avanti velocemente la gamba opposta. Col ginocchio colpì un palo.
«Ahia!»
«Oh no! Scusa!»
Attraversarono la strada con lui che quasi zoppicava.

«Usa...»
Lei trasformò l'espressione in innocenza. «Hm?»
«Per caso... c'è qualcosa che non va?»
«Ma no!» ridacchiò lei. «Piuttosto non ti fa più male niente, vero? Oggi sono stata così sbadata
«... già.»
«Che ti prende?» gli chiese, curiosa.
«Nulla.»
«Bene.» Sorrise.
Lo lasciò coi suoi dubbi. Per quanto la riguardava poteva tenerseli vita natural durante.
Sarebbe finita così.
Sarebbe veramente finita così, senza più feriti.
Ma, verso la fine del loro pranzo, Mamoru guardò malamente le zucchine che aveva separato dal resto del cibo. «Non l'avrei ordinato se avessi saputo che c'erano anche queste. Sono da buttare.»
Lo faceva apposta!
«Non mi sembrano così brutte.» Lei si sporse sopra il tavolo, in pugno i bastoncini con cui aveva mangiato. «Hanno anche loro una loro dignità, no?» Le trascinò all'interno del piatto. Fuori dal piatto e sopra i pantaloni di Mamoru.
Lui scattò in piedi.
«Ah!» si coprì la bocca lei, con entrambe le mani. «Perdonami!»

«Usako.»
«Sì?»
«Cosa c'è che non va?»
Erano entrati nel parco. Lei adocchiò un chioschetto mobile per il tiro a segno e si illuminò. «Giochiamo!»
«Cosa?»
«A quello!» lo afferrò per un braccio. «Dai!»
«Ma perch-»
Lei lo trascinò di corsa verso il suo destino.

«Devi sbagliare, Mamo-chan.»
Lui abbassò il fucile giocattolo e la guardò come se non capisse più nulla. «Non vuoi quel coniglio gigante?»
Oh, era tentata perché il coniglio era bellissimo: rosa, morbido, con una faccina adorabile, ma... no! «Devi perdere.»
«Perdere?»
«Sì!» Perché a ogni testolina a odango il suo perdente, no? Era ora per lui di dimostrarglielo.
«Usako...»
Lei incrociò le braccia e gli diede la schiena. «Non ti guarderò più in faccia se non perdi!»
Dopo un momento di silenzio sentì dietro di sé una serie di colpi rapidi - sparati a caso, pensò.
Si girò per fare pace.
«Ma sei fortunatissimo ragazzo!» Il gestore del chiosco si accucciò sotto il bancone. «Tiri senza guardare e ti becchi lo stesso un premio.» Gli porse una piccola custodia trasparente.
Usagi spalancò la bocca e marciò via.
«Usa!»
Lei accelerò il passo. «Oggi non ti voglio più vedere!»
«Non l'ho fatto apposta!» gridò lui.
«Non mi interessa!»
Maledizione, qual era la strada per uscire?!?
«Usa.» Si sentì prendere un polso.
Non ebbe la forza di strattonarlo via. Iniziò a piagnucolare. «Uffa....» Avanzò di un passo e riuscì ad appoggiarsi contro il petto di lui, del suo fidanzato che avrebbe dovuto difenderla dal cattivo che l'aveva fatta piangere o almeno, almeno!, punirlo per bene. «Uffa...» Lo colpì con un pugno debole. Perché lui e il cattivo erano la stessa persona?
«Usa?» Esitando, Mamoru le massaggiò le spalle. «Non ho capito niente. Cosa c'è che non va oggi? Dimmelo.»
Lei tirò su col naso e deglutì. Si tirò indietro, per guardarlo in faccia. «Beh... Stamattina non me l'ero presa molto.» Erano passati tanti anni in fondo.
«Per cosa?»
Il tono innocente la fece sbottare. «Per quanto eri antipatico! Lo sai cosa mi hai detto?»
Lui sussultò. «Eh?»
Ora glielo faceva ricordare! «Quando ti avevo detto che mi piaceva un ragazzo che poi era Motoki e lui mi aveva detto che ero speciale!»
«Eh?» ripeté lui, confuso e più attento.
«Tu mi hai detto-» Lo scimmiottò al meglio delle sue possibilità, assumendo la stessa aria altera e antipatica che l'aveva fatta stare male. «Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, ogni pentola ha il suo coperchio, l'immondizia va al suo posto, a ogni testolina a odango il suo perdente.» Nel ripetere tutte quelle cattiverie ad alta voce si riempì di furia. «Tutte quelle frasi pronte per parlare male di chi si sarebbe messo con me!»
Fu colpita, letteralmente colpita, da un'intuizione geniale, meravigliosa. Cambiò espressione. «Per caso... eri geloso?»
Mamoru si era rabbuiato. «No.»
Lei espirò via una nuova ondata di rabbia. «Allora eri solo cattivo.»
«Ero stupido. Scusa.»
Lei abbassò lo sguardo. «Non basta.» Ma bastava, era quella la cosa peggiore. Erano passati tre anni da quando lui si era comportato in modo tanto infantile, ma sembravano passati secoli con tutto quello che era successo da allora. Lei se l'era presa solo perché era ancora una sciocca, ma... «Mi sarebbe bastato che perdessi al gioco di prima per dimenticare tutto quanto.»
«A ogni testolina a odango il suo perdente?» comprese lui.
Lei annuì, mogia.
«Scusa.»
Lei non riuscì a dire 'Va bene' e si sentì stupida.
Udì un suono e le parve, forse, un sorriso.
«Sai cosa farei se potessi? Tornerei indietro nel tempo e direi al me stesso di allora di piantarla. Si stava rendendo ridicolo.»
Usagi aggrottò la fronte, ma manenne lo sguardo basso.
«Non ero geloso di te, Usa. Solo invidioso, te l'avevo detto.»
Invidioso della sua allegria, della sua spensieratezza, della sua vita tranquilla e felice, come quella che lui non aveva mai avuto.
Alzò lo sguardo, sentendosi meschina non in passato ma in quel preciso momento. «Scusa.»
«Me l'hai detto spesso oggi» sorrise lui. «Dopo tanti incidenti
Lei scrollò le spalle.
«Me li meritavo» concordò Mamoru.
«Già.»
«Lo vuoi?» si sentì chiedere.
Abbassò lo sguardo. «Cos'è?»
Lui aprì il premio che aveva vinto al chioschetto. Da una confezione di plastica minuta estrasse un anello di plastica altrettanto minuto ma molto grazioso.
«In segno di pace» fece lui, prendendole una mano. «Immagina che abbia voluto dartelo dopo il ballo in maschera a cui avevamo partecipato. Era passato poco tempo da quando avevo insultato il tipo che sarebbe diventato il tuo ragazzo, perciò mi sembra una bella vittoria per te: a quel ballo ero io a seguirti dappertutto, non il contrario.»
Per non sorridere troppo lei si morse le labbra. Quando ebbe al dito l'anello azzurro sollevò in aria la mano e rimirò la graziosa lucentezza del gioiello di plastica. «Beh, ma ero trasformata. Era merito della penna lunare.» Inoltre, se non fosse stato lui a seguirla, lei lo avrebbe braccato senza lasciargli un attimo di respiro.
«Ti faceva sembrare un po' più grande.» Lui seguì con lo sguardo l'anello. «Meno di adesso però. Chiariamo che io ora sarei felice di chiamarmi zoppo, coperchio, immondizia e anche perdente se servisse a stare con te.»
Lei cercò di non saltargli al collo. Fu uno sforzo tremendo. «Ti se molto evoluto in questi anni. Dalle stalle alle stelle.»
«Diciamo così» sorrise lui, tranquillo, dolce e di nuovo solo e solamente il suo Mamo-chan.
Usagi si morse le labbra. «Te la prendi se interrompiamo il nostro appuntamento e torniamo a casa tua?»
L'espressione di lui iniziò a intuire.
«Per farmi perdonare» aggiunse lei.
Mamoru annuì. «No. Stranamente non me lo prendo.»
Usagi intrecciò le dita con le sue e sorrise al cielo. «Andiamo allora!»

FINE




NdA : spero che questa piccola storia vi abbia fatto divertire :)
Ogni commento è sempre graditissimo.
Se aspettate nuove per la terza parte del capitolo 26/2 di 'Verso l'alba', volevo solo farvi sapere che sono un po' bloccata, ma è normale: sapevo che sarebbe stata complessa da scrivere. Per questo ho scelto di prendermi un'oretta di pausa e buttare giù questa storiella semplice.

Alla prossima!
ellephedre


   
 
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