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Autore: Crylliam    03/04/2011    1 recensioni
Ormai nella vita di tutti, in particolare in quella degli studenti, capita di provare sentimenti di diffidenza nei confronti di persone con caratteristiche "diverse". Non solo fisicamente, ma ancora più spesso con gusti diversi o con un carattere troppo timido e che viene considerato noioso. Insomma, sono tanti i motivi per la quale di crea il fenomeno dell'emarginazione, ma cosa succede realmente ad un/una ragazzo/a che si sente quasi solo al mondo?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una strana prima ora.


Dopo quell'improvviso flashback si era quasi pietrificato e impiegò 10 secondi per girarsi a vedere di chi fosse quella freddissima mano pesante.
Troppi, si, perchè appena si voltò non ebbe nemmeno il tempo di prendere fiato che si ritrovò sommerso da una folla di studenti che sembravano voler entrare per distruggere tutto quello che trovavano.
Era questa la realtà di quella scuola: il caos regnava sovrano dalla mattina al pomeriggio e tutto ciò che potevano fare quelli più deboli era arrivare in ritardo alle lezioni per evitare la folla scalmanata; ormai anche i professori capivano e giustificavano tutti coloro che si attenevano a questa regola di vita.
Ma, infondo, Mitch non ne aveva bisogno. Lui non era affatto debole ma solo... impreparato. Si sarebbe aspettato di vedere qualcuno dietro di lui, qualcuno per la quale aveva preso tanto fiato e coraggio in quei dannati 10 secondi.

E fu così che entrò in classe completamente disorientato, come se tutti i suoi ragionamenti precedenti non fossero serviti a nulla.
Durante la classica corsa per gli ultimi banchi i suoi piedi vennero pestati più e più volte.
Aveva preso troppe botte per ricordare anche solo un nome di quelli letti nell'elenco della sua classe.
Appena il suo sedere si poggiò sulla sedia Mitch riprese conoscenza.
Valutò svelto la situazione: Si trovava in un banco in seconda fila, vicino alla finestra. Poteva benissimo vedere l'ingresso della scuola e chiunque vi passasse, un punto a suo favore.
Era dietro una ragazza alta, snella e con i capelli neri come la pece. Questa faceva sì che lui non potesse essere intravisto con chiarezza dalla professoressa, un altro punto a suo favore.
Arrivò ora il pensiero più determinante: chi sarebbe stato suo compagno di banco? Lui era nuovo e, di solito, nessuno si sedeva di fianco ai nuovi. Così fu anche in quel caso.
In realtà questo fatto non lo addolorava molto. Infondo era sicuro di non essere l'unico nuovo e aveva notato altre due persone che erano rimaste sole.

Prima di quanto potesse aspettarsi, entrò una professoressa piccoletta, bassa e di tarda età.
Iniziò frettolosamente l'appello: si intuiva facilmente che aveva tante cose da dire per presentarsi e per esporre il programma.
Fece l'appello con una velocità assurda, probabilmente non scrisse nemmeno tutti i nomi degli assenti.
Poggiò la penna con mano decisa e iniziò il suo discorso.
«Salve ragazzi. Io sono la prof.ssa Armstrong, sarò la vostra insegnante di italiano per tutto l'anno scolastico e anche per quelli seguenti, per chi avrà la fortuna di essere promosso.»
Una risatina a più voci si alzò debole dal fondo della classe.
«Quest' anno abbiamo ben quattro ragazzi nuovi e tre ripetenti. Il resto della classe mi conosce già abbastanza bene.» Accennò un sorriso con la quale mise in mostra i suoi pochi denti.
Mitch era alquanto stupito: erano in tutto altri sei ragazzi che si sarebbero dovuti ambientare come lui. Con lo sguardo fece un veloce giro dei volti dei suoi compagni per farsi qualche ipotesi sui presunti "nuovi arrivati".
Notò che negli ultimi banchi si trovavano tre di quelle ragazze ridicole che aveva visto la mattina, dovevano essere le tre ripetenti.

Si aspettava di essere chiamato alla cattedra a presentarsi rispondendo ad alcune domande della professoressa, come facevano nella vecchia scuola. Ma non fu così.
Furono tutti piacevolmente colpiti dalla decisione della prof. di lasciare la prima ora alla classe per socializzare, tranne lui. Non era preparato nemmeno a questo.
Passati solo cinque minuti ebbe già dimenticato tutto ciò che si era detto, ma fortunatamente gli venne comunque naturale parlare con i suoi nuovi "compagni di vita". Parlò della sua vecchia scuola, e di sè stesso, ovviamente senza fornire troppi dettagli.
Le tre ripetenti ormai sembravano essersi già escluse dal gruppo. Notò però che quelli che si presentarono come "nuovi" erano solo tre, compreso lui. La professoressa aveva detto quattro e non c'era nessuna quarta persona.

Intanto, tra tutti quelli con cui aveva parlato, aveva trovato particolarmente simpatici una ragazza dai capelli lisci e lunghi di nome Megan che faceva amicizia molto facilmente con tutti e un ragazzo con la carnagione nera, probabilmente un sudamericano, dal carattere molto gioviale, si chiamava Josue.
Entrambi sembravano rappresentare il prototipo di classe che Mitch desiderava da tanto, una classe in cui i ragazzi vanno d'accordo, si rispettano tra loro, sanno scherzare e ridere assieme.

Passato un quarto d'ora si udì qualcuno che bussava.
«B-buongiorno, scusate il ritardo..» Disse una voce bella e profonda, offuscata dal fiatone.
Entrò in classe una ragazza bassina e paffuta, quella che era caduta prima.
La professoressa le fece cenno di non preoccuparsi. Ora doveva solo affrettarsi a socializzare con i compagni.
Mitch aveva notato che aveva cambiato i pantaloni, era per questo che era arrivata in ritardo.
La ragazza si avvicinò timidamente agli altri, mentre si alzavano voci deboli da parte delle tre gallin.. ehm, ripetenti.
«Ahahah ma hai visto quella là?»
«Cielo, è oscena!»
Le parole dell'ultima non le trascrivo.
I ragazzi la inondarono di domande ma Mitch non trovò il coraggio di spiccicare parola a proposito di ciò che era successo quella mattina.

Intanto l'ora stava passando.
La professoressa aveva deciso di usare gli ultimi minuti per decidere una sistemazione.
«Signorina Evelyn», così si chiamava la ragazza paffuta, «vicino a Mitch Hudgson».
«Perfetto», pensò Mitch. Sarebbe stata una buona occasione per riuscire a parlarle, Evelyn lo incuriosiva molto. Riusciva a rispecchiarsi in lei e a rivedere un vecchio sè stesso, più debole, più impacciato, più timido.

Suonò la campanella della seconda ora. La sua prima ora in quella scuola era trascorsa come meno lui si sarebbe aspettato! Che strana sensazione che provava. Aveva ancora tutte le altre ore da passare e dopo quell'ora si sentiva già crollare senza un motivo preciso...
Intanto Evelyn aveva già preso la borsa e si apprestava a sedersi nel posto che le era stato assegnato. Un piede si allungò dal banco dietro di lei e, prima che potesse accorgersene, inciampò un'altra volta mentre il professore appena entrato assisteva alla scena. Nel tentativo di reggersi poggiò la mano sulla spalla di Mitch: era così fredda, quella mano.


Ed ecco il secondo capitolo;) Bè... mi rendo conto che è un po' noioso ma non volevo svelare subito troppe cose eheh:D
Comunque volevo ringraziare Pinns e Cost per le loro recensioni super-gradite.
Sono state solo due per il primo capitolo, ma molto significative per me :)

Recensite, recensite e recensite, siate sinceri mi raccomando **
Al prossimo capitolo *che probabilmente tarderà ad essere scritto*.
Saluti, Crylliam:D
  
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