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Autore: Lady Moonlight    11/04/2011    7 recensioni
1700-Mar dei Caraibi.
Crystal Mary Shevington è una ragazza inglese di nobili origini, in viaggio per i Caraibi. Non conosce il mondo oltre il quale è vissuta finchè una ciurma di pirati la fa prigioniera per ottenere una grossa ricompensa dagli spagnoli.
Crystal non ha mai conosciuto il vero amore e quando i suoi occhi incontrano quelli verdi del pirata che l'ha rapita, così simili alle sue adorate campagne inglesi, non potrà far altro che rimanerne incantata.
Ma grandi pericoli ci sono all'orizzonte e il capitano William non è chi dice di essere. Il suo sguardo freddo e gelido potrà condurre Crystal alla salvezza?
Capitolo 4:
Quando i loro corpi furono così vicini da potersi toccare Crystal emise un lungo sospiro.
“Non credete che in una tale situazione, un uomo potrebbe facilmente abusare di voi?” chiese malizioso, accorciando ulteriormente la distanza che separava i loro visi.
Crystal sentì il battito del suo cuore accelerare quando avvertì il fiato di William sulle sue labbra. Velocemente girò la testa di lato e premette le mani sul petto del pirata nel tentativo di allontanarlo.
“Non vorrete mettervi ad urlare, contessina Shevington.” disse William portandosi una ciocca dei suoi capelli castani alle labbra.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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01

Il Poseidon

 


Quando Crystal era rinvenuta ed aveva sputato l'acqua del mare sul ponte di legno del veliero non aveva prestato la minima attenzione alle persone che la circondavano. Spaventata e tremante, si era rannicchiata in un angolo buio, mentre risate di scherno raggiungevano le sue orecchie.
Crystal non s'era sentita così umiliata in tutta la sua vita, ma s'era rifiutata di versare una sola lacrima. Percepiva la vestaglia da notte attaccata alla pelle, i capelli che gocciolavano e l'aria fredda che le penetrava fin nelle ossa.
Incrociò le braccia al petto e chiuse gli occhi nella speranza di vedere sparire quella ciurma di pirati che la stava deridendo.
Quando si decise a riaprirli, non riuscì ad identificare l'uomo che l'aveva salvata dalle fiamme, ma che l'aveva condotta ad un destino ben peggiore.
"Guardate che pulcino indifeso!" esclamò un uomo che dimostrava quarant'anni. Sull'occhio destro portava una benda nera e sulla guancia aveva il tatuaggio di un teschio.
Automaticamente, Crystal strisciò di qualche altro passo all'indietro finendo a sbattere contro una superficie di legno.
Deglutendo, la ragazza comprese solo un attimo dopo che il pirata aveva parlato in spagnolo. Ringraziò i suoi genitori per averle fatto insegnare quella lingua.
L'uomo alla tenue luce di una lanterna ad olio la indicò e Crystal spalancò gli occhi ansimando. Disperata si chiese se lo scopo di quei pirati fosse ucciderla.
"È bella." constatò qualcuno in inglese. "Forse il capitano intende divertirsi un po' con questa ragazzina inglese." ipotizzò. Il resto della ciurma scoppiò a ridere.
Crystal si guardò intorno, ma si rese conto ben subito che tentare la fuga avrebbe significato morte certa. Non aveva speranze.
Il lontananza, poteva vedere la luce di un incendio che si stava estinguendo molto velocemente e i suoi pensieri andarono alla "Black Rose". Per quanto si sforzasse non riusciva a credere che non avrebbe più potuto vedere la Contessa Anne Liverich, Lord Henry, il Capitano Glover e persino Miriam.
Gli occhi le si riempirono di lacrime. Aveva solo vent'anni e la sua vita era perduta per sempre.
Udì alcuni passi alle sue spalle e poi una ruvida coperta che le veniva gettata malamente sulla schiena. Singhiozzando, se l'avvolse sul suo esile corpo.
"Non avete nulla da fare voi?" gridò una voce femminile ed una giovane donna comparve davanti a Crystal frapponendosi, fra lei e gli uomini.
Si chinò verso Crystal con un sorriso stampato sulle labbra e le scostò delicatamente una ciocca di capelli bagnati dal viso. La ragazza sobbalzò e voltò la testa di lato, mentre un espressione di stupore le si dipingeva sul viso.
"Non avere paura." le mormorò la ragazza pirata. "Io sono Eylin." disse.
Crystal la guadò sospettosa e dovette ammettere che Eylin era davvero una bella ragazza. La pelle era piuttosto abbronzata, corti capelli neri le incorniciavano il volto e due occhi verdi la stavano scrutando pensierosa. Indossava una camicia scarlatta di taglio maschile tenuta stretta al fianco con una fascia di stoffa nera. Gli stivali le arrivavano fin quasi al ginocchio e i pantaloni sembravano essere di una taglia troppo grande per i suoi fianchi magri. Crystal non le vide addosso nessuna arma, ma non era certa che non ne possedesse alcuna.
"Tornate al lavoro!" ordinò con un tono che non ammetteva repliche. "Anche tu, Alejandro, vecchio ubriacone!" disse indicando lo spagnolo con l'occhio bendato.
Quando i pirati ripresero le loro mansioni, Crystal si decise a parlare.
"C-Che cosa volete da me?" domandò cercando di alzarsi in piedi. Si avvolse meglio nella coperta traballando ed osservò Eylin venirle incontro per aiutarla a sorreggerla. "Faccio da sola!" intervenne bruscamente. Per un istante credette d'aver visto la ragazza sorridere.
Il gracidio di un corvo e l'urlo di un pirata squarciarono il silenzio che si era venuto a creare.
"Volete uccidermi." mormorò Crystal facendo qualche rapido passo verso il parapetto dell'imbarcazione. La ragazza scosse energicamente la testa, respirando affannosamente. "No... mai... pirati... vita... no!L'Inghilterra, la patria..." disse pronunciando parole senza alcun filo logico. Si guardò freneticamente attorno vedendo che alcuni pirati le stavano andando incontro.
"Io sono figlia dell'Impero Britannico! Voi non mi avrete mai!" gridò. Crystal fece un profondo respiro e piena di un coraggio che non la caratterizzava si lasciò cadere tra le onde del mare.


Faceva male, la sensazione dell'aria che abbandonava i polmoni e lo scontro con le acque marine. Crystal non aveva immaginato che l'impatto con le onde potesse essere tanto doloroso. Aprì gli occhi e malgrado il forte bruciore alla vista che le avrebbe fatto desiderare di urlare si costrinse a tenerli aperti. Se quella era la sua ultima possibilità di vedere il mondo prima di abbandonarlo per sempre, allora desiderava vedere ogni cosa.
Con una forza di volontà che non credeva possedere si spinse verso la superficie del mare. Quando riemerse, sputando acqua salata, il cielo stava assumendo delle tinte più chiare, segno che l'alba stava sopraggiungendo.
"Capitano!" gridò qualcuno dal vascello pirata. Crystal non vi prestò attenzione e prima che le acque la sommergessero nuovamente sentì che qualcuno le stava stringendo con forza il polso. Provò a liberarsi scalciando e muovendo con forza i bracci, ma il ragazzo che l'aveva afferrata non sembrava intenzionato a lasciare la presa.
"Stai cercando di ucciderti?" le urlò.
Crystal si immobilizzò e cercò lo sguardo del giovane che la stava riportando verso l'imbarcazione.
Solo in quell'istante si rese conto che il ragazzo, fin troppo affascinante per essere un pirata e con una perfetta pronuncia inglese, era lo stesso che l'aveva portata via dalla "Black Rose". Il viso era abbronzato, con labbra sottili e due intensi occhi verdi che sembravano più brillanti di due smeraldi. I capelli biondi erano tenuti legati in una coda e la camicia bianca, bagnata, lasciava intravedere il petto muscoloso. Sembrava quasi il viso ed il corpo di un membro dell'aristocrazia.
Fin da bambina Crystal aveva appreso quale fosse il comportamento più corretto da assumere in ogni situazione, ma si era resa conto che non v'era nulla che ricordasse per far fronte a quell'insolita circostanza.
Per prima cosa un uomo non avrebbe dovuto toccarla e stringerla a quel modo per alcun motivo, in secondo luogo le era stato ben spiegato che mai avrebbe dovuto rivolgere la parola ad un qualsiasi pirata.
"Quale che sia stata la mia motivazione, non è certo a voi che devo una spiegazione." intervenne.
Il veliero pirata ormai era a pochi metri di distanza e Crystal fu certa di sentire il suo compagno sbuffare.
"Non vi è dubbio che stavate tentando di uccidervi!" esclamò indignato. "Non avete tentato di nuotare per un solo secondo."
"Certo." lo assecondò Crystal. "Poiché io non so nuotare!" commentò acida e quasi fiera di essere riuscita a prendere alla sprovvista il pirata.
Con la mano del ragazzo stretta intorno alla sua vita, Crystal si lasciò guidare con un amaro sorriso di rassegnazione verso la nave.
"Ehi! Capitano!" gridò un uomo lanciando una fune nella loro direzione.
Crystal smise di respirare. Il ragazzo ventiquattrenne che l'aveva aiutata per ben due volte era anche colui che aveva deciso di rapirla. Il vento le soffiò tra i capelli facendola sussultare. Non aveva più dubbi sul fatto che sarebbe dovuta fuggire da quella ciurma di criminali.
"William!" aveva esclamato Eylin, con le labbra seducenti appena dischiuse. La giovane pirata s'era affacciata dal veliero ed aveva sorriso fiduciosa nella loro direzione.
Fu in quell'istante che Crystal notò il nome dato all'imbarcazione. Un nome che lei trovò perfettamente azzeccato per quella barca pirata.
"Poseidon" mormorò pensierosa, mentre il ragazzo che Eylin aveva chiamato con il nome di William l'aiutava a salire su una sorta di asse, che legata con due funi all'estremità, permetteva di essere issati sul veliero.
La sua mente tornò al periodo in cui aveva studiato la storia greca. Nella mitologia Poseidone era conosciuto principalmente per essere il Dio del mare. Veniva raffigurato con un tridente simbolo della sua forza e del suo potere.
Crystal pensò che chi aveva dato quel nome all'imbarcazione doveva essere certo di poter domare il mare. Qualcuno di talmente presuntuoso da credere di potersi elevare al di sopra degli stessi Dei.
Lei non amava il mare e le acque in generale e stentava a credere che qualcuno potesse esercitare un qualsiasi controllo su quell'elemento della natura. Né inglesi, né pirati potevano credere di sopravvivere alla sua furia distruttrice.
Un nome tanto curioso, quanto insolito, non solo era inadatto per quel veliero, ma rivelava l'eccessiva autostima e disprezzo per le regole di colui che lo guidava.
Osservando l'espressione del viso di William e la presa sicura sul suo corpo, Crystal fu certa che quell'uomo fosse estremamente sicuro delle sue capacità e delle sue attitudini al comando.
Un paio di uomini cominciarono a tirare verso l'alto ed infine i due giovani si ritrovarono sul ponte di legno, bagnati dalla testa ai piedi.
"Ehi, pulcino!" gridò il pirata spagnolo nella direzione della ragazza. "Sei stata coraggiosa!" esclamò in inglese, ma con una strana pronuncia.
Crystal pensò che se si fosse trovata in un'altra situazione avrebbe perfino sorriso. Invece si limitò ad osservare Alejandro che ingoiava dalla sua fiaschetta lunghi sorsi di quello che lei ipotizzò essere rum.
"Io direi che il suo gesto è stato estremamente sciocco." intervenne William, il tono gelido.
Eylin li raggiunse con un paio di coperte e mormorò qualcosa che Crystal non riuscì a capire.
"La marina britannica si metterà presto sulle mie tracce!" esclamò la ragazza. "Mio padre parlerà con il re non appena saprà la notizia!" continuò, stringendo i denti.
"Sempre che per allora tu sia ancora viva!" disse il capitano William. Il ragazzo s'era tirato i capelli biondi all'indietro e uno strano fuoco brillava nel suo sguardo.
Aveva attirato a sé Eylin e la tratteneva al suo fianco.
Crystal sobbalzò, lasciandosi sfuggire un grido di sorpresa. Poi la rabbia prese il posto all'incredulità e la ragazza assunse in viso un colore scarlatto.
"Mi ucciderete?" domandò furiosa, dimenticandosi delle più piccole norme base che un signorina inglese avrebbe dovuto tenere.
"No!" Era stata Eylin a parlare e a fare qualche passo verso di lei. "No, William dovrà passare sul mio cadavere prima di poterti uccidere." spiegò addolcendo il tono di voce.
William alzò il braccio muovendolo elegantemente nella direzione delle due ragazze. Per qualche istante il resto della ciurma si zittì, dimenticandosi di svolgere i propri lavori.
"Non ti uccideremo." disse alla fine, mentre i suoi occhi scrutavano l'orizzonte. "Dopotutto, il destino che ti attende è forse peggiore della morte stessa." concluse.
"Uomini!" gridò. "Fate rotta verso il primo porto disponibile." ordinò ai pirati.
Crystal rabbrividì, non riuscendo ad immaginarsi nulla che potesse essere peggio della morte. Poi le tornarono alle mente storie di schiavi appartenute all'antica Roma, vicende di uomini che assomigliavano più a bestie che ad essere umani.
Tremando di rabbia rifletté che forse esisteva qualcosa di infinitamente peggio alla morte, la schiavitù. Obbedire costantemente ad ordini e capricci di un'altra persona, morire per lei, vivere in funzione del proprio padrone... fino alla morte.
Crystal non si era mai posta un simile problema. Era nata libera, figlia dell'aristocrazia inglese e padrona del proprio destino.
Tuttavia osservando con sguardo critico il ragazzo che aveva di fronte capì immediatamente che i suoi problemi erano appena all'inizio. Quegli occhi verdi che riuscivano a sondarle l'anima erano tremendamente attraenti quanto pericolosi. Erano simili al fuoco, pronti ad inghiottirla alla prima occasione. E come le fiamme, Crystal intuì che l'avrebbero consumata poco per volta, fino a portarla alla distruzione più totale.
"Non dargli retta." intervenne Eylin. "William vuole solo apparire più duro, di quanto in realtà non lo sia." Un pirata fece cenno alla ragazza di raggiungerlo ed Eylin si allontanò di malavoglia.
Crystal tornò a fissare con astio William, che aveva incrociato le braccia e sembrava sul punto di volerle dire qualcosa.
Solo allora si accorse del piccolo ciondolo, che abbandonato sul suo petto, riluceva di una tenue luce violacea. Si trattava di un conchiglia a forma di tronchetto legata ad una catenella d'argento. Crystal socchiuse gli occhi e cercò di ricordare dove avesse visto un oggetto simile, ma non ottenne alcun risultato.
"Cosa guardi?" domandò brusco William.
"N-Niente..." balbettò imbarazzata Crystal, distogliendo immediatamente lo sguardo.
"Voglio che ti sia ben chiara una cosa." continuò il capitano. "Su questo veliero tu non sei un ospite gradito." Crystal abbassò lo sguardo. "Finché resterai qui dovrai lavorare e soddisfare ogni mio più piccolo desiderio. Se lo farai è possibile che la tua permanenza forzata si riveli quasi piacevole per te."
Crystal, indignata, fece per rispondere, ma l'occhiata che le rivolse William la costrinse a tacere.
"Ora non siete più in Inghilterra, Crystal Mary Shevington." La ragazza spalancò gli occhi, chiedendosi come facesse a conoscere chi fosse. William sorrise divertito e riprese a parlare. "Qui non c'è nessuno a cui possiate rivolgervi. Nessuno vi consolerà, quindi evitate altre scenate come quella appena avvenuta." disse indicando la superficie del mare e sottolineando l'episodio da poco avvenuto della sua tentata fuga.
"Ora..." aggiunse passandosi una mano tra i capelli. "Andrò a riposarmi, voi invece potete iniziare a pulire il ponte del Poseidon." concluse in perfetta pronuncia inglese. Crystal spalancò la bocca, stordita dall'ordine appena ricevuto ed osservò il capitano William, mentre con un passo quasi aristocratico scendeva le scale che davano ai piani inferiori del veliero.
"Maledetti pirati" sibilò tra i denti. Non ancora rassegnata al suo triste destino,
Crystal si preparò a pulire le assi di scuro legno.

  




News 30/04/12:
Un grazie di cuore a Emma Wright che ha betato il capitolo!

 

 


 

Eccoci alla fine del primo capitolo. Ringrazio di cuore chi ha aggiunto la storia hai preferiti-seguite-ricordate, siete davvero in molti! Grazie della fiducia^^ Spero di non deludervi! Un bacio anche a chi ha lasciato un commento.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate :) A presto^.^

 

   
 
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