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Autore: SPWinchester    21/04/2011    4 recensioni
La segreteria telefonica scattò di nuovo, Sam si passò la mano tra i capelli stringendo il cellulare, frustrato.
-Castiel! Maledizione! Dove diavolo sei? E' successo un casino...siamo al Delbourne Hospital...Dean...Dean sta...-
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'The Touch of Angel Wings'
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Dove può arrivare l'amore, e quando ci si arrende davvero alla scomparsa della persona amata?

  Sentì una fitta al petto e il dolore lancinante gli provocò una scarica elettrica per tutta la lunghezza della colonna vertebrale spezzandogli il respiro.
Cercò di alzarsi ma inutilmente, si accorse con terrore che il suo corpo non si muoveva.
Ogni tentativo di capirne il motivo era impossibile a causa degli spasmi e delle continue fitte di dolore.
Gli occhi verdi viaggiavano in tutte le direzioni alla ricerca di qualcuno che lo aiutasse. Cercò di gridare ma le parole gli morirono in gola.
Sussultò, quando avvertì un tocco caldo sul suo braccio, e vide un uomo avvicinarsi.
Non riuscì a focalizzare chi fosse, quella stanza era pervasa da una fastidiosa luce bianca che gli impediva di vedere chiaramente.
L’uomo si schiarì la voce e respirò profondamente nel suo orecchio –Sprecare la sua vita per un essere inferiore e impuro come te…davvero, davvero stupido da parte sua- sussurrò debolmente.
Sentì stringere la presa sul braccio, il suo respirò accelerò fino a che tutto non si annebbiò, e il colore bianco venne inghiottito da una profonda oscurità
 
La vita è dolore.
La vita è sofferenza.
La vita è pena.
 

~~~ • 2 anni dopo • ~~~

 
Sam Winchester si era immerso in una caccia, ininterrotta e senza sosta, contro qualunque essere soprannaturale: da vampiri a ghoul, da semplici fantasmi a demoni.  Alla ricerca dei limiti dell’autolesionismo e del dolore. Alla ricerca di uno scopo che colmasse quel vuoto che aveva lasciato la morte di suo fratello.
Ma, dopo un 1 anno e 4 mesi, era finalmente ritornato dall’unica persona che gli era rimasta accanto in quei momenti di totale smarrimento. Colui che non si era mai arreso nel farlo ragionare e tornare in sè: Bobby Singer.
Bobby era riuscito a convincerlo a tornare di nuovo a Sioux, in South Dakota, e a lavorare con lui.
Ci volle molto prima che smettesse di svegliarsi sconvolto dagli incubi, orrendi sogni in cui vedeva l’anima di suo fratello spedita chissà dove e intrappolata in una eterna agonia
Ma poi, tutto tornò normale, per quanto potesse esserlo la vita di un cacciatore.
 
Durante un’afosa giornata di luglio inoltrato, il cellulare di Sam suonò, facendo sussultare Bobby.
Lui alzò il viso dall’antico tomo su cui era chinato da parecchie ore, alla ricerca di una soluzione per il piccolo problema soprannaturale dell’amico Rufus Turner, e si voltò verso la finestra aperta.
-Figliolo, telefono!- urlò verso Sam.
Il giovane cacciatore alzò lo sguardo e posò nella bacinella blu la spugna che stringeva tra le mani. Lavare e sistemare l’Impala era diventata un’abitudine a cui non poteva rinunciare perché, tutte le volte che lo faceva, rivedeva Dean e ricordava l’amore che aveva per quella macchina, per la sua piccola.
Aprì la porta della casa e rimase fermo all’entrata alla ricerca del cellulare, vide Bobby puntarlo con il dito e sorrise.
Afferrò il telefono e lesse il messaggio, confuso non riconoscendo il numero.
-Brutte notizie?- domandò distratto Bobby.
-Non lo so…E’ un messaggio dalla segreteria telefonica- rispose, sedendosi sul divanetto.
-Di chi è?-
-Non ricordo il numero sinceramente…- digitò il numero della segreteria e attese, nella stanza calò uno strano silenzio.
 -… BIP……- Sam allontanò il cellulare dall’orecchio e lo guardò confuso, sentì un respiro affannato e alzò un sopracciglio, perplesso.
Accostò di nuovo il telefonino e aguzzo l’udito.
-...Va da Lisa…-
Il tono della voce era basso e sembrava incrinato da un respiro angosciato.
Sam riascoltò il messaggio parecchie volte, non potendo credere a ciò che sentiva.
Non era il fatto di non capire di chi fosse quella voce, ma proprio il poterla risentire dopo tutto quel tempo. Non poteva crederci.
Sbiancò visibilmente, così Bobby scattò in piedi e gli si affiancò preoccupato.
-Sam che succede?-
Sam si passò le mani tra i capelli –Era…Castiel…- disse titubante, alzò il viso e incrociò il suo sguardo perplesso –Vuole…che vada da Lisa…- concluse.
-Perché?- chiese.
-Non lo so…- Sam scattò in piedi e si diresse verso il piano di sopra.
-Ci vai?-
Lui si girò pensieroso –Non la sento dalla morte di Dean…e pensò che ci sia un ottimo motivo se Castiel mi ha mandato quel messaggio…- continuò a salire gli scalini e aggiunse in un flebile sussurro -…e poi voglio capire cosa ha fatto in tutto questo tempo lui!-
Mentre Sam si vestiva velocemente non poteva fare a meno di pensare a quello che avesse potuto passare l’angelo.
E’ normale e logico che io stia male, era mio fratello…E’ mio fratello…ma, accanto a me, ho avuto l’appoggio di una persona che mi capiva.”
Abbottonò il pantalone, distratto e si poggiò al letto per infilarsi le scarpe.
Cosa avrà provato lui…travolto da tutte quelle emozioni, nuove e sconosciute, senza sapere cosa fare e come gestirle? Come ha fatto ad andare avanti sentendosi strappato via una parte importante della sua stessa vita…amava Dean…Lentamente i sentimenti cambiano…Lentamente le emozioni crescono…ma quando un amore può dirsi finito…”
Strinse con forza il laccio e scese le scale.
-Io vado…- disse frettoloso.
Bobby rialzò il viso dal libro e puntò il tavolo della cucina, quando lui si voltò, vide una confezione contenente, presumibilmente, un panino.
-Sarà lungo il viaggio. Fai attenzione!- concluse premuroso.
Sam sorrise e annuì, afferrò il cibo e richiuse la porta alle sue spalle.
Entrò nell’Impala e accarezzò il volante –E’ la prima volta che ti guido da quando è successo…spero che non farai i capricci- disse divertito, girando la chiave.
La Chevrolet del ’67 ruggì ferocemente e Sam non poté non sorridere –Lo prendo come un assenso-.
“Castiel…Quale è lo scopo che hai trovato per riuscire ad andare avanti?”
 

~~~~~~ • ~~~~~~

 
Sam parcheggiò davanti ad una delle tante villette di quel tranquillo quartiere, scese dalla macchina e diede uno sguardo intorno.
Se ricordassi dove abita Lisa magari aiuterebbe anche…e aiuterebbe anche capire se Castiel si deciderà a farsi vedere prima o poi”
La sua attenzione fu catturata da una Mustang nera, con due strisce parallele marroni che la percorrevano in tutta la sua lunghezza.
Uno improvviso nodo gli salì alla gola e lo fece sentire completamente spiazzato.
Sentì la voce dolce di Lisa richiamare Ben e vide il ragazzino, notevolmente cresciuto dall’ultima volta che l’aveva incontrato, uscire da dietro la Mustang e rientrare in casa.
Almeno non sono in pericolo…” pensò sollevato.
Infilò le mani in tasca, inspirò profondamente e si diresse verso la porta. Bussò qualche volta, chinò il capo e spostò il peso da un piede all’altro in attesa, stranamente agitato.
Sentì la porta cigolare e la vista di un paia di scarpe maschile lo fecero sentire confuso. Alzò il capo lentamente e due occhi verdi si piantarono su di lui.
In un solo istante, sentì la terra sotto ai suoi piedi sprofondare verso un barato profondo e senza fine.
In pochi attimi studio la figura maschile, imponendo al suo cuore di smettere di battere così velocemente e alla sua testa di cercare una qualunque spiegazione logica.
Scattò in avanti, gli afferrò le spalle e lo strinse tra le braccia con tutta la forza che possedeva, mandando al diavolo il suo cervello.
-Dean…- sussurrò debolmente.
L’uomo spostò le mani sul suo petto e lo spinse delicatamente –Ehi, piano amico…-
Sam si scostò e sorrise imbarazzato –Scusa…ma…Dio, come diamine…Non posso crederci…E’ stato Castiel?- domandò agitato, la sua testa, intanto, era intenta a razionalizzare ciò gli stava accadendo.
-Chi?- Dean fece un passò all’indietro e alzò un sopracciglio –Scusa...sei uno di quei venditori ambulanti che cercano di farti credere di conoscerti, così possono obbligarti a comprare i loro prodotti inutili e dispendiosi?-  disse in tono ironico.
Sam inclinò il capo confuso –Dean…Che diamine stai dicendo?-
-Senti amico…ci conosciamo?- chiese perplesso.
Lisa si affacciò dalla cucina, sentendolo parlare ancora davanti all’entrata –Dean, chi è?-
Dean si voltò verso la donna e sorrise –Un ragazzo molto confuso- rispose divertito.
Lisa si asciugò le mani e gli si avvicinò, spalancò gli occhi alla vista di Sam e poggiò una mano sulla spalla di Dean, facendolo voltare verso di lei –Ehi, non ti preoccupare lo conosco io. Va da ben tu-
Lui guardò incerto lo sconosciuto e, solo quando lei gli mostrò un sorriso rassicurante, decise di allontanarsi dall’entrata.
Sam lo seguì con lo sguardo e, appena scomparve dalla sua vista, incrociò lo sguardo di Lisa.
-Sam…che ci fai qui?-
-Una chiamate per dire, che so “Ehi Sam tuo fratello è resuscitato come Lazzaro, vuoi venire a prenderti un thè con lui?” avresti potuta farla- disse furioso.
-Sam, ti devi calmare…lui…non è Dean-
-Davvero? Perché ti assicuro che gli somiglia anche troppo…E’ mio fratello e so di non confondermi quindi esigo spiegazioni Lisa, e le esigo Adesso!- disse duro.
Lisa inspirò e aprì maggiormente la porta –Ti piace il caffè?-
 

~~~~~~ • ~~~~~~

 
Lisa versò il caldo liquido scuro in una tazza rossa, guardando di sottecchi Sam, intento a fissare Dean e Ben.
-Grazie- disse lui afferrandola e poggiandola davanti a lui, prese un piccolo sorso –Da quanto tempo è qui?- domandò serio incrociando il suo sguardo.
La donna si sedette -Qualche mese…- rispose atona.
-Lisa…devo strapparti le parole da bocca una ad una?- domandò nervoso.
-Tu…gli farai ricordare la sua vecchia vita e lui…lui non potrà dare le spalle alla sua famiglia, la sua vera famiglia- disse tutto d’un fiato, stringendo la tazza.
Sam allungò la mano e le sfiorò il polso –Lisa, sono suo fratello e anche io voglio che lui abbia la vita che ha sempre desiderato…voglio solo capire…- spiegò, cercando di rassicurarla.
La donna alzò il viso annuendo debolmente -…Pioveva quel giorno…pioveva tantissimo. Mi spaventò l’improvviso martellare sulla mia porta. Quando l’ho visto dalla finestra, ho avuto la tua stessa reazione. Rivederlo di nuovo vivo mi ha riempito di gioia, cosi lo stretto a me e feci entrare e stendere sul divano. Aveva la febbre e sembrava…sembrava…-
-…diverso?- aggiunse Sam.
-Si, era lui…ma, nello stesso tempo, non era lui…non ricordava niente della sua vecchia vita-
-La sua reale vita- lo corresse lui.
-Comunque…ha ricordi diversi, mi disse che il suo nome e cognome è Dean Smith, che si ricordava di me e di Ben, ma quando ho iniziato a fare domande su di te…lui era confuso…- incrociò il suo sguardo triste e aggiunse -Mi dispiace così tanto Sam-
-Ho capito…- si girò verso il fratello, che rideva tranquillo e spensierato.
Il suo sorriso era completamente diverso da quello che aveva sempre avuto
-…sembra felice…-
Lisa sorrise –E’ felice-
Sam si alzò e si diresse verso la porta –Inventerai una scusa?- domandò, poggiando la mano sulla maniglia.
-Si…Mi dispiace davvero tantissimo-
Il sorriso che gli apparve era ambiguo, la gioia di saperlo vivo e felice si confondeva con la tristezza di non potergli più parlare, -Sono…contento…-
Lei uscì dalla casa e accostò la porta –Sono preoccupata…- disse in tono apprensivo, cambiando espressione del viso.
-Di cosa? Non gli dirò nulla…- disse, cercando di rassicurarla.
-No…c’è un uomo, che resta le ore a fissare la nostra casa…è inquietante…-
-Ne hai parlato con Dean?- chiese.
-Lui dice che devo stare tranquilla…che forse è semplicemente un vicino curioso…ma è strano, fa così caldo eppure indossa un abito pesante…-
Sam inclinò il capo confuso -Indossa un vestito da banchiere con un trench beige?-
Lisa annuì e lui sorrise -Non ti preoccupare…ci penserò io…ma è una…persona…tranquilla- concluse salutandola.
L’Impala non era molto distante dalla casa e quando superò il vialetto, di casa Braeden/Smith, la vide immediatamente parcheggiata sul ciglio della strada.
Da lontano intravedeva un uomo poggiato sul cofano, la testa chinata in avanti e la schiena ricurva di colore beige.
Era ora…” pensò accelerando il passo.
-Voi angeli non dovreste venire da chiunque vi preghi e no solo da quelli che vi piacciono?- domandò ironico.
Castiel si voltò e, per l’ennesima volta in quella giornata, Sam si sentì spiazzato alla visione dell’angelo.
L’espressione calma e serena di sempre aveva ceduto il posto a una stanca e dolorante.
Il viso era pallido e gli sembrava notevolmente più magro, il trench appariva troppo grande e pesante sulle spalle, come un enorme fardello di cui non riusciva a liberarsi.
-Credevo che voi angeli rimanesse sempre uguali- disse confuso.
Castiel cercò di smorzare un sorriso, allargò maggiormente la cravatta e inspirò profondamente –Sono cambiate molte cose…possiamo sederci in macchina?- il suono della sua voce era strano, sembrava si dovesse sforzare per riuscire a parlare con quel timbro.
-Certo- disse aprendo la portiera e sedendosi.
Castiel fece lo stesso, chinò il capo e rimase in silenzio a guardarsi le mani.
Sam ruppe il silenzio con la domanda che gli martellava ormai da tempo –Come hai fatto?-
L’angelo alzò il viso e si voltò verso la casa di Lisa senza proferire parola.
-Castiel…avevo bruciato il suo corpo…come hai fatto? Cosa hai dato in cambio?- continuò, insistente.
Lui ispirò di nuovo, tutte le volte che lo faceva socchiudeva gli occhi come se, quella semplice azione, gli provocasse dolore fisico.
-Non ricorda più nulla vero?- si voltò finalmente verso Sam e continuò –L’ho deciso io…lui non ricorda per mio volere…l’ho chiesto espressamente…-
-Perché vuoi vederlo felice?- domandò, notando, con tristezza, che il blu acceso dei suoi occhi, era diventato scuro. Quella sofferenza e quel dolore l’avevano cambiato drasticamente.
-Avrei fatto di tutto per riaverlo qui…accanto a me…-strinse i pugni con forza e distolse lo sguardo -…ma, nello stesso tempo, avrei dato tutto quello che avevo solo per vederlo vivere quella vita che aveva sempre sognato, vederlo finalmente felice come meritava-
Nessuna lacrima sembrò solcare il suo viso ma, per Sam, l’uomo davanti a lui stava gridando a squarciagola un dolore silenzioso e, dai suoi occhi, sgorgavano, lente e inesorabili, gocce invisibili.
-Cosa hai dato in cambio?- domandò ancora Sam, poggiandogli una mano sulla schiena e guardando la strada davanti a lui.
-Posso dirti che…camminare è davvero stancante e non credevo che il calore potesse essere così fastidioso- rispose sorridendo.
Sam si voltò sorpreso –Sei…umano?-
-Potremmo dire così…ma…- spostò, con un movimento veloce e improvviso, la mano sul petto e strinse con forza la camicia all’altezza del cuore.
Si piegò verso le ginocchia e chiuse gli occhi con decisione, ogni suo muscolo fu pervaso da piccoli spasmi.
Si mise la mano davanti alla bocca e tossì furiosamente, dopo qualche minuto si calmo e non si stupì nel vedere del sangue nel suo palmo.
-Stai…morendo?- domandò terrorizzato Sam.
-…morire…- il suo corpo fu pervaso da altri spasmi, notevolmente più deboli rispetto a quelli di poco prima, drizzò la schiena e cercò di sorridere -…potremmo dire così…non ti preoccupare per Jimmy, lui starà bene…-
Sam afferrò il cellulare, alla ricerca del numero di Bobby, Castiel allungò la mano e lo fermò.
-Perché stai chiamando Bobby?-
-Per trovare una soluzione- rispose, stupito da quella stupida domanda.
-Sam…io lo so cosa mi sta uccidendo e so come impedirlo…- lo sguardo confuso del cacciatore lo indusse a continuare -…è Dean-
-Che significa?- domandò confuso Sam.
Castiel inspiro ed espiro un paio di volte, stringendosi ancora il petto.
-L’hanno riportato in vita…ma mi hanno fatto promettere di non avvicinarmi più a lui…per convincermi a mantenere la promessa mi hanno…contaminato-
-Contaminato?-
-Un virus…diciamo una malattia angelica…che mi consuma da dentro…ogni volta che gli sto vicino, peggioro, se gli parlassi morirei in pochissimo tempo…-
Sam inserì, con uno scatto veloce, le chiavi nel quadro e le girò. Inserì la marcia e partì veloce.
-Perché non me l’hai detto prima?- chiese furioso -Perché continui a stare qui?-
Castiel abbassò il finestrino e respirò profondamente l’aria che entrava prepotente nella macchina, alzò il viso e uno sguardo triste si puntò sul tettuccio dell’Impala.
Era come se potesse vedere oltre tutto quel metallo e potesse farsi cullare dal dolce dondolio della sua piccola.
Chiuse gli occhi e cercò di ricordare il sapore delle sue labbra e l’odore della sua pelle.
-Castiel…-
Lui riaprì gli occhi e lo guardò.
-Preferisco morire che passare questa vita mortale senza di lui…io voglio solo dirgli che lo amo…e non m’interessa sapere che lui, in questo momento, non può capirne il perché-
 

Dean…
Non importa quanto siamo lontani io penso sempre a te…
Non posso fare altro che pensare a te!









~~~~~~ • L'angolo di ShiroHime • ~~~~~~
Ed ecco il terzo capitolo ^__^
Ma secondo voi...quanto sono felice che vi sia piaciuto anche il secondo capitolo?? Tanto Me felice!!! *w*
Allora che dire...uhm...di precisazione da fare ce ne sono due :
La Prima sarebbe... *rullo di tamburi* ... la Mustang nera e marrone XD
Allora la suddetta citazione la può capire chi ha visto la puntata 6x17 "My Heart Will Go On" quindi : per chi ha visto la puntata non c'è nessun bisogno di alcuna spiegazione perché tanto lo capite e per chi non l'ha vista, beh, non voglio fare spoiler di alcun genere, perché non sono brava in queste cose e rischio di dirvi tutto XD
Anche la Seconda è sempre una citazione, il nuovo cognome di Dean sarebbe "Smith"  preso dalla puntata 4x17 It's a Terrible Life ^^ (Ho adorato questa puntata *w*)
Scusate lo sproloquio ^^
Ora vi lascio e Domenica/Lunedì avrete l'epilogo di questa avventura "lacrimosa" ^^
Dispendio i soliti bacini bacetti e tanti abbracci a coloro che seguono, che hanno inserito tra le preferite e ricordate e, naturalmente, a coloro che recensiscono  n__n (voi che commentate avete un posticino speciale nel mio cuoricino di autrice per..shhhh...non ditelo a nessuno XD)
Baci!
:3

   
 
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