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Autore: Marti94    22/04/2011    6 recensioni
Il romanzo che ti hanno propinato almeno una volta nella vita, la storia che hai odiato con tutto te stesso e che ha stravolto per sempre la tua sanità mentale, il racconto più odiato dall'italiano medio: I Promessi Sposi.Sono state scritte molte storie su di loro, molti temi di scuola, molte parodie, ma quello che forse nessuno sa è che cosa c'è dietro alla creazione di Renzo e Lucia, all'invenzione della trama del romanzo e alla denominazione dei personaggi. In questa guida, verrà spiegata passo per passo ogni singola azione compiuta da Alessandro Manzoni mentre scriveva la sua opera, e sarà narrata direttamente dallo scrittore stesso. Verrete a sapere che il caro Manzoni è completamente sottomesso dalla madre, che odia a morte Lucia, e tante altre cose che nessuno potrebbe immaginare! Non mi resta che andare, augurarvi una buona lettura, e lasciarvi alle "amorevoli" mani di Alessandro Manzoni! Un bacio, Marti
Genere: Comico, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNDICI: TUTTO E NIENTE

 

 

Lettori,

 

ora che ho finito di parlarvi della trama, che scrivo?

E’ un gran bel problema. Sono previsti tredici capitoli per questa guida, dieci di spiegazione e tre extra. Ma dovete sapere che io odio infinitamente i capitoli dispari. Davvero, se c’è una cosa che non posso sopportare è questa. I numeri dispari sono una vera sciagura, uno scherzo del destino, un segno della sfortuna. Quasi peggio delle negazioni del capitolo precedente.

Ragion per cui, ci dobbiamo inventare qualcosa da scrivere per l’undicesimo capitolo.

 

Argomento: il mio barbiere.

Poco attinente?

 

La mia camera.

Non  serve?

 

Di come sostengo l’assoluta superiorità delle mosche sulle zanzare?

No, dite? Bifolchi.

 

E allora..

Vi ho mai parlato del Ripamonti?

No? Com’è possibile?!

Oh beh, trovato un argomento.

 

Dunque. Voi dovete sapere che noi divinità abbiamo molte conoscenze, suddivise in vari ambiti. Addirittura sappiamo qualcosa del futuro. Ma quando la nostra sapienza non sopperisce adeguatamente a una richiesta di esaustività, ecco che arrivate voi.

 

“Noi?” Vi starete chiedendo. Sì, voi.

Ma non temete, mica ve ne accorgete!

Accediamo ai vostri scritti e ci appropriamo letteralmente della vostra sapienza, mentre state tranquillamente spaparanzati sul divano a leggere il giornale.

 

Ma torniamo a noi. Stavo tranquillamente scrivendo la prima bozza dei Promessi Sposi, quando, improvvisamente, mi rendo conto che la mia conoscenza di quel periodo storico era.. scarsa, ecco.

Allora cosa faccio? Vado in quella polverosissima e desolata biblioteca giù all’angolo e cerco qualcosa nel reparto storia. E qui arriva il nostro vecchio Ripa. Dovete sapere che nella prima metà del 1600 aveva scritto due “libri”: l'Historia Ecclesiae mediolanensis  e  De peste Mediolani quae fuit anno 1630. Chiamatela fortuna o intelligenza, erano proprio gli scritti che servivano a me. Che poi chiamare libri quell’ammasso di fogli è tanto. Il mio è un libro. Il suo è niente, a confronto.

 

Ovviamente il buon vecchio Giuseppe mi ha aiutato senza saperlo. Come poteva anche solo pensare che le poche pagine che aveva scribacchiato su quello che accadeva fuori dalla sua finestra sarebbero poi state lette e usate da un dio? 

Mi sembra quasi di vederlo, adesso, che gongola da dentro la sua tomba!

 

Ho usato molte volte il nostro amico come fonte storica, citandolo all’infinito nel romanzo, tanto che sono sicuro che ogni volta che sentite il nome “Ripamonti” vi viene un attacco improvviso di vomito. Ah, come svolgo bene io il mio lavoro nessuno!

 

Se mi piace come scriveva lo storico?

Assolutamente no. Lo odio. E’ così noioso! Troppo, troppo lungo e complicato da leggere senza addormentarsi dopo i primi cinque minuti. Assomiglia un po’ al mio stile.

Ma per la proprietà inversa di cui vi ho spiegato un po’ di volte, dico che mi piace, così mi credono intelligente.

Cioè, molto più intelligente di quanto già non sia.

 

 

Bene, argomento due.

La religione.

 

Ragazzi miei, mi duole dirvelo così apertamente, ma devo, sennò poi si creano casini.

La mia grande religiosità che appare nel romanzo in realtà è una balla.

Sì, avete letto bene. Credo in Dio, per carità, ma non così tanto.

 

La verità è che io odio incredibilmente i preti, e ancora di più le messe.

Cioè.. voi non potete capire cosa sia sorbirsi ogni domenica e giorno festivo un’ora di pappardella interminabile in latino.

Girarsi e vedere i vecchi che si addormentano in piedi e le vecchie che ripetono a un volume di dieci decibel più alto del normale quello che dice il prete. Cristo, almeno conoscessero il latino!

 

Mi ritrovo a sentire cose tipo “Venite a Doremus” quando invece è “venite adoremus”.  Capite? E se provi a chiedere alla vecchia zitella che ti ritrovi di fianco dove si trovi questa famosa Doremus, ecco che ti guarda come se le avessi appena detto che ti sei fatto la pipì addosso e ti risponde “Giovanotto, non si parla in chiesa! Non te l’hanno insegnata l’educazione?!”.

 

Allora tu, da buon cristiano, aspetti la fine della messa e le rivolgi la stessa domanda. La vecchia si fa prendere dal panico, non conoscendo affatto la risposta, e, o schiatta, o ti dice “Vicino a Honolulu, figliolo”. Cosa che tu neanche sapevi dell’esistenza di Honoqualcosa, prima di allora.

 

O ancora. Hai quattro soldi in tasca. Quattro. Il necessario per andarti a prendere un panino e un bicchiere di acqua per pranzo, visto che tua madre ha deciso di fermarsi fuori con le amiche. Proprio oggi. E all’improvviso cosa accade?

 

Mentre il parroco predica a gran voce che i soldi non sono importanti nella vita, e che basta avere fede in Dio, ecco che dai lati dell’edificio escono quattro bambini che a mala pena sanno camminare, armati di cestino di paglia che chiedono elemosina per la chiesa.

E immancabilmente si fermano davanti a te. E con loro gli occhi degli altri centonovantanove partecipanti alla santa messa.

 

Tu vorresti dare dei soldi in beneficienza, davvero. Ma è colpa tua se non hai lavoro e se tua mamma ti da una paghetta da miseria una volta a settimana? E’ colpa tua se gli spiccioli che hai in tasca ti servono per il pranzo? E’ colpa tua se hai una fame incredibile e la tua pancia brontola tanto da fare un rumore che fa invidia all’organo?

 

A quanto pare sì.

 

Allora tu metti la mano in tasca, prendi esattamente la metà dei soldi che hai e li lasci cadere nel cestino del bambino. Almeno un panino lo devo mangiare, pensi.

 

No, neanche il panino ti lasciano.

Quei vecchiacci, si lamentano che non vedono, ma persino la vecchia sdentata che siede in ultima fila si è sporta dal bancone per vedere quanti soldi hai donato.

E immancabilmente tossisce per richiamare la tua attenzione.

 

A malincuore, metti la mano in tasca e tiri fuori il resto delle monete.

Le porgi al bambino, e ti siedi, osservando sconfortato centonovantanove facce che ti guardano sorridendo orgogliose.

 

Solo allora ricomincia la messa.

E siamo solo a metà! Devi ancora passare  per la professione di fede, quel coso interminabile da pronunciare tutti assieme, e che solo i centenari sanno dire tutto, la particola che ti si appiccica al palato, le canzoni che immancabilmente stoni, i vecchi che scatarrano di fianco a te, il sermone del prete, il segno di pace che ti stritola le mani e via dicendo.

 

Cioè.. roba che vai fuori di testa!

 

Comunque sia, per tornare all’argomento principale, ho deciso di fingermi un cattolico fedele perché fa bello.

E perché sennò il papa mi mette al rogo.

 

 

Argomento tre.

Il mio parrucchiere.

 

Quell’idiota mi ha sbagliato il taglio, e ora lo ammazzo.

 

Fine argomento tre per decesso dello stesso.

  
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