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Autore: Lady Lynx    26/04/2011    3 recensioni
Esci di casa, cancelli con un colpo di spugna i pensieri che ti legano al passato, ostinata e concreta come sempre. Non cederai mai, vero?
Ricordati che i residui restano, piccola.
Sono quelli a ricostruire tutto quando meno te lo aspetti.

Seguito di Weight of the World.
Genere: Dark, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, Severus Piton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie di una Silente'
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Everything fades to gray

2. L'Espresso di Hogwarts

Ero tornata in patria, alla fine.

La mia voglia di farla finita con la sequela di immotivati licenziamenti aveva prevalso.
O almeno, era quello il motivo che mi ero data per mettere a tacere la mia coscienza. Mi ero rimproverata per tutto il viaggio in aereo il fatto di essere stata così debole da osare rompere la mia promessa, quando credevo che la sicurezza delle persone a cui volevo bene sarebbe sempre stata un ottimo deterrente per la mia eventuale voglia di ritorno.
Non sapevo quanto tempo avrebbe impiegato il mio incubo a sapere del mio rimpatrio, ma francamente non mi interessava molto.
La mia prima missione consisteva nel trovare un modo per raggiungere la mia prima vera casa, il resto sarebbe venuto da sé. Ero nell’Heathrow Airport di Londra da ore, attendevo solo che spuntasse fuori il sole per poter prendere un taxi e allontanarmi dalla città abbastanza da potermi alzare in volo con la mia fedele White Wings. Speravo di riuscire a raggiungere Hogwarts, anche se forse Grimmauld Place sarebbe stato un obiettivo più semplice.
Il problema che vagava per la mia testa era però la reazione avuta da Sirius davanti al mio addio. Non ero certa che sarebbe stato felice di riaccogliermi, mentre con mio nonno avevo l’ospitalità in tasca senza alcun dubbio. Mi alzai da uno dei tanti scomodi sedili posizionati in fronte al tabellone degli arrivi, notando solo in quel momento che era già arrivato il primo giorno di settembre.
Grazie al fuso orario avevo passato l’intera giornata in volo ed ero arrivata proprio il giorno stabilito per la riapertura della Scuola di Hogwarts.
“Forse” mi dissi con un sorriso furbetto “forse potrò arrivare a casa senza passare ore a volare sulla scopa”

***
Avevo preso un taxi, come ormai era mia abitudine, e alle sette in punto mi trovavo davanti alla stazione ferroviaria di King’s Cross.
Avrei dovuto imparare a Smaterializzarmi, prima o poi, dato che le mie finanze iniziavano a soffrire il peso dei miei continui spostamenti in stile Babbano e i vari imbrogli dei tachimetri.
Mi appoggiai con noncuranza al pilastro che segnava la separazione dei binari 9 e 10, attraversai in modo fluido la barriera trovandomi davanti al famoso binario 9 e ¾. Era ancora deserto, in effetti era presto per precipitarsi a scuola. Cercai di mimetizzarmi con le mura mentre la pensilina si riempiva sempre di più di genitori, gabbie di gufi, marmocchi urlanti e ragazzi con espressioni depresse dipinte sul volto.
Da lontano riconobbi Rebecca Johnson e Mark Baston che si stavano baciando. Non ebbi il coraggio di avvicinarmi per disturbarli, sarebbe stato scioccante per loro e poco discreto da parte mia.
Osservando la gente che sciamava davanti ai miei occhi, mi accorsi di ricordare più volti che nomi. Con mio grande dispiacere notai che nessuno sembrava invece prestare attenzione a una ragazza sulla ventina, addossata al muro sotto il cartello del binario come per mimetizzarsi.
Nessuno sembrava aver riconosciuto me.
Erano ormai le otto meno un quarto quando decisi di compiere l’azione clandestina che tanto avevo progettato nella mia mente. Approfittando del fatto che nessuno mi stesse guardando – tutti gli studenti erano presi a salutare i loro genitori – salii sul treno e mi infilai in uno scompartimento vuoto, tirando le tende. Ero certa che sarei rimasta sola per tutto il viaggio.
“Insomma, chi entrerebbe in uno scompartimento occupato e con le tende tirate quando ce ne sono decine di altri più luminosi e per giunta liberi?”
Dopo aver fatto quel patetico ragionamento mi resi conto che il fuso orario aveva ridotto il mio cervello a una pappetta di deliri e neuroni. Appoggiai la mia borsa sul sedile di fianco al mio, chiusi gli occhi per una frazione di secondo e all’improvviso non sentii più altro che il mio respiro calmo e regolare.
Mi sembrò di aver semplicemente sbattuto le ciglia quando le mie orecchie mi comunicarono che eravamo in viaggio.
- Io non credo che sia una professoressa… è troppo giovane! – disse una acuta voce femminile, probabilmente appartenente a una ragazza posizionata di fronte a me.
- Infatti, Stefanie, i professori non prendono il treno ma al massimo si Smaterializzano! – rimarcò un’altra voce, questa volta maschile, dal mio fianco.
- Beh, quando si sveglierà vedremo! Se avrò ragione, mi dovrete tutti e due cinque Cioccorane! – rispose stizzita un’ultima flebile voce femminile, che immaginai essere quella di Stefanie.
Restai con gli occhi sigillati ancora per qualche secondo, in attesa che i miei indesiderati ospiti dicessero altro che potesse fornirmi ulteriori informazioni, ma sembrava essere caduto il silenzio.
Il mio stomaco gorgogliò rumorosamente avvertendo me e tutti i presenti del fatto che stessi letteralmente morendo di fame.
- Merlino, cos’è stato? Un temporale? – borbottò il ragazzo, urtando la mia gamba probabilmente per affrettarsi a vedere fuori dal finestrino.
- No, è stata la mia pancia – risposi io con un sorriso autoironico – e credo proprio che lei pensi sia ora della pappa! –
I tre mi guardarono con tanto d’occhi, come se fossero stati certi che io non fossi capace di parlare. La ragazzina bionda che stava davanti a me, la più piccola tra di loro, mi fissò con due curiosi occhioni celesti.
- Lei è una professoressa? – mi chiese con tono implorante, scuotendo i suoi lunghi capelli biondi.
Esitai a rispondere a causa della sua incredibile somiglianza con Astoria Greengrass, la mia storica nemica.
- No, ma diciamo che è come se lo fossi – replicai lentamente, sorridendo davanti ai loro sguardi confusi.
- Cosa intende dire? – chiese sospettosa la seconda ragazza, forse la più grande dei tre, fissandomi da dietro le sue grandi lenti da vista.
- Voglio dire che non sono una studentessa come voi ma che non sono nemmeno stata assunta come professoressa – risposi gentilmente, alzandomi in piedi per sgranchire le mie povere ossa assopite dal lungo sonno – non ancora, almeno –
- Non dovrebbero già essere decisi i professori, al nostro arrivo? – protestò con tono vivace il ragazzo, guardandomi come se fossi pazza.
- Non sempre –
Il mio pensiero volò verso mio nonno e la sua stravaganza, ero certa che sarebbe in qualche modo riuscito a trovare un posto da professoressa anche per me a costo di inventarsi qualche nuova materia di studio.
Odiavo le raccomandazioni e i favoritismi, ma considerando le mie finanze prosciugate ero certa che quella volta li avrei accettati di buon grado.
- Sapete se si può reperire qualcosa da mangiare su questo treno? –
Stefanie si alzò in piedi, facendomi cenno di seguirla. Sentii gli altri due iniziare a parlottare freneticamente quando io e la ragazzina uscimmo dallo scompartimento.
- Troveremo sicuramente qualcosa da mangiare, ma non più di qualche dolce… mangeremo abbastanza per una settimana, quando arriveremo a Hogwarts! – mi spiegò lei con tono pratico, come se non fosse stata del primo anno come invece io credevo.
- E’ da molto che frequenti Hogwarts? –
- Sono al quarto anno, ormai – mi guardò come per studiare la mia reazione – so che sembro molto più piccola, ma purtroppo la genetica è una brutta bestia –
Mi rivolse un sorriso luminoso che mi ritrovai costretta a ricambiare. Da quel momento in poi camminammo in silenzio per i corridoi deserti, notando a volte alcuni visi spiarci dai finestrini degli scompartimenti, fino a quando non arrivammo nel vagone ristorante. O almeno qualcosa che sembrava assomigliarci.
- Ecco, quella è la signora dei dolci. Può chiedere a lei cosa è rimasto dal primo giro di vendite… -
Mi avvicinai alla donna che mi aveva indicato Stefanie, lei si voltò verso di me con un sorriso prima di rivolgermi un’occhiata sorpresa.
- Buonasera, cara – mi salutò lentamente – cosa posso fare per te? –
- Volevo sapere se per caso fosse rimasto qualcosa da mangiare – risposi con cautela, cercando di capire perché mi stesse guardando con una tale intensità.
- Ho ancora degli Zuccotti di Zucca, alcune Gelatine Tuttigusti +1, un paio di Cioccorane e anche gli Scarafaggi a Grappolo –
- Mi dia gli Zuccotti e le Cioccorane, per favore – mormorai in risposta, mentre allo stesso tempo cercavo le monete per pagare nella tasca dei miei jeans, pensando a quanto la mia linea avrebbe risentito di quello spuntino fuoripasto.
All’improvviso capii: la signora era rimasta scioccata dal mio abbigliamento evidentemente Babbano. I suoi occhi si allargarono ulteriormente nel vedere le mie mani posare sul bancone alcune sterline.
- Oh, diamine! – borbottai dandomi una manata sulla fronte – Mi sono completamente dimenticata di cambiare i soldi! Tenga pure i dolci, signora, purtroppo non posso pagarla con queste… -
- Pago io! – intervenne all’improvviso Stefanie, lanciando un paio di Falci nelle mani della donna – Professoressa, prenda pure le sue provviste! –
- Professoressa? – ripeté la signora dei dolci con aria corrucciata, mentre intascava le Falci di Stefanie – Non mi era stato detto nulla riguardo a una nuova insegnante, quest’anno! –
La situazione si stava facendo difficile. Mi ricordai perché Lauren Silente era solita non mentire, nella sua precedente vita: perché non era capace di farlo!
- Non sono ancora stata assunta – risposi brevemente, imponendomi di non arrossire – ma spero di riuscirci presto –
La signora mi lanciò un’occhiata scettica, Stefanie mi trascinò fuori dal vagone ristorante con sollecitudine. La seguii senza esitare, certa che in qualche modo avrei pagato quella mia azione sconsiderata. Arrivare tutta intera a Hogwarts non sarebbe stato così facile come pensavo, ormai ne ero certa.
Sobbalzai stupita quando mi accorsi che la mia guida ufficiale non mi aveva fatta entrare nel nostro precedente scompartimento ma in quello che sembrava essere un gabinetto.
- Ma cosa stai…? – protestai confusa, mentre lei mi appoggiava una mano sulla bocca.
- Silenzio, professoressa – mi ordinò lei con serietà – sono certa che la signora dei dolci abbia deciso di chiamare le guardie del treno perché la ritiene un’intrusa qui sopra. Io mi fido di lei, il mio istinto mi dice così. Non voglio che le guardie la portino al Ministero, ma lei mi deve dire la verità! –
La sua secca decisione e i suoi occhi brillanti di fiducia mi lasciarono leggermente sconvolta. Aveva davvero solo quattordici anni?
- Le guardie del treno? – domandai interdetta, mentre un rumore di passi si avvicinava al cubicolo dove eravamo rinchiuse.
Prima che Stefanie potesse dire qualcosa, qualcuno bussò alla nostra porta.
- Chi c’è lì dentro? Nome, cognome, Casata e anno, per favore! –
- Stefanie Dwight, Corvonero, quarto anno! – rispose la ragazza con voce forte e chiara, intimandomi con gli occhi di non aprire bocca.
Un rumore di carta sfogliata e un grugnito di approvazione, prima che la voce rispondesse alle parole della ragazza.
- Bene, scusami per il disturbo! –
I passi si allontanarono rapidamente, mentre la voce dell’uomo che aveva bussato alla nostra porta urlava un “non è qui!” con tutto il fiato che aveva in corpo.
- Auror – mi spiegò infine Stefanie – pattugliano il treno da tre anni, ormai. E’ per la sicurezza, da quando Antonin Dolohov ha fatto una strage di studenti salendo qui indisturbato, nel 1998… ma lei lo sa meglio di me, no? –
- No – esalai io, con il cuore stretto in una morsa al pensiero di quante cose avessi potuto perdermi in quegli anni lontana da casa – no, sono arrivata poche ora fa dal Canada… non lo sapevo… -
- Beh, ora lei sa chi sono io grazie agli Auror – replicò lei con aria furbetta – ma io non so chi è lei, quindi… -
Sospirai teatralmente, facendo nella mia mente una rapida selezione tra le cose che avrei potuto dire a quella ragazzina e quelle che sarebbe stato meglio evitare. Per quanto lei si fidasse ciecamente di me, io non ero sicura di poter ricambiare altrettanto facilmente.
- Mi chiamo Lauren, Lauren Riddance… - confessai controvoglia, mentre non potevo evitare di fissare con desiderio lo Zuccotto che tenevo stretto tre le mani – non sono una professoressa, come avrai ormai intuito, ma sono una… amica del Preside, sì. Lui non sa che avevo intenzione di recarmi da lui e per questo ho deciso di salire sull’Espresso di Hogwarts. Non ho alcuna intenzione di fare una strage di studenti, ma questo mi sembra abbastanza evidente… -
- Perché non si è Smaterializzata al posto di prendere il treno? – chiese lei incuriosita, ma senza l’aria di accusa che mi sarei aspettata – John e Victoria sostenevano che lei fosse un’intrusa proprio perché non è molto logico vedere un adulto, se non la signora dei dolci e a volte gli Auror, qui sull’Espresso… -
- Non l’ho fatto semplicemente perché non ne sono capace –
La mia risposta sembrò lasciarla sbigottita, mi scrutò con attenzione mentre mettevo finalmente qualcosa sotto i denti dimostrando grande soddisfazione.
- Ma com’è possibile? Lei ha sicuramente più di diciassette anni… o no? –
- Certo che sì, ma ho avuto dei problemi durante il mio sesto anno che non mi hanno permesso di partecipare al regolare Corso di Smaterializzazione – spiegai mentre assaporavo il dolce sapore dei prodotti magici che tanto mi erano mancati – e quindi di solito viaggio sul manico di scopa o, a volte, sui mezzi di trasporto Babbani –
Stefanie non mi rivolse più la parola, si chiuse in un riflessivo silenzio probabilmente per elaborare un giudizio sulla mia persona. Il treno sembrò iniziare a rallentare e lei si riscosse dal torpore. Con mio grande disappunto mi accorsi che io, presa come lei da un vortice di pensieri, avevo divorato tutti i dolci.
- Ti devo dieci Falci – commentai come per segnarmelo nella mente – e un favore grande come una casa –
Appoggiai la mano sulla porta del bagno, pronta ad scendere dall’Espresso per fiondarmi da mio nonno prima che gli Auror decidessero di riprendere a darmi la caccia.
- No, professoressa, non lo faccia! – urlò Stefanie, mentre spalancavo l’apertura che dava sul corridoio del treno.
Una frazione di secondo prima che capissi l’imprudenza che avevo compiuto senza pensare razionalmente, sentii una mano afferrare i miei capelli, un’altra spingermi faccia al muro e una decina di bacchette infilzare con forza la mia schiena.
- Non si muova, signorina – disse una voce decisamente familiare, guastata solo da una sfumatura più adulta – altrimenti temo che saremo costretti a Schiantarla in dodici –
Il mio cuore aumentò i battiti in maniera esponenziale, pensai al disastro in cui avevo incastrato la povera Stefanie.
- Miss Dwight, esca da quel bagno e vada a raccogliere i suoi bagagli. Sarà il Preside a occuparsi di lei, più tardi. –
I passi leggeri di Stefanie passarono di fianco a me, seguiti da quelli di qualcun altro, probabilmente un Auror.
- Mentre lei, cara la nostra signorina intrusa, viene con noi –
Di nuovo un brivido mi segnalò la familiarità della voce, ma non il suo proprietario. La punta di una delle tante bacchette salì fino al mio collo. Mi diede giusto il tempo di fare un sospiro, prima di privarmi dei sensi e di farmi cadere lunga distesa sulla moquette sporca di terra che copriva il corridoio dell’Espresso di Hogwarts.

***
Quando mi risvegliai, capii di essere stata colpita da un debole Schiantesimo. Restavo sospesa nell’aria per opera di un Levicorpus, mentre vedevo un paio di Auror camminare davanti a me, altri ai miei fianchi. Immaginai senza alcuna fatica che ce ne fossero altri anche alle mie spalle.
Ne ebbi la conferma quando tentai di divincolarmi e di nuovo due bacchette scattarono dritte nelle mie scapole.
- Già sveglia, signorina? – commentò una voce sarcastica, diversa dalla precedente – Devono averla proprio addestrata bene, quei dannati Mangiamorte! –
- Addestrata? Mangiamorte? Ma cosa sta farneticando? – sibilai irritata, senza riuscire a capire come potessero non avermi riconosciuta.
- Non faccia la finta tonta, avanti! Sappiamo bene che ormai fareste di tutto per tentare di riportare il terrore, anche tentare di nuovo di uccidere degli studenti innocenti! – commentò una voce femminile, questa volta proveniente da davanti.
- Non stavo tentando di uccidere nessuno! –
- Allora cosa ci faceva su quel treno, eh? Non mi sembra proprio in età da Hogwarts! –
- Sono qui per il Preside – risposi con calma, per quanto due bacchette puntate nella schiena potessero mantenermi disponibile e diplomatica – sono certa che, quando sarò nel suo ufficio, lui mi riconoscerà –
- Il Preside? – intervenne la voce familiare con tono divertito – E che rapporto avresti tu con il Preside? Saresti la sua fidanzata? –
- Sono sua nipote – sbottai irritata, perdendo le staffe in un battito di ciglia – non credo che lui, alla sua veneranda età, possa avere una fidanzata! –
Gli Auror che mi attorniavano scoppiarono a ridere, facendo montare in me un’ulteriore rabbia.
- Non vedo cosa ci sia di divertente! –
- Il Preside sarà felice di sapere che gli hai dato del vecchio, davvero! – balbettò tra le risate uno dei tanti.
Mi chiesi come potessero pensare che mio nonno, Albus Silente, centoventuno anni suonati, se la sarebbe presa per essere stato definito un uomo di veneranda età. Sbuffai scuotendo la testa, speravo che tutta quella storia si sarebbe risolta presto.
Arrivammo davanti alle alte mura del castello di Hogwarts, dopo aver attraversato l’intero parco. Qualcuno spezzò il Levicorpus, facendomi cadere a terra e picchiare il sedere. Mormorai tra me e me qualche imprecazione, alzando la voce quando due mani decise mi presero per le braccia e me le legarono dietro alla schiena.
Fui costretta ad entrare nel castello e ad attraversare i corridoi con una bacchetta puntata tra le scapole, come sembrava essere ormai tradizione, ma almeno notai con sollievo che sembravo essere rimasta in compagnia di un solo Auror rispetto ai precedenti dodici.
Ci fermammo solo una volta arrivati davanti al familiare gargoyle su cui l’Auror mi fece salire. Non capii perché non volesse farsi vedere, continuava a restare alle mie spalle in qualsiasi momento.
- Non provi più a scappare come prima? – mi stuzzicò lui, mentre il gargoyle ci portava lentamente verso l’ufficio del Preside.
- Non vedo perché dovrei, sono innocente – risposi acida, riconoscendo per l’ennesima volta la voce di prima e cercando di concentrarmi sul proprietario – e adesso perché non mi dai più del lei, Auror? Siamo passati già ad essere amici per la pelle? -
- Sei divertente, ragazza – sussurrò lui, ridacchiando leggermente - come ti chiami? –
- Lauren Riddance… o Silente, come preferisci… -
Sentii la punta della bacchetta affondare con decisione nella mia schiena, emisi un involontario gemito di dolore.
- Non dire sciocchezze, Mangiamorte – replicò lui con voce dura – Lauren Silente è sparita nel nulla quattro anni fa e di certo non sei tu –
- Perché, la conoscevi? –
La curiosità aveva invaso la mia mente, dovevo assolutamente sapere di chi fosse quella voce.
- La conoscevo, e anche molto bene – sibilò l’Auror, assumendo un atteggiamento ulteriormente aggressivo – quindi non ti permetterò di fingerti lei, chiaro? Di’ un’altra sciocchezza del genere e ti porto dritta dal Ministro, altro che il Preside! –
Nonno Albus o Rufus Scrimgeour? La scelta non era difficile. Decisi di stare zitta fino a nuovo ordine.
La mano pallida dell’Auror, quella libera dalla bacchetta, aprì la porta dell’ufficio del Preside spingendomi dentro. Mi condusse fino alla sedia davanti alla scrivania, sempre stando attento a non farsi vedere, e mi fece sedere.
Dai rumori intuii che lui si fosse accomodato vicino alla porta. Quando feci per girarmi e guardarlo in faccia, vidi uno Schiantesimo sfiorarmi l’orecchio.
- Fallo di nuovo e ti scaravento contro il muro a suon di Schiantesimi – mi minacciò la voce rigida dell’uomo.
Non ebbi più il coraggio di tentare, sarebbe stato sconveniente.
- Ora aspetteremo il Preside e vedremo cosa deciderà di fare con te – mi informò lui dopo qualche minuto, con tono più rilassato – intanto perché non mi dici la verità su di te, per non perdere altro tempo? –
Mi chiusi in un ostinato silenzio. Aveva già sentito la mia verità, non gli era piaciuta, cosa diamine potevo farci io?
Passò molto tempo prima che la maniglia della porta venisse di nuovo abbassata. Una frazione di secondo prima che il nuovo arrivato entrasse nella stanza, sentii di nuovo la voce dell’Auror velata da una sfumatura di sadica aspettativa.
- E ora sono affari tuoi, Mangiamorte. Ci sarà da divertirsi. -

Note dell'autrice

Ciao a tutti!
Ehm... non uccidetemi, ok? Mi dispiace di tornare dopo tutto questo tempo, ma cause di forza maggiore (la maturità) mi hanno tenuta lontana da questi schermi.
La situazione non cambierò molto fino a luglio, temo. Intanto spero che questo capitolo - se qualcuno ancora mi segue fiducioso - possa piacervi.
Vi mando un abbraccio stretto stretto e vi ringrazio per tutte le recensioni che scrivete <3

Lady Lynx
  
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