Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Rota    24/05/2011    2 recensioni
-Matt! Ehi, Matt! Svegliati! Matt, svegliati!-
Fu la voce di Alfred a rubarlo, con forza e prepotenza, al mondo dei sogni. Dovette stroppicciarsi più volte gli occhi, colpa anche del notevole male al cranio che gli intontiva completamente i sensi e la posizione innaturale che aveva assunto e mai più cambiato nel cadere come un masso sul proprio letto.
Il fratello lo aiutò nel processo, cominciando a scuoterlo come uno straccio sporco. Matt non ebbe neanche la forza di insultarlo o pregarlo, semplicemente, di smetterla.
Alfred aveva la pessima abitudine di trattarlo come gli pareva, senza avere molta cura di qualcosa che fosse al di là della sua persona. Matt aveva sempre pensato a lui come un bambino troppo cresciuto – e per questo impossibile da colpevolizzare – ma c’erano certe volte che avrebbe tanto voluto prendere la propria mazza da hockey e spaccargliela in testa, conservando sempre tutta la ragione possibile.
Quello era uno di quei momenti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Russia/Ivan Braginski, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
compagnia da gay bar 4
Cap. 4





Oh, father of the four winds, fill my sails, across the sea of years
With no provision but an open face, along the straits of fear
Oh.(2)



-Non sapevo che tuo fratello sapesse suonare! È stata una sorpresa molto più che piacevole!-
Alfred, con un’espressione di pura sorpresa in volto, si voltò a guardare senza il minimo pudore Matt, per poi tornare a guardare col medesimo stupore Francis.
-Non lo sapevo neanche io!-
Matt piegò la testa in basso, sconsolato, mentre Francis fece davvero un grandissimo sforzo per non commentare quell’ultima battuta.
Seduti comodamente sui divani del salotto di casa Jones, Francis, Gilbert e i due fratelli stavano discutendo sugli ultimi avvenimenti e sulle ultime proposte nate all’interno della band. Tra di queste, c’era stata anche quella di far suonare Matt assieme al resto del gruppo.
Alfred si fece quasi impertinente, ponendo una domanda sciocca che al contempo rivelava la completa indifferenza nei confronti del proprio fratello gemello e la sua ingenua stupidità idiota.
-Ma scusa, come fai tu a saperlo?-
Gilbert rise, cattivo e maligno, mentre Francis si limitò a fare una smorfia piena di rimprovero.
-Ho parlato con lui per dieci minuti, Alfred…-
Il giovane si voltò verso Matt, per qualche secondo ancora dubbioso. Poi gli sorrise, gioioso e contento come un bimbo piccolo che ha appena scoperto il ripostiglio segreto delle caramelle.-
-Matthew, tu sai suonare!-
Il ragazzo gli sorrise, amaro e ironico, pensando a quanto il fratello doveva essere pieno di sé per non essersi neanche accorto, in tutti quegli anni, degli strumenti e delle persone che circolavano sotto il suo stesso tetto. Ma evitò di rispondergli male, almeno davanti agli ospiti.
Alfred, ignaro dei pensieri che circolavano nella mente dell’altro, gli fece un’altra domanda incalzante.
-Che cosa suoni, esattamente?-
Matt a quel punto si fece piccolo piccolo, provando un’immensa vergogna.
Vide Francis sorridergli e Gilbert rivolgergli un’espressione curiosa – neanche lui sapeva cosa suonasse, per cui voleva semplicemente sapere.
Pigolò, piano e lento.
-Suono la chitarra…-
Alfred scoppiò d’un botto in un urlo di gioia, come se la cosa portasse gloria solamente a lui.
-Come me!-
Matt asserì col capo, timidamente.
Era esatto. Matthew aveva iniziato a suonare la chitarra, qualche anno prima, esattamente sulle orme di suo fratello. Non tanto per dare agli altri un ulteriore motivo di paragone tra loro due, quanto perché, nell’ascoltare Alfred durante le prove, aveva provato un sincero moto di ammirazione tale da tentare anche lui nell’impresa.
Aveva ottenuto risultati degni di questo nome, e sicuramente non si pentiva di nulla.
Certo era che aveva pensato a tutto tranne al momento in cui l’avrebbe detto proprio ad Alfred, così sicuro di essere ignorato da non pensare minimamente al problema.
Così, in quel momento si ritrovava pieno di vergogna e con lo sguardo rivolto a terra.
Francis, dopo qualche momento di riflessione, batté le mani contento.
-Potresti fare la chitarra di accompagnamento! Che ne dici?-
Gilbert considerò davvero la cosa, Matt ci pensò su mentre Alfred, tranquillo, aspettava il responso dei tre.
Alla fine Gilbert sorrise e Matt assieme a lui.

C’erano tante cose che si potevano dire sul conto di Alfred Jones.
Che fosse ciccione – in effetti tutte le schifezze che ingurgitava come il vagone della nettezza urbana gli avevano fatto crescere lungo i lombi una certa pancetta morbida.
Che fosse uno svogliato scansafatiche – in effetti aveva lasciato gli studi il prima possibile, definendo ogni facoltà universitaria un modo assolutamente inutile e poco produttivo di passare il proprio tempo.
Che fosse un esaltato citrullo – in effetti si gloriava di imprese davvero ridicole che sulla sua bocca risultavano più titaniche delle stesse imprese di Ercole.
Che fosse un arrogante bullo di periferia – in effetti si comportava da prepotente praticamente con tutti, anche con quei pochi martiri che tentavano di tenergli testa, fallendo miseramente.
Tutto questo si poteva tranquillamente dire di Alfred Jones senza che nessuno, proprio nessuno, dei suoi più sinceri affetti si arrischiasse di negare.
Ma c’era una cosa che proprio non si poteva dire, al suo riguardo: che non sapesse suonare la chitarra.
Era stata l’unica cosa che gli era sempre interessata, fin da quando era piccolo. L’unica cosa che lo avesse impegnato sempre in maniera seria.
Quando aveva in mano una chitarra, poteva diventare sbruffone quanto desiderava: nessuno, a buon diritto, avrebbe potuto contraddirlo.
Era lì il suo mondo, lì la sua magia da eroe delle fiabe. In quelle dita veloci e tra quelle corde melodiche.
Su quelle note, su quelle melodie anche Matt aveva costruito i propri più inconfessabili segreti.

-Allora, molto velocemente. Ivan suona il basso, Alfred suona la prima chitarra, Ludwig è alla batteria, Gilbert canta e io seguo il tutto negli impianti stereo. L’unico che davvero devi seguire è Ludwig, siamo chiari?-
Francis si era dotato, all’improvviso, di un’aria professionale che davvero Matt non si sarebbe mai aspettato. Gli aveva depositato in braccio una chitarra elettrica di dubbio gusto, qualcosa che mescolava in maniera poco efficace rosa shocking e nero pece. Più tardi venne a sapere che era stato lo stesso Bonnefoy a comprarla a proprie spese, scegliendo appositamente i colori – e a quel punto aveva smesso di porsi domande.
Ivan e Gilbert gli avevano sorriso incoraggianti mentre un più serio Ludwig gli passava uno spartito e un foglio con sopra una serie di canzoni.
-Questo è il programma che avevamo in mente per sabato sera. Dimmi se c’è qualcosa che non ti va…-
Matt diede un’occhiata celere al foglio con la scaletta.
Francis e Alfred erano stati chiari fin da principio: avevano uno spettacolo da fare, il week-end di due settimane dopo, e lui sarebbe stato utile essenzialmente solo per quello. Come in un contratto a termine, Matt interessava loro fino alla sua scadenza.
Ma andava bene così, andava fin troppo bene così. Anche quello era un inizio per qualcosa, dava l’illusione di una vicinanza più familiare e affettiva con suo fratello Alfred, che fino a quel momento era poco più che un estraneo. Ventidue anni di convivenza e si scopriva sapere troppe poche cose sul suo conto.
Considerò che, in effetti, Alfred non era stato il solo a peccare di indifferenza.
Ivan gli si avvicinò lentamente, sbirciando il foglio tra le sue mani. Poi, all’improvviso, fattosi tutto allegro, indicò con un dito una canzone lì scritta.
-Questa è la mia preferita! Sarebbe bello riuscire a portarla allo spettacolo!-
Matt si rivolse a lui con un sorriso incerto e non del tutto sicuro. In realtà, quell’Ivan gli faceva un certo effetto. Non che fosse palesemente minaccioso: sicuramente, nel suo sguardo, non aveva proprio niente di rassicurante.
Ma non poté pensare ad altro che subito Francis lo richiamò all’ordine.
-Su, ora facci sentire cosa sai fare!-

Non fu facile seguire l’impeto struggente di Alfred.
Come al solito, tendeva a rubare tutta la scena, non solo durante gli assoli. Per questo Gilbert si era convinto che a fargli fare la seconda voce l’impressione che la band ne avrebbe ricavato presso il pubblico sarebbe di gran lunga migliorata.
Sulle prime, però, Matt davvero fu intimorito dalla sua dirompente vivacità.
Poi si lasciò andare, pian piano, al ritmo rassicurante e preciso della batteria di Ludwig – esattamente dietro di lui.
Poi si lasciò andare, pian piano, al suono grave e profondo del basso di Ivan – accanto alla sua persona ingombrante e un poco intimidatorio, eppure benefico e pacifico.
Cominciò a muovere le dita in maniera più saputa e meno tremolante, senza sbagliare una sola nota o un solo accordo.
Entrando nel ritmo giusto, fu un tutt'uno con il resto della compagnia.

-Non sei per niente male, sai Matt? Non capisco come mai tuo fratello non ti abbia mai invitato alle nostre prove! È davvero strano…-
Matt soffocò un sorriso amaro nel sorso di coca cola che concesse alla propria gola, preferendo non rispondere all’uomo.
Perché era brutto parlare male degli altri, specie se questi non potevano sentire e ribattere – per questo, la maggior parte delle volte, preferiva tacere, rimanendo in silenzio. 
Dopo le prove, che avevano confermato il suo ingresso nel gruppo, Francis lo aveva invitato fuori, a bere qualcosa in compagnia.
Loro due.
In realtà Matt era rimasto basito di primo acchito, non riuscendo a vedere nella scusa accampata in fretta e furia da Francis una valida ragione. Se voleva parlare in maniera più approfondita della band potevano tranquillamente bere un caffé a casa sua, senza necessariamente uscire.
Stava per rifiutare, con garbo e con la consueta dose di balbettii sconnessi. 
Poi, probabilmente anche a causa della propria incapacità di formulare una frase coerente e logica, gli venne alla mente che in realtà sarebbe stata una buona idea, quantomeno non così degradante o inqualificabile, uscire con quell’uomo. Era un’occasione in più per socializzare con qualcuno di nuovo, magari anche la volta buona per conoscere qualcuno di interessante. Per questo alla fine accettò, riuscendo finalmente a rispondere all’altro. Certo, si era stupito del risolino che gli aveva rivolto Gilbert quando era uscito in compagnia del francese, ma non vi aveva dato così tanto peso.
Così, si era ritrovato al bar dietro l’angolo – posto che non aveva mai frequentato in vita sua se non rarissime volte – davanti ad un muffin gigantesco e un bicchierone di coca-cola. Allegro come un bimbo, aveva mangiato e bevuto senza il minimo sospetto.
Francis era una compagnia piacevole, sebbene ogni tanto tirasse fuori qualche frase ad effetto il cui significato a lui sfuggiva o paragoni di così antico uso che lo tingevano di un velo di malinconica e veneranda maturità. Tutto sommato, Matt non aveva niente di cui lamentarsi.
Eccetto quando Francis, dopo averlo guardato a lungo mentre si prendeva un lungo sorso di bibita gasata, cominciò a giocare con la carta del suo dolce con mani non troppo calme.
Fece per dire qualcosa, ma le sue parole si fermarono a mezz’aria, più o meno nel punto dove Matt si dimostrò per la prima volta completamente sincero e felice. 
-Mi sono davvero divertito, oggi pomeriggio. Mi piace la band. Mi piacete tutti, in realtà…-
Si strinse nelle proprie spalle, abbassando lo sguardo. In realtà, quella felicità lo metteva un poco a disagio, perché gli era costata l’ammissione di essersi sentito, inaspettatamente, assai coinvolto in quel pazzo e folle progetto.
La musica che suonava gli piaceva davvero, e la compagnia che lo aveva scelto sembrava capace.
Insomma, si era stupito che suo fratello potesse avere così buon gusto.
Francis, dopo un solo attimo di incertezza, gli sorrise – e allungò la mano verso di lui fino a prendergli, tra le proprie dita, il polso sottile, in una presa gentile e non invadente.
-Ne sono sinceramente contento, Matthew…-
Matt restò con lo sguardo fisso per qualche istante, senza muovere un solo muscolo.
Non guardava la propria mano – in quel momento non avrebbe osato farlo – ma ogni suo pensiero era diretto al calore tiepido che quei polpastrelli gli trasmettevano. 
Ritrasse la mano, lentamente, incrociando le braccia al petto. Non smise di sorridere, neppure per un istante, ma non riuscì a impedire alla propria lingua di balbettare in maniera paurosa.
-Non mi hai parlato del tuo amico per cui organizzate la festa. Posso sapere chi è?-
Anche Francis sorrise in maniera gentile, ritirando la mano e portandola al suo posto.
Si sistemò i capelli dietro l’orecchio, lasciando scivolare in basso lo sguardo.
-Si chiama Antonio e si vuole trasferire in uno stato che permetta a lui e al suo compagno di sposarsi. Sai, è omosessuale. Come la maggior parte di noi…-
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Rota