Capitolo 1
So You Can Leave Like The
Sane Abandoned Me
Frank e Gerard si incontravano di sfuggita. Avevano rimandato a data indefinita
la ripresa delle registrazioni del disco. E comunque quando si incontravano non
era mai perché avevano intenzione di farlo. Erano semplicemente legati allo
stesso posto, e potevano andarci solo alla stessa ora.
Poi arrivavano lì, si scambiavano un saluto freddo, e non si dicevano una
parola. E la cosa più ridicola di tutte era che in realtà dietro quel silenzio
c'erano un'infinità di parole e frasi che i due avevano bisogno di dirsi, ma
erano fin troppo orgogliosi e testardi per fare la prima mossa.
Quel giorno erano esattamente tre settimane. Tre settimane e
qualche ora, da quando Alex non c'era più. Perché i dottori potevano tirar fuori
tutte le statistiche e le percentuali che volevano, ma Alex non c'era, non era
lì e quello era tutto. Poi potevano anche dirgli che c'erano casi di persone che
si erano risvegliate dal coma dopo settimane, mesi, anni, ma non importava
molto, quando ogni pomeriggio Frank andava a trovarla e lei era ancora stesa su
un letto senza un minimo di vita propria. E quella non era Alex. Frank non
sopportava di vederla lì. Era un pugno nello stomaco. Quello non era il posto
per lei. Era tutto troppo freddo, troppo pulito, troppo sterile e troppo
ordinato. Ciò bastava a rendere il concetto: lì Alex non c'era.
E anche se non lo aveva mai detto ad alta voce, anche lui
inizialmente sperò che Mikey avesse ragione. Che Alex stesse solo scherzando,
che si sarebbe tirata su da un momento all'altro, e anzi, lui aveva anche
sperato che fosse solo un dannatissimo brutto sogno, e magari si sarebbe
svegliato al fianco di Gerard, nella sua nuova camera in casa di Alex, e lei e
Mikey erano al piano di sotto a preparare la colazione o qualsiasi altra cosa.
Sarebbe stato bellissimo, e se così era, allora quell'incubo poteva durare
ancora un altro pò, purché poi al suo risveglio Alex sarebbe stata lì. A lui
importava solo quello.
Quel giorno Frank non aveva voglia di fare nulla. Voleva solo
starsene chiuso nella sua misera camera, a suonare la chitarra, fumando uno o
due pacchetti di sigarette, ascoltare un pò di musica. Non gli andava di andare
all'ospedale. Non gli andava perché aveva iniziato a stancarsi di vederla lì,
pallida ed immobile, piccola e indifesa, addormentata e silenziosa. Ed aveva
iniziato a stancarsi di vedere Gerard, e salutarlo con un cenno del capo, senza
dirgli una parola, e fingere che a nessuno importasse nulla, quando in realtà
voleva solo risolvere ogni cosa. E poi chiedergli come se la passava, perché
Gerard si presentava all'ospedale odorante di alcool, si sentiva lontano
chilometri, ed aveva quell'aria disperata e dannata e Frank ogni volta voleva
afferrargli il volto tra le mani e guardarlo negli occhi e urlargli che no, non
poteva abbandonarlo anche lui. Ma no che non poteva farlo. Non dopo averlo
colpevolizzato di tutto, dopo avergli detto che era anche colpa sua se lei era
lì, dopo averlo spinto via, quella notte, urlandogli che da quando lo aveva
conosciuto la sua vita era diventata un inferno di sofferenza e dolore e perdite
e tristezza.
Ci aveva pensato, e ripensato, ed ogni volta gli tornavano in
mente quegli occhi sgranati, quello sguardo verde e intenso, quel lampo di
dolore negli occhi di Gerard, e si sentiva male, si sentiva uno schifo, e voleva
piangere, e se Alex fosse stata lì probabilmente avrebbe fatto il possibile per
farli tornare insieme, e ci sarebbe riuscita. Ovvio che ci sarebbe riuscita.
Frank sospirò, asciugandosi gli occhi. Fanculo, stava
piangendo un'altra volta.
Mikey cercava sempre di prepararsi al meglio, quando doveva andare a trovare
Alex. Nel caso in cui si risvegliasse nel momento in cui lui era lì, a guardarla
in silenzio, a dirle mentalmente quanto aveva bisogno di averla accanto, quanto
le mancava e quanto buie e tristi erano diventate le giornate da quando lei non
c'era più.
Aveva sentito dire che alcune persone, quando miracolosamente
si risvegliavano dal coma, potevano aver rimosso ogni ricordo, potevano non
riconoscere più nessuno. Così lui si sforzava sempre di dirle qualcosa. Aveva
sentito dire anche che parlare ad un paziente in stato di coma poteva aiutare,
non poteva saperlo nessuno, ma forse lei ascoltava. Eppure era incredibilmente
difficile parlarle, in quelle condizioni. Mikey non sapeva mai cosa dire. Gli
veniva da piangere e le parole gli si bloccavano le parole in gola, ed era come
strozzarsi, come se gli mancasse il fiato. E poi lei non rispondeva, ed era
ridicolo, visto che Alex rispondeva sempre... anzi, Alex aveva sempre l'ultima
parola, e solitamente l'ultima parola di Alex equivaleva ad una battutina
ironica e pungente. Non era mai silenzio assoluto.
Fece un respiro profondo, guardandosi allo specchio.
Chissà se ricorderà mai che l'ultima cosa che le ho detto è che la amo, si
chiese.
Gerard aveva bevuto, e bevuto, e bevuto ancora. Era
fantastico, non pensava a nulla, e se per sbaglio pensava a qualcosa, qualsiasi
cosa gli stesse andando storto in quel periodo, allora gli bastava bere ancora
un pò, e tutto passava. Temporaneamente.
Si era trasferito da Alex e lei non c'era più, e quella casa sembrava troppo
grande solo per lui, ed era stato contento quando suo fratello gli chiese di
poter andare a stare con lui lì. Mikey compensava quel vuoto. E Mikey aveva
bisogno di averlo accanto. Non in quelle condizioni, ma Gerard non riusciva a
trattenersi. Aveva assolutamente bisogno di bere, di prendere qualche pillola,
di modificare la percezione della realtà, altrimenti avrebbe potuto morire, da
un momento all'altro, intrappolato in incubi e paure e senso di impotenza e di
fallimento.
Scolò l'ultima birra direttamente dalla bottiglia, poi posò
il vetro vuoto sul comodino accanto al letto, dove non c'era decisamente più
spazio. Era stracolmo di lattine e bottiglie vuote, e di contenitori di
psicofarmaci e pillole varie. Non guardava mai cosa prendeva, lo prendeva e
basta.
Socchiuse gli occhi, immaginando come dire a Mikey che non
aveva assolutamente voglia di andare all'ospedale. Suo fratello lo avrebbe
odiato, ma lui non voleva andare, quel giorno. Non voleva vederla così, e non
voleva vedere Frank, e non voleva uscire dalla sua camera, la tana nella quale
passava la maggior parte del suo tempo, nelle ultime settimane, a piangersi
addosso cercando un modo per non piangersi addosso.
«Beh,
potresti bere un altro pò, tanto per cominciare...».
Gerard spalancò gli occhi alzandosi di scatto. Si guardò intorno. Quella voce!
Era lei! Guardò ogni angolo della camera in penombra.
«Alex?» chiese, incerto, e leggermente impaurito. Non poteva
essere lei.
«Hai un aspetto orribile, sai?».
Gerard si voltò verso la sua sinistra. Alex era proprio lì. Era seduta sul
pavimento, con le gambe incrociate, e giocherellava con i laccetti della felpa
viola che indossava, ed era proprio lei, assolutamente lei. E gli sorrise. Alex
gli sorrise, appena lui la individuò.
«C-che ci fai qui? Tu sei morta!» disse Gerard balbettando.
Lei fece una smorfia, una delle sue tipiche smorfie, e sollevò un sopracciglio
«Morto ci sarai tu!» disse «Anzi, sembri proprio più morto di me. Io sto solo
riposando in pace mangiando flebo attaccata ad una macchina. Tu invece? Dai, vai
a prenderti un'altra birra.».
Venne attraversato da una miriade di piccoli brividi lungo tutta la superficie
del suo corpo. Non riusciva nemmeno a muoversi. Gli occhi scuri di Alex lo
penetravano, ed erano così dannatamente reali che si sentiva in soggezione.
Lentamente mise i piedi giù dal letto e si tirò su. Voleva avvicinarsi a lei.
Voleva provare a toccarla.
Gli girò la testa appena si sollevò, e dovette massaggiarsi
le tempie cercando di restare in equilibrio. Quando riaprì gli occhi provò a
mettere a fuoco quella zona in ombra della stanza.
Non c'era più.
Fantastico, stai impazzendo. Proprio fantastico, si
disse sospirando.
Eppure sembrava così vera, e la sua voce era così limpida che avrebbe giurato
che fosse davvero al suo fianco. Si guardò intorno nella stanza. Magari si era
spostata. O magari stava solamente impazzendo sul serio.
«Che cazzo, Gee, sono appena le due del pomeriggio, non puoi
essere già così ubriaco!».
Eccola di nuovo! Gerard si voltò di scatto, la voce proveniva dalle sue spalle.
Perse l'equilibrio ancora una volta, e cominciò a sudare freddo, mentre il cuore
nel petto batteva a ritmo sempre più frenetico.
«Chi cazzo sei!?» chiese quasi urlando. Era arrabbiato, ora.
Non era uno scherzo divertente. Non lo era affatto. Ma non c'era nessuno nella
stanza, e Mikey non avrebbe mai scherzato su una cosa simile. Si chiese se era
il caso di raccontarglielo, di dirgli che aveva visto Alex, che lo stava facendo
impazzire, che prima era lì ed ora non c'era più, ma che lui era sicuro di
averla vista, che la sua voce gli aveva penetrato i timpani, che era spaventato.
No, direbbe che sei pazzo, pensò.
«E cos'è questa storia che tu e Frank vi siete lasciati?
Spero stiate scherzando, dopo tutto quello che ho fatto per voi...».
«Vattene!» esclamò Gerard livido di rabbia in volto.
La porta della camera si aprì di scatto e Mikey fece capolino, con
un'espressione confusa in volto quando incrociò lo sguardo di Gerard barcollante
accanto al letto.
«Con chi stai parlando?» domandò.
Gerard si guardò intorno. Non c'era nessuno oltre lui e suo fratello. E dalla
faccia di Mikey, pensò che doveva avere un aspetto terribile.
«N-nessuno... stavo cantando...» mentì.
«Tutto bene? Sembra che hai visto un fantasma!» sospirò
Mikey.
Gerard scrollò le spalle. Altroché, aveva visto qualcosa di più pesante.
«Cos'hai sentito?» domandò poi, cercando di rilassarsi. Ora che c'era anche
Mikey, se Alex o qualsiasi cosa fosse si sarebbe fatta viva di nuovo, l'avrebbe
vista o sentita anche lui.
Mikey fece spallucce «Te che urlavi. Se quello è cantare fai
bene a voler rimandare le registrazioni...» commentò.
«Si. Hai sentito solo la mia voce?» chiese Gerard. Voleva
qualche conferma. Non voleva essere pazzo. E a quel punto non voleva nemmeno
essere così ubriaco. Ora si sentiva nauseato e voleva vomitare.
Mikey lo guardò con aria circospetta «Ehm, si, che altro dovevo sentire?»
chiese, mentre dentro di sé voleva solo richiudere quella porta. Gerard era di
nuovo ubriaco. Come se era quello ciò di cui aveva bisogno. Non aveva nemmeno la
forza per dirglielo.
Suo fratello sospirò «Niente, niente.» mormorò «Credo di aver
bisogno di dormire...».
«Lo credo anche io. Sto andando a trovarla. Ci vediamo dopo.»
disse Mikey freddo, chiudendosi la porta alle spalle.
Gerard deglutì, chiedendosi se sarebbe tornata o meno. Chiedendosi se stesse
impazzendo o meno. Si sedette sul letto ed aspettò, mentre il suo respiro si
fece di nuovo regolare ed il suo cuore smise di scoppiargli nella cassa
toracica.
- - -
E quindi, insomma, così fu che...
no, non ho resistito, cioè, a me Alex mancava ed in un modo o nell'altro dovevo
farla esistere ancora, quindi prendetevela così e accontentatevi. Tanto [si
Miriana, si Roby] deve morire, il punto è quello, coma o non coma. XD
Così, volevo adoperarmi a trovare un titolo decente e migliore, questo è molto
alquanto abbastanza banale ma vabbè, oh, volevo pubblicare la storia e quindi
questo mi è venuto in mente e questo ho usato.
Ho in mente una trama molto chiara, ma come al solito io mi faccio
tremilaseicento viaggi di fantasia al secondo e non so bene dove andrò a finire
anche con questa FF, perciò nel frattempo fatemi sapere se vi piace, se fa
cagare, se continuate ad odiarmi, se mi volete bene. LOL
XOXO