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Autore: yulinghan    31/05/2011    3 recensioni
La cittadina di Meido è un luogo come tanti ma è custode di un segreto: la comunità celeste degli angeli, in verità, abita in questo luogo dall’alba dei tempi.
Kagome è un angelo, ma non ha le ali e perciò si sente diversa e spesso incompresa perfino dalla sua stessa famiglia, compreso il fratello maggiore. Trascorre tuttavia una vita tranquilla fin quando a Meido si trasferisce un ragazzo misterioso dagli occhi magnetici.
Sarà allora che Kagome si renderà conto che l’amore è un demone.
Questa storia è liberamente tratta da libro "Angel" di Dorotea De Spirito.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’amore è un demone
 
 
Capitolo 1
 
Tutti tranne me
 
 
“Ciao mamma! Io vado”
Le urlo mentre esco di corsa da casa quasi inciampando sui gradini della porta. Vedo con la coda dell’occhio, mentre chiudo il cancelletto, la mia migliore amica che mi sta aspettando in sella al motorino e mi guarda battendo l’indice sinistro sul polso opposto.
“Sbrigati!”
Corro da lei, le sorrido e le dico “scusa” prendendo il casco che ha lasciato sul sedile per me. Mi accomodo e lei parte subito mentre ancora devo allacciare quell’antipatico aggeggio in testa che tutti dicono mi dovrebbe salvare la vita. Guardo l’orologio: le otto meno cinque.
“Siamo in tempo Sango!”
Le dico sporgendomi sulla sua spalla. Posso sentire il profumo familiare dello shampoo alla vaniglia che usa da una vita.
“Dovevamo fare colazione al bar!”
Accelera risentita inclinando leggermente il capo di lato per farsi sentire ma senza staccare gli occhi dalla strada.
“Cavolo è vero!”
Ha ragione, le avevo promesso che le avrei offerto una brioche da Jinenji, al bar in piazza che ha i migliori dolci di tutta Meido.
Già, Meido. E’ qui che vivo praticamente da sempre. Tutti i miei avi hanno sempre vissuto qui: mia madre, la madre di mia madre, mio nonno, il mio defunto padre e così via. Un paese, o meglio, una cittadina di appena cinquantamila anime. Ma non è solo questo Meido. Questo luogo perde le sue origini nell’alba dei tempi ed è sempre stato abitato da angeli. Si, proprio loro, quelli buoni (anche se non sempre) e con le ali. Tutti gli angeli hanno le ali, tutti tranne me. Tranne me, tranne Sango che è una semplice umana e tranne gli altri umani con i quali la nostra comunità celeste convive. Non chiedetemi perché, ma questo posto è una specie di quartier generale, un luogo sicuro dove noi angeli (o mezzi angeli nel mio caso –unico-) stiamo da sempre.
“Non fa niente”
Ride Sango e mi riporta alla realtà.
“Cosa?”
Non ho capito davvero cosa ha detto.
“La faremo domani colazione, dormigliona!”
La adoro! Siamo cresciute praticamente insieme e la considero una sorella. Per quanto la faccia arrabbiare non riesce mai a tenermi il broncio più di tanto. La stringo forte alla vita e appoggio la testa sulla sua spalla mentre lei piega il capo e fa sbattere il suo casco contro il mio. Arriviamo così a scuola, sorridenti e felici di essere amiche. Parcheggiamo e ci viene subito incontro Miroku, altro mio migliore amico, nonché fidanzato di Sango e…angelo. Con le ali.
“Ciao Kagome!”
Mi saluta mentre si porta immediatamente davanti alla sua ragazza per regalarle il primo bacio della giornata. Si sorridono dolci. Un po’ li invidio, ma in senso buono. Sono già due anni che stanno insieme anche se la nostra buonissima comunità celeste non vede di buon occhio i rapporti tra angeli e umani, cosa che trovo a dir poco stupida.
“Andiamo”
Sango mi porge la mano e quasi fossimo due deficienti saliamo le scale dondolando le braccia che si tengono unite ridendo e scherzando nei corridoi fino ad arrivare in classe.
Libero Sango per lasciarla qualche secondo alle coccole di Miroku prima che arrivi il professore di storia europea e mi fiondo nel mio banco accanto alle finestre nella penultima fila, poi comincio a svuotare i libri dalla borsa.
“Buongiorno!”
Eccolo, mister popolarità, ma anche mister simpatia. Lo dico con affetto.
“Ciao Bankotsu”, lo guardo interrogativa mentre si accomoda seduto dietro di me, “Come mai tutto questo buonumore?”
Mi guarda con un sorriso furbo tra le labbra mentre tira fuori il diario e un astuccio logoro e scarabocchiato. Poi mi fa con la destra il simbolo della vittoria, con indice e medio alzati.
“Cos’hai vinto?”
Gli domando, da lui ci si può aspettare di tutto. Bankotsu è quello che si può definire l’anima della compagnia, è simpatico, divertente, per nulla presuntuoso anche se con quell’aspetto potrebbe permetterselo alla grande. Eppure socializza con tutti e se può farti un favore lo fa volentieri.
Ah, ovviamente anche lui è un angelo.
“No, Kagome”, scuote lento la testa, poi rafforza il gesto muovendo le due dita della mano, “Due settimane…”
Ok non so proprio di che parla. Roteo gli occhi.
“A cosa?”
Apre il diario e comincia a sfogliarne le pagine. Anche quello è logoro e scarabocchiato come l’astuccio, sembra che Bankotsu sia venuto a scuola per tutta l’estate e siamo solo a metà ottobre e non oso immaginare come quegli oggetti saranno ridotti alla fine della scuola!
“Buongiorno Bankotsu!”
Oddio, no. E’ Kikyo, la ragazza più antipatica della scuola, nonché la più bella. E’ davvero di una bellezza abbagliante ma la sua presunzione è senza pari e per come la vedo io passerebbe sopra le ali di chiunque per raggiungere i suoi obbiettivi. Ho detto ali? Beh, si…lo è anche lei, un angelo.
Mi guarda di sfuggita con superiorità, quasi non fossi degna nemmeno di un’occhiata, poi sorride melliflua a Bankotsu e se ne va al suo banco. La odio.
Osservo il mio amico salutarla: se ripenso a quando si era preso una cotta per lei mi vengono i brividi. Ora sfoglia di nuovo il diario, ha appena trovato la pagina giusta e la volta nella mia direzione mentre punta con l’indice la data di oggi.
“Che giorno è oggi?”
Rido, ignara di dove voglia arrivare.
“Quindici ottobre?”
Dico sarcastica. Annuisce e ripete per l’ennesima volta il gesto della vittoria.
“Due settimane e sarà Halloween!”, poi si fa serio, “Sto organizzano il party dell’anno!”
Mi allungo sul banco e gli do una spinta leggera sulla spalla mentre ride della mia reazione, e lo faccio anch’io, ma devo girarmi definitivamente perché è arrivato il professore ed anche Sango si è appena seduta accanto a me. Ci sorridiamo. Vedo anche Miroku, seduto dall’altra parte dell’aula che mi guarda gonfiando le guance in una smorfia che significa solo “che palle”. Ha ragione.
“Aprite il libro a pagina 97”
Inizia la lezione. Inizia la tortura. Mi ritrovo a pensare a quello che ha detto Bankotsu e al party. Lui è davvero bravo ad organizzare queste cose, gli riescono alla perfezione, sembra nato per farlo.
Prendo il quaderno degli appunti e lo apro su una pagina pulita, segno la data e attendo.
“Professore?”
E adesso che vuole il preside? Non si degna mai di venire nelle nostre classi, presenzia solo alle assemblee e si fa vedere solo per sgridare pubblicamente qualche studente che ha commesso qualche fattaccio. Gli sguardi volano tra noi nella classe, per cercare di capire chi ha fatto cosa, ma nessuno sembra sapere nulla.
“Prego!”
Lo invita il professore poggiando il libro in cattedra e scendendo da questa.
“Ho commesso un errore”, confessa mostrandogli un foglio, “Nella B non ci sono posti, perciò farà parte di questa classe” continua professionale.
“Ma certo”
Annuisce il professore tirandosi gli occhiali sul naso che gli erano scesi per leggere il foglio.
“Entra pure, ragazzo”
Lo invita il preside con un cenno della mano.
E lui entra.
E tutti lo fissano.
E lui senza timore fissa tutti.
Ed io posso anche morire ora.
  
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