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Autore: Vivien L    20/06/2011    19 recensioni
Inghilterra, 1912. Bella Swan è una giovane cameriera alle prese con un compito difficile: domare il carattere dell'irruente Edward Cullen, ricco signorotto locale imprigionato da quando aveva sedici anni su una sedia a rotelle. Sono entrambi giovani, pieni di vita, desiderosi di amare e di essere amati, ma le convenzioni sociali, le gelosie, le differenze e i fantasmi interiori di Edward saranno uno scoglio impossibile da superare...o forse no?
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Bella/Edward, Bella/Emmett
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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- Questa storia fa parte della serie 'Il tempo che verrà '
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    Vieni via con me
 


#3
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E lei volò fra le tue braccia | come una rondine, | e le sue dita come lacrime, | dal tuo ciglio alla gola, | suggerivano al viso | una volta ignorato | la tenerezza d'un sorriso, | un affetto quasi implorato.

(Fabrizio de Andrè)

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-Creature vanagloriose e piene di ideali irraggiungibili- Tanya scuote il capo, e i suoi riccioli biondi ondeggiano dolcemente, sferzandole la profonda scollatura della camicetta color perla. Esme contrae le labbra, e un lampo di disappunto le attraversa lo sguardo, che si affretta prontamente ad abbassare. Poi, sorprendentemente, i suoi occhi scivolano nei miei, illuminati da un qualcosa che non riesco a definire...divertimento? Soddisfazione nel vedermi strisciare servizievole ai piedi di una ragazzina troppo cresciuta che, se soltanto potesse, sarebbe capace di uccidermi con la sola forza del pensiero?

Un sorrisetto divertito mi piega le labbra. Tanya Denali, vent'anni, gelidi occhi azzurri e un pallido visino dall'angolatura squadrata, è la fidanzata di Edward da quasi sei mesi, nonché futura Signora Cullen e padrona di questa casa. La loro unione è stata programmata dalle rispettive famiglie sin dalla nascita dei due promessi, entrambi nati nello stesso anno. Particolare non irrilevante , è il fatto che lei e Edward sono cugini e che a mala pena si sopportano. Tanya è una ragazza dal carattere piuttosto particolare: al mondo esterno può apparire una donnina frivola e dalla dubbia morale, sempre vestita alla moda e con ben pochi interessi, se non quello di acconciarsi i capelli e rimirare allo specchio la sua a dir poco eccezionale bellezza. E tuttavia, in compagnia del suo futuro marito ha mostrato un lato di sé che mai mi sarei aspettata di intravedere: l'imperturbabile freddezza con cui gli si rivolge mi fa intuire che neanche lei, esattamente come Edward, è particolarmente entusiasta di questo matrimonio.

Né io né Edward tolleriamo il modo in cui squadra la sedia a rotelle che imprigiona il suo giovane corpo: uno sguardo di puro disprezzo che riesce a dissimulare soltanto rendendo i suoi occhi vitrei e impenetrabili come una lastra di ghiaccio, conscia che chiunque con un minimo di intuito potrebbe accorgersi che il difetto fisico del suo futuro sposo non le è affatto gradito.

-Bella?- la voce di Esme mi richiama all'ordine. Sospiro, annuendo impassibile e chinandomi verso il tavolino. Riempo la teiera con l'acqua fumante, la mescolo a tre cucchiaini di tè e poso la delicata porcellana sul vassoio. Gli occhi di Edward sembrano volermi penetrare la schiena; sono così intensi da cospargermi la pelle di brividi. Inizio a servire il tè, coprendomi le mani con uno straccio e riempendo la tazza di Esme. Un lampo di dolcezza le attraversa il viso. A volte, i suoi cambiamenti di umore sono così repentini da farmi girare la testa. Dopodiché passo a Tanya, che continua a ciarlare su quanto sia insensata la nascita di schieramenti formati dalle terribili "Suffragettes", un movimento di emancipazione femminile (è stato Edward a insegnarmi questa parola, in quanto ha dichiarato di appoggiare a pieno gli ideali per cui quelle coraggiose donne combattono) il cui primo e maggiore obbiettivo è il riuscire ad ottenere il diritto di voto.

-Non ho idea di dove andremo a finire, se continueremo in questo modo-

-Tanya- commenta Esme, esitante: nei confronti della nipote ha sempre mantenuto un comportamento piuttosto mansueto, e ho il sospetto di averne ampiamente intuito il motivo: teme forse che la ragazza si rifiuti di sposare suo figlio? -Gli ideali per cui combattono quelle donne...-

-Donne è una parola con cui non meritano di essere etichettate, zia- la interrompe aspra Tanya scuotendo il capo -Perchè i loro ideali, come voi li chiamate, altro non sono che sogni irrealizzabili a cui nessuno darà mai importanza- esibendosi in una risata sprezzante -Diritto di voto? Emancipazione? Quale assurdità è mai questa? Sappiamo tutti che noi donne siamo destinate a prendere marito (possibilmente in giovane età) e ad accudire la loro casa e i loro bambini- lancia uno sguardo impassibile a Edward, ma nel profondo dei suoi occhi riesco a intravedere un'ombra di risentimento.

Edward si agita sulla sedia, a disagio. Quando gli passo accanto gli lascio una dolce carezza sulle spalle, sperando che nessuno abbia notato il mio gesto, e lo sento immediatamente rilassarsi. Mi sorride con gratitudine, e io non posso fare a meno di avvertire il cuore stringersi in una morsa di tenerezza: è così fragile e insicuro da assomigliare a una creatura indifesa e bisognosa d'affetto. A volte il mio odio per Tanya raggiunge i massimi livelli storici: è colpa sua se Edward ha a mala pena il coraggio di rivolgerle la parola, considerando che a né a me né a lui è passato inosservato il fatto che la ragazza sia evidentemente disgustata dal doversi sposare con un uomo che ha perso l'uso delle gambe. Si vede lontano un miglio che Tanya lo considera un essere inutile e insignificante, e i suoi modi accondiscendenti non nascondono la pietà e il disprezzo che nutre nei confronti di Edward. Spesso mi sono chiesta come possa Esme essere così cieca da costringere il suo unico figlio a frequentare una simile arpia.

-Isabella, tu che ne pensi?- la voce di Tanya mi fa sobbalzare. La caraffa mi traballa incerta fra le mani, facendo traboccare un rivoletto d'acqua bollente, che si riversa sulla mia gonna facendomi avvertire una fastidiosa sensazione di bruciore.

-Ahi!- sbotto, maledicendo la mia sbadataggine e ignorando la risatina soffocata che scuote il petto di Edward.

-E' tutto okay, Isabella?- sussurra Esme premurosa, e io la guardo, sorpresa. Come mai tutta questa gentilezza? Soffre forse di disturbi da personalità multipla? (Anche questa parola me l'ha insegnata Edward).

-Certo- rispondo impassibile, e la risata divertita di Tanya mi fa avvampare di vergogna.

-Sei sempre la solita sbadata...chi ve lo ha fatto fare, Esme cara, di assumere una cameriera così goffa?-

Non rispondo alla sua provocazione. Ad essere sinceri, ormai non faccio neanche più caso agli attacchi gratuiti a cui mi sottopone. Mia madre mi aveva avvertita che i ricchi sono spesso facili ad accanirsi con i loro sottoposti senza alcun apparente motivo, semplicemente per sfogare la rabbia repressa o le insoddisfazioni derivanti dalle loro stranezze. Il trucco consiste nel passare oltre, e nel non fare caso ai loro bizzarri comportamenti : un giorno sembrano amarti alla follia, tessendo all'infinito le tue doti di massaia e riempendoti di complimenti, e quello dopo vorrebbero ucciderti con le loro stesse mani.

In ogni caso, non ha alcuna importanza. Tra pochi mesi Edward e Tanya si sposeranno -sfortunatamente per entrambi, perchè non sono affatto una coppia ben congeniata- e il mio lavoro sarà finalmente terminato. Anche se, ogni volta che ci penso, il mio cuore si stringe in una morsa angosciata : come farà, Edward, a resistere senza di me? Chi si prenderà cura di lui? Chi lo sorreggerà nei momenti di sconforto? Tanya non è una compagnia molto stimolante, e ho il fermo sospetto che non sarà affatto una buona moglie per un uomo fragile e vulnerabile come lo è Edward. Soltanto io lo conosco davvero. Soltanto io so qual'è il suo cibo preferito, soltanto io ricordo quali sono i libri che ama rileggere. So che, prima di addormentarsi, ha bisogno di qualcuno che gli stringa la mano, perchè gli incubi del giorno dell'esecuzione di suo padre lo tormentano tutt'ora, togliendogli il sonno. So che è geloso delle sue cose, e che sono l'unica a cui le presta più che volentieri. So che ama il giallo, ma per questioni di etichetta non può mai indossare vestiti di questo colore. So che quanto guarda il sole sorgere nel cielo, abbracciando le ampie distese verdeggianti che circondano la villa, il respiro gli muore in gola e gli occhi gli si illuminano di gioia. Per poi tornare preda della tristezza più assoluta. Perchè Edward vorrebbe poter correre in cima al pendio della collina, lasciarsi sfiorare i capelli dal vento che spira impietoso dalla costa e rotolare nei fazzoletti di fiori profumati, ridendo spensierato come quando era un immaturo ragazzino di sedici anni.

So che odia quando sua madre lo tratta come un burattino da manovrare a suo piacimento; detesta le imposizioni perchè Edward è, nonostante tutto, uno spirito libero e mai smetterà di tormentarsi per aver perso la possibilità di sottrarsi alle catene che lo imprigionano a quella maledetta sedia a rotelle. So che quando mi osserva, nel suo sguardo si accende una luce nostalgica che lo riporta al passato, quando la sua unica preoccupazione era il fare la corte a compite signorine di buona famiglia. Io lo faccio sentire giovane, felice, e saprò sempre provvedere alle sue necessità. Tanya no. Tanya non potrà mai capirlo davvero. E non glie ne faccio neanche una colpa. Probabilmente, se fossi nei suoi panni e se avessi un animo superficiale come il suo, anche io mi sentirei soffocare di fronte alla prospettiva di contrarre un matrimonio senza amore con un uomo come Edward. Fragile, impotente, diverso. Tuttavia, ciò che più amo di lui è la sua diversità, che lo rende migliore degli altri elevandolo ad un livello che nessuno, ai miei occhi, potrà mai equiparare. Edward è una creatura pura. Sincera, genuina. Ma nessuno lo vede per ciò che è realmente. Le persone si accorgono soltanto dei suoi difetti, delle sue imperfezioni -fisiche e non-. Un paralitico, un emarginato. Il problema è che la gente non va oltre la superficie, e il fatto che Edward sia costretto ad intrappolarsi in un'unione senza amore mi fa decisamente infuriare.

La voce di Tanya mi riporta alla realtà.

-Dopotutto, devo ammettere che la vostra cameriera è piuttosto graziosa-

-Non è una cameriera, cugina- Edward freme di rabbia. Stringe i pugni. -E' la mia assistente personale-

Gli occhi di Tanya diventano gelidi -E ci sarebbe qualche differenza, mio caro Edward?- una pausa, e poi ancora, dedicandomi un sorrisetto divertito -Sai, Isabella, in questi due anni sei sbocciata come un piccolo fiore- esita, stringendosi nelle spalle -E ho saputo che molti uomini ti fanno la corte- un'espressione incredula prende vita sul suo volto -Il figlio del lattaio, quel tale Jacob Black...lo conosci?-

Annuisco rigidamente, e lei continua, imperturbabile -Ma non solo lui- il suo tono s'incrina. Una smorfia frustrata le piega le labbra -Si vocifera persino che il figlio del barone sia interessato alle tue doti...amatorie-

Il silenzio diventa rumoroso come lo sparo di un cannone. Mi sembra quasi di sentire il respiro di Edward ingolfarsi. Lo sguardo di Esme, invece, diventa cupo come l'inverno, non lasciando trasparire alcuna emozione.

E' proprio Tanya ad interromperlo, scoppiando in una risatina sarcastica -Ma ovviamente sono solo voci di corridoio...come potrebbe Emmett Mc.Carty interessarsi ad una poveretta qualsiasi?- congiunge le mani in segno di preghiera -Scusami, Isabella, per aver anche solo potuto insinuare una simile amenità. D'altronde tu sei una ragazza molto rispettosa, e sono certa che nessuno ha mai anche solo osato toccarti, nevvero?. Parola mia, Esme, non ho mai conosciuto una signorina più compita ed elegante di lei- i suoi occhi gelidi scivolano su di me -Nonostante la sua bassa levatura, ché purtroppo il buon Signore ha destinato tutti noi a vivere la vita in un determinato modo, e alcuni sono più sfortunati di altri-

Non mi sono mai sentita così umiliata in vita mia. Le mani mi tremano, le lacrime pungono e lottano per traboccare, le gambe si trasformano in un sostegno troppo incerto e traballante, tanto che sono praticamente costretta ad appoggiarmi al ripiano del tavolino per evitare di ruzzolare al suolo. Tuttavia, Tanya non sembra soddisfatta del turbamento che le sue parole mi hanno causato. Un sorrisetto di scherno le piega la bocca, facendo assomigliare i suoi lineamenti delicati a quelli del volto di un rapace. E' crudele, Tanya. Crudele, altezzosa e insignificante. E proprio perchè è così insignificante che cerca in ogni modo di far sentire i suoi sottoposti nient'altro che viscide nullità. Trae giovamento dalle loro umiliazioni; se ne compiacce , e non contenta li denigra e li svilisce ancora di più.

Proprio come avevo sospettato, la sua voce carezzevole torna ad impegnare lo strano silenzio che è sceso intorno a noi.

-Anche se, per quanto ti riguarda, parlare di opere divine è un po' troppo azzardato, non trovi Isabella?-

Un'altro colpo. L'ennesimo, e questa volta inferto con ancora più violenza.

Mia madre mi diede alla luce in una notte tempestosa di diciassette anni prima. Nessun medico avrebbe mai osato sfidare la tormenta che infuriava nella vallata, in cui la pioggia cadeva impietosa dal cielo e il vento scuoteva le fronde degli alberi accanendosi sulle aspre campagne che abbracciavano la mia modesta fattoria. Nessuno, tranne una fragile donnina dall'aspetto inquietante ma dall'animo più altruista che io abbia mai conosciuto. Marie Libvenchert, una fattucchiera discendente da una lunga stirpe di streghe originarie dell'Irlanda, emarginata e temuta da tutti a causa delle sciocche credenze popolari che la vedono protagonista. Costantemente circondata da una nebulosa patina di mistero, Marie salvò me e mia madre da morte certa, assistendola durante un parto prematuro e difficoltoso. Tuttavia nessuno -a parte Charlie e Renèe- la ringraziò mai per il suo operato: al contrario, a causa del suo buon cuore i cittadini iniziarono a nutrire seri dubbi sulle circostanze in cui venni al mondo. Grazie al suo intervento fui etichettata dai più come la figlia del demonio: si vociferava che non avessi lo stesso sangue dei miei genitori ma che, in realtà, la mia nascita fu il frutto di uno scandaloso incesto fra Marie Libvenchert e suo fratello Arnold, un malato di mente rinchiuso molti anni prima in un mattatoio. Ovviamente queste credenze sono totalmente inventate, ma sono molte le persone che, fino ad oggi, quando gli passo davanti si chiudono in un cupo silenzio facendosi il segno della croce e implorando il Signore di scongiurarli dalla maledizione che mi perseguita. Ecco perchè spesso mi sembra di riuscire a condividere il dolore e la solitudine di Edward: so cosa si prova ad essere giudicati a priori, so cosa significa sentirsi isolati e scherniti da persone che si credono migliori di me. E' la prima volta che Tanya mi sferra un simile colpo basso, e sia Esme che Edward si rendono conto che le sue parole mi hanno visibilmente scossa. Le lacrime premono per uscire, ma le trattengo. Il silenzio si intensifica, e persino i gelidi occhi di Tanya sembrano illuminarsi di una scintilla di atipico pentimento. Edward freme di rabbia, stringe i pugni e contrae le labbra in una smorfia inferocita: sta per esplodere, lo sento.

Dopo un istante che sembra durare un' eternità, Esme decide di intervenire:

-Bella- pronuncia con voce delicata -Il tuo lavoro è finito, qui- sorride flebilmente -Perchè non vai in camera a riposarti? Edward ti ha stancata abbastanza, per oggi-

Guardo Edward, guardo Tanya, osservo le loro espressioni torve e accigliate, per poi tornare a concentrarmi sulla mia padrona.

Il risentimento che nutro nei suoi confronti mi investe in un'ondata di anomala potenza. Scivola sul mio corpo, mi invade la mente, mi gonfia il cuore di un disprezzo a mala pena contenibile. Non mi aspettavo che prendesse le mie difese. Non me lo aspettavo neanche da Edward, se è per questo. E tuttavia, la sensazione di essere stata tradita mi incendia le vene come il peggiore dei veleni: nocivo e letale, spazza via qualsiasi barlume d'affetto che abbia mai provato per entrambi. Stringo i denti, inghiottisco l'umiliazione e raddrizzo il mento, lanciando alla mia padrona un'occhiata orgogliosa per ciò che sono, per ciò che ero e che sempre sarò.

-E' stato un piacere servirla, Miss- rivolgo a Tanya un sorrisetto ironico, non degnando Edward della minima attenzione e posando la teiera sul tavolinetto. Dopo un inchino carico di disprezzo mi dirigo verso le scale che portano al primo piano, mentre le lacrime iniziano a scendere dalle mie palpebre socchiuse. Il mio respiro s'ingolfa, i pensieri confusi in un groviglio in cui rabbia e delusione sono le sensazioni più forti fra tutte, prima che una mano delicata si posi sulle mie spalle, facendomi sussultare e costringendomi a voltare il capo.

Davanti a me, Tanya. La sua postura non è più rigida o impassibile. Le sue labbra sono piegate in una smorfia tremante, l'espressione vuota, impenetrabile. Anche i suoi, di occhi, sono pieni di lacrime represse.

-Io non posso...- scuote la testa. Sembra disperata. -Non posso sposarlo, Isabella- un respiro profondo -Non posso sposare Edward-

Non capisco il motivo per cui mi sta dicendo queste parole. Pensa forse di doversi giustificare con me, un'insignificante cameriera senza alcun apparente valore?

-Perchè?- sputo tra i denti, e lei sussulta. Non è più la donna forte e sicura di sé che credevo di conoscere. E' una ragazza fragile, vulnerabile, vittima di un destino che detesta con tutta sé stessa.

-Non lo amo- ribatte semplicemente.

-Al giorno d'oggi sono poche le persone che si possono concedere il lusso di un matrimonio d'amore, padrona-

Il suo sguardo si accende di una scintilla risentita -Tu non capisci. Non potrai mai capire quanto la mia vita sia penosa-

Una risata sarcastica mi scuote il petto -Raccontatela a qualcun altro, Miss- non so da dove venga tutta questa sfacciataggine, e sinceramente neanche mi interessa -Siete ricca, bella e piena di corteggiatori. I vostri genitori vi adorano e avete un fidanzato meraviglioso. Che cosa pretendete ancora, eh? Vorreste forse che tutto il mondo si inchinasse al vostro cospetto?-

Le sue mani fremono; sembra quasi che voglia prendermi a schiaffi. In ogni caso, non mi permetterei mai di reagire: incasserei semplicemente il colpo. Me lo merito, ne sono più che consapevole. Nessuno può permettersi di parlare in questo modo ad un suo superiore.

Ma Tanya scuote ancora una volta la testa, e una lacrima le solca le guance -Non capisci, Isabella- ripete risoluta -Io non amo Edward...come potrei sposarlo?-

-Perchè avete accettato, allora?-

-I miei genitori mi hanno costretta- sibila -E io non ho potuto dire di no. Bella, io non sarò mai la donna giusta per Edward, e lui non sarà mai l'uomo giusto per me. Io sogno un matrimonio facoltoso, sì, ma con qualcuno che sappia rispondere alle mie esigenze-

-Capisco- ribatto amaramente, certa di aver centrato il nocciolo della questione. Il mio sguardo dev'essere abbastanza eloquente, perchè Tanya drizza il mento, impettita.

-Non giudicarmi- bercia con voce tormentata -Non farlo, Bella Swan, perchè tu sei certamente una creatura molto più fortunata di me. Non amo Edward, ma sono costretta a sposarlo. Non lo amo, e sarò costretta ad accudire un uomo imprigionato in una sedia a rotelle che non potrà mai, mai rendermi felice! Come potrebbe farlo? Come? Io sogno splendore, gloria, ricchezza. Voglio partecipare a balli d'alta società, fare lunghe passeggiate a cavallo, voglio potermi vantare di avere un marito bello e forte che si prenda cura di me, che mi domini, che mi travolga. Edward non lo potrà mai fare...mai. Mi rovinerà la vita, e arriverò ad odiarlo talmente tanto da rovinare io stessa la sua! E io non lo amo- i suoi occhi consapevoli scivolano nei miei -Almeno, non come lo ami tu-.

Lo shock mi paralizza. Sono incredula, e non mi prendo neanche la briga di dissimulare la confusione in cui mi hanno gettata quelle parole. Confusione che si trasforma ben presto in una rabbia atroce, disumana. Come osa questa sciocca ragazzina insinuare una cosa del genere? Con che diritto lei...Dio, non voglio neanche pensarci. Perchè è vero, io amo Edward. Certo che lo amo. Lo amo come non ho mai amato nessun altro uomo, neanche il mio stesso padre. Neanche Emmett. Ma non lo amo di un amore malizioso o che profuma di passione. Lo amo come una sorella potrebbe amare un fratello maggiore, nulla più.

Me la scrollo di dosso, disgustata.

-Non ho più intenzione di ascoltare queste sciocchezze-

-Bella...-

-Non vi voglio ascoltare!- urlo con voce soffocata, correndo verso la mia stanza e chiudendomi la porta alle spalle. Ho paura di ripensare alle sue parole, e al reale significato che esse implicano. Non foglio farlo, né lo farò.

Prendo un respiro profondo, tentando di controllare il battito impazzito del mio cuore e gettandomi a peso morto sul materasso. Le mani mi tremano, gli occhi bruciano di lacrime e stanchezza, la testa mi pulsa ed ogni fibra del mio corpo mi implora di non torturarmi più con simili elucubrazioni.

Abbasso lo sguardo, sfinita, continuando a rimurginare inconsciamente sulle parole di Tanya, finchè il sonno non prende il sopravvento, trascinandomi lontana da quegli strani pensieri.

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-Ecco qui- sussurro con voce sommessa, posando sul materasso una pila di asciugamani puliti. Mi passo una mano fra i capelli, riassettandomi la gonna e iniziando a riordinare a capo chino le cianfrusaglie che si ammassano sul grande cassettone in mogano che giace ai piedi del letto. Il silenzio scende su di noi, facendomi fiorire un brivido d'apprensione sulla pelle. Scuoto la testa, tentando di frenare il tremore che mi ha invaso le mani e passando uno straccio vecchio che ho legato ai margini del mio vestito sul lucido ripiano di legno.

-Hai bisogno di qualcos altro?- faccio, ignorando i suoi occhi minacciosi fissi su di me. E' arrabbiato, anche se non ne capisco il motivo. Non mi sembra di essermi comportata male questo pomeriggio. O forse gli sono parsa troppo sfacciata nei confronti della sua adorabile fidanzatina?. Sospiro -Una tazza di tè?- continuo premurosa. Sorrido -Ti porto anche un po' di latte e miele...sei pallido-

-Non ho bisogno che mi parli come se fossi un bambino di cinque anni- sbotta con voce vibrante di rabbia. Sussulto, spostando lo sguardo e concentrandolo su un punto indefinito della finestra. La luna rimanda i suoi flebili bagliori dorati sulle mura della stanza, illuminando parte del viso di Edward e rivelando in tutto il suo crudele splendore la smorfia risentita che gli ha piegato le labbra. Rabbrividisco, annuendo rassegnata.

-Scusami, Edward. Non so cosa mi è preso stasera...-

-Vieni qui- mi interrompe lui, inflessibile. Alzo gli occhi, immergendoli nei suoi, verdi come il mare e cupi come la notte, e la sensazione di inquietudine che mi attanaglia lo stomaco diventa più urgente.

Esito, incerta -Edward...-

-Vieni qui, ho detto- consapevole di non potermi ancora a lungo sottrarre al suo ordine mi avvicino, e lui mi fa segno di sedermi al suo fianco. Le mie braccia sprofondano nel morbido materasso di piume, e il profumo di Edward m'investe le narici. Sento il suo viso a pochi centimetri dal mio collo. E' una sensazione strana, paradossale, ma il suo alito caldo che mi sfiora la pelle mi fa fremere di qualcosa di simile ad un incomprensibile desiderio. Le mie labbra si serrano, risolute: devo assolutamente scacciare gli impuri pensieri che l'insinuazione di Tanya hanno fatto nascere nella mia mente. Una missione che diventa ancora più difficile quando le dita di Edward si posano sul mio mento, costringendomi a voltare il viso verso di lui.

-Non sopporto quando sei così distaccata- la sua voce è morbida, suadente. Prende un respiro profondo, e i suoi polpastrelli esitano sulle mie guance arrossate, sfiorandole dolcemente -So che oggi ho sbagliato a non prendere le tue parti, ma...-

-Edward...-

-Non mi interrompere!- è nervoso, irritato. Mi stringe con più forza il viso fra le mani, e i nostri sguardi si intrecciano. Sospira -Non l'ho fatto per un semplice motivo, Bella: ero talmente soffocato dal disgusto che non sono riuscito neanche ad aprir bocca-

-Non dovresti parlare in questo modo- dico risoluta -Non dovresti, Edward. Tanya sarà presto tua moglie, ed è ora che iniziate a venirvi incontro-

-Non sai che cosa stai dicendo- ribatte amaramente, ed io scuoto la testa.

-Sì, invece. So che tu e lei sarete presto sposati e che formerete una famiglia. Tanya si prenderà cura di te e...-

La sua risata mi fa sobbalzare -Tanya si prenderà cura di me?- è incredulo -Tanya? La stessa Tanya che mi guarda con disprezzo e che mi rivolge a mala pena la parola?- la sua risata si trasforma in un gemito frustrato. I suoi occhi sono luminosi; splendono di una luce talmente intensa da farmi tremare fra le sue braccia -Dio, Bella. Perchè non capisci?- il suo tono s'incrina. Abbasso lo sguardo, incapace di reggere il peso di quelle gemme preziose che sembrano volermi penetrare l'anima. Mi hanno sempre fatto questo effetto, gli occhi di Edward. Sono talmente limpidi e sinceri da aprire le porte di un mondo nuovo e sconosciuto fatto di promesse e devozione, calore e solidarietà -Soltanto tu...- esita, timoroso di pronunciare quelle parole, e la sua voce si riempe di una dolcezza insostenibile -Soltanto tu sei in grado di prenderti cura di me-

-Imparerà anche lei- dico determinata -Imparerà ad amarti e a trattarti come meriti, Edward-

-Io non lo voglio il suo amore- è freddo, distante, come se un'invisibile lastra di ghiaccio si fosse all'improvviso frapposta tra noi. Mi libero dalla sua stretta, incapace di aggiungere altro. Faccio per alzarmi, per tornare in camera mia e continuare a torturarmi con questi inutili pensieri -pensieri inconsci che, nel giro di poche ore, si sono rivelati in tutta la loro intensità- ma Edward mi afferra una mano e la strige fra le sue, costringendomi a voltare il capo e ad incontrare la sua espressione fremente di rabbia e delusione.

-Resta con me, stanotte-

-Non posso- ribatto velocemente; troppo velocemente. Edward scuote la testa.

-Sai benissimo che potrei costringerti, se soltanto volessi- una smorfia cattiva gli piega le labbra quando vede le mie contrarsi dalla sorpresa. Non mi ha mai parlato in questo modo. Abbiamo già dormito insieme, in passato. I nostri corpi hanno già avuto occasione di condividere lo stesso letto; ho ormai perso il conto delle notti in cui Edward mi ha avvolta tra le sue braccia, attendendo con ansia che i miei occhi si chiudessero abbandonandosi al sonno. Ovviamente nessuno sa delle mie incursioni notturne nella sua stanza, quando entravo in punta di piedi facendo attenzione a non disturbarlo, sconvolta da incubi che mi perseguitavano anche nel dormiveglia. Soltanto lui è in grado di consolarmi in quei momenti, in cui il sottile confine fra realtà e fantasia si annulla e le mie paure più segrete incombono su di me come un'invisibile spada di Damocle. Ma adesso...adesso è tutto tanto, troppo diverso. Qualcosa è cambiato, fra noi, almeno per quanto mi riguarda. Le parole di Tanya mi hanno scavato dentro un vuoto incontenibile.

Non potrò mai amarlo...non come lo ami tu.

-Vieni qui- Edward, accorgendosi della mia confusione si allunga verso di me, e le sue braccia mi circondano la vita. Mi costringe a sdraiarmi sul materasso, sedendosi al mio fianco e guardandomi con un'intensità disarmante. Mi accoccolo su me stessa, sconfitta, chiudendo gli occhi e sorridendo rilassata quando sento le sue dita posarsi sulle mie guance. Le sfiora, le accarezza, ne saggia la morbidezza, esita sul pulsare frenetico del sangue che mi imporpora il viso. Si china su di me, e le sue labbra mi solleticano la pelle. Respira profondamente, e i nostri profumi si mescolano in un connubio perfetto, finchè non sento una sua mano intrecciarsi alla mia e la sua bocca accostarsi al mio orecchio. Un dolce fruscio di baci che mi fa rabbrividire, per poi intonare con voce traboccante d' emozione:

 

When I saw it coming, beautiful as you are

did not seem possible that among so many people that you notice me.

It was like flying, here in my room as in slumber within you.

I've known you forever and ever to love you.

Pretend you do not ever leave me but will end sooner or later

this long love story

now it is already late but it soon if you leave.

 

Conosco molto bene questa canzone. L'abbiamo cantata spesso, io e Edward, perchè ad entrambi piace il ritmo delicato e la spontaneità con cui il cantante dichiara il suo amore alla sua donna. Adesso, però, quelle parole assumono risvolti diversi, significati inaspettati, rivelazioni inconfessabili. Non so cosa ci stia succedendo, non so che cosa sia cambiato, tra noi. Tutto ciò che so, è il fatto che per niente al mondo scambierei questo momento. Involontariamente, le mie mani ricambiano la sua stretta, e dalle mie labbra escono quelle dolcissime parole che ho ormai praticamente imparato a memoria, tante sono le volte che io e Edward le abbiamo cantate.


Pretend that only two of us to pass the time but it will not

this long love story

Now it's late but it soon if you leave

It's too late but if you leave early.

 

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*** Quando ti ho vista arrivare
bella così come sei
non mi sembrava possibile che
tra tanta gente che tu ti accorgessi di me.
È stato come volare
qui dentro camera mia
come nel sonno più dentro di te
io ti conosco da sempre e ti amo da mai.
Fai finta di non lasciarmi mai anche se dovrà finire prima o poi
questa lunga storia d’amore
ora è già tardi ma è presto se tu te ne vai.

Fai finta che solo per noi due passerà il tempo ma non passerà
questa lunga storia d’amore.
Ora è già tardi ma è presto se tu te ne vai
È troppo tardi ma è presto se tu te ne vai.

Gino Paoli, una lunga storia d'amore.

 

 

 

 

 

Grazie a chi ha letto e a chi ha commentato lo scorso capitolo. Il prossimo probabilmente sarà l'ultimo...vedremo dove mi porterà l'ispirazione. Chiedo venia se troverete alcuni errori di battitura, l'ho corretto solo due volte e quindi è probabile che mi sia scappato qualcosa. Un bacio, Eli.

 

   
 
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