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Autore: DaughterOfPollon    22/06/2011    1 recensioni
Dorothea e Zoe Lennox possono sembrare semplici ragazze provenienti dall'Inghilterra, ma solo una famiglia conoscerà chi sono veramente e insieme distruggeranno un nemico molto potente che traumatizzò la vita delle due sorelle. Una storia piena di avventura, amore e paranormale.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Piacere Zoe. 

- Quindi, ti chiami Dorothea, giusto? – le chiese in un dolce sorriso mentre beveva il suo succo. Lei annuì. – Hai 19 anni come me – . Annuì di nuovo addentando una ciambellina.
Lui sorrise e con un tovagliolino le ripulì le labbra. – Oh grazie – disse imbarazzata.
- Non c’è di che – e le fece l’occhiolino. Una musichetta partì dal cellulare di Dorothea.
- Ehm, scusami un secondo – e con fare veloce, si alzò e si recò in bagno. – Pronto? –
- Sorellona, ma dove sei finita? Sono a casa tua e manca qualcosa… tu! –
- Sei a casa mia? Davvero? –
- No per finta, certo per davvero, vieni subito! – e riattaccò.
Lei ritornò dal ragazzo e si sedette. – David, dovrei tornare a casa, mia sorella mia aspetta –
Lui si alzò di fretta facendo tremolare il tavolo goffamente. – Ti ci, accompagno io! –
- No, dai, mi hai pagato la colazione non voglio recarti altro disturbo – gli rispose in un dolce sorriso.
- Insisto – ripeté prendendole la mano timidamente. Lei abbassò lo sguardo e i suoi lunghi capelli le coprirono il viso. David le tirò su il viso con un dito e continuò a sorriderle. – Non accetto un no come risposta –
- E va bene –, si lasciò portare fino al motorino di lui. Prese un casco, se lo mise, e si aggrappò a lui che era già pronto.
Partirono velocemente senza esagerare e nel giro di qualche minuto arrivarono.
- Grazie ancora – e gli ridiede il casco con un aggiunto bacio sulla guancia. Lo lasciò da solo ritornando nella sua nuova casa.
Si sentiva ancora l’odore di nuovo, si guardò intorno ma non notò nulla di strano.
Improvvisamente qualcosa, o meglio qualcuno, le montò sulle spalle facendola cadere sul divano.
- Sorella! Indovina chi sono! –
- Una ragazza turbolenta sulla mia schiena? –
- Sbagliato. – rispose alzandosi.
Alzò le braccia come fosse una ballerina di flamenco e urlò cantando. – Io sono Zoe! –
- Ed io sono Dorothea, mi stai spaccando la schiena! –
- Ops. – si levò subito e la aiutò. – Perché stavi sul pavimento? – sghignazzò lei facendo finta di nulla.
- Idiota –
- E’ il mio secondo nome! – rispose guardandosi lo smalto nero alle unghie.
Dorothea si alzò e l’abbracciò forte. – Mi sei mancata! –
Lei ricambiò. – Anche tu! – si bloccò incrociando le braccia  – hai conosciuto qualche bel ragazzo? –
- No, perché? –. Scoppiò a ridere. – No? E quel bel ragazzo la fuori chi era? – chiese guardando di fuori.
La sorella maggiore abbassò lo sguardo arrossendo. – Non era nessuno… -
- Penso che quel ragazzo non si chiami “nessuno”, allora, il suo nome? –
Dorothea prese un grande respiro e disse velocemente – Si chiama David, ha la mia stessa età, vive nella nostra stessa via ed è… stupendo – disse quest’ultima parola riprendendo fiato.
- Ti piace? –
- Si. – ammise.
Zoe rise. Si buttò sul divano appoggiando i piedi su un cuscino. I suoi capelli biondi le circondavano il suo viso perfetto, come quello della sorella. Portava una felpa extralarge con dei pantaloncini sbiaditi e bucati e delle Nike verdi. Dorothea si buttò vicino a lei ma l’altra si rialzò.
- Io mi faccio un giro sorella, a dopo – e facendo il segno della pace con le dita se ne andò a grandi passi. Aveva un’aria da ribelle, ma in fondo era una ragazza dolce.
Camminò a lungo poi, stanca di camminare, si sedette su una panchina vicino ad un ragazzo biondo. Lei nemmeno lo notò, guardando da un’altra parte non accorgendosi neanche degli sguardi che lui le stava mandando.
- Ti piace tanto guardarmi, vero? – domandò senza donarlo di uno sguardo. – In effetti, si abbastanza –
- Allora smettila, mi stai dando i nervi – e si alzò senza troppi complimenti, con il suo solito carattere questa volta però il ragazzo la fermò. Zoe alzò gli occhi al cielo.
-  Mh, ci vediamo stasera alle otto va bene? Passi tu. Mi trovi giù in fondo alla strada, la casetta bianca. – e facendogli l’occhiolino si allontanò.
- Aspetta! – urlò seguendola – Come ti chiami? –
La ragazza si fermò, si girò sorridente e lo guardò. – Mi chiamo Zoe – e con lo stesso sorriso scaltro, si allontanò.
Tra se e se ripeté il suo nome ritornando alla panchina.
A distanza rassicurata, Zoe si nascose dietro un palazzo e con agevolezza aprì la sacca che portava al collo ed estrasse un quadernino con le pagine abbastanza vecchie ma abbastanza scritto. Toccò il muro del palazzo ed intorno ad essa iniziò a fare dei strani simboli sussurrando parole in latino. I suoi occhi avevano preso un colore più scuro, diventando tutti neri. Neri, come il buio assoluto.
Quando staccò la mano, nel punto preciso dove l’aveva lasciata iniziò a nascere una piccola fiammella che si ingrandì sempre di più. Gli occhi le ritornarono normali, e rimettendo il quadernino nello zaino, se ne andò via.
Mentre se ne stava andando, sentì un forte calore dietro di se che ardeva sempre di più. Quell’enorme palazzo dove prima aveva fatto quella cosa, ora stava andando in fumo. Stava camminando normalmente, come se dietro di se era tutto normale. Ma non lo era.
In pochi minuti decine di macchine di soccorso arrivarono li per spegnere l’incendio e salvare la gente intrappolata. Zoe ritornò a casa dove sua sorella la stava aspettando titubante.
Appena la porta si chiuse e la ragazza entrò si sentì sbattere contro il muro ad una velocità assurda.
Dorothea la stava guardando con gli stessi occhi neri che prima aveva la sorella e iniziò a scandire le parole con tono forte. – Mi avevi promesso, che non l’avresti. più. fatto! – e diede un pugno al muro così forte da creare una crepa.
Gli occhi neri presero il sopravvento anche a Zoe. – Io… ho dovuto farlo! –
- No, non è vero. Tu non dovevi farlo! –
Zoe non riuscì a guardarla negli occhi. – Sono stanca, vado nella mia stanza –
La maggiore le scambiò una sguardo arrabbiato, ma la lasciò andare girandosi a guardare il pavimento. – Mi hai deluso, sorella – e detto questo si rimise sul divano chiudendo gli occhi.
L’altra deglutì e salì le scale entrando in camera sua. Ancora non aveva visto la sua camera, e ne rimase affascinata.
Si sedette su un enorme letto e si lasciò “soffocare” a un cuscino.
Le ore passarono veloci, nessuna delle sue si rivolsero la parole fino alle otto. La porta suonò.
Dorothe con uno sforzo, si alzò e aprì la porta. – Ehm, ciao… tu sei, Alex giusto? –
- Ricordi il mio nome, a quanto pare… sono qui per… Zoe – rispose timidamente. – Te la chiamo –
Si girò verso le scale e mettendosi le mani intorno alla bocca urlò il suo nome. Zoe scese in poco tempo.
Si era messa una maglietta di qualche band scollata su una spalla, dei Levi’s e le converse. – Io esco sorella, come ho detto prima. A dopo – e prendendo Alex per mano lo trascinò fuori sbattendo la porta. – Oh, non mi hai detto come ti chiami –
- Mi chiamo Alexander, oppure Alex, come vuoi –
Zoe fece una smorfia. – Alex è più, apprezzabile – e sorrise. – Grazie –
In quel preciso istante, passarono davanti il palazzo ormai ridotto a pezzi. La ragazza si sentì dentro qualcosa che si stava lentamente prosciugando.
Alex vedendola, le mise un braccio intorno le spalle e la portò via. – Tutto bene Zoe? –
Lei annuì mettendo le braccia incrociate e guardando avanti. – Parlami di te Alex. –
Si schiarì la voce e la arrivando a casa sua, la portò in giardino. – Io mi chiamo Alexander, ho17 anni e vivo da qui da… un po’ di tempo. Ho una grande famiglia, mio padre e mia madre si chiamano Jensen e Nikki. Dimmi di te –
- Io mi chiamo Zoe, anche io ho 17 anni e sono nata a Londra. Non ho mai conosciuto i miei genitori, quindi io e mia sorella siamo state adottate ma alla fine siamo scappate arrivando qui. La mia vita termina qua. – e si rigirò una ciocca di capelli tra le dita.
- Davvero bella – disse Alex guardandosi le scarpe.  – Già –
Il ragazzo si sedette per terra insieme a Zoe, lui la strinse dolcemente a se.
- Ricorda però, per ogni cosa, puoi chiedere a me –
Zoe alzò lo sguardo verso di lui. La sua frangia bionda davanti, gli copriva i suoi occhi marroni.
- Grazie ancora, Alex –
Lui alzò le spalle guardando il cielo poi le rivolse un sorriso. – Grazie a te per avermi ordinato di uscire con te, lo fai con tutti? –
- Solo con i tipi che penso saranno importanti per me – rispose arrossendo.
- Quindi, pensi che sarei importante per te? – sibilò lui. – Importantissimo –
Alex scrutò il tempo e si alzò. – Sta per piovere, vieni ti riporto a casa – e l’aiutò per alzarla.
Insieme a lui ritornò a casa sua.
- Dorothea, devo parlarti, per favore – bisbigliò sedendosi sulla sedia in soggiorno. Sua sorella comparve improvvisamente davanti a lei seduta comoda sulla sedia.
- Cos’hai Zoe? –
- Mi sono innamorata -
   
 
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