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Autore: NekoShadi    23/06/2011    4 recensioni
Noel e Imizu sono due adolescenti qualunque che un giorno si trovano coinvolte in una missione incredibile.
Il destino le ha scelte come Poker Protettrici, e il loro compito sarà quello di difendere lo Shaku Kessho, un gioiello dotato di straordinario potere e quattro ragazzi, principi di un mondo favoloso, Kizuna.
La storia vede l'intreccio di 3 racconti diversi; due amori contrastanti dai mille problemi della vita che seguono la storia principale e cioè la missione delle due ragazze.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il titolo originale della storia è Poker Face - la leggenda dell'amuleto lucente non c'entra niente la canzone di Lady Gaga eh XDDD

 Un nuovo giorno stava per cominciare, mancava solo il suono della sveglia per salutare quel 10 settembre, giorno del rientro a scuola dalle vacanze.
Faceva caldo e io ero sdraiata sul letto senza una coperta vestita solo dal leggero pigiama di cotone, con la quale sudavo comunque.
-Driiiiiiiiiiinnnnnn!!- ecco il suono che mi avrebbe rovinato molte mattine per nove mesi.
A malavoglia mi alzai e rendendomi conto del primo giorno di scuola che stava per cominciare tirai un sospiro.
Con molta calma preparai una borsa in cui mettere astuccio e diario, poi mangiai, poi mi misi la divisa del terzo anno. Quella divisa, non so per quale strano motivo mi entusiasmava: forse per il blu brillante della giacchetta, forse per il 3 stampato su un lembo di quella nel punto in cui mi copriva la gonna, forse per la cravattina rossa con decorazioni dorate, forse tutto questo messo insieme mi dava un senso di sicurezza. Di certo non era merito della gonna, che sembrava si accorciasse ogni anno che passava.
Appena furono le 8 uscii di casa; la scuola era a pochi passi e appena m'incamminai fui travolta dalla leggera brezza del mattino, che, almeno un po', mi risollevava il morale.
Dopo aver fatto una curva scorsi Imizu che usciva di casa, con un volto incredibilmente affranto.
Non mi sono presentata accidenti; mi chiamo Noel Nikamura, ho 17 anni e frequento la terza di un liceo. Sono una ragazza piuttosto timida e non amo mettermi in mostra; la mia passione sono i manga e non sono interessata alla moda e ai ragazzi.
Imizu Hiwatari invece è la mia migliore amica; ha la mia stessa età e frequenta la mia stessa scuola, sebbene in una classe diversa.
-Imizuuuu!- lei si girò è mi rispose con tono decisamente seccato: -Noel? Ciao...- -m-ma che ti prende?- -che ti prende? Inizia la scuola, la S-C-U-O-L-A! Ti è chiaro?- io sorpresa: -non vedo dove sia tutta questa tragedia?- lei ancora più seccata mi gridò in faccia: -COME DOV'E' LA TRAGEDIA? Le vacanze Noel, sono finiteeeeeeeee!- -ah.. sì..- -io non posso più andare a caccia di bei ragazzi!!!-
Quella risposta mi lasciò decisamente basita. Non è che con le vacanze se ne sono andate le occasioni di andare al mare, di uscire insieme, di dormire fino a tardi, no; lei non poteva più andare a “caccia” di bei ragazzi!
-Questo non mi sembra un motivo valido; anche a scuola ci sono bei ragazzi!- lei mi guardò con gli occhi da esperta: -Se me ne trovi uno ti pago.-
Da quanto avrete capito, questa è lei; esuberante e solare, sempre a caccia di ragazzi e all'ultimo grido del mondo della moda. Eh già, noi due siamo proprio opposte, ma io le voglio bene lo stesso, perché è stata l'unica a non abbandonarmi quando ne avevo bisogno.
Facemmo una scommessa sul fatto che, di sicuro, quell'anno avrei trovato qualcuno di veramente carino a cui sguinzagliarla per la caccia d'amore; me lo sentivo, dentro di me qualcosa mi diceva che di lì a poco tutto sarebbe cambiato, tutto sarebbe stato diverso, o perlomeno nuovo in parte, così da infrangere quella stramaledetta monotonia quotidiana.

Entrai in classe come se niente fosse, come se i miei pensieri di libertà fossero svaniti in un istante inesorabile.
La mia classe; un'aula molto ampia con 23 banchi, due in più del numero di componenti della 3A, banchi puliti, resi come nuovi durante le vacanze dalle bidelle che avevano lavorato arduamente per levare le piccole dediche che ci facevamo tra compagni durante una stressante ora di lezione.
Le tende riuscivano a coprire a malapena le finestre spalancate da cui quella brezza mattutina che avevo già notato in strada e svolazzavano qua e là facendo entrare anche la luce di quel sole ormai d'autunno.
Ancora non mi sembrava vero; le vacanze erano finite in un lampo, tra compiti, letture di nuovi manga, viaggi e gite con gli amici, insomma, la vita meravigliosa fatta di relax e niente stress.
Invece in quel momento, con quel giorno, con quel luogo iniziava la vera tortura; tuttavia già il fatto di aver visto due banchi nuovi mi incoraggiava. Chissà chi sarebbero stati i nuovi compagni: ragazze o ragazzi? Simpatici o antipatici? Chissà..
Sebbene dopo il trauma adolescenziale di Joes, di cui è meglio non parlarne, in quel momento avevo una strana e nuova voglia di conoscere i due nuovi volti che avrebbero condizionato la mia vita, in bene o in male, e che, forse, avrebbero colorato di vita quel mondo grigio in cui vivevo ormai da 4 lunghi anni.
La prof entrò appena tutti fummo in classe; come era prevedibile e come era già da un anno e mezzo a questa parte, nessuno prese il posto vicino a me. Tutti mi consideravano antipatica e asociale, solo perché stavo chiusa nel guscio della mia solitudine, solitudine che avevo reso il mio stile di vita, dopo che la persona di cui mi fidavo di più al mondo mi aveva tradito e mi aveva fatto sentire una buona a nulla.
Quanto avrei voluto urlare al mondo quella terribile esperienza, urlare quanto mi aveva fatto soffrire, quanto mi sentivo male a ripensarci, ma purtroppo Joes era nella mia stessa scuola, e le voci, si sa, girano, e di sicuro la mia protesta sarebbe giunta anche al suo orecchio.
Tuttavia non mi lamentavo della mia solitudine; meglio soli che mal accompagnati, e di certo nessuno dei miei compagni avrebbe capito il mio comportamento troppo serio e diligente per una ragazza della mia età, per una ragazza che cercava solo di dimenticare. Quell'anno almeno, non da subito, ma da molto presto avrei avuto un compagno o una compagna di banco, uno dei nuovi arrivati, con cui forse, avrei stretto un legame fortissimo, o per lo meno lo speravo.
La giornata corta finì ancora più in fretta del previsto, e per fortuna sia io che Imizu avevamo lo stesso orario di uscita.
-Allora? Chi hai vicino tu?- io la guardai con il mio solito sorriso rassegnato: -nessuno, come al solito.. chi vuoi che si sieda vicino a me..- lei mi fissò seria: -smettila di fare la masochista, qualcuno prima o poi verrà!- -oh beh quello per forza.. sono previsti due nuovi arrivi nella mia classe!- Imizu spalancò gli occhi: -stai dicendo sul serio?! Anche nella mia classe ci saranno due nuovi alunni!!- io poco interessata: -oh beh, che coincidenza!-
Imizu in quel momento stava per elevare la sua anima ad uno stadio superiore; era andata in estasi, letteralmente, come al suo solito: -ma, ma, ma ti immagini?! 4 bei ragazzi, magari principi, venuti da chissà dove per chiedere la mia e la tua mano!!- Io la guardai con uno sguardo come per dire “cosa sta dicendo sa qua?!”: -Ehm.. Imizu.. ma dove ce l'hai tutta questa fantasia?! Vivi troppo nel mondo dei sogni; e poi non è detto che siano tutti ragazzi!!-
Lei mi sorrise dicendo che le sarebbe piaciuto molto, anche se aveva ammesso che era praticamente impossibile.

Dato che la giornata a scuola era finita velocemente, io e Imizu decidemmo di fare un giro per le vie del paese; era mezzogiorno passato, e le strade non pullulavano di gente come al pomeriggio; probabilmente le persone erano rinchiuse a casa o in qualche ristorante a mangiare un succulento pranzo.
Anche io avevo fame. Così ci fermammo in un bar e mangiammo due bei panini ripieni e una coca-cola.
-Ahhhh! Sììì! Mi ci voleva proprio! Squisito, davvero squisito!- disse Imizu, dopo aver mangiato in poco più di un minuto il suo panino super farcito.
-Sembri un cannibale quando mangi così; se ci fossero dei ragazzi cosa penserebbero di te?!- ammonii io con sguardo serio.
-Ahhaha problema che non esiste, visto che non ci sono bei ragazzi nei paraggi, ci sei solo tu!- risposi: -grazie della considerazione!-
Dopo una sonora risata, pagammo e uscimmo dal bar. La strada era deserta.
Camminammo per un po', sembrava di stare nel vecchio west: palline di polvere e fogli che svolazzavano trascinati dal vento erano la nostra unica compagnia.
C'era troppo silenzio, quasi irreale. Imizu, che era abituata a stare in mezzo alla gente, si sfogò: -C'È NESSUNOOOO?!?!??!- io spaventata la sgridai: -cosa urli?!- lei seccata da quel silenzio: -uffa, nessun bel pollastrello in vista! Mi annoio! Diamine, non c'è proprio nessuno! Ness..- le sue parole vennero interrotte da un verso sonoro di un animale che stava davanti a noi era un gatto: -Nyaaaaa!- io la guardai: -Non è vero che non c'è nessuno! C'è questo gattino!- lei fece il muso lungo: -sai cosa m'importa di un gatto puzzolente!-
Una voce da dietro di noi ci fece sobbalzare: -Hei! Come ti permetti befana!-
   
 
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