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Autore: PrincesMonica    27/06/2011    15 recensioni
E' una FF che mi è nata dopo i Concerti Italiani. non so da dove sia uscite, comunque è stranamente Tenerosa. Jared si mette in relazione con una ragazza un po' diversa dalle solite e che lavora per loro. Riuscirà a capire che cosa vuole?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: PrincesMonica
Titolo: You’re not Ok
Rating: arancione per ora
Disclaimer: I 30 Seconds to mars e soprattutto Jared Leto non sono di mia proprietà, anche se ci sto lavorando. Scrivo per delizia personale.
Per la vostra poca gioia, lo so, sono tornata XD
Ho bisogno di un aiuto da voi lettrici: la nostra Eroina non ha nome. Ditemi che nome le dareste e vedrò che posso fare ok? Altrimenti vi tocca avere nuovamente la solita noiosa Monica e credo che vi siete anche stufate di lei. Quindi mandatemi i nomi che vorreste darle.
GRAZIEEEEEEE

 
PROLOGO
C’era qualcosa che non andava in quella quieta oscurità. Jared lo sentiva a pelle che qualcosa era sbagliato, che mancava qualcosa al suo fianco. Allungò il braccio in maniera quasi meccanica, ma incontrò solo un cuscino soffice vuoto.
Lei non c’era.
Non che fosse una novità, in effetti. Normalmente dormivano ognuno nella propria stanza d’albergo o cuccetta di tourbus, eppure quel giorno gli pareva sbagliato.
Sospirò: si tolse la mascherina da viaggio e si rese conto che il sole era già alto. Incredibile, aveva dormito più di due ore di fila. Probabilmente anche sei e avrebbe continuato a dormire, se lei fosse stata li con lui. Il letto sapeva ancora di loro, ma la stanza era di una desolazione imbarazzante.
No, non andava bene così.
Borbottando si alzò dal letto e si mise le prime cose che trovò a tiro, una magliettina bianca della salute e un paio di Jeans a vita bassa. Non prese neppure la briga di pettinarsi, lasciando quella capigliatura alla Goku libera di esprimersi al meglio. Passò una mano sul mento e notò che la barba era cresciuta un po’ troppo. Doveva assolutamente tagliarsela.
Arrivò alla sala da pranzo e la trovò li, seduta con il suo bicchiere di succo di frutta in mano e un pezzo di pane ricoperto di Marmellata rossa. A differenza di tutti loro, non beveva mai caffè a meno che non se lo preparasse da sola con la sua macchinetta. Odiava i caffè lunghi, specie nelle bicchieri di Carta e l’unica volta che lui gliene aveva preso uno da Starbucks, lo aveva lasciato sul tavolo.
Deglutì pesantemente: i suoi capelli color del mogano scendevano ordinati sulla schiena, quasi a ricoprirla del tutto. Stava chiacchierando con Emma, ormai praticamente inseparabili da quando Lei aveva iniziato ad aiutarla nella gestione della band. E rideva, con quella risata tutta sua, a metà fra il cristallino di una bambina e la malizia di donna quale lei era.
“Dove sei sparita?” le domandò brusco. Ok, si disse, non era proprio quello il modo con cui voleva cominciare. Avrebbe dovuto salutarla, aspettare che Emma e gli altri se ne andassero ed iniziare quel discorso decisamente privato. Invece, a differenza di come affrontava le cose solitamente, era arrivato e sbam, spiattellata la verità davanti a tutti. Forse doveva farsi vedere da uno bravo, pensò veloce come un fulmine.
“A fare colazione? Comunque, buongiorno Jared.” Gli disse guardandolo da sopra le lenti. Jared si sentì imbarazzato in quel momento, soprattutto perchè intorno a lui si erano fermati tutti. Ma proprio tutti.
“Non è quello che ti stavo chiedendo e lo sai.” La vide arrossire leggermente, ma mantenne lo sguardo fisso nel suo.
“Sono andata nella mia stanza a dormire, come sempre.”
Ecco, era venuto fuori tutto. Attorno a loro i ragazzi si stavano tutti muovendo come se stessero sui carboni ardenti. Solo Emma continuava imperterrita a sorseggiare la sua tazza di caffè e a sfogliare l’ultimo numero di Vogue. Evidentemente le due ragazze avevano già parlato della loro situazione, del resto erano le uniche due cromosoma XX fisse presenti nella crew e quindi avevano di certo legato e fatto fronte comune per resistere in mezzo a tutti gli uomini che le giravano attorno.
“Saresti dovuta rimanere.”
“Scusa? A parte che non mi sembra il momento dei parlarne visto che sono cose private, ma mi hai sempre ripetuto che non vuoi che resti da te finito... insomma, capito no?”
“E tu mi dai anche retta?”
“Tu non stai bene, lo sai Jared? Dovresti farti vedere da uno bravo.” Si alzò lasciando  tutti gli altri che li osservavano imbarazzati.
Jared deglutì vedendola andarsene: onestamente non capiva cosa stava succedendo. Da parecchio tempo ormai sapeva esattamente come relazionarsi con le donne, chiunque essere fossero. Grupie, fangirls, Echelon, Emma e sua madre.
Lei no. Non la capiva, non ci riusciva. Quando era arrivata, mandata dal The Hive per aiutare Diana con i GT, era sempre rimasta lontana da lui, gli parlava poco e solo se doveva. Era subito entrata in sintonia con Shannon e Tomo, per non parlare di Tim con cui condivideva un smisurato amore per i Capitan Crunch. Solo con lui era rimasta lontana, come se avesse la peste. Eppure lo seguiva fissa con lo sguardo, sapeva esattamente dove trovarlo in una stanza.
Un’ombra sembrava. La sua, discreta e tranquilla, ma muta. C’era voluto un bel po’ di lavoro per riuscire a farci un lungo discorso che esulava completamente dal suo lavoro e le era parsa una persona in gamba. Svolgeva i suoi lavori con dedizione e tranquillità, non si lasciava andare in crisi isteriche ed era anche abbastanza metodica, non come Emma, ma ci stava arrivando.
E a differenza della sua segretaria storica, lei sorrideva tantissimo. A tutti. Ed era bellissima per quello. Era quel sorriso smagliante che il suo corpo aveva fatto uno strano sobbalzo e si era imposto di conoscerla al meglio. E non se ne era mai pentito.
Specie quando l’aveva baciata la prima volta, su un divanetto durante l’esibizione di Shannon dopo lo show di Chicago. La musica non era delle più romantiche, ma in quel momento, di nascosto da tutti, in un privèè totalmente priveè, l’aveva assaggiata la prima volta ed era stato come drogarsi. Ora non gli bastava mai, voleva la sua dose fin dal mattino. Era veramente messo male.
“Mi domando, Jared, cosa stai facendo ancora qui. Perchè non vai da lei e le parli? Mi pare ovvio che dobbiate... risolvere qualche cosa.”
Lui si sedette al tavolo sbocconcellando dei biscottini con le gocce di cioccolato.
“Non c’è nulla da chiarire... in realtà sono stato troppo precipitoso e lei ha ragione. Ha dormito nella sua stanza, esattamente come ha sempre fatto.”
“Già, però mi pare che tu non sia rimasto molto soddisfatto della cosa.” Rincarò la Dose Shannon sedendosi vicino a loro.
“Tu farti gli affari tuoi, mai, vero?”
“Voglio solo che il mio rfatellino sia felice e credo che lei sia la ragazza giusta. Dai su, vi a scusarti per il tuo comportamento da maleducato. Non sta bene parlare di queste cose intime davanti agli altri... insomma, ci potrebbero essere orecchie indiscrete che ascoltano.”
“Tipo le tue?”
“Si, esattamente.” Fece Shannon con un gran sorriso e dandogli una pacca sulle spalle prima di uscire per la sigaretta di rito.
“Shan ha ragione. Ti sei comportato in maniera decisamente inconsueta stamane, quindi forse dovresti farti un esamino di coscienza e capire che cosa ti ha portato a fare questo.”
Jared osservò la sua ex segretaria, ormai produttrice e Factotum della band e si chiese cosa aveva fatto di così buono nella sua vita per meritarsi una come lei. Vero che rompeva spesso le scatole e che spesso si comportava come un sergente maggiore dell’esercito, ma stranamente sapeva sempre dirgli le cose giuste al momento giusto.
Mise le dita sulle tempie e se le massaggiò, come se quel lento roteare potesse aiutarlo nella decisione da prendere.
Doveva fare qualcosa.
Ma cosa?
   
 
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