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Autore: Lilith82    28/06/2011    7 recensioni
Questa storia è stata "necessaria" per me. Necessaria da scrivere. Necessaria da condividere. E' la prima fan fiction che abbia mai scritto in vita mia. L'ho cominciata quasi due anni fa. Rileggerla ora, mi fa un certo effetto, lo ammetto. Ma la amo come il primo giorno! Ed anche se, probabilmente, farò delle piccole modifiche, la lascerò intatta il più possibile. E' il mio seguito di Breaking Dawn, necessario, appunto, perché non sapevo rassegnarmi alla fine della saga. E' la storia di Renesmee, di Jacob, di Edward e di tutti gli altri.
Spero vi piaccia. Fatemi sapere.
dal primo capitolo:
"Poi riuscii a muovere le dita di una mano, non che lo avessi voluto, ma quel piccolo movimento mi permise di riprendere contatto coi miei confini fisici, sentii le gambe sfiorate da gambe infuocate, sentii il petto vicino ad un altro torace, grande e ardente, sentii le guance tenute in due grandi mani brucianti, sentii le mie labbra contro le sue grandi labbra scure, come ghiaccio avvolto dal fuoco e capii:
Jacob Black mi stava baciando!"
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Intact world'
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ok... ci tengo molto a questo capitolo!
E... come da vostra richiesta... è moooolto più Jacob che Nahuel!
Dunque, il mezzovampiro ne darà di filo da torcere al licantropo
però, prometto solennemente di ricompensare Jacob di tutto quanto il dolore con altrettanto "piacere"! :-P
E, comunque, fra poco, le questioni di cuore non saranno più le uniche di cui Nessie e gli altri dovranno occuparsi...
Fatemi sapere
Lilla ;-)



CAPITOLO 7:  INEBRIANTE


Mentre uscivamo, Lizzie ci passò accanto, ma non ci salutò.
Caspita: sembrava offesa a morte!
Volevo bene a quella ragazza, il suo entusiasmo perennemente alle stelle mi era caro, lei mi era cara!
Avrei rimediato, anche se non sapevo come.
Ma che significato aveva quel suo risentimento? Nahuel le aveva detto di no? E lei credeva fosse a causa mia? Poteva essere a causa mia? Non voleva avvicinarsi a nessuna, aveva detto.
 Nessuna, tranne me.
“Allora, ti sei appassionata alla trigonometria?” Christopher Reeves mi riportò sulla terra.
“No... veramente Chris!” gli sorrisi “diciamo che Nahuel mi ha salvato in corner” ammisi.
“Ah...” sembrava intontito, mi fissava con gli occhi verdi, innocenti.
Nahuel si era avvicinato a lui, Chris si riebbe e lo guardò di sbieco “Eravate d’accordo”
“Non esattamente” fece Nahuel.
“Allora, ci venite al ballo?” introdusse Chris, quasi per cambiare discorso.
Lizzie, che stava chiacchierando con Meg poco lontano, si voltò verso di noi, ed io mi sentii tutti gli occhi puntati addosso.

Il rombo di un motore mi salvò. E’ lui! Era la sua moto!
Se ne stava lì, in sella alla vecchia moto nera che aveva rimesso in sesto da solo, molti anni prima. Aveva indosso solo una t-shirt chiara e un paio di jeans scoloriti. Enorme rispetto al suo veicolo, troppo alto e troppo grosso. Come poteva quel glorioso ciclomotore resistere?!
Non si preoccupava di spegnerlo anche se era fermo, quasi al centro del parcheggio.
Sprigionava magnetismo, attraente e pericoloso.
Eppure, non ci badava, solo, fissava nella mia direzione e sorrideva.
“Jacob” lo raggiunsi in un lampo col più ampio dei sorrisi.
Mi sarei tuffata tra le sue braccia, se il ricordo di una conversazione in mensa non mi avesse trattenuto lì, a un passo da lui.
“Ciao Nessie” rispose, il suo sorriso si allargò ulteriormente, se era possibile.
Ma, veloce, scomparve. Fissò torvo dietro di me: Nahuel era stato l’unico ad avvicinarsi a noi.
Sembrava ricambiare in pieno lo sguardo accigliato.
Si scrutavano, e mi sembrò di vedere le narici di Jake dilatarsi un poco, come disgustate.
Nahuel gli rispose con un ringhio, quasi impercettibile.
“Allora” improvvisamente, sentivo di dover evitare un duello tra mezzi-umani.
 “Noi ci vediamo alle quattro?” feci a Nahuel salendo in sella alla moto.
La mano di Jake strinse il freno facendo quasi impennare il nostro mezzo, che ruggì feroce sull’asfalto.
“Alle quattro” confermò Nahuel con un mezzo ghigno.
Sembravano fissarsi ancor più intensamente.
“Andiamo?” chiesi a Jake cercando di farlo voltare verso di me.
Dopo un attimo di esitazione rispose basso: “Certo”
Continuò a puntare il mezzo-vampiro davanti a noi fino a che la moto non si fu voltata, quindi, premette forte sull’acceleratore e, sgommando pesantemente, ci allontanammo dalla scuola.

Di solito, andare in moto con Jacob era una delle esperienze che preferivo, non eravamo veloci come quando correvo con le mie gambe, ma potevo concentrarmi sulla stupefacente scenografia che avevamo intorno, sulla foresta, le sue ombre, i suoi abitanti silenziosi. Potevo sentire meglio gli odori, potevo tuffarmi nella sua spalla, per sentire l’odore migliore: quello del mio lupo. Potevo stringermi al mio caldo centauro ed assaporare quei momenti in cui non manca nulla, tutto al suo posto, io al mio.
Di solito, ma, adesso, quelle spalle sembravano scottare più del solito ed io non riuscivo ad avvicinarmi. Non disse niente, ma accelerò ancora facendomi sbattere sulla sua schiena.
“Ehi!” protestai.
Ghignò e non poteì trattenermi dal dargli un colpetto sulla spalla.
Gli uscì un impercettibile guaito.
“Oh scusa!” Accidenti, sulla spalla lussata! “come va?”
“Non è niente! E’ quasi nuova” rispose noncurante.
Nonostante fossi premuta alla sua schiena non riuscivo ad abbracciarlo, le mani erano fisse sulle mie cosce, contratte.
Cominciò a rallentare, fermandosi in un piccolo spazio, qualche chilometro sopra casa Cullen.
“Che succede?” chiesi perplessa.
“Non vuoi parlare?” domandò lui, un po’ esitante.
“Oh... sì certo” feci per scendere dalla moto.
Sentivo la pancia contratta, il respiro mozzato e avevo la testa completamente nel pallone.
Scese anche lui e si incamminò piano verso il tratto di vegetazione in discesa  dietro di noi.
Mi guardava come per accertarsi che fossi in grado di camminare o, forse, per leggermi sul viso, ma io non riuscivo a sollevare il naso dal terreno.
Proseguimmo in silenzio per un po’.
“E’ stato così terribile?” sembrava più una constatazione, che una domanda, una amara constatazione!
Tirai su la testa per vederlo: aveva il volto contratto in una smorfia amareggiata, e sofferente.
“Cosa? non...” praticamente tremavo.
“Il bacio, Nessie!” fece lui, ancor più duro.
“Ah...” fu la mia brillante risposta.
Si voltò, come volesse nascondere la faccia, e ricominciò a camminare un po’ più veloce.
“No!” gli afferrai un braccio, ma, subito, lo lasciai “Non è stato.... terribile, Jake, davvero!”
Non ne era affatto convinto.
“Cioè... il fatto é che...” il mio colorito doveva esser diventato paonazzo, il volto in fiamme “tu non mi hai dato il tempo...” provai a dare un senso ai miei pensieri, mentre mi studiava con un espressione illeggibile.
“E’ stato intenso” dissi, infine, abbassando lo sguardo “ Caldo ed intenso”
Mi sembrò di sentirlo sussultare, ma non alzai gli occhi per controllare.
Si avvicinò piano e posò delicatamente una mano sulla mia spalla.
Caldo e intenso... come il suo tocco.
Inspirai il suo profumo, mentre con l’altra mano, ancor più delicato, mi faceva alzare il mento.
I suoi occhi si fusero nei miei.
“Nessie perdonami...” cominciò con la voce più roca e dolce che avessi mai sentito.
“Sono stato... impulsivo” esitò un poco e poi aggiunse piano “avrei dovuto aspettare”
Non avevo parole! Mi aveva incatenata... ci eravamo incatenati a quel nostro momento!
“Ecco... io, solo...” esitava ancora.
“Vedi, non per giustificarmi, solo... a volte sembra che tu... ecco, noi... quando siamo così, uno di fronte all’altro, allora è tutto...”
“Perfetto” conclusi io in un soffio.
Sorrise.
“E’ perfetto così, no? Perché dovrebbe cambiare?” gli chiesi, tremante.
Senza accorgercene eravamo arrivati quasi a sfiorarci, pancia contro pancia, cuore contro cuore.
“Io non voglio che cambi...” mi sussurrò, le labbra a pochi centimetri da me.
“Questo non cambia nulla...” disse ancora più piano carezzandomi una guancia.
Mi sembrò piegasse leggermente la testa, avvicinandosi.
Lo stomaco si strinse e sobbalzò, ed io con lui.
“No. Questo cambia tutto, Jake!” feci io, allontanandomi un poco.
Sembrava lo avessi pugnalato in pieno petto, soffriva atrocemente!
“E’ colpa mia!” aggiunsi portando una mano sul suo cuore, come a curarlo.
“Non sono... pronta...” ammisi, più a me stessa che a lui.
Mi guardò, dolce, poi, mi strinse a sé circondandomi con le grandi braccia e poggiò la guancia sulla mia testa. “Non cambierà nulla” disse respirando il mio odore.
“Finché non lo vorrai” aggiunse ritrovando i miei occhi.
“Aspetterò, io ti aspetterò sempre, Nessie” concluse riabbracciandomi.
“Perché?” non potei trattenermi.
Sorrise un po’, poi mi guardò intenso: “Come... perché?”
“Cioè... volevo dire... é per via dell’imprinting?”
Era una specie di sortilegio Quileute a tenerlo lì, lontano dalla sua terra, lontano dal suo branco, lontano da suo padre?!
Era, dunque, un incantesimo a trattenerlo accanto a me?!
Mi studiò per qualche istante e disse: “E’ perché ti amo!”
Lo aveva detto come una confessione, totalmente aperto, totalmente sincero.
“Io...” come potevo rispondergli? Davvero... potevo rispondergli?!
“Sh... sh...” mi chiuse le labbra con le dita, i polpastrelli caldi ne seguirono un poco il contorno, quindi, veloci le lasciarono. Poteva ogni suo tocco essere tanto... inebriante?
“Abbiamo detto che non c’è fretta, giusto?” ammiccò, sembrava felice.
Mi contagiò: “Niente fretta” asserii piano.
Prese la mia mano e riprendemmo a camminare, fianco a fianco.
  
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