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Autore: ellephedre    30/06/2011    14 recensioni
Super Usagi, come la terza serie di Sailor Moon (intitolata appunto Sailor Moon S, dove la S sta per Super). Raccolta di scene con lei e Mamoru come protagonisti.
1 - Studio, studio, studio! (tra l'episodio 92 e 93) - Sempre studio per la povera Usagi, secondo Mamoru.
2 - Il primo bacio? (puntata 94) - Mamoru non ricorda il primo bacio con Usagi?
3 - Ti voglio (episodio 98) - Tra sogni proibiti e piccole incomprensioni
4 - Compleanno (alla fine dell'episodio 102) - Il quindicesimo compleanno di Usagi.
5 - Usagi + Mamoru = Chibiusa? (episodio 104) - Davanti a Chibiusa Usagi si sente trattata da Mamoru come una bambina. O no?
6 - Il bacio dell'estate dei quindici anni (episodio 105) - Usagi va a trovare Mamoru di notte nell'albergo in cui lui lavora.
7 - Lovely Valzer (episodio 108) - Tra gelosie e I lov yu's
8 - Chi ha paura? (episodio 110) - Usagi ha paura per o di Haruka e Michiru? E Mamoru?
9 - Una lettera (dopo l'episodio 117) - Una lettera da Usagi per Mamoru.
10 - Grande (dopo l'episodio 120) - Usagi; volersi sentire piccola, essere grande.
11 - Vittoria? (dalla fine dell'episodio 125) - E' difficile sentirsi vincitori.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga'
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superusagi10
Super Usagi!

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.


9 - Compleanno.
Nella parte finale dell'episodio 102 (in Italia, 'La scarpetta di cristallo', parte seconda).

La luna brillante alta nel cielo, la stanza dietro di loro piena di amici e il suo Mamoru sano e salvo da riabbracciare.
Cosa poteva chiedere di più per il suo compleanno? La sconfitta di Kaolinite forse, ma l'aveva ottenuta proprio quella sera.
Usagi sorrise con un sospiro e si appoggiò meglio contro la spalla che la sosteneva. Mamoru aveva un odore buono buono. Le ricordava l'aroma di un dolce in cottura; non aveva niente di zuccheroso, ma la somiglianza non stava lì. Quando la mamma metteva una torta nel forno in aria si levava sempre un profumo che la spingeva ad inspirare profondamente, inalando il più possibile le tracce di delizia che sarebbero finite nella sua pancia.
Mamoru aveva un sapore misto - tra il dolce e il salato, almeno sulle labbra e sulla guancia - però per lei lui era come una torta. Se gli stava vicina doveva stargli ancora più vicina, fino a poter sfiorare almeno un pochino, magari con un dito, la morbidezza della sua massa.
«Usako... mi dispiace che il tuo regalo sia andato perso.»
Che schiocchezza. «Non ti preoccupare. A me dispiace solo di averti messo in pericolo.» Non resistette e cominciò a disegnare nell'aria cerchietti senza senso, sempre più vicini alla maglietta di lui. «Io ricevo già tanto amore da te, Mamo-chan.» Era quello il suo regalo, averlo vicino e poterlo- oh! Lo aveva schiacciato sul petto col polpastrello. Già, sorrise, Mamoru non era morbido come pan di spagna.
«Posso ricomprarti le scarpe.»
«No. Mi ricorderebbero della battaglia di oggi e poi... le volevo perché mi sembravano il regalo di un principe ed erano belle, ma...» Sollevò lo sguardo e si rese conto di averlo tenuto basso troppo a lungo.
In Mamo-chan c'era tanto da guardare. Gli occhi blu, per iniziare, che erano dello stesso colore dei suoi alla luce ma molto più scuri di notte. O più scuri semplicemente quando osservava lei. Era quello lo sguardo che, a volte, Usagi quasi si vergognava di notare; lo sguardo che la spingeva ad abbassare gli occhi per la paura di non volerli più staccare da lui. Mamoru la guardava come se... come se l'amasse molto più di come lei amava lui.
L'amava in una maniera più adulta, perché non aveva bisogno di rassicurazioni continue da lei. L'amava in una maniera più intensa, perché gli bastava bearsi dell'immagine di lei per essere appagato. A lui bastava un abbraccio e un bacio - un bacio quieto e meraviglioso - per essere felice nella maniera immensa concessa a chi aveva un solo amore nella vita.
Gli occhi di Mamoru la facevano sentire piccola e conscia dei propri limiti, eppure al tempo stesso gigante: era la persona capace di dargli gioia. Si riprometteva spesso che sarebbe diventata più simile a lui e invece... «Non m'importa più che oggi sia il mio compleanno. Non è stata una giornata molto bella; lo è diventata quando ti ho riavuto indietro, perciò... sei tu il mio regalo.» Mamoru era il suo vero regalo e lei lo riceveva ogni giorno.
Quella sera lui l'aveva salvata dai nemici, ma da quante figuracce scolastiche l'aveva salvata negli ultimi mesi, suggerendole la risposta dei compiti al telefono? Quanto tempo delle sue serate aveva passato ad ascoltarla, prestando alle sue sciocchezze e a tutti i suoi pensieri quell'attenzione che nessun altro aveva la pazienza di darle? Quante volte aveva accontentato piccoli capricci senza senso? Così tante che quel giorno lei gli aveva chiesto di spendere una fortuna in scarpe che non avrebbe mai avuto l'occasione di indossare, se non nell'intimità della sua stanza. E lei come lo aveva ripagato? «Mi dispiace così tanto per averti dato uno schiaffo.»
«Sì, parliamo di questo» annuì lui e da come sorrise Usagi capì che non era arrabbiato. «Cerca di non pensare a cos'è successo oggi con i nostri nemici, Usako. E' il tuo compleanno, parliamo solo della nostra giornata.» Le sistemò una coda davanti alla spalla. «Avevo già capito che mi avevi perdonato.»
«Sì, ma non perché mi hai regalato le scarpe.»
«Lo so.»
Non abbastanza. «Io sarei stata felice anche solo di ricevere degli auguri da te oggi e -» Si bloccò. Di male in peggio.
«Forse avrei dovuto chiederti quand'eri nata.»
«No, avrei dovuto dirtelo io.» Come avevano detto le ragazze. Oh! «E il tuo compleanno!? Quand'è?»
«Eh?»
«Quand'è il tuo compleanno?» Inorridì. Non è che per caso era già passato e lui aveva trascorso una giornata intera a soffrire perché lei non se n'era ricordata?
«Il 3 Agosto.»
Il tre... Tirò un sospiro di sollievo. «Deve ancora arrivare.»
«Sì» sorrise lui. «Anche io sarei stato triste se non te ne fossi ricordata, anche se...» Aggrottò la fronte. «Penso che guardando il calendario mi sarei ricordato di parlartene.»
Le uscì una risatina. «Il fatto è che abbiamo tanto da fare.» Con lo studio, con i nemici. «Quest'anno il mio compleanno è arrivato senza che me ne accorgessi. Di solito lo attendo con impazienza per settimane!»
«Il prossimo anno cercheremo di fare qualcosa di speciale.»
Lei strofinò la fronte contro la sua guancia. «E' già speciale.» Lo strinse fino a cercare di annodarsi a lui, un piccolo nodo-Usagi che non si sarebbe più sciolto. «Sono fidanzata con te, cosa posso volere di più?»
«Okaay!» tuonò una voce dietro di loro. Minako avanzò facendo scricchiolare le assi di legno del corridoio di Rei. Incrociò le braccia. «Sparliamo di voi due da interi minuti e voi ancora qui a fare i piccioncini. E' ora di avere un po' di contegno!»
«E' ora di finirla!» gridò Rei da dentro la sua stanza. «Io devo andare a dormire e siete tutti in camera mia! Usagi, abbiamo festeggiato abbastanza qui. Hai compiuto quindici anni, fai la ragazza grande e festeggia con Mamoru da un'altra parte!»
«Non darle strane idee!» fu la protesta scandalizzata di Ami.
«Macché strane!» Girandosi, Usagi vide che Makoto si era alzata con le braccia piene di dolcetti. «Tutto questo romanticismo mi ha ricordato quanto sono sfortunata, perciò mi prendo io tutta questa roba e nessuno si azzardi a dire niente!»
Usagi sollevò un dito e un'occhiata di Makoto l'attraversò come un fulmine. La protesta affamata le morì sulle labbra.
«Bene» fu soddisfatta Makoto. Uscì dalla stanza. «A domani, Rei, buon riposo. Ciao a tutti.»
«Tolgo il disturbo anche io.» Ami iniziò a raccogliere i propri libri dal tavolino.
«Ehi!» protestò Minako. «Credevo che fossimo d'accordo nel ricordare a Usagi che non deve sbatterci in faccia la sua fortuna!»
«Quella era un'idea tua» disse la voce attutita di Rei da dietro il pannello di shogi della stanza. «Rinunciaci e va' a casa Minako.»
Usagi aveva arricciato le labbra. «Io non volevo fare invidia a nessuno. Quello mio e di Mamo-chan è amore, dobbiamo dimostrarcelo.»
Le dita di Minako cominciarono a muoversi feroci in aria. «E' meglio che vada, è meglio che me ne vada» bofonchiò, tornando dentro a prendere il suo zaino.
Mamoru stava guardando il suo orologio. «Sono le dieci e mezza Usagi. Tua madre non sarà preoccupata?»
«No, le ho detto che festeggiavo qui.» Ma le aveva anche detto che sarebbe rientrata non più tardi delle undici. Sospirò.
Mamoru intuì tutto. «Voi siete a posto per andare a casa? Ami?»
Ami aveva rimesso a posto tutti i suoi libri. «Ma certo, torno con la trasformazione.»
«Anche io torno così assieme ad Artemis» s'intromise violentemente Minako. «Grazie per esserti preoccupato per me, eh!»
Usagi tirò fuori la lingua. «Avrebbe chiesto a te dopo! Impaziente!»
«Parla quella che non sa aspettare per amoreggiare!»
Artemis sbucò sulla porta. «Minako, basta. Usagi, ci sono alcune cose che la mandano in bestia. In quei momenti con lei non si può parlare, perciò-»
«Che hai detto?!» Minako saltò a piedi uniti a due centimetri dal muso di lui. Artemis lanciò un miagolio inconsulto e si gettò in corsa fuori dalla casa.
Ami sorrideva sulla porta. «Luna, vuoi farmi compagnia oggi a casa?»
Usagi non riuscì a sentire la risposta della sua gatta. Fu attirata dall'occhiolino che Minako le lanciò sorpassandola, in fuga dietro Artemis.
Forse Minako era davvero invidiosa, ma non era arrabbiata. Forse, pensò Usagi, lei avrebbe dovuto avere più considerazione per le sue amiche: a ruoli invertiti, lei sarebbe stata felice ma davanti a troppi baci e troppo abbracci sbattuti in faccia avrebbe cominciato a vedere rosso.
Con un cenno della testa salutò Ami che entrava nel corridoio della casa con Luna in braccio.
«Andiamo anche noi?» le disse Mamoru.
Usagi annuì e si diresse in camera di Rei. Raccolse velocemente la cartella che quel giorno non aveva aperto. «Notte, Rei.»
Lei era già sotto le coperte, con il viso rivolto alla parete. «Spegni la luce e chiudi la porta quando esci.»
«Certo.» Così fece.
Quando saltò giù dal corridoio aperto, nel cortile, sentì di essere entrata in un mondo nuovo. Nella penombra della sera erano rimasti solo loro due, solo lei e Mamoru.
Inclinò la testa e si morse piano un labbro. «Devo proprio tornare a casa?»
Mamoru si mangiò una prima risposta - una risposta matura e coscienziosa, proprio come lui - e si permise un sorriso. «Avvertirai del ritardo dalla cabina che c'è fuori dal tempio. Dove vorresti andare?»
Usagi corse verso di lui. Quando lo abbracciò, seppe anche cosa dire.
«Con te? Da qualunque parte.»



NdA: pant e strapant! Fanfic sorta da una mini-ispirazione in tarda sera, che voglio assolutamente pubblicare in tempo per il 30 Giugno, giorno del compleanno di Usagi Tsukino :) Perciò adesso pubblico e correggo eventuali errori dopo se ce ne sono (sì che ce ne sono!)
Nota post-correzione: infatti c'erano :D
ellephedre

P.S. Per il concorso di fanfiction che sto organizzando (in palio, tra recensioni e pubblicità, una fanfiction di Sailor Moon scritta da me su qualunque cosa vogliate) la scadenza è fissata per il 3 luglio. Ricordate, ci vuole solo una one-shot su Sailor Moon per partecipare. Per leggere il bando andate alla pagina 'Sailor Moon, Concorso di fanfiction!'





   
 
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