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Autore: Sybeoil    07/07/2011    5 recensioni
Come dovrebbe essere una ragazza? Dolce, aggrazziata, sensibile e schiva. Beh, io sono l'esatto opposto. Il mio nome è Amalia e faccio parte della Gilda, la più grande congrega di assassini di tutto il regno. Vivo in questo modo da quando ho quattro anni, vale a dire, dal momento in cui Shiack mi trovò per le vie della capitale a chiedere l'elemosima. Sono stata cresciuta da una banda di uomini che di mestiere fanno gli assassini, perciò fossi in voi non mi stupirei se vedeste in me una specie di maschiaccio imprigionato nel corpo di una donna.Quando voglio so essere piuttosto spietata e crudele e decisamente non assomiglio a quelle oche giulive che fanno da protagoniste nelle favole per bambini. Io, al contrario loro, non ho bisogno di essere salvata, anzi forse dovrei salvare gli altri, ma da me stessa. Ah,e per finire. Ho diciotto anni, capelli biondo lucente, occhi azzurro lapislazzuli e questa è la mia storia.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 - Prologo -

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Dal libro della Gilda: "Uccidere è un'arte,
un'arte sopraffina in grado di piegare il mondo"

 

Quella notte la nebbia sembrava insediarsi nei meandri più nascosti della città formando una cappa grigiastra sui tetti delle case. Sembrava che la natura avesse deciso di aiutare quel folle di Hoord nel suo piano. Decine di ombre silenziose si calarono dai tetti spioventi delle lussuose case appartenenti ai membri del Senato entrando dalle finestre. La notte faceva loro da scudo e il buio attutiva il rumore dei loro passi già di per sé inudibili. Fecero il giro delle case una ad una troncando le semplici vite dei loro abitanti. Nessuno sarebbe dovuto sopravvivere, questo era l’ordine che avevano ricevuto ed erano intenzionati a rispettarlo, ma qualcosa andò storto e le cose si complicarono. La casa in cui abitava il presidente del Senato era la più lussuosa del quartiere e forse della città, con il suo tetto spiovente e le finestre intagliate a mano rappresentava una dimora eccezionalmente bella. L’interno dell’abitazione era decisamente lussuoso con divani in pelle rossa e tappeti orientali a foderare i pavimenti in marmo bianco. La camera da letto si apriva in una grande stanza circolare con pareti dipinte di un blu cobalto e tendoni dello stesso colore appesi alle finestre per proteggere dalla luce del sole. Il grande letto in ferro battuto e decorato a mano dai migliori artigiani del regno troneggiava la centro della stanza occupandone quasi la metà. Al suo interno, nascosti da pesanti coperte riposavano ignari i due coniugi che presiedevano il Senato. L’uomo si guardò intorno circospetto aspettando che la vista si abituasse al buio che regnava in quella stanza. Notò che nell’angolo a sud-ovest della stanza, a ridosso della parete, era sistemata una sedia antica che doveva valere davvero molto. Su di essa vi erano poggiati gli abiti che i due avrebbero dovuto indossare il giorno dopo. Sempre se il giorno dopo fossero stati ancora vivi. Quatto come solo un assassino è in grado di essere si avvicinò alla struttura del letto estraendo silenziosamente il pugnale a lama larga sollevandolo sopra la testa pronto per colpire. Il verso di un pupazzetto spezzò il silenzio di quel luogo. Un imprevisto che avrebbe cambiato del tutto i suoi piani, qualcosa che non sarebbe mai dovuto accadere. Preso dal panico la silenziosa ombra arretrò di qualche passo per pensare a cosa fare, quando la massa sotto le coperte si mosse irrequieta. Prima una mano, poi un braccio e infine un uomo intero emersero da quella morbida coltre cogliendo l’assassino sul fatto. L’ultima cosa che riuscì a fare fu quella di cacciare un urlo. La lama del coltello recise di netto la giugulare dell’uomo che cadde morto nel suo stesso letto mentre rivoli scarlatti precipitavano al suolo macchiando il prezioso tappeto cucito a mano. Dall’altra parte dell’enorme letto una donna riemerse dalle coperte, lo sguardo terrorizzato e vitreo come se anche lei fosse già morta. Senza dargli nemmeno il tempo di pensare la donna scattò giù dal letto e cominciò a correre lungo il corridoio del piano superiore della casa. Quando l’uomo riuscì a ridestarsi dallo stato di stupore nel quale era caduto cominciò a inseguirla. I suoi passi risuonavano ora pesanti producendo un fastidioso eco sui muri spenti della casa. Il rumore di una porta che si chiuse sbattendo al fondo del corridoio attirò la sua attenzione. La donna doveva essersi riparata li. Non poteva permettersi di lasciar sopravvissuti o non avrebbe mai visto un centesimo, doveva uccidere tutti. La porta si piegò sotto il suo peso crollando a terra come un fuscello spezzato dal vento. In un angolo, rannicchiate sul freddo pavimento, c’era la donna di prima con in braccio una bambina di quattro anni circa. Il suo sguardo sincero e dolce colpì l’uomo come un pugno allo stomaco costringendolo a chiudere gli occhi. Non poteva guardare mentre ammazzava la madre di quella piccolina, per quanto fosse impassibile e freddo durante il suo lavoro, quella volta proprio non ce la faceva.

-No ti prego- sentì urlare la donna. -Mi dispiace- sussurrò prima di conficcare la lama del suo coltello nel ventre della donna.

La piccolina aveva assistito senza emettere un solo suono. Non un gemito, un sussurro, un respiro mozzato. Era rimasta impassibile con gli occhi spalancati mentre quel grande omaccione uccideva la sua mamma. Ora sarebbe stato il suo turno, o almeno così sarebbe dovuto essere. L’uomo di preparò a compiere il suo dovere, ma qualcosa gli fece bloccare il braccio a mezz’aria. L’aria di smarrimento e paura con cui la piccola lo fissava sciolse quel cuore così freddo facendogli fare qualcosa che mai avrebbe immaginato di fare. Senza stare troppo a pensarci tirò una leggera botta dietro la nuca della piccola facendo attenzione a non essere troppo violento e caricandosela sulle spalle. Prima di abbandonare il quartiere e tornare dai suoi fratelli accese un fiammifero e con quello appiccò il fuoco alla casa e all’intero quartiere. Avrebbe dimenticato quella notte per sempre, e così, avrebbe fatto anche la bambina che teneva tra le braccia.


Angolo autrice:

Buonasera a tutti! Questa è la seconda, anzi la teraza, storia che pubblico su questo sito. Spero che sarete in molti a seguirla e amuoverle critiche, di qualunque genere esse siano. Attendo con ansia vostre critiche, con affetto Sybeoil!

  
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