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Autore: Shadeyes    13/07/2011    5 recensioni
Il terzo capitolo di questa long-fic, assieme all'extra "Angelo Bianco", si è classificato secondo al "Love Canon Contest", indetto da sweetPotterina sul forum di EFP.
Vincitore del premio Cuore, per la storia d'amore più bella, e del premio Lacrima, per la storia più commovente.

Fiction dedicata a Carlisle ed Esme, una delle coppie più romantiche di Twilight.
Non vuole raccontare nulla più che la verità. Pochi, intensi capitoli sulla storia del loro amore travagliato, dal punto di vista di Esme.
Spero di riuscire ad emozionarvi :)
Alzai lo sguardo, scrutai in quelle iridi color miele e con sgomento vi trovai un dolore represso, un sentimento che non sarei mai riuscita ad attribuirgli.
Cancellai dalla mia mente ogni cosa, ogni pensiero razionale che avrebbe potuto frenarmi.
Mi sollevai sulle punte dei piedi e poggiai le mie labbra sulle sue.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Esme Cullen
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Missing Memories'
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Carlisle and Esme









Missing Memories









Parte prima









Lì ero al sicuro, lo sapevo.
Quel silenzio, quella tranquillità, quel lieve scroscio…
Quel luogo era capace di allontanarmi da tutto, persino dal mio dolore.
Ma, talvolta, sfogarsi è l’unico modo per sentirsi meglio.
Era da tempo che non venivo quassù, forse due o tre mesi, ma l’atmosfera non aveva perso quella veste maliarda di cui mi ero innamorata.
L’odore di salsedine, il lieve rumore delle onde che s’infrangevano sugli scogli, il fresco venticello mattutino m’inebriavano i sensi ancora una volta, portando via le lacrime e ridandomi un po’ di quella speranza che ormai era andata perduta.
Troppo tardi, pensai incurvano le labbra in uno stanco sorriso.
Ero esausta, madida di sudore e di lacrime, con i vestiti laceri e ancora sporchi di sangue. Avevo corso per disperazione, per rabbia, ma la meta era proprio questa.
In grembo stringevo quel piccolo, frusto quaderno, lo stesso che per anni aveva sostenuto i miei sfoghi. Le sue pagine straripavano di frustrazione, di sentimenti che una ragazzina come me non avrebbe mai dovuto provare.
Lo portai al petto, poi lo aprii all’ultima pagina, quella della mia vita.


L’amaro in bocca,
la vista che vacilla,
l’immagine che sfoca.

E il pensiero,
la muta consapevolezza
di una vita calpestata.

La mia.

Così cambio strada,
lascio i miei ricordi
che raccontano di quel passato.

Mai esistito.

Tra le mani non ho nulla,
stringo polvere,
annego in quel terriccio ignorato.

Ho lasciato tutto,
e allora farò quel salto,
l’ultimo bacio gelato.



Risi.
Accarezzai quella pagina, poi la strappai e permisi alla brezza marina di portare con sé quelle parole, quell’odio che nutrivo dentro. Lo feci ancora, e ancora, pagina dopo pagina, versi e versi di rancore, singhiozzi, sogni e desideri mai realizzati. Il vento si portò via tutto. Anche la mia anima.
Mi rimisi in piedi e feci gli ultimi passi barcollando. Ero debole.
La testa girava e il respiro si faceva sempre più accelerato. Non ne potevo più.
Io ero la brava ragazza, la moglie disponibile, la figlia ubbidiente, ma nessuno si era mai fermato a pensare a chi io fossi veramente. Una bambina.
Sempre ad abbassare il capo, a chinare la schiena, a fare l’adulta responsabile. Io volevo solo essere una bambina. E lo ero ancora.
Fragile, impaurita, riuscivo a malapena a sorreggermi sulle gambe. Ventisei anni di sottomissione.
Non contavano i miei sogni, le mie passioni. Era lui a decidere. Loro.
E io stavo zitta, annuivo, sorridevo. Fingevo.
Erano gli anni in cui una donna poteva solo sperare in un buon partito. Il resto della vita rimaneva di contorno.
Mi avvicinai al dirupo, dove la roccia finiva e l’acqua dell’oceano era agitata e profonda.
Avevo sempre amato l’acqua, quella ghiacciata, l’odore di purezza. Ogni sera mi ritiravo per il bagno, l’unica ora della giornata che potevo concedermi, e mi immergevo nella grossa tinozza con un sospiro di sollievo, avvolta da un gelido ma confortante abbraccio. Non la scaldavo neanche, tutto quel freddo mi dava l’impressione di poter lavar via ogni male, rancore o ferita che possedevo.
Portai una mano sul ventre, non era più gonfio. Come mi sentivo vuota, ora…
Il seno… Il seno invece pungeva terribilmente.
Se solo avessi potuto ricominciare, le cose sarebbero andate diversamente, ma ero una bimba con un fragile cuoricino e le violente scosse che aveva subito lo avevano distrutto completamente. Non avrei mai smesso di piangere.
Basta soffrire, ero stanca di quella vita. Volevo solo abbandonare tutto, e che Dio mi accolga tra i suoi angeli servitori. Il paradiso almeno non conosceva dolore.
Aprii le braccia, inspirando ancora una volta l’aria pura di quella fosca mattina.
E quel volo, lo spiccai davvero.





Rosa blu










Eccomi di nuovo qui, con un'altra storia da proporvi!
In realtà, questa fanfiction l'avevo già pubblicata anni addietro, ed era rimasta terribilmente incompiuta... L'ho ripresa in mano quest'oggi, l'ho riletta e l'ho sistemata, correggendo qualche errore infantile, e l'ho postata ora con l'obbiettivo di portarla a termine a breve :)
È nata con l'intenzione di essere lunga non più di sette o otto capitoli, e non ho intenzione di allungarla inutilmente. La trama è sempre stata presente nella mia testa, quella è e quella rimane xD
Spero di regalarvi qualche emozione, magari con un po' di originalità vista la coppia ;) Anche loro, in fondo, meritano un po' d'attenzione, non credete? ^^
Spero vi abbia intrigato questo primo capitolo, vi assicuro che i prossimi saranno più interessanti xD  
Aspetto i vostri commenti (molto cattivi, mi raccomando! xD).
Un bacio!


Ne approfitto per ricordarvi l'altra mia long-fic su Twilight.


Infantility
Fiction molto dura, ambientata durante le vicende di Eclipse e, in seguito, di Breaking Dawn. Non si tratta della solita storia sdolcinata, piena di amore e problemi di coppia. No, questa storia vuole ritrarre qualcosa di doloroso, di cupo e drammatico. Qualcosa di immutabile. Qualcosa che la Meyer ha giusto accennato e qualcosa di cui molti di noi si sono dimenticati.
Ci sarà passione, delusione, gelosia, rabbia e malinconia. Ci saranno lacrime, ferite, ricordi dolorosi, tradimenti.
E ci sarà lei, l’innocenza e la morte. La piccola, dolce, spietata Meredith.
Certe cose sono fatte per andare e venire, il tempo è fatto per essere passato, presente e futuro, altrimenti nulla avrebbe più davvero senso. Ma la verità è che il cambiamento era un privilegio che ci era negato e vivere iniziava a perdere di significato.
Ecco perché ci trovavamo sul tetto di un palazzo, quella notte. Stavamo dando un senso a ciò che eravamo.
Questa fanfiction si preoccupa di sensibilizzare il lettore, in maniera metaforica, sugli aspetti di una rara malattia psicosomatica: l’infantilismo.







Hilary




   
 
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