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Autore: aaarg    23/07/2011    4 recensioni
una piccola storia, potrebbe rimanere una one shot, ma mi piacerebbe continuarla: fatemi sapere che ne pensate!
La trama è semplice: e se Oscar avesse sognato tutto?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci! Un capitoletto un po’ di transizione. L’ho rimaneggiato più volte ma alla fine mi esce sempre così. Si vede che è così che deve andare.
Forza che non dura ancora molto. A grandi linee la storia è già finita, bisogna solo limarla. Fatemi sempre sapere che ne pensate, i vostri consigli sono preziosi!
 
quattro
 
Era lì, con la mano a mezz’aria quando la porta si aprì. Le si parò davanti André, vestito di tutto punto, pronto a uscire.
Dove vai?” gli chiese senza pensare. “Non ti riguarda”, le rispose. “Vai dalla tua bella?”, continuò lei imperterrita, arrossendo improvvisamente. “E a te cosa importa?” rispose ancora lui, con malagrazia, non notando il rossore diffuso sul volto di Oscar. “Oh ma insomma André che hai? Sei improvvisamente arrabbiato con tutto il mondo! Non sei più un adolescente, che c’è?” – “Ripeto, non sono fatti tuoi. E ora, se non ti dispiace vorrei uscire” – “Eh no, mio caro, non te ne esci così! Mi spieghi cosa ti passa per quella testa?
 
Oscar, Oscar, lasciami stare! Non posso starti vicino, il solo vederti mi fa star male. Vorrei stringerti a me, baciarti, coccolarti come meriti… Saperti innamorata di un altro mi sta uccidendo. Vederti che pensi a lui e che cerchi un modo per non pensarlo mi ferisce! È meglio che pensi che ho una donna, piuttosto che sapere che vado a bere per non pensare a te. Allontanati da me, lasciami soffrire da solo, ti prego!” pensava l’uomo. “Nulla Oscar, davvero. Ho bisogno di uscire, tutta questa convalescenza mi ha stancato. Ora scusami. Ciao” rispose invece André, cercando di scostarla per uscire dalla sua stanza. Ma lei non arretrò di un passo.
 
Ora i loro corpi erano davvero a pochi centimetri l’uno dall’altro: Oscar poteva sentire il calore di André passare attraverso il sottile strato di cotone della sua camicia. E Andrè si sentiva scottare, era da tanto che non si trovava a distanza così ravvicinata da Oscar.
 “Mio dio come è caldo. E forte. – Oscar arrossì violentemente a questi pensieri -  e ora? Lo prendo davvero a pugni?” – “Ma certo! Che ideona! Prendere a cazzotti la persona che dici di amare? Sai, credo davvero che dovresti mostrarti un po’ più femminile” – “Ottima idea! E tu che sei un’esperta, mi dici come si fa?”. Eccola là, sparita di nuovo senza dare una risposta!
 
Ehm… Oscar…. Vorrei passare. Davvero, è piacevole stare qui sulla porta a chiacchierare con te. Però avrei un impegno” André la riscosse dai suoi pensieri. “Bene, ma sono ancora in attesa di sapere qual è questo impegno che ti costringe ad uscire di casa ad un’ora così tarda.” “Oscar, non sei la mia balia né mia madre… - Né mia moglie, pensò triste – quindi no ti devo rendere conto di nulla. Ci vediamo domani per andare a Corte come al solito.” Detto questo, André si infilò nel piccolissimo spazio libero tra Oscar e lo stipite della porta e se ne andò, lasciandola lì, interdetta.
 
“Ebbrava! Complimenti vivissimi! Ora neanche a tirar pugni sei più capace!” – “oooohh, zitta! Non hai capito che lui ha davvero una donna che lo aspetta? Non hai visto che sguardo tormentato, quanta fretta nell’andar via? È stato un bel sogno, lui non sarà mai mio”. E a pensare queste cose, il suo cuore perse un battito e poi le sembrò che battesse in un modo strano. Le sembrava quasi una campana a morto.
 
****
Passarono i giorni, e a lei sembrò di vivere in una realtà parallela. Fersen era venuto a trovarla, aveva capito che era lei la dama misteriosa del ballo. Si erano detti addio. Lei aveva pianto, dando di sé uno spettacolo che ancora adesso non esitava a definire poco edificante. Piangere così, davanti a lui! Proprio come una donnicciola… Ma come ne sentiva il bisogno! Fersen sicuramente aveva pensato che le sue lacrime fossero per quell’amore impossibile, ed effettivamente visto da fuori poteva sembrare così. Ma in realtà lei piangeva per quel groviglio di sentimenti che stava provando, un miscuglio di sensazioni difficili da comprendere per chiunque, ma ancora di più per lei, da sempre educata a soffocare ogni debolezza. Era confusa, il comportamento di André si manteneva contraddittorio: un giorno era il solito, caro André e il giorno dopo sembrava evitarla come la peste. Certo lui era sempre lì, l’accompagnava dappertutto, ma lo sentiva distaccato. E non capiva. Non capiva nemmeno se stessa, veramente. I suoi dialoghi interiori non portavano a nulla. Ormai era chiarissimo che amava il suo attendente, ma ciò era sconveniente e inopportuno. E per di più lui evidentemente amava un’altra, con cui passava quasi tutte le sere. Per questo  piangeva Oscar, e a Fersen si spezzava il cuore al solo pensiero di essere la causa delle lacrime del suo migliore amico. E le disse addio.
 
Tornò in casa. “ma guarda che disastro hai combinato! Tutti i bicchieri rotti. Il tuo amato brandy per terra!” ma non aveva la forza di rispondere a se stessa. Era molto triste e confusa. E poi comparve lui “Posso fare qualcosa per te, Oscar?” “No”.
 
COME NO??? Ma dici sul serio?? Lui è l’unico che può fare qualcosa per te e tu lo mandi via? E tutte quelle idee sul trovare il momento giusto per dirgli i tuoi sentimenti? Ora penserà che ami ancora Fersen! Ma brava!”
 
Perché era stata così netta non lo capiva. Lui era l’unico che potesse fare qualcosa per lei e ancora una volta lo aveva respinto. E lui era andato da quell’altra.
 
Decise di smettere di crucciarsi. Basta! doveva tornare alla sua vecchia vita, anzi, doveva cambiare vita! Doveva tornare a vivere come un uomo, questi sentimenti da donnicciola l’avevano fiaccata! Chiese alla Regina di lasciare l’incarico di lasciare le Guardie Reali. Lei non capì, ma accettò. “Gran donna la mia Regina!”, pensò Oscar “peccato che tutti la giudichino così male”.
 
E poi accadde. Lei che diceva ad André che non avrebbe avuto più bisogno di lui (“Ma sei matta?” le diceva la sua vocina). Lui che le diceva quella frase “una rosa è una rosa…”, la baciava e le dichiarava il suo amore. Lei che non desiderava altro che sentire quelle parole… “peccato che mi abbia strappato la camicia per dirmelo!” - “Ma accidenti che bello sentire le sue labbra sulle tue, il suo corpo su di te! e allora perché l’hai fermato, tontolona? Perché poi gli hai permesso di andarsene?” – “perché era diventato violento” – “come se tu non sapessi difenderti, cara la mia verginella!” – “stai diventando impertinente” – “no, mia cara, sei tu che sei una sciocca: ti sei afflitta tanto, sogni ancora che lui muoia e ancora ti strazia quel sogno, e quando lui finalmente ti confessa il suo amore che fai? Lo lasci andare? Anzi, peggio, te ne vai **, facendogli intendere che non solo non ti è piaciuto ma che anzi vuoi dimenticare? E come fai a dimenticare il fuoco che ti ha acceso con un solo bacio?”. Questo pensava Oscar mentre passeggiava sulle spiagge bellissime della Normandia, dove si era rifugiata dopo quella sera. E non si capacitava di come potesse essersi allontanata tanto dal suo André proprio nel momento in cui aveva scoperto di amarlo.
 
Quando tornò a casa, era ormai decisa, avrebbe confessato i suoi sentimenti ad André. Ma lui non c’era ad aspettarla. L’aveva presa in parola. Se ne era andato.
 
 

** mi è stato fatto notare un errore geografico piuttosto grave. l'ho eliminato. perdonatemi pensando che il capitolo era stato scritto di notte!  
Ohi ohi! Il bell’André se ne è andato. Ma dove? Su che lo sapete!
 
Mariaantonietta, visto? il sogno era ricorrente ;)
  
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