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Autore: IsaMarie    28/07/2011    17 recensioni
Bella e Jasper sono i gemelli Swan che vivono con il padre Charlie e la cugina Rosalie a Forks. Le loro vite si intrecceranno con i ragazzi Cullen: Edward, Alice e Emmett.
(Scritta con sara_cullen)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie, Jacob/Leah
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Cap. 110
Buongiorno ragazze!
Eccoci qui con un altro capitolo. Abbiamo notato che siete molto curiose di sapere quale vendetta abbia organizzato Jasper contro Tanya e chi sia questo misterioso Kevin. Bè... dovrete aspettare qualche capitolo!
In questo passiamo, dopo il rientro a casa di Rose, direttamente alla sera di Halloween. Quindi ci concentreremo poi sulla festa al New Moon e saprete di Tanya solo quando torneranno a scuola dopo il weekend. Quindi rilassatevi! Sempre che ci riusciate a farlo, dato che, come vi avevamo già annunciato, la festa sarà parecchio movimentata!
In questo capitolo ci sarà un nuovo pov! Speriamo che vi piaccia. Lo abbiamo inserito perchè ci serviva una visione esterna per presentarvi i costumi dei ragazzi.
Bene, ora vorremmo ringraziare come sempre tutte voi che ci seguite e in particolar modo chi ha voglia di lasciarci un piccolo commento!
Auguriamo anche buone vacanze a chi per caso stesse per partire!
BUONA LETTURA DA MANU E SARA!


CAPITOLO 110 

Vecchie abitudini e… pazzi pensieri


Pov Jasper

Ero appena giunto a La Push, accanto alla scogliera. Parcheggiai vicino  alla vettura di Rosalie, ma dopo una rapida occhiata mi accorsi che non c’era nessuno dentro l’abitacolo. Maledizione! Ma dove diavolo era andata quella benedetta ragazza, senza giacca e con il freddo polare che faceva?! Per non parlare poi del vento che tirava in quel punto della spiaggia… che incosciente! Con un sonoro sbuffo afferrai il suo giubbino, mi abbottonai meglio il mio pesante giaccone e scesi dall’auto, dirigendomi verso la battigia.
Ormai il buio incombeva su tutto: a malapena riuscivo a distinguere i contorni sfumati del paesaggio circostante; per fortuna sapevo muovermi nei dintorni ad occhi chiusi!
Man mano che procedevo lungo l’arenile, la mia preoccupazione aumentava in modo esponenziale, finché d’improvviso scorsi un tremolante chiarore in lontananza. Mentre mi avvicinavo a spron battuto, riconobbi la sagoma di Rose, seduta su un tronco, e il mio cuore iniziò a diminuire i suoi battiti, tornando pian piano a livelli accettabili: Dio che strizza che mi ero preso!
Quando fui a pochi metri da lei, potei distintamente notare quanto il suo corpo fosse scosso dai singhiozzi. Rimasi paralizzato di fronte a quella scena: non avevo mai assistito ad uno sfogo del genere da parte sua, e mi si strinse il cuore a vederla sconvolta in quel pianto disperato.
-Rose…- la chiamai con dolcezza, per non spaventarla. Lei si girò di scatto e potei constatare con chiarezza che non erano solo le lacrime a squassarla, ma anche violenti brividi di freddo. E certo: aveva indosso solamente una maglietta leggera!
-Cazzo, Rose! Stai congelando!- urlai correndo verso di lei, per tentare di sovrastare il frastuono del mare rabbioso che ululava a pochi passi da noi. Le feci indossare subito il suo giubbino e poi mi tolsi la mia giacca, decisamente più grande e calda; infine gliel’avvolsi attorno al suo corpo ghiacciato, ma rimase passiva ed immobile; allora decisi di prendermela in braccio, incamminandomi a passo sostenuto verso l’auto. Lei si lasciò andare completamente sulla mia spalla e i suoi singhiozzi aumentarono ancora di più. In un attimo mi ritrovai con il colletto della felpa zuppo; mi addolorò vederla in quello stato: in quel momento era straziata, non era rimasto più niente della mia battagliera e grintosa cuginetta. Sembrava completamente spossata e senza più né energia né voglia di combattere.
-Shhh… calmati… tra pochi minuti saremo al caldo… vedrai passerà tutto…- continuavo a ripeterle durante il tragitto. Appena arrivammo alla mia Ferrari, la adagiai sul sedile del passeggero, mi assicurai che la sua auto fosse chiusa e poi salii anch’io, mettendo subito in moto e riscaldando l’abitacolo. Per fortuna il tepore accumulato fino a poco prima non si era ancora dissolto completamente e ci avvolse con insperata rapidità. Feci per ingranare la marcia e dirigerci immediatamente a casa, ma lei appoggiò una mano tremante sulla mia per fermarmi. Aspettai qualche minuto che si calmasse, e intanto le accarezzavo i lunghi capelli… finalmente dopo un po’ sia i brividi che i singhiozzi cessarono del tutto.
-Ok, bravissima… fai dei respiri profondi e lascia che il tepore ti penetri nelle ossa. Ora ti porto a casa. Volevo parlare un po’ con te, ma prima di tutto hai bisogno di un bagno caldo e rilassante…e poi di una buona tazza di qualche intruglio bollente- le spiegai cercando di utilizzare un tono leggero per stemperare la tensione; ma lei continuava a scuotere la testa. Sospirai e cercai di essere il più dolce e delicato possibile.
-Piccola… rischi seriamente di prenderti una polmonite. Facciamo così: ti accompagno in camera tua senza farti incontrare nessuno. Passeremo dal retro; e poi, se vorrai, ti farò compagnia mentre ti rilassi nella vasca, come ai vecchi tempi. Così faremo due chiacchiere in pace, ok?- le proposi sperando che acconsentisse. Se non si fosse subito tolta di dosso il freddo e l’umidità, avrebbe rischiato di buscarsi un serio accidente.
-Gr-grazie, Jazz… non s-so c-come farei s-senza di te. E s-scusa per a-averti fatto p-preoccupare- mi disse, con la voce ancora spezzata dal gelo e dal pianto.
-Lo sai che su di me potrai sempre contare- la tranquillizzai; -Ma anche su tutti gli altri, Rose. Tutti… nessuno escluso!- sottolineai per farle capire che Emmett non ce l’aveva in alcun modo con lei.
-L-lo so, lo s-so… pr-proprio per questo non v-voglio farmi v-vedere da lui, r-ridotta così… sono s-sicura che si s-sentirebbe c-colpevole e non voglio farlo soffrire a-ancor di più- mi spiegò con tono cupo.
Sorrisi tra me e me… Rose era così premurosa e amorevole con lui… era innamorata persa e nonostante avesse l’animo straziato, il suo pensiero era volato comunque prima al benessere di Emmett. Sì… c’era speranza per loro! Ne ero pienamente convinto.
Mandai un messaggio a Bella per rassicurarla che stavamo tornando a casa e la avvertii di far preparare qualcosa di caldo da Esme. Le spiegai che saremmo entrati dal retro e la pregai di far restare tutti buoni in cucina finchè io e Rose non fossimo saliti in camera. Lei mi rispose subito affermativamente, e noi riprendemmo la strada di casa.
-Non temere, la tua auto la verremo a recuperare io e Bella domani, mentre sarai a Seattle- la tranquillizzai. Ma ero certo che la sua preziosa auto fosse l’ultima preoccupazione in quel momento…
Arrivati a casa, accompagnai Rosalie di sopra, in camera sua. Non trovammo nessuno ad attenderci e la vidi rilassarsi un po’: odiava mostrarsi debole e bisognosa agli occhi degli altri; e soprattutto era consapevole che se mio padre l’avesse vista così stravolta, si sarebbe preoccupato a morte e lei non aveva mai tollerato essere un peso.
-Allora, io vado a riempirti la vasca di acqua calda e tanta schiuma profumata come piace a te. Poi scendo a vedere se c’è qualcosa di pronto e ti raggiungo. Ti porterò anche uno dei muffins di Esme e non dirmi di no, perché mi assicurerò che tu lo faccia sparire fino all’ultima briciola. Intanto preparati e quando torno, ti voglio già trovare a mollo, come una volta… chiaro?- le ordinai dolcemente. Annuì, sorridendomi imbarazzata e dopo averle lasciato un bacio in fronte, scesi a spiegare agli altri la situazione.
Erano tutti molto tormentati, impazienti di ricevere notizie. Dopo aver raccontato loro ogni particolare a me noto, mi riferirono che Emmett si era rintanato in camera sua, di modo che se Rosalie avesse gradito unirsi a noi per cena, lui, con la sua assenza, non le avrebbe recato nessun fastidio; mi commossi, pensando che quei due, così altruisti e generosi verso l’altro nonostante la loro personale sofferenza, erano proprio fatti l’uno per l’altra…
Esme mi rassicurò che avrebbe portato lei stessa il vassoio non appena avesse terminato il suo eccezionale brodo di pollo ed io chiesi di tenermi qualcosa in caldo per la cena, perché prima avrei fatto un po’ di compagnia a Rosalie. Diedi un veloce bacio di saluto alla mia adorata folletta e quando salii di nuovo al piano superiore, andai dritto nel bagno e dopo aver bussato entrai. Rose era sdraiata nella vasca e si lasciava cullare dal calore rilassante dell’acqua tenendo gli occhi chiusi.
-Ehi! Un po’ meglio?- le chiesi sorridendo. Quando aprì i suoi occhioni azzurri, mi accorsi che erano molto arrossati, sicuramente irritati a causa del gelo e delle lacrime.
-Grazie, Jazz… senza quel freddo addosso che mi congelava le ossa va decisamente meglio… e mi sono resa conto dell’enorme cazzata che ho fatto. Lo zio è tanto arrabbiato?- mi chiese ansiosa. Intanto dall’armadietto dei medicinali afferrai il flacone del collirio.
-Un po’… lo sai che non gli vanno molto a genio i colpi di testa come questo. E proprio da te non se l’aspettava. Ma vedrai che con due moine gli passerà subito, come al solito!- la tranquillizzai; -Alza la testa e apri bene gli occhi: ti metto qualche goccia, altrimenti domani sembrerà che ti sia fatta di qualcosa di pesante!- la schernii un po’. Volevo di nuovo veder spuntare il sorriso sul suo volto pallido e teso e il leggero bussare alla porta me ne diede l’occasione.
-Avanti- dissi. Esme entrò con un vassoio.
-Ciao tesoro…- la salutò. Rosalie divenne bordeaux, completamente imbarazzata: era pentita per il casino che aveva combinato.
-Come stai, cara? Ti ho preparato un po’ di brodo caldo, vedrai, ti farà bene; e su ordine del qui presente vice capo Swan…- le sorrisi al mio nuovo nomignolo; -…ci sono anche due muffins. Spero che tu riesca a mangiare tutto- si preoccupò, con materna solerzia.
-Grazie, Esme. Cercherò di mangiarne almeno uno, anche se… bè, lo stomaco è decisamente chiuso da un paio di giorni- le rivelò. Esme le sorrise dolcemente.
-Ti capisco… ma vedrai che l’appetito tornerà e le cose si sistemeranno…- la rassicurò con una carezza sulla guancia che commosse Rose fin quasi alle lacrime. Ok, era il momento di far ridere la mia cuginetta, altrimenti sarebbe scoppiata di nuovo in un pianto dirotto!
-Esme come va di sotto?- le chiesi con una nota divertita nella voce. Lei scoppiò a ridere di gusto, mentre Rosalie ci osservava con un certo grado di confusione.
-Certo che tu e Bella siete proprio gemelli! Siete tremendi! Tu lanci il sasso con un’affermazione abbastanza scandalosa e te ne vai come se niente fosse; e lei è giù a concludere la tua degna opera. Dire che Edward e Alice sono sconvolti è veramente poco! Ti giuro! Dovresti vedere le loro facce… e tuo padre si sta divertendo un mondo a stuzzicarli, ovviamente rincarando la dose- mi raccontò. Immaginavo che Bella ci avrebbe ricamato sopra… era terribile quando ci si metteva! Non l’avevo fatto apposta, perché avevo dato per scontato questa nostra vecchia abitudine… ma certo che a ripensarci mi era uscita una frase davvero equivoca! Povera la mia Alice… chissà cosa stava rimuginando nella sua vulcanica testolina…
-Potrei sapere di cosa state parlando?- ci chiese curiosa Rose. Io la guardai inarcando le sopracciglia sornione e intanto le passai la tazza col brodo perché iniziasse a bere.
-Vedi, quando sono sceso, ho detto loro che avrei cenato più tardi perché prima ti avrei tenuto compagnia mentre ti facevi un bagno caldo- le spiegai. Lei sgranò gli occhi.
-Cosa?! Jasper Swan!- esclamò, palesemente divertita; -Non avrai fatto credere alla tua fidanzata che io fossi nuda nella vasca ad aspettare mio cugino che mi tenesse compagnia?!- mi domandò, conoscendo già la risposta.
-Bè… diciamo che non ho specificato… al resto credo proprio che ci abbia pensato Bella- risposi innocentemente, per poi scoppiare a ridere seguito dalle altre due donne presenti.
-Ti giuro che avrei voluto vedere la faccia di Alice! Non è che stanotte viene ad attentare alla mia vita perché pensa che tu ed io ce la intendiamo?- sghignazzò; era splendido rivederla ridere serena anche per pochi attimi.
-Non ti preoccupare Rosalie. Quando scendo, se Bella non ha ancora spiegato loro come stanno le cose, ci penserò io. Non vorrei mai che tuo zio debba fare gli straordinari per un omicidio commesso proprio sotto il suo naso!- la rassicurò Esme, scatenando un altro accesso di risa. Sì, la mia piccola bambolina ne sarebbe stata capace!
-Ok ragazzi… vi lascio soli. Comunque è proprio carino quel costume Rosalie- si complimentò Esme prima di uscire. La ringraziò, ma notai chiaramente il suo sguardo rabbuiarsi ancora una volta. Si fissò il costume, di un acceso rosso corallo, pensierosa più che mai.
-Ehi, cuginetta! Cos’è di nuovo questo musetto così triste?- le chiesi accarezzandole una guancia.
-Niente… sono solo una stupida… pensavo che… bè, è anche il preferito di Emmett…- mi rivelò, con una nota malinconica nella voce.
-Mmm… capisco… lo stesso Emmett che non è morto, né partito, né arruolato… ma si trova solamente a due stanze da qui e che non aspetta altro che un tuo cenno per prenderti tra le sue braccia e dirti quanto ti ama più della sua vita? Lo stesso che ha senza dubbio sbagliato, certo; ma non ha combinato niente di così grave e irreparabile da farti stare così male?- le chiesi sarcasticamente, tentando di farle comprendere che la fuga di qualche ora prima, era stata decisamente esagerata. Il suo sguardo si indurì all’istante.
-E tu credi che io non lo sappia? Che non mi sia rimproverata per questo mio caratteraccio? Che non preferirei buttarmi tra le sue braccia e lasciarmi consolare e amare?! Ma è più forte di me, Jazz! Non ce la faccio…- si infervorò; -Quando siamo lontani non faccio altro che pensare a lui… e mi fa male al cuore avere la certezza di quanto io lo stia facendo soffrire… perché so che non se lo merita, perché è il ragazzo più buono, gentile e generoso che conosca! Ma quando me lo ritrovo davanti non riesco a guardarlo senza che mi venga in mente che lui mi ha mentito! Mi ha mentito guardandomi negli occhi, consapevole di farlo! Cosa devo fare, Jazz?! Sono così confusa…- si sfogò.
-Rose… purtroppo non posso dirti io cosa devi fare… non sarebbe né giusto né saggio; però una cosa è certa: non ti ho mai vista così disperata. Scusa se mi permetto… ma nemmeno quando sono mancati gli zii hai mai lasciato trasparire in modo così evidente il tuo dolore, e sono sicuro che non siano nemmeno paragonabili… Ciò non ti fa capire quanto ti abbia cambiata Emmett, fin nel profondo? Quanto ti abbia permesso di aprirti agli altri? Quel ragazzo, in pochissimo tempo, grazie al suo amore sconfinato come l’oceano, è riuscito ad abbattere quella corazza impenetrabile in cui avevi rinchiuso la vera te stessa. Io non posso assicurarti che Emmett non ti farà soffrire mai più, come non puoi essere certa di non ferirlo mai nemmeno tu. Però… penso che questa faccenda gli abbia fatto chiaramente capire che in futuro non sarà per niente consigliabile mentirti… per nessuna ragione, più o meno valida. Noi tutti commettiamo passi falsi, ma l’importante non è il singolo sbaglio… ma tentare di non ripetere più i medesimi errori…- cercai di spiegarle. Lei fissava pensierosa il vuoto, ed ero sicuro che stesse ragionando a fondo sulle mie parole.
-E’ difficile fidarsi di nuovo… anche se si ama l’altro con ogni fibra del proprio essere- mormorò affranta. Le sorrisi comprensivo, passandole intanto un muffin. Lei alzò gli occhi al cielo, chiaramente esasperata dalla mia insistenza affinché mangiasse qualcosa; ma io, intransigente, non mi lasciai scoraggiare dalla sua occhiataccia inceneritrice.
-Sto praticamente facendo una vera e propria sauna qua dentro, per non parlare del fatto che non ho ancora cenato e sto morendo di fame; e aggiungiamo anche che probabilmente dovrò sorbirmi i musi di Alice per il mio scherzetto non voluto ma ben riuscito di prima. Hai veramente il coraggio di deludere le mie aspettative mangerecce? Hai presente come mi riduco sotto i morsi della fame?- le domandai con un’espressione degna di una vera e propria vittima.
Sbuffò sonoramente e afferrò in malo modo il dolcetto dalla mia mano, per poi addentarlo con un’espressione disgustata, borbottando infastidita qualche espressione colorita.
-Mmm… una vera signora non si comporta così!- la schernii.
-Bè… se non sono una signora, allora significa che… posso fare… questo!- affermò e in un lampo mi ritrovai il viso completamente zuppo e gocciolante.
-Ehi! Brutta imbrogliona irriconoscente! Ora vedrai… l’hai voluta tu, la guerra!- esclamai, dando inizio ad un’epica battaglia di schizzi d’acqua saponata. Dopo circa dieci minuti, io ero fradicio da capo a piedi, i suoi capelli, precedentemente legati in un alto e stretto chignon per non bagnarli, grondavano acqua e il pavimento assomigliava tanto ad un lago... Ci guardammo intorno meravigliati dal nostro improvviso attacco di infantilismo acuto. Soprattutto io ero completamente allibito da Rosalie. La fissai, incrociando le braccia al petto, palesemente soddisfatto.
-Prima di Emmett l’avresti mai fatto?- le chiesi, compiaciuto da quella sua reazione “umana”: si stava lasciando andare sempre di più, vivendo come una normale adolescente e non come una perfetta ed algida donnina; stava tornando la Rosalie d’un tempo… la persona che esisteva prima che la terribile perdita di entrambi i genitori la cambiasse radicalmente. Lei arrossì di botto ed io mi chinai di nuovo accanto a lei.
-Pensaci, Rose. Domani intanto sarai a Seattle e non lo vedrai per tutto il giorno; così ti potrai accorgere in che direzione andranno i tuoi pensieri… poi venerdì tra la scuola e la preparazione per la serata, potrai startene ancora un po’ per conto tuo; ed infine la notte di Halloween verrai con noi al New Moon. E non voglio sentire discussioni al riguardo! Non permetterò mai che ti presenti alla festa a scuola da sola e soprattutto quella sera ti voglio a chilometri di distanza da Tanya- la avvertii. Lei spalancò gli occhi per il mio tono duro, poi mi guardò sospettosa.
-Perché Jazz? Cos’hai in mente?- mi chiese, stringendo gli occhi a due fessure. Divenni una maschera impenetrabile: non potevo rivelare a nessuno i miei piani.
-Tu non ti preoccupare. Vedrai che ci toglieremo Tanya dalle palle una volta per tutte! Ha tirato troppo la corda e ora si è spezzata- la rassicurai.
-Grazie, Jazz- mormorò per poi abbracciarmi e baciarmi sulla guancia. Sorrisi contento di quell’ennesima dimostrazione d’affetto e le diedi un buffetto sul viso.
-Vedi?! Quel ragazzo ti fa un gran bene!- la schernii ancora, per poi scoppiare a ridere mentre uscivo con un unico pensiero in testa: volare dalla mia Alice!

Pov Charlie

Era venerdì sera... serata di frenetiche pazzie per la gioventù e di insolita aspettativa per noi ‘vecchietti’. Io ed Esme eravamo accoccolati sul nostro comodissimo divano, attendendo che i nostri ragazzi e i loro amici scendessero tutti agghindati per la festa in maschera di Halloween. Ero proprio curioso di vedere come le ragazze avessero fatto conciare quei poveri disgraziati... Io, fossi stato in loro, non avrei mai accettato un simile compromesso, conoscendo il livello di follia acuta delle mie fanciulle!
-Sicura di non sapere da cosa si travestiranno?- chiesi alla splendida donna che avevo tra le braccia.
-Giuro! Non ne ho la più pallida idea. Quella dispettosa di mia figlia ha voluto tenere il segreto anche con me!- mi informò.
-Ah! Ma la vena sadica di cui è fortemente dotata, da chi diavolo l’ha presa, secondo te?!- scherzai, ridendo. Lei inarcò le sopracciglia sorridendo sardonica.
-Ok, ho recepito il messaggio! Meglio evitare altre domande ovvie. Sarà proprio il caso che stia all’occhio con te!- sghignazzai. -Allora ti sei divertita oggi?- le chiesi, contento. Ero felice che fosse subito riuscita a legare con le altre donne della riserva. Lei, Emily e Sue, in particolar modo poi, erano diventate molto amiche.
-Da morire, amore! Mi hanno chiesto una consulenza per arredare il loro circolo di ritrovo ed inoltre abbiamo cucinato tanti di quei dolci da sfamare un intero esercito. Vedrai quante cose buone! Sempre ci sia rimasto qualcosa, perché Sam e Seth ci ronzavano intorno come api sul miele e molto spesso qualcosa spariva magicamente!- mi informò, scoppiando a ridere.
-Sì, nelle loro pance senza fondo!- borbottai. -Se quei due non mi hanno lasciato qualcosina di buono prendo il fucile e li impallino per bene!- esclamai.
-Sarà difficile perché saranno entrambi al locale. Però non preoccuparti che potrai comunque rimpinzarti con tutti i dolci che vorrai, sceriffo Swan- mi tranquillizzò Esme.
-E con Maya com’è andata?- le chiesi, curioso. Sapevo che quella bambina, in poco tempo, le si era affezionata moltissimo e si notava quanto Esme stravedesse per lei.
-Oh, l’avessi vista! Era vestita da principessa ed era semplicemente meravigliosa! Non per essere di parte, ma quella scricciola e Bella erano le dame più carine del reame. Poi pensa: tua figlia non si è mai lamentata, nemmeno quando Maya ha insistito per rifare il giro delle case per la terza volta! Giuro che ero stravolta io al suo posto! Com’è possibile che un esserino così minuto abbia così tanta energia per me è ancora un mistero!- mi raccontò.
-Sì, lo so, lo so. Maya è un piccolo ma irrequieto vulcano… però per fortuna Bella ha molta pazienza con i bambini- le spiegai.
-Hai ragione e infatti Maya la adora indiscutibilmente! Ed è in egual modo ricambiata. Tua figlia ha un istinto materno innato, sai?- mi rivelò. Alle sue parole fui scosso da brividi gelati, letteralmente.
-Ehi, ehi, calma e sangue freddo! Non farti venire strane idee, tu! Sono ancora troppo giovane per diventare un decrepito nonnetto- esclamai, decisamente spaventato a quella agghiacciante prospettiva. Esme scoppiò a ridere e poi i suoi occhi si accesero di una luce brillante… dio, com’era bella!
-Cosa ti sta frullando in quella testolina, mia cara? I ragazzi devono ancora diplomarsi, per non parlare poi del fatto che devono frequentare il college e laurearsi- la ammonii.
-Già… da settembre questa enorme casa sarà così triste e vuota…- si rabbuiò. La abbracciai stretta a me per confortarla. La capivo perfettamente: anch’io al solo pensiero di non averli più tutti a gironzolare per casa, a ravvivare l’ambiente con le loro risate, i loro scherzi, le loro liti, mi facevo sopraffare dalla malinconia. Ma era giusto che vivessero la loro vita, che percorressero la loro strada e che trovassero il loro posto nel mondo; in fondo era questo il mestiere di genitori: amarli, crescerli e lasciarli andare.
-Non essere così malinconica, amore… sei proprio certa che la casa si trasformerà in una landa desolata? Guarda che quattro di loro studieranno solo a un paio d’ore da qui… e credi veramente che non si faranno mai vedere? Sono certo che verranno a scroccare un pasto, o farsi lavare e stirare un po’ di abiti o semplicemente a farsi fare due coccole da te! Non preoccuparti…- cercai di rassicurarla. Lei mi guardò serena e poi di nuovo quel luccichio negli occhi attirò la mia attenzione.
-Ehi, che c’è? Tu non me la conti giusta! Mi vuoi dire a cosa stai pensando veramente?- le domandai curioso. Ormai la conoscevo bene e in più non era mai stata brava a nascondere le sue emozioni… bè, almeno non con me.
-Ecco… è che… pensavo a una cosina… hai detto che sei troppo giovane per diventare nonno, giusto?- mi domandò titubante.
-Confermo!- la fissai e annuii.
-E per diventare… papà di nuovo? Ti reputi… troppo vecchio?- mi chiese, facendomi sgranare gli occhi, completamente allibito.
-Ehh?! Vu… vuoi dire… che... tu… tu... sei… sei…- continuavo a balbettare, senza avere il coraggio di terminare quella frase densa di pericoli. Esme scoppiò a ridere.
-Oddio Charlie, calmati! Non sono incinta! Ti prego, respira con calma altrimenti rischi seriamente un infarto, giovincello!- mi schernì, continuando a contorcersi dalle risate. Mi ci volle qualche minuto per riprendermi, ma subito mi resi conto che una punta di delusione a quella notizia si era insinuata nel mio animo. Esme non mancò di accorgersi del mio repentino cambio d’espressione.
-Non dirmi che ora sei dispiaciuto? Un istante fa per poco non mi crollavi a terra!- si meravigliò. Le sorrisi dolcemente, incapace di esprimere un’opinione chiara. In quel momento mi vorticavano in testa tanti di quei pensieri che non sapevo neppure io cosa avrei voluto veramente…
-Perché mi hai chiesto quella cosa, prima?- le domandai. Volevo capire cosa desiderasse esattamente lei, perché avrei fatto di tutto per renderla felice.
-Non lo so nemmeno io… sai pensavo di aver chiuso con pappe, bagnetti, pannolini, notti insonni. E invece oggi… oddio, Maya è così adorabile! E poi c’era anche Rachel con il piccolino… aggiungici anche l’inquietudine derivata dal fatto che tutti i nostri ragazzi se ne andranno e ci lasceranno soli… e così capirai il perché di questi pazzi pensieri- si giustificò in completo imbarazzo. Le afferrai il mento e la costrinsi a guardarmi negli occhi.
-Sai che potrebbero anche non essere così pazzi? In fondo non siamo tanto vecchi. Io ne ho appena compiuti quarantadue e tu quaranta…- mormorai, fissandola con intensità. L’idea stava prendendo sempre più piede nel mio cervello e non mi sembrava poi così assurda…
-Oddio, Charlie… io non lo… oddio, credi davvero che potremmo?- mi chiese sempre più convinta anche lei. Le sorrisi.
-Bè… tu non prendi più le medicine… potremmo anche pensarci seriamente, no? Magari ti accompagno a fare una visita dalla tua dottoressa e sentiamo che ne pensa- le proposi, mentre i suoi occhi si illuminavano di una pura gioia che non le avevo mai visto.
-Però amore mi devi promettere una cosa… ci proveremo, ma se non dovesse essere destino, ci metteremo il cuore in pace senza troppi rimpianti. Non voglio che a causa di questa possibilità tu ti possa stressare e poi in qualche modo cadere di nuovo in depressione e dover ricominciare con la terapia, ok?- la ammonii.
-Promesso… se verrà, bene… altrimenti aspetteremo di fare i nonni!- scherzò ancora.
Il rumore, molto simile a una carica di bisonti in pieno subbuglio adolescenziale, richiamò la nostra attenzione in direzione delle scale: gli ometti di casa stavano scendendo. Non appena fecero il loro ingresso li fissai per un lungo attimo… ah, ah, ah! Oddio! Che ridicoli! Ma si rendevano conto?!
Incapace di trattenermi, scoppiai in una sonora risata. Ero completamente scosso dai singulti e non riuscivo a fermarmi, mentre loro continuavano a scrutarmi offesi e Esme cercava di farmi smettere, picchiandomi su un braccio.
-Papà! Non sei per niente divertente! Sappi che siamo favolosi e le ragazze ci considerano super sexy!- difese tutti loro, Jasper. Ah, ah, ah! Possibile che non avessero intuito le… ehm… enormi conseguenze? Pensavo fossero più svegli!
Cercai di calmarmi per poter rispondere… e finalmente dopo cinque minuti abbondanti ci riuscii.
-Non metto in dubbio che così agghindati possiate piacere alle vostre fanciulle; ma vedete io, da buon poliziotto, tengo conto di tutti i fattori e penso oltre… avete considerato che se le vostre ragazze vi faranno girare la testa stasera… bè, come dire… se ne accorgerà chiunque presente nel locale? Forse l’unico che si salverà un poco sarà Edward, ma ho i miei dubbi con un pantalone così aderente!- li schernii. Li vidi guardarsi un attimo a vicenda e poi capirono immediatamente la situazione; alla buon’ora!
-Merda! Mia sorella me la paga cara!- esclamò Emmett.
-Lo sapevo io che non dovevamo fidarci! Altro che sexy! Sembreremo tutti dei maniaci assatanati!- aggiunse Jacob.
-Scusate ragazzi la mia ignoranza- li interruppe Esme; -Ben è Superman, Emm, Capitan America e Jacob, Batman… fin qui ci arrivo anch’io. Ma voi due chi sareste?- chiese innocentemente. I ragazzi sgranarono gli occhi stupiti, quasi offesi.
-Mamma! Ma come chi siamo?!- si lamentò Edward, scuotendo la testa; -Anziché guardare soap opera e filmetti strappalacrime dovresti sederti con noi ogni tanto a vedere dei film come si deve!- continuò, facendo imbronciare la madre. Sghignazzai: in quel momento era identica a Alice! -Esme… io sono Thor, il Dio del Tuono, figlio di Odino, una divinità scandinava. Invece Edward è il Principe Dustan, il Leone di Persia!- le spiegò gentilmente Jasper.
-Ok, ora ho capito! Non serviva fare tanto del sarcasmo! Bastava una semplice presentazione- affermò Esme, rivolta ad Edward che sghignazzò sonoramente.
-E comunque siete bellissimi tutti quanti- continuò, sorridendo felice. Tutti si compiacquero enormemente e dopo essersi ancora rimirati soddisfatti l’un l’altro, la nostra attenzione fu richiamata di nuovo in direzione delle scale. O porca miseriaccia! Le ragazze erano fantastiche! Ma io non riuscii di nuovo a trattenermi e scoppiai a ridere… gli effetti forse non sarebbero tardati!



-Ragazze, lasciatelo perdere! Stasera si è giocato il cervello- mi schernì mia moglie; -Siete meravigliose!- si complimentò con loro. Mi ricomposi anch’io.

-Oh ma io non metto in dubbio che siano stupende! Rido per i maschietti! Guarda che facce da allupati! Pensa al resto…- esclamai. Le espressioni imbambolate sui visi dei ragazzi, alla vista delle loro donzelle, erano veramente impagabili! Sarebbe stata una lunga serata per loro!
-Grazie, mamma- le sorrise Alice, non dispensandomi però da una delle sue occhiatacce inceneritrici. Alzai le mani in segno di resa e cercai di darmi un contegno per non innervosire il folletto di casa.
-Tesoro mio, permettimi di presentarti le fanciulle di questa sera- mi rivolsi con tono divertito a mia moglie, che ero certo non conoscesse tutti i personaggi.
-Grazie, amore mio. So che Angela è Wonder Woman, Leah suppongo che sia Cat Woman, ma le altre mi sfuggono proprio…- mormorò, leggermente in imbarazzo. Edward alzò gli occhi al cielo, esasperato.
-Sì, mamma… dobbiamo decisamente rivedere la lista dei tuoi film. In settimana ti faccio fare una full immersion nel mondo della fantasia e dell’azione!- la schernì il figlio. Lei sgranò gli occhi.
-No! Non fa niente! Preferisco sguazzare nella mia ignoranza- rispose immediatamente. Sorrisi, scuotendo la testa… quel genere proprio non era di suo gusto.
-Guarda Esme che il Principe di Persia è un film d’azione tratto da un videogioco, ma è anche una bellissima storia d’amore tra il principe Dustan e la principessa Tamina, che sarei io. Ti piacerebbe senz’altro!- le spiegò Bella. Era fantastica la mia bambina... la più bella di tutte! E Edward non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Quei due avevano proprio azzeccato il travestimento, infatti all’inizio il loro rapporto era proprio come nel film: non facevano che litigare, farsi i dispetti e stuzzicarsi a vicenda e poi, proprio come i protagonisti, si erano innamorati perdutamente.
-Io, invece, sono Tempesta, della squadra degli W-Men, un gruppo di mutanti con poteri che cercano di salvare la Terra dai cattivi- le spiegò Alice.
-E tu Rosalie? Ma lo sai che sei stupenda anche con i capelli rossi?!- si complimentò con lei, entusiasta. Effettivamente era bellissima anche con quella sfumatura di colore, ma sinceramente io preferivo la mia nipotina col suo biondo naturale.
-Grazie, Esme- rispose arrossendo e lanciando una fugace occhiata a Emmett, che ci mancava poco che non gli scendesse il rivoletto di bava: sembrava avesse avuto una visione mistica. Speravo vivamente che facessero presto pace perché era uno strazio vederli separati e terribilmente sofferenti.
-E’ un semplice shampoo colorante. Dopo un paio di lavaggi verrà subito via- le spiegò. Sospirai sollevato, per un attimo avevo temuto che fosse qualcosa di permanente.
-Comunque io sono Electra, la compagna di Daredevil. Sono due persone normali, senza alcun potere ma che combattono contro il male- spiegò, rivolgendosi naturalmente sempre a Esme.



-Bè, ragazzi siete tutti stupendi e cercate di divertirvi stasera. Poi domani fateci uno squillo. Avete preso tutto?- chiese loro premurosa.
-Sì, mamma. Tutte le nostre borse sono già nelle auto e torneremo domenica per cena, ok?- la tranquillizzò Emmett.
-Mi raccomando! Non bevete alcolici e guidate con prudenza- mi raccomandai io. Sapevo che erano tutti dei bravi ragazzi, ma era più forte di me: dovevo comunque dire la mia.
I ragazzi ci abbracciarono e ci salutarono per poi partire verso Port Angeles.
-Finalmente soli!- esclamai io, pregustandomi già il fine serata.
-Già…- mormorò malinconica Esme. Le sorrisi abbracciandola.
-Ora andiamo anche noi, altrimenti faremo tardi. Poi, quando torneremo… potremmo esercitarci per quel progetto di cui stavamo parlando!- le proposi, certo di vedere di nuovo il sorriso illuminarle il viso.
-Direi proprio di sì, sceriffo! Sa com’è in certi casi bisogna fare molti tentativi… a tutte le ore del giorno!- mi rispose.
-Non vedo l’ora…- mi entusiasmai. Dopo anni finalmente ero felice e appagato di nuovo anch’io e la nostra famiglia forse era destinata ad allargarsi ancora.

ANTEPRIMA CAPITOLO 111

-Bella? Per favore, dimmi se c’è qualcosa che non va, ti prego- si angosciò aumentando la stretta delle sue braccia sul mio corpo; era molto ansioso, visto che ancora non gli avevo risposto.
-No, amore. Non ti preoccupare, sto bene- lo tranquillizzai accarezzandogli la schiena. -E’ solo che… all’improvviso ho rivisto…- ma non feci in tempo a terminare la frase che una voce molto familiare mi impietrì.
-Ciao, Bella!- salutò...



V
i ricordiamo l'altra nostra fiction Segreti e Inganni




Alcune fiction ancora in corso che meritano di essere seguite!

UNA SERA, PER CASO ... di endif
Il Guardiano del Faro di  Lele Cullen
L'altra metà del cuore di sara_g
Due anime legate ad un destino di loulou72
Relazioni nascoste di Aleuname
Day by day... but? di _Betty_
From Juliet, with love di cloe cullen
Wish upon a star di
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Un incontro imprevisto di tania86
Broken road di Fiorels
L'odore dei ricordi di Imaginary82
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Un regalo speciale di elizzie (Fiction un po' forte! Non per tutti!)
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L'amore ai tempi della guerra di  
annalisa69
Scuola&Amore di maryc
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