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Autore: SidRevo    31/07/2011    18 recensioni
Lo so che la dovrei smettere di intasare questo fandom stressando il resto del mondo con la mia malsana dipendenza, e che farei meglio a chiamare uno psicologo...ma Britin porta anche a questo!
Ci sono migliaia di raccolte sulla suddetta coppia, me ne rendo conto, ma anche stavolta non sono riuscita a resistere dal propinarvi la “roba” – appunto – che zampetta nella mia testa a riguardo, e che per ovvi motivi di trama non posso inserire nella long che sto scrivendo.
Ogni capitolo è scollegato dall’altro, portando quindi a raiting, timeline, generi e ambientazioni diversi. Un grosso e casuale agglomerato di Britin per intendersi, che spero vi piaccia!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brian Kinney, Justin Taylor
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A little sunshine called Chanel.

Raiting: Giallo.
Timeline: Post 5x13.



*'*'*


“A little sunshine called Chanel” 
[betato da Trappy]


“Your song” - Elton John


È notte fonda quando le tue palpebre pesanti come macigni e appiccicate dal sonno si socchiudono appena, scorgendo nel buio i numeri digitali di un verde luminoso che segnano le tre in punto. «Puntuale come un orologio svizzero.» biascichi e ti sollevi stancamente dal letto, passando una mano tra i tuoi capelli scuri, per sgusciare lontano dall’abbraccio delle lenzuola e raggiungere chi reclama a pieno diritto le tue attenzioni.
Ti avvicini e avvolgi con un’occhiata innamorata quel miracolo luminoso che si mostra ai tuoi occhi. Ti protendi, ammirando quei ciuffi biondi spettinati e setosi, leggeri come un alito dorato e sfiori in un bacio una guancia lattea dalla pelle vellutata.
Ami il suo odore: quel sentore d
innocenza e di purezza racchiusa in una nuvola che sa di crema alla rosa, borotalco e latte; e ami la sua voce, o meglio i suoi gorgoglii indefiniti, quando con decisione reclama lattenzione del resto del mondo, come una piccola star vanitosa che sa di essere amata e sa di poter far correre tutti al suo cospetto.
Avvolgi la minuscola e soffice vita con le tue mani che sembrano gigantesche a confronto, e sollevi quel corpicino profumato per innalzarlo e poggiarlo al tuo petto. «Qualcuno ha ancora fame, o una più semplice crisi isterica per reclamare attenzione.» brontoli con dolcezza, per quanto la tua voce roca e impastata dal sonno, possa sembrare dolce. «Di questo passo diventerai una cicciona lardosa, piena di cellulite.» sbadigli, ma tua figlia sembra sbattersene altamente del fatto che non ti lascia dormire neanche un’ora in pace, da un paio di mesi a questa parte; e soprattutto non sembra affatto preoccupata della sua linea. Certo è che, se ha preso da qualcuno di tua conoscenza, i problemi di peso non la sfioreranno mai neanche lontanamente.
Scendi le scale della zona notte e raggiungi la cucina. «Allora piccola ingorda...» inizi, guardando negli occhi blu e liquidi per il pianto appena terminato, la tua piccola interlocutrice. «...quale tetta vuoi?» le chiedi, indicando i vari biberon diligentemente sistemati sulla cucina, mentre con un movimento degno del migliore giocoliere del mondo – alla faccia di Justin che diceva che non ne eri capace – prendi il latte tenuto in caldo. «Optiamo per l'orrendo rosa confetto con degli stupidi orsetti?» indichi il biberon col la fascetta in plastica di quel colore e poi passi l
attenzione su quello accanto. «Oppure un più chic, e meno zio Emmett, blu cobalto?» la guardi come se ti aspettassi seriamente una risposta e la baci con amore sulla testa, astenendoti dal notare che ti sta sbavucchiando sulla piccola porzione di spalla che è impegnata a succhiare amorevolmente.
Afferri il biberon ornato di blu e versi accuratamente il latte, per poi ritapparlo – sempre attingendo alle tue incomprese abilità di giocoliere – e l
avvicini alle piccole labbra morbide di tua figlia. «Eh sì, farai dei pompini da paura...» commenti, mentre la guardi avventarsi famelica tentando di sorreggere con le proprie manine paffute il biberon. Sorridi, gironzolando per il loft, e la osservi come se non esistesse nient’altro che lei al mondo. «...ma non diciamolo a papà, altrimenti poi diventa geloso, rompipalle e smette di farsi scopare da questo tuo splendido e bellissimo papà.» le sussurri all’orecchio, come se fosse il vostro piccolo segreto, mentre la porta scorrevole si apre lentamente e una voce familiare conquista la tua attenzione.
«Con quali immorali insegnamenti stai traviando nostra figlia?» lo senti accusarti, e il tuo cuore pare riempirsi fino a scoppiare di gioia, ora che anche l’altro luminoso sole della tua vita è tornato a casa. Ti volti e gli sorridi, mentre si trascina dietro il trolley, ciondolando per la stanchezza.
«Mi stavo solo complimentando per come succhia questo finto capezzolo.» ridi e ammicchi, sollevando una delle sopracciglia. «Tutta suo padre.»
Justin sorride e scuote la testa, togliendosi il cappotto. Si avvicina a te e ti bacia. «Ciao.» sussurra suadente, per poi riservare un bacio per la fronte della piccola di casa. «Ciao anche a te. Mi siete mancati.»
«Com’è andata a Parigi?» gli chiedi, con uno sguardo che in realtà significa “ho odiato ogni singolo minuto che hai trascorso là, perché mi sei mancato da morire”, che lui comprende perfettamente.
«Al solito. Sorrisi e miliardi di complimenti all’arrivo. Crisi isteriche prima dell’apertura. Saluti, chiacchierate e altri sorrisi durante tutta la mostra, e notti passate a ignorare il telefono e desistere dalla voglia di chiamare per prenotare il primo volo e scappare a Pittsburgh.» scrolla le spalle e aggiunge: «Ho venduto tutto, ma non è bello senza di voi.» conclude, un po’ malinconico, e riprende a guardare la sua bambina con amore. Da quando quel “mini raggio di sole” è entrato nelle vostre vite, non l’hai più affiancato in una delle sue mostre, a meno che non sia molto vicina a casa. Di lasciare la piccina per più di qualche ora a qualcuno che se ne occupi non se ne parla – siete entrambi troppo gelosi per permettere a chiunque di “rubare” per sé troppi momenti con il più splendente dei gioielli – e di farla stancare tra un volo e l’altro, è ancora più irrealizzabile nelle vostre prospettive.
«Insomma, un completo successo come al solito.» commenti senza neanche impegnarti minimamente a nascondere l’immenso orgoglio che traspare dal tono assunto dalla tua voce. «Hai sentito tesoro? Il tuo papà è diventato ancora più schifosamente ricco. Sarai la bambina più viziata di questo gaio, gaio mondo.»
«Con te come padre di sicuro.» replica Justin, pizzicandoti un fianco. «Non ha neanche tre mesi e, guarda qua...» indica la sua splendida tutina da notte bianca candida e aggrotta la fronte nel vedere la modaiola griffe. «Gucci? È nuova questa?»
Arricci le labbra e menti spudoratamente: «No. Ti sarà sfuggita.»
«Brian, quanto shopping avete fatto in mia assenza?»
«Lo stretto necessario, giusto principessa?» confessi, ignorando le occhiatacce del tuo compagno, rivolto alla bimba che ha diligentemente ingurgitato tutto il suo latte. La sistemi con il petto contro la tua clavicola e, dopo aver poggiato il biberon sul tavolo, la inciti, dondolando, a sbuffare.
«Comunque, mentre voi eravate a sperperare a destra e a manca per negozi, io ho fatto questo nel tempo libero a Parigi...» torna sui suoi passi per raggiungere il trolley e ne tira fuori con cura quella che ha tutta l’aria di essere una tela.
Curioso come il peggiore dei mocciosi ti avvicini, e tieni gli occhi puntati su quel rigido rettangolo, finché le mani di Justin non lo liberano dalla carta marrone e mostrano ai tuoi occhi stupefatti il più bel quadro che tu abbia mai visto.
Il tuo Justin è sempre stato un mago, ufficialmente il tuo artista preferito, e non solo perché è lui, ma anche per le emozioni che riesce a trasmetterti e quello che riesce a farti vedere nelle sue pennellate astratte e in quegli schizzi confusi.
Stavolta, però, non ha impresso il suo stile sulla superficie bianca; stavolta ha semplicemente disegnato quella che sai essere l’immagine con cui si raffigura nella sua testa la felicità. E sei certo di questo, perché è la stessa che lampeggia nella tua.
È un po’ come guardare una foto, per la minuziosa ricerca e cura dei particolari; una bellissima foto in cui ci siete tu e lui, e le vostre gioie più grandi: Gus, sorridente e in piedi davanti a te che lo abbracci e la raggiante nuova arrivata che spicca tra le braccia di Justin; con Britin come sfondo perfetto a quella che è la reale favola più bella del mondo. «È bellissimo.» commenti con un filo di voce, incantato da ciò che vedi. «Non è bellissimo?» chiedi poi alla piccola, che stavolta riesce a risponderti, anche se a modo suo, con uno sbuffetto che odora di latte, in faccia.
«Be’...» ride Justin. «C’è chi dice che quando uno rutta è un complimento per chi ha cucinato. Possiamo adottarlo anche in questo caso?»
«Direi di sì.» borbotti, con un’espressione contrariata disegnata sulla faccia. «Bene signorina, ora che hai elegantemente ruttato in faccia a tuo padre, pensi di poter tornare a dormire e lasciare che i tuoi due papà festeggino come si deve?» le chiedi e sfiori il tuo naso con la punta del suo minuscolo e lucido, ammirando il modo in scuote le piccole braccia e ride contenta. Una cosa in tutto questo è certa: da te ha sicuramente già preso la propensione a viversi ogni notte, anche se i geni che hanno creato quel piccolo esserino appartengono all’uomo che ami.
La baci ancora una volta e ti separi di malavoglia da lei per lasciarla alle cure di Justin, e alla sua voce sorprendentemente intonata, perché la culli e la faccia addormentare al più presto. Perché per quanto tu sia letteralmente impazzito per quella bambina, è una settimana che non tocchi Justin e hai un feroce e consumante bisogno di farti la prima di una lunga serie della vostre sacrosante scopate.
Ti avvii verso il bagno per sciacquarti la faccia, tenendo le orecchie ben tese per sentirlo cantare, e torni a distenderti sul letto per ammirare quella che da qualche mese a questa parte – sempre ovviamente dopo quella di Justin nudo ed eccitato nel tuo letto – è diventata la tua immagine preferita: vedere l’uomo che ami che culla la piccola e perfetta eredità che ha lasciato al mondo è qualcosa che ti scalda dentro e ti lascia la sensazione di poter brillare della stessa luce che appartiene a quei due.
Osservi gli occhietti blu e vispi della piccola appesantirsi lentamente tra le cure amorevoli di suo padre, finché quegli abissi profondi non scompaiono sotto la pelle morbida delle piccole palpebre.
Già, perché lei è davvero piccola, minuscola rispetto a quello che ricordi essere stato il tuo Gus, ma è piena di vita e forte come un uragano, esattamente come il suo biondo padre; e proprio come con lui, nonostante quell’incontenibile senso di protezione che ti assale ogni volta che pensi a tutto lo schifo che avete dovuto prendere a calci, sai che anche lei saprà farsi valere. Sai che le insegnerete a lottare e salire in alto, proprio come avete fatto voi, per avere tutta la libertà di questo mondo, per essere felice e diventare esattamente ciò che desidera essere, senza che nessuno possa permettersi di scoraggiarla o impedirle di compiere il suo cammino.
Sai che sarà una “donna con le palle”, proprio come quella a cui si rifà il nome che hai personalmente scelto per lei...
«Si è addormentata?» domandi, quando lo vedi riporla nella sua culla super chic.
«Sembra di sì.» sussurra appena, allontanandosi lentamente, dopo aver soffiato l’ennesimo bacio nell’aria per lei. Ti raggiunge sul letto e si distende con te. «Ti ha fatto impazzire in questi giorni?»
«Non più di quanto l’hai fatto tu quando sei piombato qui.»
«Ehi, non dovevi mica cambiarmi i pannolini.» protesta e un sorriso sarcastico spunta sulle tue labbra.
«Be’...praticamente è solo quella la differenza.»
«Vaffanculo.» borbotta e ti sale cavalcioni, per prendere possesso delle tue labbra e mordicchiarle dispettosamente. «Sei proprio uno stronzo. Senza di me saresti stato perduto. Una vecchia checca single, apatica e pessimista.»
«Ehi, moccioso...piano con i complimenti.» gli dai una pacca sul sedere, ma dal modo sensuale in cui ti sorride capisci che non l’ha preso certo come un rimprovero. «E comunque rettifica. Sarei rimasto uno splendido single, incredibilmente brillante e spaventosamente sexy
«E paurosamente umile, aggiungerei anche.»
«L’umiltà è per i perdenti, Taylor. Chi conosce il proprio valore non si preoccupa certo di evitare di dirlo o mostrarlo.» ammicchi sicuro di te e lo vedi ridere, prima di poter godere dei suoi baci.
«Mi mancavano le sue perle, signor Kinney.» parla sulla tua bocca e prosegue a scendere sul mento e lungo il collo, con una lentezza così esasperante quanto eccitante.
«A me mancava il tuo culo.» pronunci con la voce cambiata dall’eccitazione e non resisti alla voglia di palpeggiarlo come Dio comanda. Senti la sua risata compiaciuta solleticarti la pelle e gli prendi il viso tra le mani per costringerlo a tornare su e farsi baciare come si deve. Vuoi sentire il suo sapore sulla tua lingua; vuoi entrare dentro di lui e godere della sensazione che ti da l’idea di essere una cosa sola con lui; vuoi decisamente recuperare il tempo perduto e niente e nessuno riuscirà a distoglierti dai tuoi intenti...niente e nessuno a parte i teneri gorgoglii di qualcuno che dovrebbe dormire, ma che è ancora fin troppo energica per lasciarvi concludere la notte in bellezza. «Chanel Taylor Kinney.» la chiami, pronunciando per intero il suo nome con un tono autoritario, mentre Justin nasconde la testa sul tuo petto esasperato. «Ti assicuro che me le pagherai tutte.» la minacci ancora, ma sembra non avere la minima intenzione di riaddormentarsi di colpo da sola. «Aspetta di essere un’adolescente con l’ormone impazzito, e una cintura di castità per dispetto non te la toglie nessuno!»
«Perché...hai intenzione di lasciarle fare sesso prima dei trent’anni?» ti chiede il tuo biondo artista, con un’espressione allarmata, mentre si alza e prende in braccio la bambina per scortarla fino al letto e distenderla al centro, in mezzo a voi due.
«Ti ricordo che la prima volta che mi hai schizzato sul copriletto, ti ho leccato il culo e ti ho scopato per bene...»
«E abbiamo fatto l'amore
Rotei gli occhi al cielo, fingendo di essere scocciato e concludi: «Comunque tu voglia chiamarlo, avevi diciassette anni.»
«E allora?»
«Non fare il padre palloso. Tanto se vuole scopare troverà comunque il modo. Non mi pare che il caro Craig Taylor l’abbia avuta vinta quando ha cercato di salvare il suo piccolo bambino innocente dal mostro porco e cattivo che l’ha condotto nell’antro della perdizione.» guardi la piccola che sgambetta allegramente e le fai il solletico sotto il mento con l’indice. Adori vederla ridere. «E poi perché dovremmo togliere a questo splendore le gioie e i privilegi del giocare con un bel cazzo duro?»
«Sei impossibile.»
«‘Impossibile’ cosa?» domandi con aria sorniona. «Impossibilmente bello, o sexy? Audace o impossibilmente unico, irripetibile e irresistibile?»
«Impossibile, punto.» replica acido lui e lo vedi aggrottare la fronte quando i suoi occhi si abbassano su vostra figlia. «E lei è più impossibile di te. Com’è che sul tuo letto di perdizione eterna e immoralismo si addormenta subito come un sasso, e nella sua cazzo di culla schifosamente costosa e firmata non ci vuol stare neanche a pagarla?»
Pieghi le labbra all’interno della bocca e scosti uno dei piccoli ciuffi di luce che le ricadono sulla fronte, per poi assumere un’espressione incerta. «Credi che sia un segno?»
«Un segno da interpretare come?» chiede Justin allarmato. «Che le piacciono i posti decisamente poco etici o che posso vivere la mia vita di padre tranquillo, senza che lei vada a scopare in giro, perché certe cose non saranno mai la sua priorità e la faranno addormentare?»
Inarchi le sopracciglia con scetticismo e rispondi: «Mi auguro per lei che non farà mai sesso soporifero!»
Lui sembra pensarci su un attimo e solleva le sopracciglia. «Sinceramente non so davvero cosa dovrei augurarmi...non ce la vedo proprio a fare...»
«Perché? Pensi che i tuoi ti ci vedessero a succhiare cazzi, a metterlo e prenderlo nel culo?» domandi e lui resta in silenzio per un attimo, per poi arricciare le labbra e negare, come se si sentisse un po’ a disagio nell’immaginare i suoi che a sua volta lo pensavano in certe situazioni. Probabilmente la cara Jennifer e quel mentecatto di suo padre neanche riuscirebbero lontanamente a realizzare quello che il loro bambino ha fatto e continuerà a fare. «Bene, allora caro papà Taylor, mettiti l’anima in pace e quando sarà il momento insegna a tua figlia a usare sempre il preservativo, e a fare i tuoi pompini da urlo.»
«E se diventa lesbica?»
«Scordatelo.» rispondi schifato al solo pensiero. «Non permetterò mai che mia figlia diventi una camionista leccaciuffe! La signorina qui presente conoscerà Armani, Gucci, Prada, Fendi...e ovviamente la donna da cui ha ereditato il nome. Avrà un occhio di riguardo per l’arte, un’ovvia infarinatura sul business e, quant’è vero che noi siamo froci, le piacerà il cazzo.» le lanci un’occhiata amorevole e la senti biascicare qualcosa di inarticolato nel sonno, come se l’avesse realmente compreso.
«Secondo te capisce già quello che diciamo? O almeno ne avrà memoria?»
«Non so.» rispondi e sorridi. «Ma se è così, è certo che la prima cosa che imparerà a dire non sarà ‘papà’, ma qualcosa come ‘girati’, o ‘ancora’...seguiti da un delizioso ansimare.»
Justin ridacchia e si protende con attenzione per baciarti. «Signor Kinney, lei mi sconvolge!»
«Aspetta solo che qualcuno impari a dormire nella sua culla, perché giuro che riuscirò a farla dormire lì, e poi vedrai...»
«Qualcosa mi dice che sarà come quando volevi farmi dormire sul divano.» ti sorride, e non puoi fare a meno di ricambiare. Se la piccola Taylor ha preso anche la tenacia dal padre, sai di aver già perso in pazienza. Justin ha sempre saputo come ottenere ciò che voleva e, se Chanel è come lui, dovrete dire addio per un po’ al tuo comodo letto e spostarvi in qualsiasi altra superficie piana – orizzontale, verticale o diagonale che sia – su cui poter dar sfogo liberamente ai vostri istinti sessuali.
Sospiri e le accarezzi una guancia morbida e incredibilmente paffuta, così tonda da istigare la voglia di morderla, e sollevi lo sguardo sottecchi per ammirare anche l’espressione assorta di Justin, mentre veglia sul sonno di sua figlia.
Da quando ha invaso la vostra vita avete dovuto adattare e plasmare le vostre abitudini sui suoi desideri, eppure non c’è niente che rimpiangi, se lo paragoni alla sensazione che riesce a darti un suo minuscolo gesto, un sorriso, o la felicità che puoi scorgere sul volto della persona che ami. Non c’è assolutamente niente che rivorresti della tua vecchia vita, se questo significa rinunciare a lei e a quello che sa darvi.
Pieghi le labbra in un lieve sorriso e ti lasci ricadere con la testa sul cuscino, fingendo rassegnazione. «Per stasera, niente sesso.» borbotti contrariato. «Ma alla prima occasione ti assicuro che mi pregherai di smettere.»
Justin ti sorride e si distende a sua volta. «Lo so, lo so.» risponde sincero, chiudendo gli occhi. «E non vedo l’ora.» la sua voce si riduce a un sussurro e capisci che deve essere davvero distrutto.
Sposti il gomito piegato sotto la testa, in modo da poterli guardare meglio e vegliare su di loro mentre riposano; perché ami farlo...ami osservare ogni più piccolo particolare di loro e t’incanti nel movimento dei loro respiri.
Il vecchio te direbbe sicuramente che non c’è cosa più patetica di questa, ma la persona che sei diventato accanto a Justin non ha alcun rimorso o rimpianto, e sa bene che niente e nessuno è fortunato quanto te da avere due piccole stelle luminose che dormono nel suo letto.


...How wonderful life is, while you're in the world.” 

Note dell’autrice

Lo so, penserete che sono matta e stressante a pubblicare una raccolta di OS quando ho già una long avviata, ma non ho potuto farne a meno perché, come ho spiegato nell’anteprima - o quel che è - il mio cervellino continua a produrre incessantemente momenti Britin e alcuni di questi non posso inserirli nella long per motivi di trama...perciò, questa era l’unica soluzione. XD 
Riguardo a questa OS particolarmente fluffleggiante...forse anche troppo, è nata perché girovagando sul web mi sono imbattuta in un
’immagine - forse era un disegno - in cui era raffigurato Brian che teneva in braccio un neonato, affiancato da Justin. 
Fermarmi a quel punto è stato impossibile e mi sarebbe piaciuto mostrarvi la foto a cui mi riferisco - e che forse qualcuno avrà già visto - ma non sono riuscita ancora a trovarla. Se mai la dovessi ritrovare la posterò in seguito! 
È un po
’ campata in aria come OS, ma spero vi sia piaciuta comunque. 

Un grazie a chiunque l’abbia letta e a chi avrà voglia di recensirla! 
Veronica.


   
 
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