Raiting:
Verde.
Timeline:
Molto Post 5x13.
*'*'*
“Smile”
[betato da Trappy]
Osservi
attentamente gli occhi scuri identici ai tuoi, nella forma e nel
colore, e quei lineamenti che sembrano fatti esattamente con lo
stesso tuo stampo, neanche stessi guardando una tua vecchia
fotografia, o uno specchio capace di ringiovanirti; ma quello davanti
a te non è né una foto né uno specchio...è “solo” tuo
figlio.
Il
tuo grande orgoglio, il tuo più bel successo.
Lo
vedi gonfiare le guance, con la tua stessa espressione scazzata:
quella di chi sembra essersi appena strappato il fegato e la milza
con le mani, per ammettere prima con se stesso, poi a voce
alta, qualcosa che mai avrebbe voluto dire neanche sotto le peggiori
torture medievali.
E,
probabilmente, la tua espressione stupita per quello che le tue
orecchie hanno appena sentito non deve certo aiutarlo. «Credo
di non aver sentito bene.» borbotti, e lui ti lancia un’occhiata
degna di una delle tue migliori espressioni incazzose.
Piega
le labbra all’interno della bocca; e quasi ti salgono i brividi lungo
la schiena nel sentire il suo tono sprezzante e sfrontato, eco del
tuo. Sono ormai vent’anni che ti sbatte letteralmente in faccia
quanto sia identico
a te, ma ancora non ci hai fatto l’abitudine, e probabilmente mai ce
la farai. «Devo davvero ripeterlo?» sputa acido, assottigliando lo
sguardo.
«Stai
seriamente
parlando di te stesso?» chiedi scettico. «Cioè...sei sempre Gus
Kinney o una qualche cazzo di navicella spaziale ha pensato bene di
sfarfallare da queste parti per rapire mio
figlio
e appiopparmi un suo surrogato?»
«Cazzo,
pà! Ha ragione Ted!» sbotta nervoso. «Fai proprio schifo a tirare
su il morale! Meno male che sei troppo stronzo per fare del
volontariato, o le stime dei suicidi raggiungerebbero picchi mai
visti!»
«Ragazzino,
una cosa alla volta. Devo ancora digerire il fatto che mio
figlio sia etero!»
Gus solleva le sopracciglia con un’espressione scocciata e non riesci
a trattenere una smorfia. «Che cazzo ci troverai nel leccare
quella...cosa, non
lo capirò mai!»
«Tutti
non fanno che ripetermi quanto somiglio a te...qualcosa da mamma
dovevo pur ereditarla, no?»
«L’ho
sempre pensato che le leccaciuffe
avrebbero avuto una cattiva influenza su di te.»
«E
io lo sapevo di aver sbagliato padre
a cui chiedere.» borbotta, calcando bene la parola “padre”,
perché tu la percepisca chiaramente.
Lo
guardi fintamente offeso, tenendo a mezz’aria la tazzina di caffè,
per poi sorridere sornione. «E perché mai dovresti chiedere a lui?
Somigli a me, anzi somigliavi...»
rettifichi girando con sadismo il dito nella piaga, e lo vedi roteare
gli occhi.
«Non
è esatto. Somigliavo al vecchio
te.» controbatte, con quell’espressione spavalda che vorresti
prendere immediatamente a schiaffi, se solo non fosse un fottuto
controsenso, dato che...sì, anche
quella
è perfettamente uguale alla tua. «Mi pare che tu ti sia accasato da
un bel po’ nel tuo bel castello principesco, con il tuo maritino.
Ti ci vedo bene in pantofole e vestaglia, con gli occhialini calati
sul naso, mentre passi le serate a leggere il giornale vicino al
fuoco del camino...vecchio.»
Posi
la tazzina sul piattino per desistere dal lanciargliela contro.
Incroci le dita e fai buon viso a cattivo gioco. In fondo è ancora
solo un moccioso e ne ha di strada da fare prima di raggiungerti. «Si
da il caso che io non porti gli occhiali perché la mia vista è
ottima. Infatti
vedo benissimo quanto sei coglione.»
e uno a zero per Kinney Senior. «Seconda cosa, nel caso tu non te ne
sia accorto...e il motivo torna alla frase di prima, è quasi
estate, piccolo stronzetto...quindi non accendo proprio nessun cazzo
di fuoco in nessun cazzo di camino. E terzo, tuo padre e l’altro
tuo
padre, hanno decisamente di meglio da fare che leggere il giornale in
pantofole e vestaglia.»
«Cosa?
Giocare a bridge?»
«Scopare,
piccolo
mocciosetto impudente.» gli sorridi sprezzante. «Quello che presto
non farai più tu, perché ti sei...Dio, potrei vomitare solo a
tentare di pronunciarlo.»
«Non
la conosci neanche!» scatta sulla difensiva; e ora sì, che ti
vengono i brividi. Questa non è una tua eredità...questo è tipico
dell’altro padre
di Gus. Appartiene a lui un vizio simile, ed è a lui che devi il
fatto che tuo figlio sia meno ottuso e cieco di te per quanto
riguarda i sentimenti e l’amore.
D’altronde,
però, è anche vero che a lui è stato insegnato ad amare fin dalla
nascita, perché circondato da una vera
famiglia.
Tu l’hai imparato dopo i
ventinove anni.
«E
spero anche di non farlo!» ribatti comunque stranito, al limite
dello scioccato, dopo esser ufficialmente tornato ad avere qualche
dubbio sulle proprietà nocive e letali dell’amore sulla gente.
Un
giorno tuo figlio ti fa gongolare come un pazzo perché sai che scopa
ovunque, senza legami e stronzate al seguito, perfetto lascito della
tua vecchia e cara filosofia “Io non credo nell'amore, credo nelle
scopate”, seppur lo faccia nel mondo etero...e il giorno dopo
finisce col presentarsi da te con una faccia da funerale e ti chiede
come tirarsi fuori dal pantano in cui si è andato ad infilare.
Proprio un bell’affare!
«Ti
sei innamorato anche tu, mi pare!» replica, e pronuncia proprio
quella dannata parolina che non avresti voluto mai sentirgli dire...non a vent’anni almeno!
“Innamorato”. Tuo figlio, Gus Kinney, si è fatto fregare come un
fesso. Ne sei sempre più convinto...l’amore porta guai.
«E hai smesso da un bel po’ di scopare qualsiasi cosa ti capiti a
tiro!»
Inarchi
le sopracciglia e scandisci: «Si da il caso che io abbia
quarantanove anni.»
«Cinquanta.»
rettifica lui; e potresti giurare di averci sentito una lieve nota di
soddisfazione nella sua voce.
«Quarantanove.
Ancora per qualche mese.» puntualizzi contrariato. «E, comunque,
avevo molti
più anni di te quando mi sono dato alla monogamia.»
«Solo
perché avevi ‘molti
più anni di me’
quando hai incontrato Justin.»
ti accusa prontamente, e mai come adesso hai detestato questo suo
esserti così simile anche nei modi di fare. Gus, come te, vuole
sempre avere l’ultima parola.
«Non
credo proprio.» rispondi deciso, anche se dentro il dubbio resta.
Chissà
se sarebbe davvero andata diversamente; se saresti davvero riuscito a
resistere a quei capelli troppo biondi, ai suoi occhi profondamente
blu e ai suoi modi di fare che fin dalla prima volta ti hanno
attratto come una calamita.
Ti
concedi un lieve sorriso e ogni congettura ti abbandona, mentre nella
tua testa si fa strada la consapevolezza che, a dispetto di tutti i
“se” o i “ma”, ne sei certo, il tuo presente non potrebbe
essere più felice.
E
come se esistesse ancora quella strana fatalità che ha aleggiato
intorno a te fino a farti uscire dal Babylon al momento giusto in
quella notte di tanti anni fa – né un secondo di più, né un
misero secondo di meno – e che ti ha fatto incrociare gli occhi
dell’uomo che ami, anche adesso senti qualcosa che si stringe
piacevolmente nel petto, e sai esattamente da quale parte voltarti
per vederlo arrivare.
Non
sai ancora come ci riesce – dopo tutti questi anni insieme resta
sempre uno dei suoi misteri – ma ha l’assurda capacità di far
sentire al tuo cuore la sua presenza.
E
infatti è là, dall’altra parte della strada, che si guarda
oziosamente intorno prima di attraversare; e ti sorride non appena si
accorge del tuo sguardo, illuminando qualsiasi cosa intorno a sé.
Ti
perdi ad ammirarlo, con una lieve punta d’invidia nel constatare che
nonostante il tempo sia passato anche per lui – e che il “tre-zero”
l’ha già superato da parecchi anni, ormai – mantiene sempre quella
sua tipica aria di ragazzino sognante, e continua a indossare
perfettamente i suoi vecchi e adorati jeans sformati, in piena linea
con quella che trovi essere la sua terribilmente eccitante essenza
d’artista.
Non
riesci a non sorridere più apertamente quando i tuoi occhi notano le
scarpe da ginnastica malmesse, e ridacchi nel vedere che continua a
portarsi appresso quella vecchia tracolla – cimelio della sua
trapassata frequentazione dell’accademia delle belle arti – quando con tutti i soldi
che ha guadagnato in questi anni, potrebbe comprarsene a migliaia in
pelle umana...o pagarsi direttamente uno schiavetto che la porti per lui.
Ma
è anche per questo che lo ami.
Lo
ami per come si ostina a rimanere con i piedi per terra – pur
dipingendo sempre e solo quello che gli va, come e quando gli va –
quando tutti al suo posto sarebbero volati altezzosi chissà dove; lo
ami per come non
ti da ascolto, quando cerchi di convincerlo a indossare un vestito
formale a una delle sue importanti personali e lui ti guarda
scettico, mentre s’infila un’anonima camicia bianca e un paio di
pantaloni a caso...ma soprattutto lo ami per quegli sguardi carichi
di tensione sessuale che ancora intercorrono tra di voi e che
sembrano non volersi placare mai.
Lo
ami perché semplicemente sai che non ne avrai mai
abbastanza
di lui.
«Buongiorno
famiglia Kinney.» vi canzona, e come sempre dà un buffetto a Gus e
un bacio a fior di labbra a te. La regola è: “niente porcherie
davanti al bimbo”, anche se il bimbo
in questione ha già passato da un bel pezzo la fase di api, fiori,
cavoli e cicogne e scopa qualsiasi sciocca ragazzina carina che cade
ai suoi piedi...o meglio, lo faceva prima del fattaccio;
e anche se tu non ti faresti certo problemi a scoparti il tuo biondo marito sul tavolino
del bar.
«Pà...»
lo chiama Gus facendoti sorridere. Hai sempre adorato, fin dalla
prima volta in cui l’ha fatto, che si riferisse così a Justin...anche se, ovviamente,
non gliel’hai mai detto e mai
uscirà dalle tue labbra. Sei innamorato, sposato, monogamo e con una
vera famiglia, ma hai ancora un po’ di dignità da mantenere e il tuo
famoso orgoglio! «Grazie a Dio che sei arrivato, perché il padre
biologico è
pressoché inutile.»
«Cosa
ti detto questo essere gelido senza cuore?» gli risponde la tua
dolce metà, con un sorrisetto insolente.
«Semmai
cosa lui ha
detto a me.»
borbotti. «Sta cercando di farti restare vedovo prima del previsto.»
Justin passa gli occhi da te a tuo figlio, visibilmente confuso, e ti
decidi a pronunciare quelle tre parole che, messe secondo un filo
logico e riferite al sangue del tuo sangue, ti fanno accapponare la
pelle. «Si è innamorato.»
Gli
occhi blu di tuo marito guizzano sorpresi verso tuo figlio e ti
accomodi meglio nella sedia, con una gamba accavallata, pronto a
goderti la crociata in cui sicuramente
Justin
si lancerà per farlo rinsavire, spiegandogli quanto è importante
che alla sua età si diverta e che continui a scopare in giro come ha
fatto fino all’arrivo della guastafeste
in
questione. Accenni un sorriso compiaciuto nell’attesa, ma quello che
le tue orecchie odono, non è esattamente
quello che ti aspettavi: «Davvero?» domanda sorpreso. «Ma è
fantastico! Allora, chi è?»
«No,
no, no.» intervieni allarmato. «È...cosa?»
«Tuo
figlio è innamorato. Non sei contento?»
«Ma
ha solo vent’anni, Cristo Santo!»
Gus
e Justin sbattono più volte le palpebre in silenzio, per poi
scambiarsi una strana e poco rassicurante occhiata d’intesa.
«Brian...» ti chiama il tuo “caro” artista fedifrago, con un
sospiro calmo e quell’aria che assume ogni volta che sembra dover
spiegare a un bambino perché non può mangiare il dolce prima di
cena. «Non ti ha detto che vuole arruolarsi e partire per la guerra,
o farsi un viaggetto sulla luna. È
solo innamorato,
come tanti ragazzi della sua età.»
«Ma...»
tenti di protestare, quando l’odioso trillo del telefono di Gus
t’interrompe, e ti basta un attimo per capire che è Lei,
dal modo in cui un sorrisetto va a increspargli le labbra e da come
farfuglia scuse per andarsene.
«Io
dovrei...»
«Va’ pure.» gli strizza l’occhio Justin. «Bado io al vecchietto. Ti
chiamerò in caso di ictus o infarti!»
«Ottimo,
incoraggialo pure.» mormori stizzito, ripromettendoti dentro di te
che questa non gliela passerai poi tanto liscia. Peccato che ogni
punizione che balena nel tuo cervello prenda velocemente le sembianze
di qualche giochetto erotico.
«Pà,
ma almeno lo Stato te lo da un sussidio come badante?» ti sfotte
apertamente il tuo caro pargolo, e le tue labbra si piegano in un
sorriso tirato, molto poco amichevole.
«Poppante,
vedi di fare poco il simpatico, o sarà la tua...» sgrani gli occhi
in una smorfia disgustata e continui: «...che Dio ce ne scampi,
fidanzatina,
a farti da badante...perché sarai costretto a succhiare pappine con
la cannuccia per il resto dei tuoi giorni!»
«Vorrà
dire che ti farò compagnia.» risponde ironico, e tu inarchi le
sopracciglia.
«Hai
cinque secondi per sparire da qui, prima che ti prenda a calci nel
culo!»
«Buona
giornata, papino.»
«Anche
a te, stronzetto.»
mormori e segui la sua figura con un sorriso sulle labbra e, senza
neanche rendertene conto, uno sguardo carico d’amore condito da un
pizzico d’apprensione.
«Tranquillo
gelosone,
il suo eroe resti sempre tu e nessuna ragazzina ti ruberà il posto.»
commenta immediatamente Justin. Sai che a lui non puoi nascondere
proprio niente, ma a volte proprio non vorresti che riuscisse a
leggere così bene dentro di te. Hai ancora una reputazione da
mantenere, dannazione!
«E
chi ti dice che sono geloso? Di mio
figlio, poi!» ti fingi
stranito, ma dal sorriso splendente che si apre sul suo viso capisci
che la tua recita non ha funzionato affatto. Decide comunque di
risparmiarti l’imbarazzo di fartelo notare e si limita a protendersi
verso di te e regalarti quello che – finalmente! – è un vero
bacio.
A
malincuore separi le labbra dalle sue, quando entrambi capite che,
con quell’impeto, non avreste neanche raggiunto casa prima di darvi
alla pazza gioia, e uscite dal bar per incamminarvi verso la tua
auto.
Tiri
fuori il telecomando dalla tasca e fai per aprire la portiera, quando
– guidati da chissà cosa – i tuoi occhi si posano in un punto a
caso e riconoscono una figura molto
familiare.
Gus
è all’angolo della strada e sorride in un modo che mai gli avevi
visto fare, con lo sguardo puntato ad incrociare quello di un’altra
persona.
Ed
è lì che senti una stretta al cuore, ma non è tristezza, né
gelosia. Solo un po’ di ironica e dolce malinconia, nel vedere che
l’espressione innamorata di tuo figlio è rivolta verso una chioma
bionda e lucente, che incornicia un viso giovane dalla pelle lattea,
ornato da grandi iridi blu e da un sorriso splendido.
«Sembra
che abbia ereditato anche una certa passione
da te.» ridacchia Justin, scoccandoti un’occhiata sorniona, prima di
salire in macchina.
Lo
segui sistemandoti al posto del guidatore e, attraverso il
finestrino, guardi ancora una volta il tuo bambino
che ride felice. «Tipo cosa?» domandi con fare vago e tuo marito
scuote la testa rassegnato. «Moda, droga, alcool o sesso?» lui
rotea gli occhi e corre a imprigionare le tue labbra con le sue.
È
un attimo quello successivo, in cui i vostri occhi si fissano e
sembrano volersi fondere, come avete sempre cercato di fare voi due
del resto, nel divampante bisogno di stare vicini, insieme.
Lo
vedi sorridere raggiante e, come se fosse tutto parte di uno stesso
meccanismo, anche la tua bocca si distende armoniosa; e in quel
preciso istante capisci che il sorriso che hai visto su tuo figlio
non ti era poi così sconosciuto.
Anche
quello l’ha ereditato da te. Anche quello, come te, ha saputo
mostrarlo al mondo quando ha davvero imparato ad amare.
Note dell’autrice:
L’altra volta era stata un’immaginaria
figlia di Justin e Brian, stavolta non poteva che essere una OS su uno dei
personaggi che più adoro: Gus...anche se non è più
il piccolo bambino innocente! XD
Altra OS molto fluffleggiante...ma
che ci devo fare, amo così tanto i cari "Britin" che in qualche
modo mi devo sfogare...e, visto che domani me ne volo in Grecia, ho pensato di
salutarvi con un altro piccolo parto della mia mente malata!
Spero vi sia piaciuto!
Ringrazio tutti coloro che hanno letto la scorsa OS e coloro che hanno commentato! GRAZIE!
Vi auguro nuovamente BUONE VACANZE e a presto!
Un bacio,
Veronica.