~Un
Particolare In Più~
Capitolo XL
Una serata pericolosa
{parte #1}
Alexis
Lily Potter era di fronte al proprio armadio, con in viso
un’espressione
veramente corrucciata. Fece scorrere lo sguardo sui capi intimi riposti
sul
ripiano di mezzo, poi sospirò.
Non aveva la più pallida
idea di cosa indossare.
Possibile che dovesse
farsi degli sciocchi problemi anche per un semplice pigiama?
Ah, le donne.
Infilò
le mani nell’armadio e ne tirò fuori una camicia
da notte blu, con le
bretelline in seta azzurra e un ricamo delicato sulla gonna che,
tirando le
somme, sarebbe arrivata a coprirle al massimo metà cosce.
No, era da escludere,
decisamente.
La
ripose sullo scaffale e prese un pigiama: era bianco, ma aveva delle buffissime puffole pigmee rosa a
decorare i pantaloni, mentre una enorme occupava tutto il davanti della
maglietta. Arrossì immediatamente, al pensiero di quello che
Draco avrebbe
potuto dire vedendola indossare un capo del genere: l’avrebbe
presa in giro a
vita, se lo sentiva!
Scosse
la testa, decisa, e lo ripose nell’armadio, nascondendolo
sotto altri vestiti.
Oh, ma perché adesso
doveva essere difficile anche scegliere cosa mettere ad un pigiama
party?
L’amore ha sempre uno
strano effetto sulle persone e su di lei aveva un ascendente davvero
esagerato:
non voleva che Malfoy la vedesse vestita come una bambina di dieci
anni!
Desiderava, invece, con un certo imbarazzo che cercava di arginare, che
la
trovasse attraente anche di notte.
Sospirò
e si lasciò cadere a peso morto contro un’anta
dell’armadio, mentre lanciava
un’occhiata furtiva a quello di Diamond: peccato che la
ragazza, per dormire,
indossasse solo magliette extra-large.
Disperata,
cominciò a prendere a testate l’anta, gli occhi
chiusi.
Si sentiva davvero
stupida in quel momento, ma non poteva farci nulla!
Dov’era Blaise, quando
le serviva?
Frugò
nel suo armadio per almeno un’altra mezz’ora e alla
fine riuscì a trovare
qualcosa di decente: era un pigiama semplice, interamente verde acqua,
con
pantaloni larghi e una camicia che si abbottonava sul davanti.
Per lo meno, considerò
sconsolata, non c’erano puffole
pigmee da nessuna parte.
Lasciò
scivolare l’asciugamano che teneva intorno al corpo e si
infilò le mutandine e
il reggiseno, dal momento che era nuda, perché appena uscita
dalla doccia.
Stava per infilarsi la maglia, quando la porta della camera si
aprì.
Pensando
fosse Diamond che veniva a prepararsi, neanche si voltò.
-
‘Sera. - la salutò, ancora un po’
imbronciata per la loro conversazione di quel
pomeriggio.
Ma la voce che le
rispose, non era affatto quella della Cherin, e le fece immediatamente
saltare
il cuore in gola.
-
Però, che spettacolo. Devo dire che hai proprio un
bel…-
-
Draco! - lo riprese, prima che potesse concludere, mentre si voltava a
fronteggiarlo, rossa in viso per la vergogna.
Il
ragazzo, poggiato contro la porta che si era chiuso alle spalle, aveva
sul viso
proprio un’espressione di bronzo, con un ghigno spavaldo
sulle labbra e gli
occhi grigi carichi di brama.
Occhi che, come sempre,
la bruciavano da dentro.
-
Buonasera, amore. - la
salutò
sfacciato, squadrandola da capo a piedi.
Alexis
si strinse come meglio poteva nella camicia del pigiama, affrettandosi
a
chiudere i bottoni; fortunatamente, lei era piuttosto bassina, quindi
la maglia
arrivava a coprirle le parti intime, una volta aggiustata. Comunque, si
affrettò ad indossare i pantaloni.
-
Che…Che diavolo ci fai qui?! - sbottò poi, ancora
imbarazzata.
Draco
storse le labbra in una smorfia.
-
Ma che bella accoglienza…- rimbrottò risentito,
avvicinandolesi di un passo.
Indossava
un bel pigiama in seta nera, che contrastava in modo sublime con il suo
incarnato niveo e lo faceva somigliare ad un dio
dell’eleganza.
-
Comunque, ero solo venuto a controllare che cosa avevi intenzione di
indossare.
- aggiunse, facendo un altro passo verso di lei e squadrandola con
un’occhiata
critica, che la mise subito in imbarazzo.
-
Beh, qui ad Hogwarts dovrebbero proprio mettere delle misure di
sicurezza. -
borbottò lei, stringendosi le braccia al petto - Non
è normale che un ragazzo
possa entrare tanto facilmente nel dormitorio femminile. -
Draco
fermò la sua osservazione bramosa e le rivolse uno sguardo
sorpreso.
Poi,
inaspettatamente, scoppiò a ridere.
La sua risata, come
sempre, la accarezzò come una brezza invernale e piacevole,
che la fece
rabbrividire appena.
Di piacere.
Alexis
corrugò la fronte.
-
Che ho detto di così divertente? - lo rimbeccò
piccata - Scusa tanto se vorrei
un po’ di privacy femminile. -
-
Le misure di sicurezza ci sono. - la informò lui, divertito
- Solo che io so
come aggirarle. -
Quelle
ultime parole gliele aveva sussurrate sulle labbra, perché
si era avvicinato
con una mossa fulminea e l’aveva sovrastata, costringendola a
premere la
schiena contro l’anta dell’armadio.
Alexis
lo guardò dal basso, gli occhi di smeraldo che brillavano
emozionati, le gote
rosse e il respiro accelerato, come ogni volta che lui le era tanto
vicino.
Draco
poteva sentire il suo fiato delicato sfiorargli le labbra, che si
inumidì con
la punta della lingua, solo per poter assaporare meglio i brividi che
quel
respiro fresco sapeva procurargli.
La
osservò per qualche silenzioso minuto ed entrambi rimasero
semplicemente ad
ascoltarsi respirare; poi, lenti, gli occhi di lui si posarono sulla
scollatura
della camicia del suo pigiama, che lasciava rivelare la pelle bianca e
candida
del seno, coperto dal reggipetto nero che riusciva ad intravedere sotto
la
stoffa verde acqua.
Deglutì
e tornò a guardarla negli occhi, prima di chinarsi
lentamente e sfiorarle le
labbra con un bacio morbido; scese poi a lambirle l’angolo
della bocca, la
mascella e il collo, che torturò delicatamente.
-
Draco…?- sospirò lei, socchiudendo gli occhi,
mentre il ragazzo scendeva ora a
baciarle la pelle del seno lasciata scoperta - Draco…non
possiamo…noi…- mormorò
lei, con poca convinzione.
Malfoy
sbuffò contrariato e il suo respiro fresco andò a
posarsi esattamente nel punto
umido dove l’aveva baciata poco prima, sostituendo una
carezza gelida, dove
prima si stavano consumando delle fiamme divoratrici, che la fece
rabbrividire
di nuovo.
-
Il pigiama…- lo sentì mormorare, con ancora il
capo chinato.
Alexis
piegò il viso su di un lato, ancora schiacciata tra il corpo
di Draco e
l’armadio.
Sentiva
le guance pizzicare di rossore.
-
Toglitelo. - aggiunse lui, autoritario, facendola quasi sobbalzare.
Fu sicura di strozzarsi
definitivamente con il suo cuore, che le era finito in gola.
-
Che…?! - se ne uscì, con una vocina acuta, gli
occhi spalancati e le guance
ancora più rosse.
Draco
prese un profondo respiro, come se cercasse di calmarsi, poi
indietreggiò di un
passo, senza tuttavia allontanare le mani dall’armadio, in
modo tale che le sue
braccia, distese, la tenessero prigioniera.
-
Togliti questo pigiama. - le ordinò di nuovo, senza
guardarla - Non puoi venire
alla festa vestita così, ti si vede tutto! -
sentenziò e nella sua voce passò
chiara una nota di fitta gelosia controllata.
Alexis
corrugò la fronte, poi sbatté le palpebre,
confusa.
Quando
comprese, si diede mentalmente della sciocca.
Ma certo, intendeva
“toglitelo” in quel senso!
Non nel senso che aveva
creduto lei!
Si
sentì arrossire ancora di più, a quella scoperta,
mentre abbassava lo sguardo,
ora veramente imbarazzata.
-
Ma…veramente io…questo…credevo che
fosse adatto, insomma…- balbettò nervosa,
portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. -
E’ così…insipido…e
credevo che tu…che non ti sarei piaciuta, perché
è troppo semplice…ma io volevo
che tu…mi trovassi…carina, anche
così…-
Draco
alzò il viso di scatto e i suoi luminosi occhi
d’argento la inchiodarono sul
posto: aveva un’espressione strana sul viso e sembrava
quasi…imbarazzato?
Possibile?
La
fissò per qualche istante, senza dire nulla: Alexis appariva
così fragile e
deliziosa, che gli era difficile mantenere il controllo delle sue
emozioni; con
i capelli sparpagliati sulle spalle, le guance rosse, lo sguardo
tremante
d’imbarazzo e…
-
MALEDIZIONE! - tuonò all’improvviso, facendola
trasalire di nuovo; sbatté il
palmo aperto sull’anta dell’armadio, vicino al viso
di lei, che trattenne il
fiato, spaventata. - Dio, io non ti trovo solo carina! Per me sei eccitante qualsiasi cosa indossi,
dannazione! - ammise, arrabbiato con se stesso, mentre chinava il capo
e lo
scuoteva freneticamente, cercando di respirare lentamente per calmarsi.
Alexis
lo fissò con la bocca spalancata.
Le sue parole l’avevano
investita in pieno e il cuore aveva cominciato immediatamente a
martellarle nel
petto, tanto violentemente da assordarla.
Non
lo aveva mai visto così…impacciato.
L’amore rende tutti un
po’ diversi e sa confondere come nessun’altra cosa
al mondo.
Sorrise,
intenerita, e sollevò una mano per accarezzargli una guancia
e costringerlo a
sollevare il viso: Draco aveva adesso le gote appena rosate
d’imbarazzo e la
cosa le procurò una dura scossa al cuore, che quasi le tolse
il respiro.
-
Se vuoi…ho un altro pigiama… - mormorò
piano, guardandolo con un sorriso.
Draco
non le rispose e si limitò ad indietreggiare, per lasciarle
di nuovo la
possibilità di muoversi e per tentare anche di calmarsi.
Quella ragazza era in
grado di farlo veramente uscire fuori di testa.
Alexis
si voltò e frugò nell’armadio, per poi
tirare fuori il pigiama con le puffole pigmee,
che si strinse al petto
imbarazzata.
-
Non ridere. - aggiunse poi, mentre glielo mostrava.
Lo
sguardo di Draco si fece serio, mentre osservava le piccole decorazioni
rosa su
quel pigiama che, in effetti, di sexy non aveva nulla.
L’espressione
tesa che gli aveva solcato il viso sparì immediatamente,
mentre un ghigno
sfrontato si faceva largo sulle sue labbra. Fece per ridacchiare, ma
lei lo
fulminò con lo sguardo, stringendosi nuovamente
l’indumento contro il petto.
-
Non ridere! - lo ammonì di nuovo, impacciata.
Draco
le sorrise e le si avvicinò, sfiorandole il viso con una
carezza.
-
D’accordo. Stavo solo pensando che è
davvero…adorabile. -
sussurrò poi, chinandosi per sfiorarle le labbra con
un nuovo bacio – E che solo io potrei fare pensieri
poco…casti su di te anche
con quello indosso. - aggiunse, mentre le
puntava l’indice sulla fronte e spingeva appena, facendola
arrossire ancora di
più.
Alexis
lo guardò dal basso con un sorrisino appena, ancora nervosa,
poi scosse la
testa e sospirò.
-
Poi dì che non ti amo abbastanza. – lo
accusò lei, facendogli una linguaccia.
-
Chi l’ha mai detto? - si difese lui con un sorrisino, alzando
le mani.
Alexis
scosse di nuovo la testa, a metà tra l’esasperato
e il divertito, poi cominciò
a sbottonarsi la camicia.
Gli
occhi di Draco si allargarono di nuovo, bramosi, mentre contraeva la
mascella,
tanto da farsi male.
-
No. - la bloccò, mettendo una mano in avanti –
Va’ in bagno, ti prego. Non puoi
chiedermi di guardarti mentre ti
spogli e poi pretendere che non ti faccia nulla! -
I
corridoi di Hogwarts, di notte, erano decisamente spaventosi.
C’era
un silenzio tetro, che metteva addosso veramente un’ansia
terribile.
Senza
contare le ombre, che sembravano guardarti da ogni angolo oscuro,
pronte a
balzarti addosso e ad inghiottirti nelle loro tenebre.
La
quiete che si respirava nel buio era qualcosa di veramente…
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!-
Un
urlo squarciò il silenzio, subito seguito da una serie di
strani rumori e voci
soffocate.
-
Sssssssh! Zitte, brutte cretine, volete forse che ci scoprano?! -
Blaise
Zabini si era appena voltato verso Pansy Parkinson e il suo gruppetto
di
amiche, che adesso, tutte rannicchiate in un angolo, tappavano la bocca
ad una
biondina, colei che aveva urlato. Scossero la testa tutte in
contemporanea, con
aria colpevole, mentre il moro rifilava loro un’occhiataccia
dietro l’altra e
masticava insulti tra i denti.
-
Ma c’era un ragno enorme…- pigolò la
biondina, meritandosi altre occhiatacce
infastidite.
Alexis
lanciò uno sguardo di sottecchi a Draco, che scosse la
testa, mentre le cingeva
il fianco e la guidava nell’oscurità.
Sembrava essere a suo
agio, mentre si muoveva nelle ombre.
-
Coccatrici del cavolo…-
sentirono
Blaise sibilare, mentre si rimetteva a capo di quel gruppetto male
assortito.
C’erano
Pansy Parkinson, con le sue amichette e Diamond; poi c’erano
loro tre, Theodore
Nott e qualche altro Serpeverde, di cui però Alexis non
avrebbe saputo dire il
nome.
Sentendo
quell’insulto, le venne da ridacchiare, ma Draco le premette
una mano sulla
bocca, costringendola a tacere; poi si portò
l’indice alle labbra e scosse
lentamente la testa, prima di chinare appena il capo.
-
Non vorrai mica attirarti le ire di Blaise, vero? - le
sussurrò nell’orecchio,
lanciando poi un’occhiata obliqua all’amico -
Ultimamente è piuttosto
nervosetto.-
-
Guarda che ti ho sentito! - sibilò Zabini, voltandosi per
fulminarlo.
Draco
si limitò a fare una smorfia, poi strinse di nuovo Alexis e
le rivolse
un’occhiata, come a dire “te
l’avevo
detto.”
Questa volta, Alexis dovette
premersi da sola la mano sulla bocca, per impedire al suo ridacchiare
di
riempire il silenzio.
E
fu in totale silenzio - per la gioia di Blaise - che percorsero il
resto della
strada che li separava dalla Sala Comune di Corvonero. Si ritrovarono
davanti
alla sua porta, di un nero lucido; il corvo argentato -
l’unica decorazione
presente - aprì il suo becco di metallo ed emise un
gracchio, dopo recitò il
suo indovinello.
- Quattro lettere: anche
se è piena non trabocca mai. -
Per
entrare nella Sala Comune di Corvonero dovevano rispondere a
quell’indovinello
ma, si sa, le serpi privilegiavano per astuzia, non proprio per
intelligenza.
-
Bocca! - se ne uscì una del gruppo di Pansy, con voce
stridula e decisamente
troppo alta per i gusti di Zabini.
-
Parola d’ordine sbagliata! - gracchiò
il corvo, senza aprire la porta. - Quattro
lettere: anche se è piena non trabocca mai. -
ripetè poi.
Blaise
si voltò a guardare la biondina - sempre lei, ma che aveva
fatto di male per
meritarsela!? - e la fulminò con lo sguardo.
-
Ha detto quattro lettere! - le sibilò furioso e lei si
rintanò dietro la
Parkinson, che sbuffò.
-
Che ne dite di…voce? - provò Diamond, piegando il
capo per poter osservare,
oltre la figura di Zabini, la reazione del corvo.
- Parola d’ordine sbagliata!
- disse
ancora il corvo e tutti si ritrovarono a sospirare.
Certo che le Untouchable Ravens potevano anche fornirgli la soluzione
giusta in qualche modo, per tutti i dannati Grifondoro!
-
Quattro lettere: anch…-
-
Sì, abbiamo capito! - abbaiò Zabini, con i nervi
a fiori di pelle.
Draco
sbuffò una risatina, che costrinse Blaise a voltarsi per
lanciargli
un’occhiataccia.
-
Lo trovi divertente? - soffiò, stanco - Invece di ridere,
spremiti le meningi!
-
Malfoy
alzò gli occhi al cielo e non smise nemmeno per un secondo
di sorridere
sornione.
Alexis
ci rimuginò sopra per qualche istante, fissando il corvo
concentrata.
Anche se è piena non
trabocca mai.
Che cos’era piena e non
poteva traboccare?
Piena…
Ma certo!
Si
illuminò in un sorriso e fece per rispondere, ma fu
un’altra la voce che la
precedette e che fornì la giusta risposta.
- La luna. –
Il
corvo gracchiò ancora, ma questa volta non aggiunse nulla e
un debole click di
una maniglia inesistente fece intendere loro che la porta era stata
aperta.
Tutti
si voltarono verso la voce proveniente dalla loro destra, ma solo
Alexis era
riuscita a riconoscere immediatamente a chi appartenesse.
Dalle
ombre fuoriuscì la figura elegante di Luis Cabrisk: i
capelli sciolti gli
ondulavano sulle spalle, ricadendo appena a coprire gli occhi attenti;
indossava un pigiama blu, che metteva in risalto lo sguardo.
-
Luis! – esclamò Alexis con un sorriso luminoso,
senza riuscire a contenersi.
Non c’è neanche bisogno
di dire che scatenò il putiferio.
Mentre
il Grifondoro le sorrideva con dolcezza, Draco fu costretto a
trattenere una
specie di ringhio, che uscì fuori sotto forma di sbuffo,
mentre la stringeva a
sé possessivo, e Blaise si voltò a lanciarle
un’occhiataccia, mentre si portava
l’indice alle labbra.
-
Ssssssssh! – la ammonì e Alexis chinò
il capo e strizzò un occhio, in segno di
scuse.
-
Buonasera. – se ne uscì invece, serafico, Luis,
sventolando appena la mano e
facendo l’occhiolino al gruppo di Pansy Parkinson, che si
sciolse in sospiri,
fortunatamente silenziosi.
Blaise
gli lanciò uno sguardo seccato, mentre incrociava le braccia
al petto,
stizzito.
-
Si può sapere come diavolo facevi a conoscere la risposta?
– sibilò velenoso.
Non riusciva proprio a
concepire che quel Grifondoro da strapazzo fosse arrivato alla
soluzione prima
di lui!
-
L’avrà rubata a qualche Corvonero. –
insinuò Pansy, sollevando un sopracciglio
e scuotendo le spalle con eleganza.
Alexis
le lanciò un’occhiataccia, che però
ricadde nel vuoto, dal momento che la
Parkinson sembrava avere occhi solo per Cabrisk, nonostante le sue
precedenti
parole.
Blaise
ghignò, soddisfatto della risposta della compagna di casa,
ma anche le labbra
di Luis si aprirono in un sorrisino di scherno.
-
O, semplicemente – se ne uscì con voce tranquilla,
rimirandosi le lunghe dita
affusolate – un Grifondoro è più
intelligente di una decina di Serpeverde messi
insieme. –
Fece
un occhiolino fugace alla Black, che però non
reagì assolutamente.
Anche se Draco, che la
conosceva bene, aveva notato la sfumatura divertita che le aveva
colorato le
iridi smeraldine.
La
strinse di più a sé, come a voler marcare il
terreno, ma lei non vi diede peso
e si limitò a poggiargli il capo sul petto e a lanciargli un
sorriso dal basso.
-
Come osi, brutto…- sibilò Blaise, che aveva ormai
perso la sua prodigale
pazienza – Adesso te la faccio passare io la voglia
di…- lo minacciò, tendendosi
in avanti, un pugno chiuso nell’aria, pronto a scagliarsi
contro il viso
perfetto e odioso di Cabrisk.
Alexis
fu lesta a sciogliersi dall’abbraccio di Draco e si
affiancò a Zabini,
poggiandogli una mano sulla spalla.
-
Blaise…!- lo richiamò, ma quello si
voltò a guardarla con il fuoco negli occhi
di zaffiro.
-
Altro che Blaise e Blaise! – inveì, alzando il
tono della voce, senza
preoccuparsi più del silenzio nel quale avrebbero dovuto
rimanere – Tieni a
bada il tuo amichetto, Black, o stasera non risponderò delle
mie azioni! –
Alexis
corrugò la fronte e deglutì, ma Luis la
precedette, prima che lei avesse la
possibilità di ribattere alcunché: si
avvicinò di un passo, accorciando la
distanza che lo separava dai Serpeverde.
-
Siamo nervosetti questa sera, Zabini? – lo
schernì, con un ghigno arrogante ed
entrambe le eleganti sopracciglia sollevate.
Blaise
si voltò di scatto verso l’avversario, gli occhi
infuocati come due tizzoni
ardenti.
-
Sto per sperimentare un nuovo ottimo modo per sfogarmi! –
ruggì arrabbiato,
sollevando nuovamente il pugno e facendo per scagliarsi contro Luis,
che non
smise di sorridere orgoglioso nemmeno per un secondo.
Fortunatamente,
Alexis si mise ancora in mezzo: di certo, se aspettava che Draco o un
altro
Serpeverde intervenisse in difesa di Luis Cabrisk, avrebbe fatto prima
ad
aspettare che Lord Voldemort cominciasse a dispensare Burrobirre ai
Babbani.
Fermò
di nuovo Blaise, il cui pugno rimase ben saldo nell’aria,
fremente di saziare
la sua fame di Grifondoro.
-
Black, spostati. – le intimò, senza guardarla, ma
continuando a fulminare Luis,
che se la sorrideva beato.
-
No. – rispose lei risoluta, scuotendo la testa.
La
situazione venne salvata da una voce femminile ed indignata,
proveniente
direttamente dalla porta della Sala Comune di Corvonero, ora aperta a
mostrare
il volto contrariato di Coleen Careye.
-
Volete fare piano?! – sibilò loro, squadrandoli da
capo a piedi – I Tassorosso
dall’altra parte del castello non hanno ancora sentito!
– li ammonì, fermando
quella faida imminente. – Su, svelti, entrate! – li
invitò poi, scostandosi
dalla porta e lasciando libero il passaggio.
Blaise
e Luis si squadrarono ancora, orgogliosi.
Poi,
decisero di deporre momentaneamente la bacchetta di guerra e tutto il
gruppo
varcò la soglia.
La
Sala Comune di Corvonero era completamente blu, spruzzata
d’argento nei particolari
più rilevanti.
Niente
a che vedere con la freddezza di quella dei Serpeverde o con la
calorosità di
Grifondoro.
Eleganza era la parola
d’ordine per descrivere quel ritrovo.
Era
grande e circolare, molto ariosa. Alzando lo sguardo al soffitto si
aveva la
possibilità di vedere una volta a botte, dipinta di un
bellissimo cielo
notturno, puntellato di stelle argentee. Dal centro di esso scendeva un
enorme
lampadario, ornato di una miriade di cristalli lucenti, che
riflettevano tutti
i colori dell’arcobaleno sulle pareti scure della stanza,
regalandole un
aspetto…fatato. Le enormi finestre ad ogiva erano coperte da
voluminosi
tendaggi blu, bordati d’argento, lo stesso colore delle
robuste corde che
servivano, di giorno, a sollevarli. Solo una delle finestre era aperta,
dando
l’accesso ad un piccolo balconcino, nel quale studenti
imbacuccati in felponi e
sciarpe fumavano e chiacchieravano allegramente. Le numerose librerie
in legno
massiccio, traboccanti di tomi enormi, erano state magicamente spostate
ai lati
della stanza – nonostante essa non avesse alcuna sorta di
parete rigida, ma
solo morbide curve. I lunghi tavoli in legno scuro erano ricolmi di
bevande e
vivande ed erano molti i ragazzi che si affollavano per prendere whiskey incendiari o cioccorane
riempite di ogni sorta di
liquore.
Di
certo, però, la cosa che catturò immediatamente
l’attenzione di Alexis Potter,
non appena ebbe messo piede nella Sala Comune, fu l’enorme
statua al centro
della stanza: era l’effige di una donna bellissima,
interamente scolpita in
marmo bianco e scintillante.
-
Bella, non è vero? –
Alexis
si voltò per osservare Coleen Careye, che adesso sorrideva
al suo fianco,
guardando la statua a sua volta.
-
Bellissima. – concordò, annuendo.
-
E’ Rowena Corvonero. – le spiegò, con
tono sognante; poi sembrò riprendersi,
perché il suo sguardo si accese e si puntò su due
ragazzi che si stavano lanciando
addosso qualche alcolico – NON OSATE SPRECARE LE BEVANDE IN
QUESTO MODO!! –
ruggì, perdendo tutta la sua eleganza – Scusa,
Black: il dovere mi chiama. – le
disse, lanciandole solo un’occhiata fugace, prima di partire
alla carica verso
i due studenti, tirandosi su le maniche del pigiama lilla che indossava
– VE LO
FACCIO LECCARE VIA DAL PAVIMENTO!!!-
Draco
aveva lasciato Alexis da sola, ma solo per andare a prendere qualcosa
da bere,
e lei era rimasta ai piedi della statua, rapita dalla sua bellezza: la
donna
aveva un’aria elegante e gentile, con i lunghi capelli
fluenti, le vesti
lussuose e il diadema sulla fronte.
-
Ecco, tieni. –
La
voce delicata di Draco la costrinse a voltarsi: il ragazzo era adesso
davanti a
lei e le stava porgendo un bicchiere di Burrobirra, mentre stringeva
nell’altra
mano un cicchetto di whiskey incendiario per lui.
-
Grazie. – sorrise, bevendone immediatamente un sorso e
tornando ad osservare la
statua con aria rapita.
-
Ti piace proprio, eh? – le chiese Draco, affiancandola e
sollevando il viso per
poter guardare il viso di Rowena Corvonero a sua volta.
-
La trovo bellissima. – rispose lei, annuendo.
Draco
le si fece più vicino e si chinò appena, per fare
in modo che le sue labbra si
trovassero all’altezza dell’orecchio di lei.
-
Per me, tu sei più bella.
– le mormorò
piano, senza guardarla.
Poi
la superò, facendo finta di nulla e dirigendosi verso
Theodore Nott, con il
quale intavolò immediatamente una discussione banale e priva
di importanza.
Alexis
rimase imbambolata, le guance deliziosamente rosse: quando
si comportava in quel modo riusciva a farla andare completamente
in confusione!
Dannato Malfoy e le sue
capacità da seduttore del cavolo.
Lei…
Lo amava proprio, non c’era
niente da fare.
Blaise
Zabini, silenzioso accanto a lei, si era guardato intorno con
circospezione
fino a quel momento; poi, quando aveva visto Coleen allontanarsi dal
gruppetto
e rivolgergli un’occhiata, aveva sfiorato la spalla della
Black con una mano,
costringendola a prestargli attenzione.
-
Ti devo lasciare, non mi ti fai rapire, vero? –
Alexis
ridacchiò e scosse la testa.
-
Vai tranquillo. – rispose allegra.
Blaise
le fece un occhiolino e poi si allontanò.
La
Potter se ne rimase ai piedi della statua, con aria pensierosa, mentre
finiva
di sorseggiare la sua Burrobirra; il suo sguardo vagò poi
per la sala, alla
ricerca di visi conosciuti: un giovane Sirius stava adesso parlando con
Charlie
Liplose e i due sembravano davvero divertirsi un mondo;
dall’altra parte della
stanza, Blaise Zabini aveva raggiunto Coleen Careye e i due adesso
stavano
avendo una fitta conversazione, che li stava tenendo parecchio
occupati; Draco
era ancora in compagnia di Nott e i due, adesso, si stavano servendo di
altri
alcolici.
Tornò
a fissare la statua, con aria assorta.
-
Nessuno ha mai mostrato tanta ammirazione per la statua di Rowena.
–
Era
stata una voce delicata a parlare, il cui tono era leggermente svagato.
Alexis
corrugò la fronte e si voltò: seduta su di una
poltroncina in seta blu c’era
una ragazza di Corvonero che stava leggendo una rivista – o
almeno così
sembrava, perché la stava tenendo al contrario. La
osservò e poi tornò a
rivolgere lo sguardo al viso sereno di Rowena.
-
La trovo…Non lo so, non saprei spiegartelo. – le
rispose.
-
Oh, non c’è bisogno che lo fai! – disse
quella con tono allegro – Capisco
perfettamente cosa provi! –
Alexis
si voltò a sorridere alla ragazza e si lasciò
cadere sulla poltrona vuota
accanto a lei, mentre quella abbassava la rivista, lasciandole la
possibilità
di guardarla in viso: aveva una foltissima massa di capelli biondi, che
arrivavano a sfiorarle la vita, e un viso dall’espressione
veramente
particolare, resa un po’ sognante dagli enormi occhioni grigi.
-
Sono…- cominciò Alexis, con tutta
l’intenzione di presentarsi.
-
Oh, so benissimo chi sei! – la interruppe quella,
stringendole distrattamente
la mano che le aveva porto – Sei Alexandra Black, anche se
non mi sembri
affatto una Black.- aggiunse, con aria particolarmente allegra.
Alexis
sollevò un sopracciglio e storse le labbra, cercando di
mostrarsi indignata, ma
la cosa non le uscì molto bene.
-
Io sono Luna Lovegood! – si presentò poi la
Corvonero, riservandole un’occhiata
obliqua e un sorrisino divertito.
-
Piacere di conoscerti, Luna. – rispose Alexis, abbozzando un
sorriso a sua
volta.
Quella ragazza era
strana, ma chissà perché, le era già
simpatica.
Luna
le rivolse un ultimo sguardo perso, poi tornò a concentrarsi
sulla rivista che
stava leggendo, nascondendosi dietro le enormi pagine, tenute al
contrario.
Alexis
la osservò incuriosita, piegando il viso su di un lato,
quasi cercasse di
leggere le informazioni scritte alla rovescia.
-
Come fai a leggere…così? – le
domandò all’improvviso, non riuscendo a
trattenersi.
In fondo, era sola e si
stava annoiando, e Luna sembrava promettere una compagnia piacevole.
La
biondissima Corvonero sbucò nuovamente da sopra le pagine.
-
E’ molto più comodo di quanto non sembri, in
realtà. – le rispose, sempre con
quel tono particolare, che la rendeva veramente deliziosa –
Serve per catturare
meglio ogni informazione che potrebbe sfuggire ad una lettura
superficiale:
dovendo concentrarti maggiormente a leggere, registri ogni tipo di
notizia. –
le spiegò, annuendo.
Alexis
rimase veramente colpita da quelle parole: sembrava convinta delle sue
teorie e
la cosa la meravigliava; Luna le dava l’idea di essere una
persona veramente
eccezionale.
-
Vuoi provare? – le chiese poi, rivolgendole
un’occhiata strana.
Alexis
sorrise e annuì, sporgendosi appena dalla poltrona per
avvicinarsi alla
Lovegood.
-
Certo, devo ammettere che mi hai incur…-
-
BLACK! –
Una
voce squillante la interruppe, costringendola a voltarsi per prestare
attenzione a Charlie Liplose, che si stava avvicinando a loro con un
sorriso
sulle labbra lucide di rossetto viola – intonato ai suoi
particolarissimi
capelli.
-
Ehi, Charlie. – la salutò la Potter, sventolando
la mano.
Charlie
la prese per mano, ignorando completamente la compagna di casa seduta
sulla
poltrona vicina e con la quale la Serpeverde stava intrattenendo una
conversazione.
-
Devi venire con me, Alex: devo farti provare una cosa! –
esclamò, cominciando a
tirarla per le braccia e costringendola ad alzarsi.
-
Eh? – domandò confusa la mora, corrugando entrambe
le sopracciglia – Ma io,
veramente stavo parlando…-
-
Oh, ignorala, è solo Lunatica Lovegood. Non si
offenderà di certo se la lasci da
sola, anzi è probabile che nemmeno se ne accorga, svampita
com’è! Ed ora vieni!
–
-
No, aspetta, io…- si voltò a lanciare uno sguardo
dispiaciuto a Luna, che si
limitò a sorriderle, per poi nascondersi di nuovo dietro
l’enorme giornale.
Non
fece in tempo a dire nient’altro, che Charlie
l’aveva già trascinata al tavolo
delle bevande e le stava porgendo un bicchierino con del liquido
rossiccio.
Alexis
lo osservò con una smorfia.
-
Che cos’è? –
-
Assaggialo: è buonissimo! – le disse semplicemente
la Liplose, mettendole il
bicchierino tra le dita.
La
Potter se lo avvicinò al naso: profumava di rose, fragole e
qualcos’altro che
non avrebbe saputo identificare.
-
Mi devo fidare? – domandò sospetta, osservando
Charlie di sottecchi.
-
Ma certo che sì, Alexandra Black! – rispose la
Corvonero allegra.
Sembrava essere
leggermente brilla e Alexis si domandò mentalmente quanto
avesse già bevuto.
Osservò
il liquido nel bicchierino, poi sospirò e fece per potarselo
alle labbra,
quando qualcuno le sfiorò la mano e glielo tolse dalle dite.
-
Questo, se non ti dispiace, lo prendo io. –
La
voce profonda di Luis Cabrisk seguì il gesto del suo
padrone, che lanciò
un’occhiata d’avvertimento ad Alexandra Black e
bevve il liquido rossiccio
tutto d’un sorso, per poi emettere uno strano verso, causato
probabilmente dal
bruciore alla gola dovuto all’alcolico pesante che la Liplose
aveva cercato di
rifilarle.
-
Sei un guastafeste, Cabrisk! Per una volta che avevo convinto questa santarellina a bere qualcosa ed uscire
dagli schemi! – si lamentò Charlie, assumendo
un’aria imbronciata.
-
S-santarella?!? –
protestò Alexis
indignata, spalancando gli occhi.
Ok: Charlie Liplose
doveva decisamente aver bevuto qualche alcolico di troppo.
Luis
scosse la testa con fare esasperato.
-
Mi dispiace, Liplose, ma non posso permettere a questa signorina di
bere. In
fondo, ha solo quindici anni. – la informò, mentre
circondava le spalle della
figlioccia con una braccio – Se non ti dispiace, mi prendo
anche lei. Tu,
invece, dovresti prendere proprio una boccata d’aria.
– le suggerì, prima di
portare via la Potter dalle grinfie di quella Corvonero ormai priva di
freni
inibitori.
Charlie
li osservò allontanarsi stizzita, poi strinse le mani in due
pugni e fece una
linguaccia al loro indirizzo,
voltandosi poi per prendere un altro bicchierino di whiskey.
Nel
camminare, passarono accanto a Draco e Theodore Nott, che erano ora
seduti ad
un tavolino e stavano chiacchierando distaccati di cose sicuramente non
particolarmente importanti.
Fu un attimo.
Gli occhi grigi di lui
si sollevarono dal bicchierino che stringeva tra le dita e si
incrociarono a
quelli verdi di lei.
Alexis lo fissò
remissiva, aprendo appena gli occhi.
Avrebbe voluto dirgli
qualcosa, ma Draco distolse lo sguardo e chinò il capo, per
poi bere tutto d’un
fiato il liquido nel cicchetto.
Luis
continuò a trascinarla, allontanandosi dal tavolo, e solo
allora lei si
riscosse. Si voltò a guardare il giovane padrino con aria
contrariata.
-
Luis? – cercò di richiamare la sua attenzione, ma
quello non sembrò nemmeno
sentirla. – Luis? – riprovò, non con
risultati diversi – LUIS FERMATI! – urlò
alla fine, puntando i piedi per terra per fare resistenza.
Sirius
sembrò finalmente sentirla, perché si
fermò di botto, facendola quasi cadere
con la faccia per terra; fortunatamente la teneva ancora per le spalle,
quindi
riuscì a trattenerla appena in tempo e a farla rimanere in
piedi.
Alexis
si districò subito dal suo abbraccio, con un gesto brusco, e
gli si mise
davanti, accigliata.
-
Si può sapere che diavolo ti sei messo in testa?!
– lo rimproverò irritata,
mettendosi le mani sui fianchi.
Luis
la guardò dall’alto, corrugando le fine
sopracciglia con fare confuso.
-
Di salvarti dalle grinfie di quell’ubriacona della Liplose?
– rispose in una
domanda retorica, piegando appena il capo.
Alexis
scosse la testa e strinse appena gli occhi.
-
Non intendevo adesso, ma in generale! –
Sirius
la fissò senza capire, un sopracciglio sollevato ad indicare
la cosa.
-
Non ti seguo, bambina. –
-
Perché ti comporti così? –
sbuffò lei esasperata, prendendosi la fronte con una
mano.
Luis
le afferrò delicatamente il polso e la costrinse a guardarlo
di nuovo.
-
Così come, Alex? Non capisco a cosa tu ti stia riferendo.
– le rispose,
sinceramente preoccupato.
Alexis
si sottrasse immediatamente alla sua presa e poi scosse di nuovo la
testa.
-
Sembra che tu ti diverta a dare spettacolo e a comportarti da ragazzo
geloso! –
gli fece notare con un sibilo, storcendo le labbra in una smorfia.
-
Ehi, ma io sono geloso. – puntualizzò lui, senza
afferrare il concetto.
Alexis
gli si avvicinò tanto che i loro visi furono a pochi
centimetri di distanza,
mentre gli poggiava le mani sul petto. Lo guardò negli
occhi, con sguardo
allargato dalla preoccupazione.
-
Ma non capisci? – gli sussurrò piano, quasi sulle
labbra, in modo tale da
essere sicura che solo lui potesse davvero sentirla – Non
puoi fare la parte
del padrino geloso qui ad Hogwarts
e
nelle tue condizioni. Qualcuno potrebbe cominciare ad avere dei forti
sospetti
su di te. Forti sospetti su di noi.
E
potrebbe travisare i tuoi comportamenti. –
Sirius
la fissò, ora il suo viso era terribilmente serio.
-
Qualcuno come Malfoy? – ribatté acido, storcendo
il naso.
Alexis
spalancò di nuovo gli occhi e, per un momento,
abbandonò lo sguardo di Luis per
intercettare la figura del biondo appena nominato che, però,
al momento,
fortunatamente, dava loro le spalle.
Furono gli occhi di
zaffiro di Blaise Zabini ad intercettare quelli verdissimi di lei, e
avevano
una nota accusatoria e rabbiosa nelle sfumature scure.
Alexis
si affrettò a distogliere lo sguardo e poi si
allontanò immediatamente da
Sirius, levando le mani dal suo petto velocemente, come se si fosse
appena
bruciata.
Luis
rimase completamente impassibile e si limitò a continuare a
fissarla dall’alto,
con aria dura. Lei abbassò appena il capo, improvvisamente
nervosa.
-
Non è per lui. – disse dopo, assottigliando lo
sguardo – Ma se qualcuno
sospettasse qualcosa e scoprisse
qualcosa, potresti ritrovarti in pericolo ed io non voglio
che…- mormorò a
mezza bocca, guardandosi intorno e stando attenta che nessuno fosse
abbastanza
vicino da poter catturare anche solo dei brandelli della loro
conversazione.
Fortunatamente, la
musica alta copriva completamente le loro parole.
Sirius
sbuffò e la prese per le spalle, inchiodandola con
un’occhiata decisa.
-
Alex, sta’ tranquilla: non mi succederà nulla.
– le disse semplicemente.
Poi
fece per andarsene e sorpassarla, ma lei lo fermò,
spingendolo appena per
costringerlo a tornare davanti a lei.
-
Solo un’ultima cosa: per favore, per
favore, almeno per stasera fai il bravo! – lo
implorò, congiungendo le mani
nel tipico segno della preghiera.
Luis
sospirò e annuì appena.
-
Cercherò di fare il bravo,
ma non ti
assicuro niente, bambina. E, in
ogni
caso, dovresti smetterla di essere sempre così tesa: ti
verranno le rughe ad
avere sempre la fronte corrugata in questo modo. – la
schernì con un sorrisino
delicato, mentre le dava una piccola schicchera sulla fronte.
Alexis
storse il naso in una smorfia.
-
Tu, invece, ti preoccupi troppo poco. – soffiò
risentita.
Sirius
si limitò a farle un occhiolino e poi la superò,
lasciandola sola.
-
Non ti da fastidio? –
Draco
Malfoy sollevò lo sguardo su Theodore Nott, entrambe le
sopracciglia sollevate.
-
Che cosa? –
Theo
storse le labbra in una smorfia e fece un cenno veloce con il capo,
indicando
qualcosa alle spalle del compagno. Draco si voltò lentamente
ad osservare la
scena: in un angolino della sala, quasi lontani da occhi – ed orecchie – indiscreti,
c’erano Luis Cabrisk e Alexandra Black,
che parlottavano abbastanza vicini.
Malfoy
arricciò appena il naso; poi, lentamente, si
voltò di nuovo ad osservare Nott
con un’occhiata impassibile.
-
Mi fido di Alexandra. – fu l’unica cosa che disse,
mentre scrollava
elegantemente le spalle.
Non faceva altro che
ripeterselo da settimane, ormai.
Lui si fidava di
Alexandra.
Ma stava cercando di
convincere quelli che lo circondavano o se stesso?
-
Contento tu. – rispose Theodore, lanciando uno sguardo
scettico alla coppia e
bevendo un sorso di liquore dal bicchierino che teneva tra le dita.
–
Comunque…- riprese poi, con tono pensieroso.
Draco
sollevò nuovamente il viso per prestargli attenzione.
-
Non ho mai capito che cosa ci trovi in lei. Nella Black, insomma.
– disse,
osservando la Serpeverde con aria corrucciata.
Malfoy
lo fissò senza cambiare la sua espressione, che rimase
distaccata ed
indifferente.
-
Non è particolarmente…bella.
È carina, questo te lo
concedo, ma con
tutte le ragazze che ci sono ad Hogwarts, avresti potuto pretendere
molto
meglio. – considerò, abbandonandosi contro lo
schienale della sedia e tornando
a fissarlo.
L’espressione di Draco
non era mutata minimamente: sembrava quasi scolpita in un marmo freddo
e
durissimo.
Solo i suoi occhi, in
fondo, scintillavano appena di un sentimento indefinibile.
-
Anche tu, eppure sei con la Cherin. – ribatté
tranquillo e Nott quasi sobbalzò,
perché, data la sua assoluta inerzia, non si era aspettato
una risposta.
Sogghignò
appena e scosse la testa.
-
Nah, noi non stiamo davvero insieme. E
poi, almeno lei me la da. – ammise serafico,
guardando Draco di sottecchi
con un’occhiata maliziosa.
Inaspettatamente,
anche Draco si esibì in un sorriso sghembo.
-
Ecco perché non potrai mai capirmi, Theo. –
Con
eleganza si alzò e si avvicinò a Nott, chinandosi
appena per potergli
sussurrare quelle parole all’orecchio.
- E poi, almeno
Alexandra la da solo a me.
– mormorò, scoccandogli un’occhiataccia
a metà tra l’orgoglioso e il velenoso.
Dopo
di che non aggiunse altro e si congedò.
Guardandolo
allontanarsi, Theodore Nott scosse la testa e un sorriso amaro gli
piegò le
labbra, che coprì immediatamente con un nuovo bicchiere di
alcool.
Draco Malfoy era proprio
cambiato: un tempo non avrebbe rincorso una ragazzina
così…insipida ed
impacciata; o magari sì, ma solo per piegarla al suo volere
e poi abbandonarla,
come aveva sempre fatto.
Ma adesso, a quanto
pareva, le cose stavano diversamente.
Lei lo aveva cambiato.
O forse, considerò malinconico, era
stato Lui a cambiarlo.
L’amore.
Theodore
Nott scoppiò a ridere da solo e scosse la testa, attirando
l’attenzione di
qualche studente, che lo guardò stranito.
Ah, quelle valutazioni
così poetiche non erano proprio da lui: dovevano essere i
fumi dell’alcool a
parlare al suo posto, decisamente.
Il
sapore del tabacco, misto all’essenza di rosa e verbena le
scese in gola e le
riempì successivamente le narici. Buttò il fumo
fuori, con eleganza, gli occhi
appena lucidi.
-
Merlino, questa roba è proprio forte. – disse,
arricciando appena il naso e
voltandosi a guardare Cameron Touchfeel, che se ne stava poggiata con
le
braccia incrociate al bordo del balcone e teneva anch’ella
una sigaretta tra le
labbra carnose.
-
Che ti avevo detto? È la roba migliore che puoi trovare, per
lo meno qui ad
Hogwarts. – le rispose con espressione soddisfatta,
ammiccando appena; poi si
voltò, fece un tiro dalla sigaretta e se la tolse dalle
labbra, per poi
poggiarsi con i reni contro il muricciolo del terrazzo . –
Ora tocca a te:
l’hai portata? –
Pansy
si girò a sua volta e le lanciò
un’occhiata di sottecchi. Poi annuì appena.
-
Certo. –
-
Bene. La useremo tra poco. – si limitò ad
accordare Cameron, ammiccando appena.
Le
sorrise e spense la sigaretta contro il bordo del balcone, rientrando
nella
Sala.
Pansy
la osservò allontanarsi, poi si abbandonò di
nuovo contro la balaustra di marmo
e socchiuse gli occhi, mentre un ghigno le distorceva le labbra cariche
di
rossetto, tra le quali teneva nuovamente la sigaretta.
-
Di che stava parlando la Touchfeel? –
Una
voce si levò all’improvviso nel silenzio
– i Corvonero dovevano aver fatto un
qualche incantesimo alla Sala Comune, perché tutto il rumore
e la musica alta
che vi erano all’interno non fuoriuscivano minimamente
all’esterno, lasciando
il balcone nel silenzio assoluto di quella notte tranquilla. Era una
voce
fredda e strascicata e lei non aveva assolutamente alcun bisogno di
aprire gli
occhi per sapere a chi appartenesse. Le sue labbra rosse si aprirono di
più, in
un sorriso a metà tra il compiaciuto e il malizioso.
-
Draco. – lo salutò tranquilla, togliendosi la
sigaretta dalla bocca e buttando
fuori una nuova nuvola di denso fumo stranamente rosato.
Malfoy
le si avvicinò, lento e pigro come un gatto; lei schiuse
appena gli occhi, solo
per lanciargli un’occhiata di sottecchi: indossava un pigiama
nero, in seta,
che metteva in risalto tutta la bellezza della sua pelle bianca e
perfetta e
del suo viso elegante.
Del quale lei era sempre
stata innamorata.
Con
una fitta al cuore, si ricordò che, di pigiami costosi come
quello, ne aveva
visti davvero tanti, l’anno precedente.
Quante volte glieli
aveva sfilati dalle spalle larghe,
per poi scendere ad accarezzare le sue
braccia muscolose e intrecciare le sue dita a quelle di lui?
Com’era possibile che
tutto fosse finito a causa di quella…maledetta ragazzina?
Che cos’aveva Alexandra
Black di così speciale, per Malfoy?
Glielo aveva portato via
con una semplicità assurda e lei la odiava per quello.
La odiava con tutto il
cuore.
E avrebbe fatto
qualsiasi cosa per riprendersi ciò che era suo.
Qualsiasi cosa.
Senza
lasciar trapelare nessuno di quei pensieri sull’espressione
serafica del suo
viso pesantemente truccato, Pansy aprì completamente gli
occhi e squadrò Draco.
-
Non hai freddo? – gli domandò con tono
indifferente.
Malfoy
scosse la testa e si poggiò contro la balaustra, accanto a
lei, prima di
voltarsi a guardarla.
-
Dovresti saperlo che il freddo mi piace. – replicò
tranquillo, sollevando
appena il capo e lasciando che il vento, di quella primavera che
faticava
davvero ad arrivare, gli scompigliasse i capelli, che ondeggiarono
morbidi
sulla sua fronte.
Pansy
sogghignò appena e intrappolò nuovamente la
sigaretta tra le labbra, per poi
voltarsi verso il ragazzo e allungare una mano, che gli
poggiò sulla spalla e
poi lasciò scorrere sul suo petto, lasciato scoperto dalla
camicia appena
sbottonata.
-
Non è la sola cosa che ti piace, mi ricordo anche questo.
– mormorò lasciva,
con un sorrisetto a mezza bocca.
Senza
girarsi a guardarla, Draco fece scattare la mano e le
circondò il polso con le
dita, in una presa ferrea, ma non violenta. Si limitò a
scostarle la mano e poi
la lasciò andare.
-
Ricorderai anche, allora – aggiunse, lanciandole
un’occhiata di sottecchi – che
odio questi giochetti puerili. –
Pansy
sbuffò e alzò gli occhi al cielo, scuotendo
appena la testa e sollevando le
mani in segno di resa. Prese nuovamente la sigaretta tra le dita e
buttò fuori
una nuova nuvola di fumo. Quando fece per riportarsela alle labbra,
Draco le
prese nuovamente il polso e la costrinse ad avvicinarla alla sua di
bocca, per
poter rubare una tirata. Poi glielo lasciò andare e
sbuffò anch’egli una voluta
di fumo rosa.
Pansy
lo fissò con un sopracciglio sollevato, ma si finse
indifferente, mentre si
riportava la sigaretta tra le labbra.
In realtà, il polso le
bruciava terribilmente, come ogni volta che lui le sfiorava una
qualsiasi parte
del corpo, e la sigaretta sapeva di lui e delle sue labbra, che non
aveva più
la possibilità di sentire modellarsi violentemente sulle
proprie.
-
Allora, di cosa parlava la Touchfeel? – ripeté
Draco, incrociando le lunghe
gambe.
La
Parkinson si limitò a stringersi nelle spalle e a staccarsi
dalla balaustra.
-
Di un giochino che faremo a breve. – si limitò a
rispondere enigmatica e fece
per andarsene.
Non poteva chiederle di
stargli vicino in quel modo e fingere di non provare nulla.
Ma
lui la fermò, prendendola delicatamente per un braccio, e la
costrinse a
voltarsi di nuovo per prestargli attenzione.
-
Spero non sia niente di pericoloso, Pansy. –
l’avvertì, con aria
improvvisamente dura.
Pansy
si limitò a sorridere ambigua e si liberò della
sua presa.
-
Quando mai ho fatto cose pericolose, io? – si difese con
finta innocenza, prima
di stringersi in una spalla e lasciarlo da solo.
Draco
la osservò allontanarsi, poi scosse la testa: aveva un
brutto presentimento, ma
sperava vivamente di sbagliarsi.
-
E allora? –
Blaise
Zabini era poggiato contro una delle librerie addossate al muro e
guardava
Coleen Careye con sguardo attento, le braccia incrociate al petto,
l’espressione tediata, ma vigile.
La
ragazza scosse la testa, scoraggiata.
-
Niente. Sia io che Diamond, così come Charlie, abbiamo
provato ad attaccare
bottone con Cabrisk ma non c’è stato nulla da
fare: sembra solo un ragazzo
qualsiasi, con la passione per le donne. – spiegò,
lanciando uno sguardo
furtivo al moro Grifondoro, che adesso stava chiacchierando
allegramente con
Micheal Corner e una ragazza dai capelli rossi di Tassorosso.
Blaise
storse il naso in una smorfia infastidita.
-
Ma tu sai che non è così, vero Careye?
–
-
Io lo so. – puntualizzò Coleen, tornando a fissare
Blaise – Ma questo non basta
a scoprire qualcosa su di lui. Sento che ha qualcosa da nascondere, ma
sa bene
come farlo.–
Zabini
si passò una mano sul visto, stanco e frustrato, poi si
scompigliò appena i capelli,
con un gesto nervoso.
-
Non vi siete impegnate abbastanza! – la aggredì
con un sibillo, inchiodandola
con un’occhiataccia che sorprese la Corvonero.
Risentita,
Coleen si strinse le braccia al petto e gli riservò uno
sguardo altezzoso,
spostando il peso del corpo tutto sulla gamba sinistra.
-
Stai attento a come parli, Zabini, non sono obbligata a perdere il mio
tempo
con le tue congetture. – rispose acida, arricciando le labbra.
Blaise
si esibì in una smorfia contrariata, poi chiuse gli occhi,
cercando di
calmarsi.
-
Fatelo bere di più. – suggerì, con una
nota esasperata nella voce.
Coleen
ridacchiò, inopportunamente divertita.
-
Oh, si è già scolato parecchie cosine pesanti,
eppure sembra più lucido che
mai. Credo che, purtroppo per noi, regga molto bene l’alcool!
–
Blaise
imprecò a denti stretti, scuotendo il capo, sempre
più nervoso.
-
Mettete del Veritaserum in un
bicchiere con del whiskey incendiario e
fateglielo bere.- sibilò poi, con una strana luce negli
occhi, un po’ folle.
Coleen
si girò a guardarlo di scatto e i lunghi capelli castani le
volteggiarono
intorno alle spalle.
-
Ma sei impazzito?! – sussurrò allarmata,
spalancando appena gli occhi azzurri.
-
Primo, non credo di averne; e secondo: è proibito!
– dichiarò, scuotendo il
capo incredula.
Blaise
si limitò a fissarla con un sopracciglio sollevato; poi si
chinò appena, per
avere il viso alla stessa altezza di quello della Corvonero.
-
Oh, e invece fare un festino in Sala Comune e dispensare alcool e fumo
è
permesso, non è vero, Careye? – la riprese con
tono cattivo, esibendosi poi in
una smorfia compiaciuta.
Coleen
assottigliò lo sguardo e si allontanò di un
passo, incrociando le braccia al
petto.
-
Questo non c’entra niente, è una cosa
completamente diversa…- ribatté, a
disagio.
-
E in cosa, di grazia? – si informò Zabini, con
espressione infastidita.
-
Oh, suvvia, relax ragazzi miei! – si introdusse Cameron, che
li aveva appena
raggiunti – Non c’è bisogno di arrivare
a tanto. – batté le mani sulle spalle
di entrambi, che la fissarono scettici.
Cameron
mostrò loro un sorrisone.
-
La Parkinson ha portato voi sapete cosa.
Siamo pronti per giocare. –
Alexis
si era diretta al tavolo delle vivande e, dopo aver preso una manciata
di
patatine, aveva deciso di tornare da Luna: le era dispiaciuto davvero
averla
lasciata così.
Ma, quando raggiunse le
due postazioni, queste erano entrambe vuote e della Lovegood non
c’era più
neanche l’ombra.
Sospirò
desolata, prendendo posta sulla poltrona e raccogliendo le gambe al
petto.
Lei non era proprio
adatta a quelle feste: non sapeva mai come inserirsi tra gli altri o
cosa fare
di preciso.
A volte, aveva come
l’impressione di non sapersi divertire, e la cosa la
amareggiava.
Guardandosi
intorno, notò che tutti, più o meno, erano in
compagnia e bevevano, ridevano,
scherzavano.
Sirius
era alle prese con Micheal Corner e una ragazza dai capelli rossi, di
Tassorosso, e i due ragazzi sembravano starsi sfidando a braccio di
ferro;
forse, considerò, erano entrambi un po’ brilli.
Blaise
continuava a parlottare con Coleen da inizio serata e Alexis si
domandò
mentalmente se tra quei due fosse nato qualcosa e se il bel Serpeverde
avesse
deciso di mettere la testa a posto, anche se ne dubitava parecchio.
Diamond
si era avvicinata a Nott e i due, adesso, si stavano baciando con
passione, lui
seduto su di una sedia e lei a cavalcioni delle sue gambe.
Cameron
Touchfeel ridacchiava accanto alla Parkinson, mentre questa estraeva
qualcosa
da una borsetta e gliela porgeva, anche se Alexis non avrebbe saputo
dire di
cosa si trattasse, ma non le interessava particolarmente.
Le
dispiaceva che Harry non fosse stato invitato a quel piccolo pigiama
party: era
sicura che lui le sarebbe stato accanto, come sempre. Ma, a quanto
pareva, le Untouchable
Ravens
prediligevano i ragazzacci e, forse, non volevano scatenare una qualche
sorta
di rissa in Sala Comune, riunendo studenti che, ovviamente, si odiavano.
Come Draco Malfoy ed
Harry Potter.
Ma
allora, non riusciva a spiegarsi come mai avessero deciso di invitare
Luis
Cabrisk: anche lui era in aperto conflitto con Draco, ma soprattutto
con
Blaise, la cosa non avrebbe potuto ugualmente degenerare?
Forse, considerò con un
sospiro, ritenevano Zabini più
maturo di Draco, sotto
quel punto di vista.
E, in effetti, a parte
la faida in corridoio, lui e Luis non si erano neanche parlati.
Alexis
scosse la testa.
Era chiaro: lei non
sapeva proprio divertirsi; si trovava ad una festa e se ne stava
lì, da sola,
appallottolata su di una poltrona a rimuginare sul niente.
Chinò
il capo e poggiò la fronte contro le ginocchia,
abbracciandosi le gambe.
Era proprio un caso
irrecuperabile.
All’improvviso,
una mano delicata si infilò nella fessura tra il suo braccio
e il viso, prendendola
gentilmente per la mandibola e costringendola ad alzare il capo e a
voltare la
testa.
Draco
Malfoy era di fronte a lei e la osservava dall’alto, con
un’occhiata strana,
che non avrebbe saputo decifrare. Alexis fece solo in tempo a sorridere
timidamente, che lui chinò la schiena e si
avvicinò al suo viso, strappandole
un bacio al tempo stesso rude e morbido.
Le
sue labbra la sorpresero e a lui ci volle poco per infilarle la lingua
in bocca
e prendere a giocare con quella di lei.
Quando
entrambi furono senza fiato, si allontanarono e lui rimase chinato a
fissarla,
compiaciuto, come sempre, dal rossore delle guance di lei.
Poi,
Draco prese posto sul bracciolo della poltrona e le circondò
le spalle con un
braccio, costringendola a poggiare la testa contro il suo petto.
-
Che ci facevi qui da sola? – le domandò piano,
abbassando il capo per poterla
guardare in viso.
Alexis
si strinse in una spalla e le sue labbra si piegarono in un sorrisino
obliquo.
-
Aspettavo il mio principe.
– rispose
e il suo sorriso si allargò.
-
Ah sì? Sono geloso, sappi che sono pronta a sfidarlo a
duello, anche con le
spade. – ribatté Draco con aria dura, ma
l’occhiata che le rivolse era gentile
e divertita.
Alzò
una mano e le sfiorò delicatamente la guancia con la punta
dell’indice.
Alexis
ridacchiò e si accoccolò meglio contro il suo
petto, socchiudendo gli occhi.
-
Sei stanca? – le chiese apprensivo, continuando a sfiorarla
con quelle carezze
leggere.
Alexis
scosse la testa e poi sospirò.
-
No, ma ammetto di non sapermi divertire granché a feste come
questa. – disse,
con una risatina di scherno verso se stessa.
Draco
la strinse di più per le spalle.
-
Allora, andiamo via. – propose, guardandola
dall’alto con un’occhiata serena.
-
E dove? – domandò lei, alzando il viso per poterlo
osservare.
-
Dove vuoi tu. – si limitò a rispondere, alzandosi
e porgendole la mano.
Alexis
sorrise e poggiò le dita sul palmo che le era stato offerto;
Draco la strinse
delicatamente e poi la tirò su, senza alcuno sforzo.
Stavano
per incamminarsi verso l’uscita, quando una voce li costrinse
a fermarsi.
-
Ehi, piccioncini, non potete
lasciare
la festa proprio adesso! – li riprese Charlie, che si
avvicinò a loro con un
sorrisone a trentadue denti. – Stiamo per iniziare il gioco! –
Alexis
corrugò le sopracciglia, piegando il capo su di un lato.
-
Che gioco? – si informò Draco, poggiando un
braccio attorno alle spalle della
Potter.
Charlie
sorrise sorniona.
-
Il gioco della Bottiglia Magica. Non
potete mancare! – comunicò loro con espressione
enigmatica, prima di voltarsi e
raggiungere gli altri ragazzi, che si stavano pian piano sistemando al
centro
della Sala.
Alexis
si voltò ad osservare Draco, sbattendo ripetutamente le
palpebre, un po’
confusa.
-
Il gioco della Bottiglia Magica? – domandò
incuriosita – Di che si tratta? –
Draco
sbuffò e scosse appena la testa, quasi contrariato.
-
E’ un gioco abbastanza scemo. – disse con aria
annoiata – Ci si dispone tutti
in cerchio, attorno alla Bottiglia
Magica. Uno dei partecipanti comincia a girarla ed essa,
quando si ferma,
starà indicando un altro concorrente; poi,
all’interno della bottiglia c’è una
strana sostanza fumosa che, non appena vengono scelti i due
partecipanti, si
dirada e mostra un’immagine, indicando cosa i due ragazzi
saranno costretti a
fare. Infine, il ragazzo che è stato scelto per secondo gira
la bottiglia e il
gioco ricomincia. È stupido, ma per passare il tempo
è abbastanza okay. –
spiegò, lanciando un’occhiata alla bottiglia,
già posizionata al centro del
cerchio che i vari studenti stavano pian piano formando.
-
Somiglia al gioco della bottiglia dei Babbani…-
rimuginò Alexis, con tono
pensoso.
Draco
storse il naso in una smorfia e annuì.
-
Sì, la differenza sta nel fatto che, qui, non hai alcuna
possibilità di
ritirarti: sei costretto magicamente a fare ciò che la
bottiglia ha stabilito.
– chiarì, guardandola dall’alto con
un’occhiata più che eloquente, entrambe le
sopracciglia sollevate.
-
Oh.- fu il commento, un po’ basito, di Alexis. – E
che succede se provi a
sottrarti? –
-
Si dice che gli unici che ci abbiano provato si siano svegliati il
giorno
seguente con il viso irrimediabilmente sfigurato. – le
spiegò, arricciando il
naso in una nuova smorfia. Alexis storse le labbra e trattenne appena
il
respiro, sorpresa e un po’ spaventata. - Comunque, non
dobbiamo rimanere per
forza: in fondo, ce ne stavamo andando, no? – le disse Draco,
lasciandole un
buffetto delicato su di una guancia.
Alexis
lo guardò dal basso, poi si voltò ad osservare
gli studenti accerchiati, con
aria indecisa; infine tornò a rivolgere lo sguardo a
Draco si morse appena il
labbro inferiore, prima di sorridere accomodante.
-
No, restiamo: sembra divertente. – annunciò,
prendendo Draco per mano.
Lui
la fissò dall’alto, un po’ titubante.
-
Sei sicura? –
Alexis
fece un cenno d’assenso con il capo e sorrise ancora.
Poi
trascinò Draco in mezzo
al gruppetto di
studenti; si sedettero in terra, la schiena poggiata contro uno dei
divani.
Quando
tutti gli studenti si furono sistemati intorno alla Bottiglia
Magica – per convincere Luis Cabrisk ci erano
voluti
tutti gli occhi dolci delle Untouchable Ravens
– e dopo che Pansy Parkinson ebbe introdotto brevemente le
regole, il gioco
ebbe inizio.
La
prima a girare fu Diamond: la bottiglia vorticò su se
stessa, poi rallentò e si
fermò ad indicare Charlie Liplose, che emise uno squittio
deliziato. Le due
ragazze si avvicinarono alla bottiglia e guardarono
all’interno: il fumo si diradò
lentamente, mostrando l’immagine di un bacio. Arrossirono
entrambe, ma poi, un
po’ prese dai fumi dell’alcool, un po’
perché non potevano rifiutare, si
avvicinarono lentamente. Prima si scrutarono negli occhi, poi si
presero i visi
tra le mani e si diedero un lungo bacio passionale, che fece applaudire
la
maggior parte dei ragazzi presenti. Non appena ebbero finito, si
allontanarono
affannate e poi si presero per mano, alzando le braccia al cielo ed
esibendosi
in un inchino, accolto da battiti di mani entusiastici e fischia
d’approvazione.
Fu
il turno di Charlie di girare la bottiglia e quando questa si
fermò, andò ad
indicare Micheal Corner che, stando a quanto stabilito
dall’immagine
all’interno del vetro, fu costretto a lasciarsi leccare una
guancia dalla
Corvonero, che lo fece nel modo più sensuale che conosceva,
facendo arrossire
il povero Grifondoro che, quando si ritrovò a dover girare
la bottiglia, aveva
ancora un po’ la testa tra le nuvole.
Questa
volta, la prescelta fu Coleen Careye, alla quale Micheal dovette fare
una
domanda: le chiese se fosse innamorata di qualcuno, in quel momento, e
lei fu
costretta a rispondere, seppur senza mostrare alcuna vergogna, che non
era
innamorata di nessuno, ma che aveva sempre provato una grande
attrazione nei
confronti del Professor Piton, scatenando i commentini depravati dei
ragazzi e
gli schiamazzi sorpresi delle ragazze.
Coleen
li ignorò, dando prova di grande eleganza, e girò
la bottiglia: il prescelto,
questa volta, fu Theodore Nott, con il quale la Corvonero dovette fare
una gara
di sguardi – che il tenebroso Serpeverde vinse senza troppe
difficoltà,
lasciando a Coleen solo la possibilità di alzare le mani in
segno di resa e
riconoscere onerosamente la sconfitta.
A
Theodore Nott toccò fare una carezza lungo tutto il corpo ad
Alexandra Black,
che rimase rigida per tutta la durata della
“punizione”, mentre Draco rifilava
un’occhiataccia dietro l’altra al ragazzo,
ammonendolo a stare attento a dove
andava a sfiorarla.
Quando
Theo si allontanò, Alexis poté tirare un sospiro
di sollievo; si avvicinò al
centro del cerchio e girò la bottiglia.
L’oggetto
mulinò sul pavimento, poi rallentò e infine si
fermò ad indicare Blaise Zabini,
che si avvicinò alla ragazza con un sorrisone. Alexis gli
sorrise di rimando ed
entrambi si chinarono ad osservare l’immagine offerta loro:
la nebbia si diradò
e mostrò loro quello che dovevano fare.
Entrambi spalancarono
gli occhi e si voltarono ad osservare Draco Malfoy, con aria
preoccupata.
Il
biondo li osservò di rimando, inarcando un sopracciglio.
-
Beh? – li incalzò Diamond, curiosa di sapere.
Alexis
si allontanò appena, abbassando lo sguardo.
Era arrossita,
decisamente.
Blaise
strinse un occhio in una smorfia e si passò una mano sul
viso, con espressione
indecisa.
Anche lui sembrava un
po’ a disagio in effetti.
-
Ci…dobbiamo baciare. – mormorò,
lanciando un’occhiata obliqua verso Draco, che
lo osservò, dapprima impassibile.
Poi,
lentamente, la sua espressione si fece di ghiaccio e un nervo bianco
gli deturpò
la guancia.
-
Non osare. – sibilò, guardando l’amico
con aria minacciosa e facendo per
alzarsi ed interporsi tra lui e la sua
ragazza.
Non avrebbe permesso
nemmeno a Blaise Zabini di baciarla.
Lei era sua e di nessun
altro.
-
Ma non possono rifiutarsi di farlo! – pungolò
Pansy Parkinson, maligna –
Altrimenti domattina si ritroveranno con il viso sfigurato! –
-
Sono disposto a sacrificare la loro bellezza. –
ribatté Draco, con aria folle.
Solo
allora, contemporaneamente, Theodore Nott, Diamond Cherin, le Untouchable Ravens
e qualche altro studente, si lanciarono addosso a Malfoy,
costringendolo a
restare seduto e tenendolo bloccato.
-
Ehi, ma che…?!? – si dimenò il biondo,
cercando di scrollarseli di dosso, con
scarsi risultati. – Lasciatemi! Alexandra: NON OSARE!
– li minacciò, ansimando
per la fatica.
Alexis
lo fissò indecisa, poi tornò a guardare Blaise,
che la osservava con aria
scoraggiata.
-
Dovete farlo! Per la vostra incolumità! –
ricordò loro Charlie, faticando a
trattenere Malfoy per un braccio.
Blaise
annuì e si avvicinò lentamente alla Black, che lo
guardò dal basso, imbarazzata
ed impotente.
-
Mi dispiace, Draco: ma non posso permettere ad una forza magica di uno
stupido
gioco di sfigurare questo viso perfetto. – disse, con tono
orgoglioso.
Poi
guardò Alexandra e le mise una mano sulla guancia.
-
Non preoccuparti, faremo subito. – le mormorò
rassicurante – E poi, sempre
meglio che sia io che qualcun altro, no? – la
buttò sul ridere e la sua battuta
sorbì l’effetto desiderato, perché lei
sembrò sciogliersi appena e annuì.
-
Scusami, amore. Sappi che
penserò a
te, comunque. – se ne uscì Alexis, osservando
Draco.
Il
ragazzo, che si stava ancora dimenando, si fermò di botto
nel sentire le sue
parole e la guardò stupito.
Poi, incredibile ma
vero, arrossì appena.
-
Guardatelo, che carino: il freddo Malfoy è arrossito!
– esclamò Charlie, tutta
entusiasta.
-
Sì, è proprio vero! – si aggiunse
Cameron, punzecchiandogli una guancia.
-
Sembra un pomodoro! – commentò Diamond.
Con una mossa brusca e
violenta, Draco si liberò della presa di tutti e li
spedì sul pavimento.
-
Oh, ma state zitti. – borbottò, ancora
imbarazzato, mentre si sedeva con le
gambe e con le braccia incrociate e fissava Alexis e Blaise –
Che sia una cosa
veloce o vi giuro che non la passerete liscia. – li
minacciò, assottigliando lo
sguardo.
Alexis
rise e fu in quel momento di assoluta serenità che Blaise si
chinò in avanti,
le prese la nuca con una mano e se la avvicinò.
Poi la baciò.
Fu
un bacio casto e veloce, appena uno sfiorarsi di labbra; lei quasi non
ebbe il
tempo di accorgersene, completamente colta alla sprovvista.
-
Ecco fatto: visto che non è stato così terribile,
principessa? – le disse,
facendole un occhiolino.
Alexis
lo fissò, ancora imbarazzata, poi scoppiò di
nuovo a ridere, mentre tutto
intorno a loro si alzavano le proteste dei compagni.
-
Ehi, ma che bacio era? –
-
Bacio?! Non era nemmeno un bacio! –
-
Era uno sfiorarsi accidentale di labbra, una carezza sulla bocca!
–
-
Vogliamo la lingua! –
-
Un bacio vero! –
-
Bacio! Bacio! Bacio! Bacio! Bacio! –
-
SILENZIO!- esplose Malfoy, perdendo completamente la pazienza; si
alzò così
velocemente che nessuno poté impedirglielo, poi si
avvicinò alla Black, le
cinse le spalle con un braccio e la trascinò via dal centro,
rimettendosi
seduto nel cerchio e tenendosela ben stretta. – Lei è mia: se la toccate ancora, giuro
che vi ammazzo. –
Alexis
ridacchiò e si accoccolò contro il suo petto,
ancora rossa in viso.
Draco
la strinse per la vita, poi, dopo aver rifilato
un’occhiataccia a tutti i
presenti, chinò il capo ad osservare lei e le prese il viso
con una mano,
stringendo delicatamente sulle guance e facendole corrucciare le labbra.
-
Sappi che, per questa sera, niente più baci: non voglio
ritrovarmi a sfiorare
indirettamente le labbra di Zabini. –
Alexis
gli fece una linguaccia, poi si poggiò con il capo sul suo
petto e il gioco continuò.
Non si era voltata
nemmeno una volta a guardare Sirius e non aveva intenzione di farlo:
aveva
paura di vedere l’espressione – sicuramente
contrariata ed arrabbiata – del suo
viso.
Blaise
si avvicinò nuovamente alla bottiglia e la fece girare con
un elegante gesto di
polso; l’oggetto vorticò, poi rallentò
e si puntò niente di meno che su…
Luis Cabrisk.
Il
Grifondoro guardò la punta della bottiglia con un
sopracciglio sollevato, poi
si passò una mano tra i folti capelli nerissimi e si
avvicinò a Zabini con un
sorriso arrogante.
La cosa preoccupante,
però, era l’espressione sul viso del Serpeverde:
soddisfatta e compiaciuta.
Come se già sapesse cosa
la bottiglia avesse riservato loro.
Alexis
si sporse appena in avanti, sempre restando nell’abbraccio di
Draco, lo sguardo
verde, puntato sui due ragazzi, velato leggermente da una
preoccupazione più
che comprensibile.
Anche
le Untouchable Ravens osservavano
la
scena con sguardo attento; in particolare, Coleen Careye sembrava voler
avvertire Zabini con un’occhiata carica di raccomandazione.
I
due ragazzi si squadrarono, poi si chinarono entrambi per scoprire il
responso
della bottiglia: c’era un punto interrogativo nel mezzo.
Luis
si lasciò andare ad un sospiro forzatamente sollevato.
-
Bene, è solo una domanda: temevo di doverti baciare, Zabini.
– se ne uscì, con
tono disgustato.
Blaise
gli fece una smorfia infastidita, ma i suoi occhi non persero mai
quella
scintilla soddisfatta che donava loro una luminosità quasi
sinistra. Sogghignò.
“Parti piano: avrai la
possibilità di andare a fondo durante tutto il
gioco.” gli aveva suggerito Coleen.
Ed
era quello che avrebbe fatto: sarebbe partito con una domandina
semplice, di
pura curiosità genuina.
-
Allora, Cabrisk: come fai a conoscere Alexandra? –
Il
silenzio avvolse l’intera Sala Comune, mentre tutti, avidi di
sapere,
rimanevano concentrati sui due.
Alexis
si era sporta ancora di più in avanti, districandosi quasi
dall’abbraccio di
Malfoy, e aveva guardato Blaise con occhi spalancati.
Ma come diavolo gli
veniva in mente di fare una domanda del genere?!?
Trattenne
il fiato e il suo sguardo preoccupato si spostò sul viso di
Sirius che, però,
sembrava completamente rilassato.
Sorrideva addirittura
con arroganza, mentre chinava il capo verso una spalla e incrociava le
braccia
al petto, lanciando un’occhiata di sottecchi alla figlioccia.
-
Ma che domande sono, Blaise? – intervenne Alexis, senza
riuscire a trattenersi.
Tutti
si voltarono ad osservarla e, in quel momento, desiderò non
aver parlato.
Draco
la strinse di nuovo a sé, con un gesto protettivo, e
chinò il capo per dirle
qualcosa all’orecchio.
-
Fa parte del gioco: qualsiasi domanda è lecita. –
le spiegò, lanciandole un’occhiata
penetrante.
-
Sì, ma…- cercò di protestare.
Alexandra aveva
veramente uno sguardo tormentato e Draco Malfoy si chiese
perché mai fosse così
preoccupata della risposta di Cabrisk: che le avesse mentito ancora?
-
Tranquilla, Alex. – li interruppe Luis, con un sorriso
rassicurante – Non è un
problema per me rispondere a questa domanda, non preoccuparti.
–
Alexis
si girò a guardarlo, con aria dubbiosa, e lui le fece un
occhiolino.
-
Allora: si può dire che io conosca Alexandra da quando era
in fasce. Le ho
salvato la vita, una volta, e da allora ho vissuto sempre con lei:
siamo stati
insieme veramente a lungo, sin da quando lei era solo una bambina. Mi
sono
sempre preso cura di lei, quando i suoi non potevano farlo, e
l’ho sempre
considerata come una sorella minore da dover proteggere. –
raccontò, con un
sorriso delicato sulle labbra.
Rimasero
tutti senza fiato, ad osservarlo, ammirati e stupiti dalla dolcezza
delle sue
parole.
Le
Untouchable Ravens e Diamond
sospirarono intenerite; Pansy Parkinson fece una smorfia –
non sopportava
proprio l’idea che quella ragazzina avesse tanti bei ragazzi
pronti a
proteggerla, specialmente quello che
aveva sempre e solo considerato suo;
Draco lo fissò inespressivo,
poi scese ad osservare Alexis, che aveva sul viso
un’espressione meravigliata,
addolcita dalle labbra morbidamente piegate in un sorriso sincero e
dagli
occhi, che avevano ora assunto una tonalità sollevata.
Blaise
era l’unico ad avere ancora un’espressione dura sul
bel volto, che lo portò ad
assottigliare lo sguardo, insoddisfatto e dubbioso.
-
Che significa che le hai salvato la vita?
– gli domandò un po’ brusco, cogliendo
tutti di sorpresa.
Alexis
spalancò di nuovo gli occhi, ma, ancora, Sirius si
limitò a sorridere
tranquillo, mentre si avvicinava alla bottiglia.
-
Il tuo turno è finito, Zabini. Aspetta il prossimo, ora
tocca me. – rimbeccò altezzoso,
ammiccando arrogante.
Blaise
avrebbe voluto dire qualcosa – o,
in
mancanza di argomentazioni valide, spaccargli la faccia a suon di pugni
–
ma prese la saggia decisione di desistere; rifilò
un’occhiataccia carica di
astio a Cabrisk e poi tornò al suo posto, accanto a Coleen,
che, per calmarlo,
gli mise una mano sull’avambraccio e gli fece cenno che
c’era tempo, ancora.
La reazione calma del
Grifondoro l’aveva sorpresa, questo era vero; ma, invece,
quella di Alexandra
Black l’aveva incuriosita e le aveva messo in testa una marea
di folli dubbi,
tra i quali, quello più accreditato era che, nonostante
tutta l’arrogante
sicurezza di Luis Cabrisk, quei due nascondessero ben più di
quanto non fossero
disposti ad ammettere.
Luis
girò la bottiglia e, quando si fermò, questa
stava indicando niente di meno che
Pansy Parkinson, che sorrise, maliziosa ed impettita, e si
avvicinò, gattonando
sensualmente, al bel Grifondoro; entrambi si chinarono ad osservare la
scena e,
quando il fumo scomparve dal vetro, l’immagine mostrava loro
un…
-
Bacio! – trillò entusiasta la Serpeverde,
mordendosi il labbro inferiore.
Era vero, Cabrisk non le
era particolarmente simpatico, ma era veramente bello, e questo non
poteva
negarlo; inoltre, era deliziata dal fatto di poterlo baciare proprio
davanti a
quell’odiosa della Black: gelatina per Cioccorana.(*)
Luis
si esibì in un sorrisino di scherno e si strinse nelle
spalle, come a dire “se proprio
devo.” Ma, ad essere sinceri,
non sembrava poi così tanto dispiaciuto.
I
due si avvicinarono, lentamente; poi, la Parkinson lanciò
un’occhiata di
sottecchi ad Alexis e vi impresse tutta la cattiveria maliziosa di cui
era
capace.
La
Black spalancò lo sguardo e osservò la scena con
espressione attonita: Pansy
aveva infilato una mano nei folti capelli neri di Luis – di
Sirius! – e lo
aveva trascinato a sé, travolgendolo con un bacio carico di
passione e doppi
sensi più che espliciti, in un gioco di lingue vagamente
osceno. Anche Cabrisk
rispose con lo stesso trasporto – come biasimarlo? Dopo
tutto, quanto tempo era
che non baciava qualcuna? E poi, lui era pur sempre il Malandrini e Don
Giovanni Sirius Black, per tutte le cavallette! – e le cinse
la vita con
entrambe le braccia, avvicinandosela e divorandole le labbra. (**)
Alexis
fu costretta ad abbassare lo sguardo, le guance rosse per la vergogna.
Insomma: Luis Cabrisk
era pur sempre il suo padrino!
Non ce la faceva ad
osservare una scena simile.
Quando
i due ebbero finito di dare spettacolo, erano entrambi affannati e si
lanciarono
occhiatine divertite e un po’ maliziose, mentre intorno a
loro esplodevano
battiti di mani entusiastici e fischia d’approvazione.
Alexis
si ritrovò a sospirare, sollevata che quella scena disgustosa fosse finalmente terminata, e
abbandonò il capo contro
il petto di Draco che la strinse un po’ di più a
sé.
Se, in effetti, aveva avuto
ancora qualche dubbio nei confronti degli interessi di Cabrisk per la
Black,
adesso si era quasi convinto che davvero fra loro non ci fosse niente
di più
che affetto fraterno: nessuno avrebbe mai baciato una ragazza, come lui
aveva
fatto con Pansy, se provava qualcosa per un’altra ragazza.
La
Parkinson si esibì in una smorfietta soddisfatta, mentre
Luis tornava al suo
posto e riceveva una poderosa pacca sulla spalla da due suoi compagni
di
Grifondoro.
In quel momento, un’ombra
scura gli attraversò lo sguardo, mentre un flash di memorie
antiche si faceva
largo nella sua mente.
C’era stato un tempo, in
cui aveva partecipato ad un altro festino, solo che era stato nella
Sala Comune
di Tassorosso; anche allora avevano deciso di passare il tempo con il
gioco
della Bottiglia Magica e a lui era capitata la stessa cosa: dover
baciare un’avvenente
Corvonero che, ovviamente, non aveva affatto disdegnato. Il loro bacio
focoso
era stato accolto da battiti di mani entusiastici ed urla e, quando era
tornato
al suo posto, c’erano stati i suoi amici a dargli delle
pacche affettuose sulle
spalle.
Remus Lupin.
E James Potter.
Una
strana fitta al cuore gli fece trattenere il respiro e lo costrinse a
tornare
bruscamente alla realtà.
Merlino, perché?
Fu
contento di notare che nessuno sembrava essersi reso conto della sua
momentanea
assenza mentale.
Il
suo sguardo, quasi inconsapevolmente, andò a cercare quello
verde di Alexis
Potter.
Sempre così
dolorosamente simile a quello di Lily Evans.
Se non ricordava male,
quella sera anche lei e James erano stati costretti dalla Bottiglia
Magica a
scambiarsi un bacio e Potter ne aveva approfittato largamente,
meritandosi poi
uno schiaffo poderoso sulla guancia, che aveva riportato le cinque dita
rosse
fino al giorno seguente. Ma Sirius aveva sempre pensato che quel bacio
aveva
svegliato la Evans, perché da quel momento in poi, i due
avevano appianato le
loro schermaglie e avevano cominciato ad avvicinarsi.
La
vide, ancora abbracciata a Draco Malfoy, ma notò
immediatamente che c’era
qualcosa che non andava.
Aveva sul visino tondo
un’espressione atterrita, messa in evidenza dagli occhi
spalancati e le labbra
socchiuse; c’era qualcosa di terribilmente spaventato in
fondo allo smeraldo
sincero del suo sguardo e la cosa lo spinse ad entrare immediatamente
sulla
difensiva.
Che stava succedendo?
Luis
guardò la bottiglia: indicava proprio Alexis e, tra le
nebbie diramate appariva
un punto interrogativo, segno che Pansy le aveva rivolto una domanda.
Ma che genere di
domanda?
Non aveva sentito, perso
nei suoi ricordi.
La
Parkinson aveva un’espressione trionfante sul viso truccato e
tutti fissavano
la scena, avidi di sapere.
- Allora, chi si
nasconde davvero dietro la dolce ed indifesa Alexandra Black?
– ripeté Pansy, illuminando Sirius che,
finalmente comprese il perché del terrore negli occhi della
sua figlioccia.
Era sicuro che Pansy
Parkinson non sospettasse nulla su di lei e sulla sua vera
identità, ma che le
avesse fatto quella domanda semplicemente perché credeva che
Alexandra non
fosse una ragazzina pura e delicata come sembrava, ma stesse solo
recitando una
parte – probabilmente per abbindolare Malfoy; il problema era
che, posta in
quel modo, la domanda aveva un’altra pericolosa risposta
dietro e Alexis non si
poteva assolutamente rifiutare di rispondere o il suo viso sarebbe
rimasto
sfigurato a vita.
Mentre
meditava su cosa fare, la voce di Draco Malfoy interruppe la situazione.
-
Ma che razza di domande sono queste, Pansy? Che intenzione hai di
scoprire, con
un interrogativo del genere? – sbottò, stringendo
Alexis a sé con fare
protettivo, la voce tesa.
Sembrava improvvisamente
preoccupato e sulla difensiva, notò
Sirius, come se…lui sapesse.
-
La domanda è la mia e chiedo ciò che voglio.
– rimbeccò la Parkinson,
soddisfatta di essere riuscita a creare quell’atmosfera tesa;
d’altro canto,
non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere e la cosa la
deliziava:
non avrebbe cambiato domanda neanche per tutti i Galeoni del mondo.
Il
resto della Sala osservava la scena in silenzio e tutti, specialmente
Blaise
Zabini e le Untouchable Ravens, si
stavano domandando se Alexandra Black avesse davvero qualcosa da
nascondere.
-
Fa parte del gioco, qualsiasi domanda è lecita. –
si inserì Coleen Careye,
ripetendo le stesse parole utilizzate dallo stesso Malfoy poco prima.
-
Esatto. E la tua bella dovrà rispondere, se domani non
vorrà ritrovarsi con il
viso deturpato dalle cicatrici. Chissà se riuscirai ad
amarla ancora, dopo. –
lo schernì maligna la Parkinson, lanciandogli
un’occhiata di sfida.
Draco
strinse Alexis a sé, come volesse proteggerla, e
rifilò a Pansy uno sguardo
veramente cattivo, che la fece deglutire, spaventata.
Alexis
stava ancora fissando la bottiglia, con sguardo vaco, in una situazione
di
stallo.
Che cosa doveva fare?
-
Io…- cominciò, con un mormorio appena accennato,
catturando l’attenzione di
tutti.
Aveva
improvvisamente lo sguardo lucido, come se la cosa le costasse una
fatica
immane.
No.
Non poteva
permetterglielo.
Lui doveva proteggerla a
qualsiasi costo.
Doveva proteggerla per
loro.
Per lui.
Per James Potter.
-
FINITE INCANTATEM! –
L’urlo
di Luis Cabrisk squarciò il silenzio della Sala Comune,
facendo sobbalzare
tutti i presenti. Un fascio di luce grigia si schiantò con
violenza sulla
bottiglia, che esplose immediatamente in mille pezzi.
Pansy
Parkinson gridò, mentre si lanciava all’indietro e
si difendeva dalle schegge
sollevando entrambe le braccia.
Quando
il silenzio tornò a regnare sovrano, tutti quanti si
voltarono ad osservare
Luis Cabrisk, che adesso era in piedi, bacchetta alla mano, espressione
violenta sul bel viso, respiro affannato.
-
Ma che…? – sussurrò Charlie Liplose,
spaventata.
Ma
prima che qualcuno potesse anche solo fare un’altra
considerazione, Luis
Cabrisk si era voltato ed era uscito a tutta velocità dalla
Sala Comune,
sbattendosi violentemente la porta alle spalle e facendo tremare le
mura.
*
(*) Gelatina per Cioccorana
sta per
il nostro “Pan per focaccia”, espresso ovviamente
in termini consoni al mondo
magico. E’ totalmente una mia invenzione, quindi se voleste
utilizzarla in
futuro nelle vostre fan fiction, inseriti i credits ;)
Per quanto riguarda la passionalità
del bacio, credo di aver già spiegato tutto
all’interno della scena: Luis è un
bel figliolo – e poi Pansy voleva far rosicare Alex,
diciamocela! – e Sirius
era in completa astinenza da quindici anni, ci stava tutto xD
Salve
a tutti!
Ecco il capitolo 40
di questa storia!
Non mi sembra vero che mancano solo 10
capitoli e poi,
finalmente, questa storia vedrà scritta la parola fine!
Ormai cominciavo
sinceramente a disperare di vedere il traguardo avvicinarsi! Forse, per
il
terzo compleanno di questa fan fiction ce la farò davvero a
postare il tanto
agognato epilogo! Quindi, resistete
ancora un po’ insieme a me e tagliamo la linea di arrivo
insieme! :D
Sono piuttosto di corsa, perché a
breve dovrei uscire, ma non posso proprio non aggiornare, quindi vi
lascio
semplicemente qualche breve nota, sperando
ovviamente che il capitolo vi sia piaciuto e che vi spinga a farmi
sapere che
ne pensate!
1
– Il concorso,
come detto nello scorso capitolo, è ufficialmente
cominciato! Le dolcissime _M e l_ ed elita hanno scritto le loro
one-shot, che
vi pubblicizzo:
Leggetele,
perché meritano
davvero! *__*
Sono entrambe, come
richiesto dal concorso, dei missing
moment di questa fan fiction!
Se vi va, lasciate loro
anche un commentino: saranno un metodo di criterio del giudizio finale!
Inoltre, magari, vi spinge
a provare anche voi a partecipare al
concorso: ricordo che ci sono numerosi
premi anche per chi partecipa e non riesce a vincere, quindi
fatevi avanti!
Avete tempo un’altra settimana, perché il
concorso chiuderà sabato 13
Agosto!
2 – Ho faticato davvero a
concludere questo capitolo entro oggi – infatti è
fresco fresco di scrittura xD
– indi per cui, dal momento che la settimana prossima
sarà piuttosto impegnata,
vi avverto che il prossimo aggiornamento
salterà di una settimana: verrà fatto Sabato 20
Agosto! Nel frattempo: recensite,
recensite, recensite!
(Fatemi contenta *_*)
3 – E, ancora,
pubblicità allo
spin-off di “Un particolare in più”
scritto dalla bravissima EleanorMair
Leggete
e commentate la sua
storia, è un ordine è____é
4 – Una carissima ragazza, che
io adoro dal profondo del mio cuore e che non smetterò mai
di ringraziare *__*,
ha fatto due disegni stupendi su questa fan fiction e, sebbene li debba
ancora
concludere, non posso che mostrarveli orgogliosa!
Grazie, Teresa <3
{E’ terryborry qui su EFP,
andatela a cercare, è bravissima *_*}
Ditemi,
sapete riconoscere
a quali capitoli appartengono le due scene?*___*
Bene, ora scappo sul serio,
o finisce che non riesco a postare prima di andare via!
Grazie
a tutti quelli che mi seguono *____*
Un bacione enorme e
a tra
due settimane <3
Giulia