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Autore: Giulia K Monroe    06/08/2011    28 recensioni
E se Harry Potter avesse avuto una sorella minore?
E se Sirius Black non fosse stato catturato e portato ad Azkaban?
Cosa sarebbe successo alla storia più amata di tutti i tempi? Scopritelo leggendo!
***
All'improvviso lo sguardo opaco, grigio metallo sporco, si accese. Luminoso e carico di rabbioso odio, si riversò su quello della ragazza, che trasalì spaventata.
Alexis fece per indietreggiare, ma lui non glielo permise: lasciata scivolare la mano da sotto le sue, le aveva artigliato le spalle con una presa tanto violenta da farla gemere per il dolore; l'aveva quindi trascinata contro l'armadio e l'aveva sbattuta furibondo contro lo specchio, facendole mancare il respiro.
«Perché non ti sei fidata di me?!» ruggì Draco e alzò il braccio con una mossa così repentina che lei, per un attimo, temette che stesse per colpirla; lui invece scaraventò il pugno al di sopra della sua spalla e il suo viso venne sfiorato solo dall'aria smossa: le nocche pallide avevano cozzato con lo specchio al quale era poggiata, incrinandolo.

[IN FASE DI REVISIONE]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

Capitolo XL
Una serata pericolosa {parte #1}

 

 

 

 

 

 

 

 

Alexis Lily Potter era di fronte al proprio armadio, con in viso un’espressione veramente corrucciata. Fece scorrere lo sguardo sui capi intimi riposti sul ripiano di mezzo, poi sospirò.
Non aveva la più pallida idea di cosa indossare.
Possibile che dovesse farsi degli sciocchi problemi anche per un semplice pigiama?
Ah, le donne.

Infilò le mani nell’armadio e ne tirò fuori una camicia da notte blu, con le bretelline in seta azzurra e un ricamo delicato sulla gonna che, tirando le somme, sarebbe arrivata a coprirle al massimo metà cosce.
No, era da escludere, decisamente.
La ripose sullo scaffale e prese un pigiama: era bianco, ma aveva delle buffissime puffole pigmee rosa a decorare i pantaloni, mentre una enorme occupava tutto il davanti della maglietta. Arrossì immediatamente, al pensiero di quello che Draco avrebbe potuto dire vedendola indossare un capo del genere: l’avrebbe presa in giro a vita, se lo sentiva!
Scosse la testa, decisa, e lo ripose nell’armadio, nascondendolo sotto altri vestiti.
Oh, ma perché adesso doveva essere difficile anche scegliere cosa mettere ad un pigiama party?
L’amore ha sempre uno strano effetto sulle persone e su di lei aveva un ascendente davvero esagerato: non voleva che Malfoy la vedesse vestita come una bambina di dieci anni! Desiderava, invece, con un certo imbarazzo che cercava di arginare, che la trovasse attraente anche di notte.

Sospirò e si lasciò cadere a peso morto contro un’anta dell’armadio, mentre lanciava un’occhiata furtiva a quello di Diamond: peccato che la ragazza, per dormire, indossasse solo magliette extra-large.
Disperata, cominciò a prendere a testate l’anta, gli occhi chiusi.
Si sentiva davvero stupida in quel momento, ma non poteva farci nulla!
Dov’era Blaise, quando le serviva?

Frugò nel suo armadio per almeno un’altra mezz’ora e alla fine riuscì a trovare qualcosa di decente: era un pigiama semplice, interamente verde acqua, con pantaloni larghi e una camicia che si abbottonava sul davanti.
Per lo meno, considerò sconsolata, non c’erano puffole pigmee da nessuna parte.
Lasciò scivolare l’asciugamano che teneva intorno al corpo e si infilò le mutandine e il reggiseno, dal momento che era nuda, perché appena uscita dalla doccia. Stava per infilarsi la maglia, quando la porta della camera si aprì.
Pensando fosse Diamond che veniva a prepararsi, neanche si voltò.
- ‘Sera. - la salutò, ancora un po’ imbronciata per la loro conversazione di quel pomeriggio.
Ma la voce che le rispose, non era affatto quella della Cherin, e le fece immediatamente saltare il cuore in gola.
- Però, che spettacolo. Devo dire che hai proprio un bel…-
- Draco! - lo riprese, prima che potesse concludere, mentre si voltava a fronteggiarlo, rossa in viso per la vergogna.
Il ragazzo, poggiato contro la porta che si era chiuso alle spalle, aveva sul viso proprio un’espressione di bronzo, con un ghigno spavaldo sulle labbra e gli occhi grigi carichi di brama.
Occhi che, come sempre, la bruciavano da dentro.
- Buonasera, amore. - la salutò sfacciato, squadrandola da capo a piedi.
Alexis si strinse come meglio poteva nella camicia del pigiama, affrettandosi a chiudere i bottoni; fortunatamente, lei era piuttosto bassina, quindi la maglia arrivava a coprirle le parti intime, una volta aggiustata. Comunque, si affrettò ad indossare i pantaloni.
- Che…Che diavolo ci fai qui?! - sbottò poi, ancora imbarazzata.
Draco storse le labbra in una smorfia.
- Ma che bella accoglienza…- rimbrottò risentito, avvicinandolesi di un passo.
Indossava un bel pigiama in seta nera, che contrastava in modo sublime con il suo incarnato niveo e lo faceva somigliare ad un dio dell’eleganza.
- Comunque, ero solo venuto a controllare che cosa avevi intenzione di indossare. - aggiunse, facendo un altro passo verso di lei e squadrandola con un’occhiata critica, che la mise subito in imbarazzo.
- Beh, qui ad Hogwarts dovrebbero proprio mettere delle misure di sicurezza. - borbottò lei, stringendosi le braccia al petto - Non è normale che un ragazzo possa entrare tanto facilmente nel dormitorio femminile. -
Draco fermò la sua osservazione bramosa e le rivolse uno sguardo sorpreso.
Poi, inaspettatamente, scoppiò a ridere.
La sua risata, come sempre, la accarezzò come una brezza invernale e piacevole, che la fece rabbrividire appena.
Di piacere.

Alexis corrugò la fronte.
- Che ho detto di così divertente? - lo rimbeccò piccata - Scusa tanto se vorrei un po’ di privacy femminile. -
- Le misure di sicurezza ci sono. - la informò lui, divertito - Solo che io so come aggirarle. -
Quelle ultime parole gliele aveva sussurrate sulle labbra, perché si era avvicinato con una mossa fulminea e l’aveva sovrastata, costringendola a premere la schiena contro l’anta dell’armadio.
Alexis lo guardò dal basso, gli occhi di smeraldo che brillavano emozionati, le gote rosse e il respiro accelerato, come ogni volta che lui le era tanto vicino.
Draco poteva sentire il suo fiato delicato sfiorargli le labbra, che si inumidì con la punta della lingua, solo per poter assaporare meglio i brividi che quel respiro fresco sapeva procurargli.
La osservò per qualche silenzioso minuto ed entrambi rimasero semplicemente ad ascoltarsi respirare; poi, lenti, gli occhi di lui si posarono sulla scollatura della camicia del suo pigiama, che lasciava rivelare la pelle bianca e candida del seno, coperto dal reggipetto nero che riusciva ad intravedere sotto la stoffa verde acqua.
Deglutì e tornò a guardarla negli occhi, prima di chinarsi lentamente e sfiorarle le labbra con un bacio morbido; scese poi a lambirle l’angolo della bocca, la mascella e il collo, che torturò delicatamente.
- Draco…?- sospirò lei, socchiudendo gli occhi, mentre il ragazzo scendeva ora a baciarle la pelle del seno lasciata scoperta - Draco…non possiamo…noi…- mormorò lei, con poca convinzione.
Malfoy sbuffò contrariato e il suo respiro fresco andò a posarsi esattamente nel punto umido dove l’aveva baciata poco prima, sostituendo una carezza gelida, dove prima si stavano consumando delle fiamme divoratrici, che la fece rabbrividire di nuovo.
- Il pigiama…- lo sentì mormorare, con ancora il capo chinato.
Alexis piegò il viso su di un lato, ancora schiacciata tra il corpo di Draco e l’armadio.
Sentiva le guance pizzicare di rossore.
- Toglitelo. - aggiunse lui, autoritario, facendola quasi sobbalzare.
Fu sicura di strozzarsi definitivamente con il suo cuore, che le era finito in gola.
- Che…?! - se ne uscì, con una vocina acuta, gli occhi spalancati e le guance ancora più rosse.
Draco prese un profondo respiro, come se cercasse di calmarsi, poi indietreggiò di un passo, senza tuttavia allontanare le mani dall’armadio, in modo tale che le sue braccia, distese, la tenessero prigioniera.
- Togliti questo pigiama. - le ordinò di nuovo, senza guardarla - Non puoi venire alla festa vestita così, ti si vede tutto! - sentenziò e nella sua voce passò chiara una nota di fitta gelosia controllata.
Alexis corrugò la fronte, poi sbatté le palpebre, confusa.
Quando comprese, si diede mentalmente della sciocca.
Ma certo, intendeva “toglitelo” in quel senso!
Non nel senso che aveva creduto lei!

Si sentì arrossire ancora di più, a quella scoperta, mentre abbassava lo sguardo, ora veramente imbarazzata.
- Ma…veramente io…questo…credevo che fosse adatto, insomma…- balbettò nervosa, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. - E’ così…insipido…e credevo che tu…che non ti sarei piaciuta, perché è troppo semplice…ma io volevo che tu…mi trovassi…carina, anche così…-
Draco alzò il viso di scatto e i suoi luminosi occhi d’argento la inchiodarono sul posto: aveva un’espressione strana sul viso e sembrava quasi…imbarazzato? Possibile?
La fissò per qualche istante, senza dire nulla: Alexis appariva così fragile e deliziosa, che gli era difficile mantenere il controllo delle sue emozioni; con i capelli sparpagliati sulle spalle, le guance rosse, lo sguardo tremante d’imbarazzo e…
- MALEDIZIONE! - tuonò all’improvviso, facendola trasalire di nuovo; sbatté il palmo aperto sull’anta dell’armadio, vicino al viso di lei, che trattenne il fiato, spaventata. - Dio, io non ti trovo solo carina! Per me sei eccitante qualsiasi cosa indossi, dannazione! - ammise, arrabbiato con se stesso, mentre chinava il capo e lo scuoteva freneticamente, cercando di respirare lentamente per calmarsi.
Alexis lo fissò con la bocca spalancata.
Le sue parole l’avevano investita in pieno e il cuore aveva cominciato immediatamente a martellarle nel petto, tanto violentemente da assordarla.
Non lo aveva mai visto così…impacciato.
L’amore rende tutti un po’ diversi e sa confondere come nessun’altra cosa al mondo.
Sorrise, intenerita, e sollevò una mano per accarezzargli una guancia e costringerlo a sollevare il viso: Draco aveva adesso le gote appena rosate d’imbarazzo e la cosa le procurò una dura scossa al cuore, che quasi le tolse il respiro.
- Se vuoi…ho un altro pigiama… - mormorò piano, guardandolo con un sorriso.
Draco non le rispose e si limitò ad indietreggiare, per lasciarle di nuovo la possibilità di muoversi e per tentare anche di calmarsi.
Quella ragazza era in grado di farlo veramente uscire fuori di testa.
Alexis si voltò e frugò nell’armadio, per poi tirare fuori il pigiama con le puffole pigmee, che si strinse al petto imbarazzata.
- Non ridere. - aggiunse poi, mentre glielo mostrava.
Lo sguardo di Draco si fece serio, mentre osservava le piccole decorazioni rosa su quel pigiama che, in effetti, di sexy non aveva nulla.
L’espressione tesa che gli aveva solcato il viso sparì immediatamente, mentre un ghigno sfrontato si faceva largo sulle sue labbra. Fece per ridacchiare, ma lei lo fulminò con lo sguardo, stringendosi nuovamente l’indumento contro il petto.
- Non ridere! - lo ammonì di nuovo, impacciata.
Draco le sorrise e le si avvicinò, sfiorandole il viso con una carezza.
- D’accordo. Stavo solo pensando che è davvero…adorabile. - sussurrò poi, chinandosi per sfiorarle le labbra con un nuovo bacio – E che solo io potrei fare pensieri poco…casti su di te anche con quello indosso. - aggiunse, mentre le puntava l’indice sulla fronte e spingeva appena, facendola arrossire ancora di più.
Alexis lo guardò dal basso con un sorrisino appena, ancora nervosa, poi scosse la testa e sospirò.
- Poi dì che non ti amo abbastanza. – lo accusò lei, facendogli una linguaccia.
- Chi l’ha mai detto? - si difese lui con un sorrisino, alzando le mani.
Alexis scosse di nuovo la testa, a metà tra l’esasperato e il divertito, poi cominciò a sbottonarsi la camicia.
Gli occhi di Draco si allargarono di nuovo, bramosi, mentre contraeva la mascella, tanto da farsi male.
- No. - la bloccò, mettendo una mano in avanti – Va’ in bagno, ti prego. Non puoi chiedermi di guardarti mentre ti spogli e poi pretendere che non ti faccia nulla! -
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I corridoi di Hogwarts, di notte, erano decisamente spaventosi.
C’era un silenzio tetro, che metteva addosso veramente un’ansia terribile.
Senza contare le ombre, che sembravano guardarti da ogni angolo oscuro, pronte a balzarti addosso e ad inghiottirti nelle loro tenebre.
La quiete che si respirava nel buio era qualcosa di veramente…
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!-
Un urlo squarciò il silenzio, subito seguito da una serie di strani rumori e voci soffocate.
- Sssssssh! Zitte, brutte cretine, volete forse che ci scoprano?! -
Blaise Zabini si era appena voltato verso Pansy Parkinson e il suo gruppetto di amiche, che adesso, tutte rannicchiate in un angolo, tappavano la bocca ad una biondina, colei che aveva urlato. Scossero la testa tutte in contemporanea, con aria colpevole, mentre il moro rifilava loro un’occhiataccia dietro l’altra e masticava insulti tra i denti.
- Ma c’era un ragno enorme…- pigolò la biondina, meritandosi altre occhiatacce infastidite.
Alexis lanciò uno sguardo di sottecchi a Draco, che scosse la testa, mentre le cingeva il fianco e la guidava nell’oscurità.
Sembrava essere a suo agio, mentre si muoveva nelle ombre.
- Coccatrici del cavolo…- sentirono Blaise sibilare, mentre si rimetteva a capo di quel gruppetto male assortito.
C’erano Pansy Parkinson, con le sue amichette e Diamond; poi c’erano loro tre, Theodore Nott e qualche altro Serpeverde, di cui però Alexis non avrebbe saputo dire il nome.
Sentendo quell’insulto, le venne da ridacchiare, ma Draco le premette una mano sulla bocca, costringendola a tacere; poi si portò l’indice alle labbra e scosse lentamente la testa, prima di chinare appena il capo.
- Non vorrai mica attirarti le ire di Blaise, vero? - le sussurrò nell’orecchio, lanciando poi un’occhiata obliqua all’amico - Ultimamente è piuttosto nervosetto.-
- Guarda che ti ho sentito! - sibilò Zabini, voltandosi per fulminarlo.
Draco si limitò a fare una smorfia, poi strinse di nuovo Alexis e le rivolse un’occhiata, come a dire “te l’avevo detto.”
Questa volta, Alexis dovette premersi da sola la mano sulla bocca, per impedire al suo ridacchiare di riempire il silenzio.
E fu in totale silenzio - per la gioia di Blaise - che percorsero il resto della strada che li separava dalla Sala Comune di Corvonero. Si ritrovarono davanti alla sua porta, di un nero lucido; il corvo argentato - l’unica decorazione presente - aprì il suo becco di metallo ed emise un gracchio, dopo recitò il suo indovinello.
- Quattro lettere: anche se è piena non trabocca mai. -
Per entrare nella Sala Comune di Corvonero dovevano rispondere a quell’indovinello ma, si sa, le serpi privilegiavano per astuzia, non proprio per intelligenza.
- Bocca! - se ne uscì una del gruppo di Pansy, con voce stridula e decisamente troppo alta per i gusti di Zabini.
- Parola d’ordine sbagliata! - gracchiò il corvo, senza aprire la porta. - Quattro lettere: anche se è piena non trabocca mai. - ripetè poi.
Blaise si voltò a guardare la biondina - sempre lei, ma che aveva fatto di male per meritarsela!? - e la fulminò con lo sguardo.
- Ha detto quattro lettere! - le sibilò furioso e lei si rintanò dietro la Parkinson, che sbuffò.
- Che ne dite di…voce? - provò Diamond, piegando il capo per poter osservare, oltre la figura di Zabini, la reazione del corvo.
- Parola d’ordine sbagliata! - disse ancora il corvo e tutti si ritrovarono a sospirare.
Certo che le Untouchable Ravens potevano anche fornirgli la soluzione giusta in qualche modo, per tutti i dannati Grifondoro!
- Quattro lettere: anch…-
- Sì, abbiamo capito! - abbaiò Zabini, con i nervi a fiori di pelle.
Draco sbuffò una risatina, che costrinse Blaise a voltarsi per lanciargli un’occhiataccia.
- Lo trovi divertente? - soffiò, stanco - Invece di ridere, spremiti le meningi! -
Malfoy alzò gli occhi al cielo e non smise nemmeno per un secondo di sorridere sornione.
Alexis ci rimuginò sopra per qualche istante, fissando il corvo concentrata.
Anche se è piena non trabocca mai.
Che cos’era piena e non poteva traboccare?
Piena…
Ma certo!

Si illuminò in un sorriso e fece per rispondere, ma fu un’altra la voce che la precedette e che fornì la giusta risposta.
- La luna. –
Il corvo gracchiò ancora, ma questa volta non aggiunse nulla e un debole click di una maniglia inesistente fece intendere loro che la porta era stata aperta.
Tutti si voltarono verso la voce proveniente dalla loro destra, ma solo Alexis era riuscita a riconoscere immediatamente a chi appartenesse.
Dalle ombre fuoriuscì la figura elegante di Luis Cabrisk: i capelli sciolti gli ondulavano sulle spalle, ricadendo appena a coprire gli occhi attenti; indossava un pigiama blu, che metteva in risalto lo sguardo.
- Luis! – esclamò Alexis con un sorriso luminoso, senza riuscire a contenersi.
Non c’è neanche bisogno di dire che scatenò il putiferio.
Mentre il Grifondoro le sorrideva con dolcezza, Draco fu costretto a trattenere una specie di ringhio, che uscì fuori sotto forma di sbuffo, mentre la stringeva a sé possessivo, e Blaise si voltò a lanciarle un’occhiataccia, mentre si portava l’indice alle labbra.
- Ssssssssh! – la ammonì e Alexis chinò il capo e strizzò un occhio, in segno di scuse.
- Buonasera. – se ne uscì invece, serafico, Luis, sventolando appena la mano e facendo l’occhiolino al gruppo di Pansy Parkinson, che si sciolse in sospiri, fortunatamente silenziosi.
Blaise gli lanciò uno sguardo seccato, mentre incrociava le braccia al petto, stizzito.
- Si può sapere come diavolo facevi a conoscere la risposta? – sibilò velenoso.
Non riusciva proprio a concepire che quel Grifondoro da strapazzo fosse arrivato alla soluzione prima di lui!
- L’avrà rubata a qualche Corvonero. – insinuò Pansy, sollevando un sopracciglio e scuotendo le spalle con eleganza.
Alexis le lanciò un’occhiataccia, che però ricadde nel vuoto, dal momento che la Parkinson sembrava avere occhi solo per Cabrisk, nonostante le sue precedenti parole.
Blaise ghignò, soddisfatto della risposta della compagna di casa, ma anche le labbra di Luis si aprirono in un sorrisino di scherno.
- O, semplicemente – se ne uscì con voce tranquilla, rimirandosi le lunghe dita affusolate – un Grifondoro è più intelligente di una decina di Serpeverde messi insieme. –
Fece un occhiolino fugace alla Black, che però non reagì assolutamente.
Anche se Draco, che la conosceva bene, aveva notato la sfumatura divertita che le aveva colorato le iridi smeraldine.
La strinse di più a sé, come a voler marcare il terreno, ma lei non vi diede peso e si limitò a poggiargli il capo sul petto e a lanciargli un sorriso dal basso.
- Come osi, brutto…- sibilò Blaise, che aveva ormai perso la sua prodigale pazienza – Adesso te la faccio passare io la voglia di…- lo minacciò, tendendosi in avanti, un pugno chiuso nell’aria, pronto a scagliarsi contro il viso perfetto e odioso di Cabrisk.
Alexis fu lesta a sciogliersi dall’abbraccio di Draco e si affiancò a Zabini, poggiandogli una mano sulla spalla.
- Blaise…!- lo richiamò, ma quello si voltò a guardarla con il fuoco negli occhi di zaffiro.
- Altro che Blaise e Blaise! – inveì, alzando il tono della voce, senza preoccuparsi più del silenzio nel quale avrebbero dovuto rimanere – Tieni a bada il tuo amichetto, Black, o stasera non risponderò delle mie azioni! –
Alexis corrugò la fronte e deglutì, ma Luis la precedette, prima che lei avesse la possibilità di ribattere alcunché: si avvicinò di un passo, accorciando la distanza che lo separava dai Serpeverde.
- Siamo nervosetti questa sera, Zabini? – lo schernì, con un ghigno arrogante ed entrambe le eleganti sopracciglia sollevate.
Blaise si voltò di scatto verso l’avversario, gli occhi infuocati come due tizzoni ardenti.
- Sto per sperimentare un nuovo ottimo modo per sfogarmi! – ruggì arrabbiato, sollevando nuovamente il pugno e facendo per scagliarsi contro Luis, che non smise di sorridere orgoglioso nemmeno per un secondo.
Fortunatamente, Alexis si mise ancora in mezzo: di certo, se aspettava che Draco o un altro Serpeverde intervenisse in difesa di Luis Cabrisk, avrebbe fatto prima ad aspettare che Lord Voldemort cominciasse a dispensare Burrobirre ai Babbani.
Fermò di nuovo Blaise, il cui pugno rimase ben saldo nell’aria, fremente di saziare la sua fame di Grifondoro.
- Black, spostati. – le intimò, senza guardarla, ma continuando a fulminare Luis, che se la sorrideva beato.
- No. – rispose lei risoluta, scuotendo la testa.
La situazione venne salvata da una voce femminile ed indignata, proveniente direttamente dalla porta della Sala Comune di Corvonero, ora aperta a mostrare il volto contrariato di Coleen Careye.
- Volete fare piano?! – sibilò loro, squadrandoli da capo a piedi – I Tassorosso dall’altra parte del castello non hanno ancora sentito! – li ammonì, fermando quella faida imminente. – Su, svelti, entrate! – li invitò poi, scostandosi dalla porta e lasciando libero il passaggio.
Blaise e Luis si squadrarono ancora, orgogliosi.
Poi, decisero di deporre momentaneamente la bacchetta di guerra e tutto il gruppo varcò la soglia.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Sala Comune di Corvonero era completamente blu, spruzzata d’argento nei particolari più rilevanti.
Niente a che vedere con la freddezza di quella dei Serpeverde o con la calorosità di Grifondoro.
Eleganza era la parola d’ordine per descrivere quel ritrovo.
Era grande e circolare, molto ariosa. Alzando lo sguardo al soffitto si aveva la possibilità di vedere una volta a botte, dipinta di un bellissimo cielo notturno, puntellato di stelle argentee. Dal centro di esso scendeva un enorme lampadario, ornato di una miriade di cristalli lucenti, che riflettevano tutti i colori dell’arcobaleno sulle pareti scure della stanza, regalandole un aspetto…fatato. Le enormi finestre ad ogiva erano coperte da voluminosi tendaggi blu, bordati d’argento, lo stesso colore delle robuste corde che servivano, di giorno, a sollevarli. Solo una delle finestre era aperta, dando l’accesso ad un piccolo balconcino, nel quale studenti imbacuccati in felponi e sciarpe fumavano e chiacchieravano allegramente. Le numerose librerie in legno massiccio, traboccanti di tomi enormi, erano state magicamente spostate ai lati della stanza – nonostante essa non avesse alcuna sorta di parete rigida, ma solo morbide curve. I lunghi tavoli in legno scuro erano ricolmi di bevande e vivande ed erano molti i ragazzi che si affollavano per prendere whiskey incendiari o cioccorane riempite di ogni sorta di liquore.
Di certo, però, la cosa che catturò immediatamente l’attenzione di Alexis Potter, non appena ebbe messo piede nella Sala Comune, fu l’enorme statua al centro della stanza: era l’effige di una donna bellissima, interamente scolpita in marmo bianco e scintillante.
- Bella, non è vero? –
Alexis si voltò per osservare Coleen Careye, che adesso sorrideva al suo fianco, guardando la statua a sua volta.
- Bellissima. – concordò, annuendo.
- E’ Rowena Corvonero. – le spiegò, con tono sognante; poi sembrò riprendersi, perché il suo sguardo si accese e si puntò su due ragazzi che si stavano lanciando addosso qualche alcolico – NON OSATE SPRECARE LE BEVANDE IN QUESTO MODO!! – ruggì, perdendo tutta la sua eleganza – Scusa, Black: il dovere mi chiama. – le disse, lanciandole solo un’occhiata fugace, prima di partire alla carica verso i due studenti, tirandosi su le maniche del pigiama lilla che indossava – VE LO FACCIO LECCARE VIA DAL PAVIMENTO!!!-

Il gruppetto arrivato insieme alla Sala Comune si era presto disperso e ognuno si era dedicato a diverse attività: Pansy e il suo gruppetto di coccatrici si erano subito fiondate sugli alcolici, per poi scaricare tutto con sigarette in balcone; Luis si era intrattenuto in un discorso particolarmente interessante con la Cherin, che non aveva mai smesso di riservargli occhiate languide e sorrisini; le Untouchable Ravens parlavano con Micheal Corner e altri due studenti di Grifondoro e le loro risate accompagnavano la musica alta che si diffondeva magicamente per la sala, lasciando al cantante, in parte vampiro, Lorcan D’Eath la possibilità di accompagnare la loro serata con le sue melodie dallo stampo prettamente gotico.
Draco aveva lasciato Alexis da sola, ma solo per andare a prendere qualcosa da bere, e lei era rimasta ai piedi della statua, rapita dalla sua bellezza: la donna aveva un’aria elegante e gentile, con i lunghi capelli fluenti, le vesti lussuose e il diadema sulla fronte.
- Ecco, tieni. –
La voce delicata di Draco la costrinse a voltarsi: il ragazzo era adesso davanti a lei e le stava porgendo un bicchiere di Burrobirra, mentre stringeva nell’altra mano un cicchetto di whiskey incendiario per lui.
- Grazie. – sorrise, bevendone immediatamente un sorso e tornando ad osservare la statua con aria rapita.
- Ti piace proprio, eh? – le chiese Draco, affiancandola e sollevando il viso per poter guardare il viso di Rowena Corvonero a sua volta.
- La trovo bellissima. – rispose lei, annuendo.
Draco le si fece più vicino e si chinò appena, per fare in modo che le sue labbra si trovassero all’altezza dell’orecchio di lei.
- Per me, tu sei più bella. – le mormorò piano, senza guardarla.
Poi la superò, facendo finta di nulla e dirigendosi verso Theodore Nott, con il quale intavolò immediatamente una discussione banale e priva di importanza.
Alexis rimase imbambolata, le guance deliziosamente rosse: quando si comportava in quel modo riusciva a farla andare completamente in confusione!
Dannato Malfoy e le sue capacità da seduttore del cavolo.
Lei…
Lo amava proprio, non c’era niente da fare.

Blaise Zabini, silenzioso accanto a lei, si era guardato intorno con circospezione fino a quel momento; poi, quando aveva visto Coleen allontanarsi dal gruppetto e rivolgergli un’occhiata, aveva sfiorato la spalla della Black con una mano, costringendola a prestargli attenzione.
- Ti devo lasciare, non mi ti fai rapire, vero? –
Alexis ridacchiò e scosse la testa.
- Vai tranquillo. – rispose allegra.
Blaise le fece un occhiolino e poi si allontanò.
La Potter se ne rimase ai piedi della statua, con aria pensierosa, mentre finiva di sorseggiare la sua Burrobirra; il suo sguardo vagò poi per la sala, alla ricerca di visi conosciuti: un giovane Sirius stava adesso parlando con Charlie Liplose e i due sembravano davvero divertirsi un mondo; dall’altra parte della stanza, Blaise Zabini aveva raggiunto Coleen Careye e i due adesso stavano avendo una fitta conversazione, che li stava tenendo parecchio occupati; Draco era ancora in compagnia di Nott e i due, adesso, si stavano servendo di altri alcolici.
Tornò a fissare la statua, con aria assorta.
- Nessuno ha mai mostrato tanta ammirazione per la statua di Rowena. –
Era stata una voce delicata a parlare, il cui tono era leggermente svagato.
Alexis corrugò la fronte e si voltò: seduta su di una poltroncina in seta blu c’era una ragazza di Corvonero che stava leggendo una rivista – o almeno così sembrava, perché la stava tenendo al contrario. La osservò e poi tornò a rivolgere lo sguardo al viso sereno di Rowena.
- La trovo…Non lo so, non saprei spiegartelo. – le rispose.
- Oh, non c’è bisogno che lo fai! – disse quella con tono allegro – Capisco perfettamente cosa provi! –
Alexis si voltò a sorridere alla ragazza e si lasciò cadere sulla poltrona vuota accanto a lei, mentre quella abbassava la rivista, lasciandole la possibilità di guardarla in viso: aveva una foltissima massa di capelli biondi, che arrivavano a sfiorarle la vita, e un viso dall’espressione veramente particolare, resa un po’ sognante dagli enormi occhioni grigi.
- Sono…- cominciò Alexis, con tutta l’intenzione di presentarsi.
- Oh, so benissimo chi sei! – la interruppe quella, stringendole distrattamente la mano che le aveva porto – Sei Alexandra Black, anche se non mi sembri affatto una Black.- aggiunse, con aria particolarmente allegra.
Alexis sollevò un sopracciglio e storse le labbra, cercando di mostrarsi indignata, ma la cosa non le uscì molto bene.
- Io sono Luna Lovegood! – si presentò poi la Corvonero, riservandole un’occhiata obliqua e un sorrisino divertito.
- Piacere di conoscerti, Luna. – rispose Alexis, abbozzando un sorriso a sua volta.
Quella ragazza era strana, ma chissà perché, le era già simpatica.
Luna le rivolse un ultimo sguardo perso, poi tornò a concentrarsi sulla rivista che stava leggendo, nascondendosi dietro le enormi pagine, tenute al contrario.
Alexis la osservò incuriosita, piegando il viso su di un lato, quasi cercasse di leggere le informazioni scritte alla rovescia.
- Come fai a leggere…così? – le domandò all’improvviso, non riuscendo a trattenersi.
In fondo, era sola e si stava annoiando, e Luna sembrava promettere una compagnia piacevole.
La biondissima Corvonero sbucò nuovamente da sopra le pagine.
- E’ molto più comodo di quanto non sembri, in realtà. – le rispose, sempre con quel tono particolare, che la rendeva veramente deliziosa – Serve per catturare meglio ogni informazione che potrebbe sfuggire ad una lettura superficiale: dovendo concentrarti maggiormente a leggere, registri ogni tipo di notizia. – le spiegò, annuendo.
Alexis rimase veramente colpita da quelle parole: sembrava convinta delle sue teorie e la cosa la meravigliava; Luna le dava l’idea di essere una persona veramente eccezionale.
- Vuoi provare? – le chiese poi, rivolgendole un’occhiata strana.
Alexis sorrise e annuì, sporgendosi appena dalla poltrona per avvicinarsi alla Lovegood.
- Certo, devo ammettere che mi hai incur…-
- BLACK! –
Una voce squillante la interruppe, costringendola a voltarsi per prestare attenzione a Charlie Liplose, che si stava avvicinando a loro con un sorriso sulle labbra lucide di rossetto viola – intonato ai suoi particolarissimi capelli.
- Ehi, Charlie. – la salutò la Potter, sventolando la mano.
Charlie la prese per mano, ignorando completamente la compagna di casa seduta sulla poltrona vicina e con la quale la Serpeverde stava intrattenendo una conversazione.
- Devi venire con me, Alex: devo farti provare una cosa! – esclamò, cominciando a tirarla per le braccia e costringendola ad alzarsi.
- Eh? – domandò confusa la mora, corrugando entrambe le sopracciglia – Ma io, veramente stavo parlando…-
- Oh, ignorala, è solo Lunatica Lovegood. Non si offenderà di certo se la lasci da sola, anzi è probabile che nemmeno se ne accorga, svampita com’è! Ed ora vieni! –
- No, aspetta, io…- si voltò a lanciare uno sguardo dispiaciuto a Luna, che si limitò a sorriderle, per poi nascondersi di nuovo dietro l’enorme giornale.
Non fece in tempo a dire nient’altro, che Charlie l’aveva già trascinata al tavolo delle bevande e le stava porgendo un bicchierino con del liquido rossiccio.
Alexis lo osservò con una smorfia.
- Che cos’è? –
- Assaggialo: è buonissimo! – le disse semplicemente la Liplose, mettendole il bicchierino tra le dita.
La Potter se lo avvicinò al naso: profumava di rose, fragole e qualcos’altro che non avrebbe saputo identificare.
- Mi devo fidare? – domandò sospetta, osservando Charlie di sottecchi.
- Ma certo che sì, Alexandra Black! – rispose la Corvonero allegra.
Sembrava essere leggermente brilla e Alexis si domandò mentalmente quanto avesse già bevuto.
Osservò il liquido nel bicchierino, poi sospirò e fece per potarselo alle labbra, quando qualcuno le sfiorò la mano e glielo tolse dalle dite.
- Questo, se non ti dispiace, lo prendo io. –
La voce profonda di Luis Cabrisk seguì il gesto del suo padrone, che lanciò un’occhiata d’avvertimento ad Alexandra Black e bevve il liquido rossiccio tutto d’un sorso, per poi emettere uno strano verso, causato probabilmente dal bruciore alla gola dovuto all’alcolico pesante che la Liplose aveva cercato di rifilarle.
- Sei un guastafeste, Cabrisk! Per una volta che avevo convinto questa santarellina a bere qualcosa ed uscire dagli schemi! – si lamentò Charlie, assumendo un’aria imbronciata.
- S-santarella?!? – protestò Alexis indignata, spalancando gli occhi.
Ok: Charlie Liplose doveva decisamente aver bevuto qualche alcolico di troppo.
Luis scosse la testa con fare esasperato.
- Mi dispiace, Liplose, ma non posso permettere a questa signorina di bere. In fondo, ha solo quindici anni. – la informò, mentre circondava le spalle della figlioccia con una braccio – Se non ti dispiace, mi prendo anche lei. Tu, invece, dovresti prendere proprio una boccata d’aria. – le suggerì, prima di portare via la Potter dalle grinfie di quella Corvonero ormai priva di freni inibitori.
Charlie li osservò allontanarsi stizzita, poi strinse le mani in due pugni  e fece una linguaccia al loro indirizzo, voltandosi poi per prendere un altro bicchierino di whiskey.

Luis trascinò la Black lontano dal tavolo degli alcolici, sempre tenendole un braccio intorno alle spalle e stringendosela al petto. Alexis incespicò quasi per stare dietro ai suoi passi lunghi, aggrappandosi appena sopra il suo gomito per non cadere.
Nel camminare, passarono accanto a Draco e Theodore Nott, che erano ora seduti ad un tavolino e stavano chiacchierando distaccati di cose sicuramente non particolarmente importanti.
Fu un attimo.
Gli occhi grigi di lui si sollevarono dal bicchierino che stringeva tra le dita e si incrociarono a quelli verdi di lei.
Alexis lo fissò remissiva, aprendo appena gli occhi.
Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma Draco distolse lo sguardo e chinò il capo, per poi bere tutto d’un fiato il liquido nel cicchetto.

Luis continuò a trascinarla, allontanandosi dal tavolo, e solo allora lei si riscosse. Si voltò a guardare il giovane padrino con aria contrariata.
- Luis? – cercò di richiamare la sua attenzione, ma quello non sembrò nemmeno sentirla. – Luis? – riprovò, non con risultati diversi – LUIS FERMATI! – urlò alla fine, puntando i piedi per terra per fare resistenza.
Sirius sembrò finalmente sentirla, perché si fermò di botto, facendola quasi cadere con la faccia per terra; fortunatamente la teneva ancora per le spalle, quindi riuscì a trattenerla appena in tempo e a farla rimanere in piedi.
Alexis si districò subito dal suo abbraccio, con un gesto brusco, e gli si mise davanti, accigliata.
- Si può sapere che diavolo ti sei messo in testa?! – lo rimproverò irritata, mettendosi le mani sui fianchi.
Luis la guardò dall’alto, corrugando le fine sopracciglia con fare confuso.
- Di salvarti dalle grinfie di quell’ubriacona della Liplose? – rispose in una domanda retorica, piegando appena il capo.
Alexis scosse la testa e strinse appena gli occhi.
- Non intendevo adesso, ma in generale! –
Sirius la fissò senza capire, un sopracciglio sollevato ad indicare la cosa.
- Non ti seguo, bambina. –
- Perché ti comporti così? – sbuffò lei esasperata, prendendosi la fronte con una mano.
Luis le afferrò delicatamente il polso e la costrinse a guardarlo di nuovo.
- Così come, Alex? Non capisco a cosa tu ti stia riferendo. – le rispose, sinceramente preoccupato.
Alexis si sottrasse immediatamente alla sua presa e poi scosse di nuovo la testa.
- Sembra che tu ti diverta a dare spettacolo e a comportarti da ragazzo geloso! – gli fece notare con un sibilo, storcendo le labbra in una smorfia.
- Ehi, ma io sono geloso. – puntualizzò lui, senza afferrare il concetto.
Alexis gli si avvicinò tanto che i loro visi furono a pochi centimetri di distanza, mentre gli poggiava le mani sul petto. Lo guardò negli occhi, con sguardo allargato dalla preoccupazione.
- Ma non capisci? – gli sussurrò piano, quasi sulle labbra, in modo tale da essere sicura che solo lui potesse davvero sentirla – Non puoi fare la parte del padrino geloso qui ad Hogwarts e nelle tue condizioni. Qualcuno potrebbe cominciare ad avere dei forti sospetti su di te. Forti sospetti su di noi. E potrebbe travisare i tuoi comportamenti. –
Sirius la fissò, ora il suo viso era terribilmente serio.
- Qualcuno come Malfoy? – ribatté acido, storcendo il naso.
Alexis spalancò di nuovo gli occhi e, per un momento, abbandonò lo sguardo di Luis per intercettare la figura del biondo appena nominato che, però, al momento, fortunatamente, dava loro le spalle.
Furono gli occhi di zaffiro di Blaise Zabini ad intercettare quelli verdissimi di lei, e avevano una nota accusatoria e rabbiosa nelle sfumature scure.
Alexis si affrettò a distogliere lo sguardo e poi si allontanò immediatamente da Sirius, levando le mani dal suo petto velocemente, come se si fosse appena bruciata.
Luis rimase completamente impassibile e si limitò a continuare a fissarla dall’alto, con aria dura. Lei abbassò appena il capo, improvvisamente nervosa.
- Non è per lui. – disse dopo, assottigliando lo sguardo – Ma se qualcuno sospettasse qualcosa e scoprisse qualcosa, potresti ritrovarti in pericolo ed io non voglio che…- mormorò a mezza bocca, guardandosi intorno e stando attenta che nessuno fosse abbastanza vicino da poter catturare anche solo dei brandelli della loro conversazione.
Fortunatamente, la musica alta copriva completamente le loro parole.
Sirius sbuffò e la prese per le spalle, inchiodandola con un’occhiata decisa.
- Alex, sta’ tranquilla: non mi succederà nulla. – le disse semplicemente.
Poi fece per andarsene e sorpassarla, ma lei lo fermò, spingendolo appena per costringerlo a tornare davanti a lei.
- Solo un’ultima cosa: per favore, per favore, almeno per stasera fai il bravo! – lo implorò, congiungendo le mani nel tipico segno della preghiera.
Luis sospirò e annuì appena.
- Cercherò di fare il bravo, ma non ti assicuro niente, bambina. E, in ogni caso, dovresti smetterla di essere sempre così tesa: ti verranno le rughe ad avere sempre la fronte corrugata in questo modo. – la schernì con un sorrisino delicato, mentre le dava una piccola schicchera sulla fronte.
Alexis storse il naso in una smorfia.
- Tu, invece, ti preoccupi troppo poco. – soffiò risentita.
Sirius si limitò a farle un occhiolino e poi la superò, lasciandola sola.   

- Non ti da fastidio? –
Draco Malfoy sollevò lo sguardo su Theodore Nott, entrambe le sopracciglia sollevate.
- Che cosa? –
Theo storse le labbra in una smorfia e fece un cenno veloce con il capo, indicando qualcosa alle spalle del compagno. Draco si voltò lentamente ad osservare la scena: in un angolino della sala, quasi lontani da occhi – ed orecchie – indiscreti, c’erano Luis Cabrisk e Alexandra Black, che parlottavano abbastanza vicini.
Malfoy arricciò appena il naso; poi, lentamente, si voltò di nuovo ad osservare Nott con un’occhiata impassibile.
- Mi fido di Alexandra. – fu l’unica cosa che disse, mentre scrollava elegantemente le spalle.
Non faceva altro che ripeterselo da settimane, ormai.
Lui si fidava di Alexandra.
Ma stava cercando di convincere quelli che lo circondavano o se stesso?

- Contento tu. – rispose Theodore, lanciando uno sguardo scettico alla coppia e bevendo un sorso di liquore dal bicchierino che teneva tra le dita. – Comunque…- riprese poi, con tono pensieroso.
Draco sollevò nuovamente il viso per prestargli attenzione.
- Non ho mai capito che cosa ci trovi in lei. Nella Black, insomma. – disse, osservando la Serpeverde con aria corrucciata.
Malfoy lo fissò senza cambiare la sua espressione, che rimase distaccata ed indifferente.
- Non è particolarmente…bella. È carina, questo te lo concedo, ma con tutte le ragazze che ci sono ad Hogwarts, avresti potuto pretendere molto meglio. – considerò, abbandonandosi contro lo schienale della sedia e tornando a fissarlo.
L’espressione di Draco non era mutata minimamente: sembrava quasi scolpita in un marmo freddo e durissimo.
Solo i suoi occhi, in fondo, scintillavano appena di un sentimento indefinibile.

- Anche tu, eppure sei con la Cherin. – ribatté tranquillo e Nott quasi sobbalzò, perché, data la sua assoluta inerzia, non si era aspettato una risposta.
Sogghignò appena e scosse la testa.
- Nah, noi non stiamo davvero insieme. E poi, almeno lei me la da. – ammise serafico, guardando Draco di sottecchi con un’occhiata maliziosa.
Inaspettatamente, anche Draco si esibì in un sorriso sghembo.
- Ecco perché non potrai mai capirmi, Theo. –
Con eleganza si alzò e si avvicinò a Nott, chinandosi appena per potergli sussurrare quelle parole all’orecchio.
- E poi, almeno Alexandra la da solo a me. – mormorò, scoccandogli un’occhiataccia a metà tra l’orgoglioso e il velenoso.
Dopo di che non aggiunse altro e si congedò.
Guardandolo allontanarsi, Theodore Nott scosse la testa e un sorriso amaro gli piegò le labbra, che coprì immediatamente con un nuovo bicchiere di alcool.
Draco Malfoy era proprio cambiato: un tempo non avrebbe rincorso una ragazzina così…insipida ed impacciata; o magari sì, ma solo per piegarla al suo volere e poi abbandonarla, come aveva sempre fatto.
Ma adesso, a quanto pareva, le cose stavano diversamente.
Lei lo aveva cambiato.
O forse,
considerò malinconico, era stato Lui a cambiarlo.
L’amore.
Theodore Nott scoppiò a ridere da solo e scosse la testa, attirando l’attenzione di qualche studente, che lo guardò stranito.
Ah, quelle valutazioni così poetiche non erano proprio da lui: dovevano essere i fumi dell’alcool a parlare al suo posto, decisamente.

Pansy Parkinson si portò la sigaretta alle labbra e aspirò profondamente.
Il sapore del tabacco, misto all’essenza di rosa e verbena le scese in gola e le riempì successivamente le narici. Buttò il fumo fuori, con eleganza, gli occhi appena lucidi.
- Merlino, questa roba è proprio forte. – disse, arricciando appena il naso e voltandosi a guardare Cameron Touchfeel, che se ne stava poggiata con le braccia incrociate al bordo del balcone e teneva anch’ella una sigaretta tra le labbra carnose.
- Che ti avevo detto? È la roba migliore che puoi trovare, per lo meno qui ad Hogwarts. – le rispose con espressione soddisfatta, ammiccando appena; poi si voltò, fece un tiro dalla sigaretta e se la tolse dalle labbra, per poi poggiarsi con i reni contro il muricciolo del terrazzo . – Ora tocca a te: l’hai portata? –
Pansy si girò a sua volta e le lanciò un’occhiata di sottecchi. Poi annuì appena.
- Certo. –
- Bene. La useremo tra poco. – si limitò ad accordare Cameron, ammiccando appena.
Le sorrise e spense la sigaretta contro il bordo del balcone, rientrando nella Sala.
Pansy la osservò allontanarsi, poi si abbandonò di nuovo contro la balaustra di marmo e socchiuse gli occhi, mentre un ghigno le distorceva le labbra cariche di rossetto, tra le quali teneva nuovamente la sigaretta.
- Di che stava parlando la Touchfeel? –
Una voce si levò all’improvviso nel silenzio – i Corvonero dovevano aver fatto un qualche incantesimo alla Sala Comune, perché tutto il rumore e la musica alta che vi erano all’interno non fuoriuscivano minimamente all’esterno, lasciando il balcone nel silenzio assoluto di quella notte tranquilla. Era una voce fredda e strascicata e lei non aveva assolutamente alcun bisogno di aprire gli occhi per sapere a chi appartenesse. Le sue labbra rosse si aprirono di più, in un sorriso a metà tra il compiaciuto e il malizioso.
- Draco. – lo salutò tranquilla, togliendosi la sigaretta dalla bocca e buttando fuori una nuova nuvola di denso fumo stranamente rosato.
Malfoy le si avvicinò, lento e pigro come un gatto; lei schiuse appena gli occhi, solo per lanciargli un’occhiata di sottecchi: indossava un pigiama nero, in seta, che metteva in risalto tutta la bellezza della sua pelle bianca e perfetta e del suo viso elegante.
Del quale lei era sempre stata innamorata.
Con una fitta al cuore, si ricordò che, di pigiami costosi come quello, ne aveva visti davvero tanti, l’anno precedente.
Quante volte glieli aveva sfilati dalle spalle larghe, per poi scendere ad accarezzare le sue braccia muscolose e intrecciare le sue dita a quelle di lui?
Com’era possibile che tutto fosse finito a causa di quella…maledetta ragazzina?
Che cos’aveva Alexandra Black di così speciale, per Malfoy?
Glielo aveva portato via con una semplicità assurda e lei la odiava per quello.
La odiava con tutto il cuore.
E avrebbe fatto qualsiasi cosa per riprendersi ciò che era suo.
Qualsiasi cosa.

Senza lasciar trapelare nessuno di quei pensieri sull’espressione serafica del suo viso pesantemente truccato, Pansy aprì completamente gli occhi e squadrò Draco.
- Non hai freddo? – gli domandò con tono indifferente.
Malfoy scosse la testa e si poggiò contro la balaustra, accanto a lei, prima di voltarsi a guardarla.
- Dovresti saperlo che il freddo mi piace. – replicò tranquillo, sollevando appena il capo e lasciando che il vento, di quella primavera che faticava davvero ad arrivare, gli scompigliasse i capelli, che ondeggiarono morbidi sulla sua fronte.
Pansy sogghignò appena e intrappolò nuovamente la sigaretta tra le labbra, per poi voltarsi verso il ragazzo e allungare una mano, che gli poggiò sulla spalla e poi lasciò scorrere sul suo petto, lasciato scoperto dalla camicia appena sbottonata.
- Non è la sola cosa che ti piace, mi ricordo anche questo. – mormorò lasciva, con un sorrisetto a mezza bocca.
Senza girarsi a guardarla, Draco fece scattare la mano e le circondò il polso con le dita, in una presa ferrea, ma non violenta. Si limitò a scostarle la mano e poi la lasciò andare.
- Ricorderai anche, allora – aggiunse, lanciandole un’occhiata di sottecchi – che odio questi giochetti puerili. –
Pansy sbuffò e alzò gli occhi al cielo, scuotendo appena la testa e sollevando le mani in segno di resa. Prese nuovamente la sigaretta tra le dita e buttò fuori una nuova nuvola di fumo. Quando fece per riportarsela alle labbra, Draco le prese nuovamente il polso e la costrinse ad avvicinarla alla sua di bocca, per poter rubare una tirata. Poi glielo lasciò andare e sbuffò anch’egli una voluta di fumo rosa.
Pansy lo fissò con un sopracciglio sollevato, ma si finse indifferente, mentre si riportava la sigaretta tra le labbra.
In realtà, il polso le bruciava terribilmente, come ogni volta che lui le sfiorava una qualsiasi parte del corpo, e la sigaretta sapeva di lui e delle sue labbra, che non aveva più la possibilità di sentire modellarsi violentemente sulle proprie.
- Allora, di cosa parlava la Touchfeel? – ripeté Draco, incrociando le lunghe gambe.
La Parkinson si limitò a stringersi nelle spalle e a staccarsi dalla balaustra.
- Di un giochino che faremo a breve. – si limitò a rispondere enigmatica e fece per andarsene.
Non poteva chiederle di stargli vicino in quel modo e fingere di non provare nulla.
Ma lui la fermò, prendendola delicatamente per un braccio, e la costrinse a voltarsi di nuovo per prestargli attenzione.
- Spero non sia niente di pericoloso, Pansy. – l’avvertì, con aria improvvisamente dura.
Pansy si limitò a sorridere ambigua e si liberò della sua presa.
- Quando mai ho fatto cose pericolose, io? – si difese con finta innocenza, prima di stringersi in una spalla e lasciarlo da solo.
Draco la osservò allontanarsi, poi scosse la testa: aveva un brutto presentimento, ma sperava vivamente di sbagliarsi. 

- E allora? –
Blaise Zabini era poggiato contro una delle librerie addossate al muro e guardava Coleen Careye con sguardo attento, le braccia incrociate al petto, l’espressione tediata, ma vigile.
La ragazza scosse la testa, scoraggiata.
- Niente. Sia io che Diamond, così come Charlie, abbiamo provato ad attaccare bottone con Cabrisk ma non c’è stato nulla da fare: sembra solo un ragazzo qualsiasi, con la passione per le donne. – spiegò, lanciando uno sguardo furtivo al moro Grifondoro, che adesso stava chiacchierando allegramente con Micheal Corner e una ragazza dai capelli rossi di Tassorosso.
Blaise storse il naso in una smorfia infastidita.
- Ma tu sai che non è così, vero Careye? –
- Io lo so. – puntualizzò Coleen, tornando a fissare Blaise – Ma questo non basta a scoprire qualcosa su di lui. Sento che ha qualcosa da nascondere, ma sa bene come farlo.–
Zabini si passò una mano sul visto, stanco e frustrato, poi si scompigliò appena i capelli,  con un gesto nervoso.
- Non vi siete impegnate abbastanza! – la aggredì con un sibillo, inchiodandola con un’occhiataccia che sorprese la Corvonero.
Risentita, Coleen si strinse le braccia al petto e gli riservò uno sguardo altezzoso, spostando il peso del corpo tutto sulla gamba sinistra.
- Stai attento a come parli, Zabini, non sono obbligata a perdere il mio tempo con le tue congetture. – rispose acida, arricciando le labbra.
Blaise si esibì in una smorfia contrariata, poi chiuse gli occhi, cercando di calmarsi.
- Fatelo bere di più. – suggerì, con una nota esasperata nella voce.
Coleen ridacchiò, inopportunamente divertita.
- Oh, si è già scolato parecchie cosine pesanti, eppure sembra più lucido che mai. Credo che, purtroppo per noi, regga molto bene l’alcool! –
Blaise imprecò a denti stretti, scuotendo il capo, sempre più nervoso.
- Mettete del Veritaserum in un bicchiere con del whiskey incendiario e fateglielo bere.- sibilò poi, con una strana luce negli occhi, un po’ folle.
Coleen si girò a guardarlo di scatto e i lunghi capelli castani le volteggiarono intorno alle spalle.
- Ma sei impazzito?! – sussurrò allarmata, spalancando appena gli occhi azzurri.
- Primo, non credo di averne; e secondo: è proibito! – dichiarò, scuotendo il capo incredula.
Blaise si limitò a fissarla con un sopracciglio sollevato; poi si chinò appena, per avere il viso alla stessa altezza di quello della Corvonero.
- Oh, e invece fare un festino in Sala Comune e dispensare alcool e fumo è permesso, non è vero, Careye? – la riprese con tono cattivo, esibendosi poi in una smorfia compiaciuta.
Coleen assottigliò lo sguardo e si allontanò di un passo, incrociando le braccia al petto.
- Questo non c’entra niente, è una cosa completamente diversa…- ribatté, a disagio.
- E in cosa, di grazia? – si informò Zabini, con espressione infastidita.
- Oh, suvvia, relax ragazzi miei! – si introdusse Cameron, che li aveva appena raggiunti – Non c’è bisogno di arrivare a tanto. – batté le mani sulle spalle di entrambi, che la fissarono scettici.
Cameron mostrò loro un sorrisone.
- La Parkinson ha portato voi sapete cosa. Siamo pronti per giocare. – 

Alexis si era diretta al tavolo delle vivande e, dopo aver preso una manciata di patatine, aveva deciso di tornare da Luna: le era dispiaciuto davvero averla lasciata così.
Ma, quando raggiunse le due postazioni, queste erano entrambe vuote e della Lovegood non c’era più neanche l’ombra.
Sospirò desolata, prendendo posta sulla poltrona e raccogliendo le gambe al petto.
Lei non era proprio adatta a quelle feste: non sapeva mai come inserirsi tra gli altri o cosa fare di preciso.
A volte, aveva come l’impressione di non sapersi divertire, e la cosa la amareggiava.

Guardandosi intorno, notò che tutti, più o meno, erano in compagnia e bevevano, ridevano, scherzavano.
Sirius era alle prese con Micheal Corner e una ragazza dai capelli rossi, di Tassorosso, e i due ragazzi sembravano starsi sfidando a braccio di ferro; forse, considerò, erano entrambi un po’ brilli.
Blaise continuava a parlottare con Coleen da inizio serata e Alexis si domandò mentalmente se tra quei due fosse nato qualcosa e se il bel Serpeverde avesse deciso di mettere la testa a posto, anche se ne dubitava parecchio.
Diamond si era avvicinata a Nott e i due, adesso, si stavano baciando con passione, lui seduto su di una sedia e lei a cavalcioni delle sue gambe.
Cameron Touchfeel ridacchiava accanto alla Parkinson, mentre questa estraeva qualcosa da una borsetta e gliela porgeva, anche se Alexis non avrebbe saputo dire di cosa si trattasse, ma non le interessava particolarmente.
Le dispiaceva che Harry non fosse stato invitato a quel piccolo pigiama party: era sicura che lui le sarebbe stato accanto, come sempre. Ma, a quanto pareva, le Untouchable Ravens prediligevano i ragazzacci e, forse, non volevano scatenare una qualche sorta di rissa in Sala Comune, riunendo studenti che, ovviamente, si odiavano.
Come Draco Malfoy ed Harry Potter.
Ma allora, non riusciva a spiegarsi come mai avessero deciso di invitare Luis Cabrisk: anche lui era in aperto conflitto con Draco, ma soprattutto con Blaise, la cosa non avrebbe potuto ugualmente degenerare?
Forse, considerò con un sospiro, ritenevano Zabini più maturo di Draco, sotto quel punto di vista.
E, in effetti, a parte la faida in corridoio, lui e Luis non si erano neanche parlati.
Alexis scosse la testa.
Era chiaro: lei non sapeva proprio divertirsi; si trovava ad una festa e se ne stava lì, da sola, appallottolata su di una poltrona a rimuginare sul niente.
Chinò il capo e poggiò la fronte contro le ginocchia, abbracciandosi le gambe.
Era proprio un caso irrecuperabile.
All’improvviso, una mano delicata si infilò nella fessura tra il suo braccio e il viso, prendendola gentilmente per la mandibola e costringendola ad alzare il capo e a voltare la testa.
Draco Malfoy era di fronte a lei e la osservava dall’alto, con un’occhiata strana, che non avrebbe saputo decifrare. Alexis fece solo in tempo a sorridere timidamente, che lui chinò la schiena e si avvicinò al suo viso, strappandole un bacio al tempo stesso rude e morbido.
Le sue labbra la sorpresero e a lui ci volle poco per infilarle la lingua in bocca e prendere a giocare con quella di lei.
Quando entrambi furono senza fiato, si allontanarono e lui rimase chinato a fissarla, compiaciuto, come sempre, dal rossore delle guance di lei.
Poi, Draco prese posto sul bracciolo della poltrona e le circondò le spalle con un braccio, costringendola a poggiare la testa contro il suo petto.
- Che ci facevi qui da sola? – le domandò piano, abbassando il capo per poterla guardare in viso.
Alexis si strinse in una spalla e le sue labbra si piegarono in un sorrisino obliquo.
- Aspettavo il mio principe. – rispose e il suo sorriso si allargò.
- Ah sì? Sono geloso, sappi che sono pronta a sfidarlo a duello, anche con le spade. – ribatté Draco con aria dura, ma l’occhiata che le rivolse era gentile e divertita.
Alzò una mano e le sfiorò delicatamente la guancia con la punta dell’indice.
Alexis ridacchiò e si accoccolò meglio contro il suo petto, socchiudendo gli occhi.
- Sei stanca? – le chiese apprensivo, continuando a sfiorarla con quelle carezze leggere.
Alexis scosse la testa e poi sospirò.
- No, ma ammetto di non sapermi divertire granché a feste come questa. – disse, con una risatina di scherno verso se stessa.
Draco la strinse di più per le spalle.
- Allora, andiamo via. – propose, guardandola dall’alto con un’occhiata serena.
- E dove? – domandò lei, alzando il viso per poterlo osservare.
- Dove vuoi tu. – si limitò a rispondere, alzandosi e porgendole la mano.
Alexis sorrise e poggiò le dita sul palmo che le era stato offerto; Draco la strinse delicatamente e poi la tirò su, senza alcuno sforzo.
Stavano per incamminarsi verso l’uscita, quando una voce li costrinse a fermarsi.
- Ehi, piccioncini, non potete lasciare la festa proprio adesso! – li riprese Charlie, che si avvicinò a loro con un sorrisone a trentadue denti. – Stiamo per iniziare il gioco!
Alexis corrugò le sopracciglia, piegando il capo su di un lato.
- Che gioco? – si informò Draco, poggiando un braccio attorno alle spalle della Potter.
Charlie sorrise sorniona.
- Il gioco della Bottiglia Magica. Non potete mancare! – comunicò loro con espressione enigmatica, prima di voltarsi e raggiungere gli altri ragazzi, che si stavano pian piano sistemando al centro della Sala.
Alexis si voltò ad osservare Draco, sbattendo ripetutamente le palpebre, un po’ confusa.
- Il gioco della Bottiglia Magica? – domandò incuriosita – Di che si tratta? –
Draco sbuffò e scosse appena la testa, quasi contrariato.
- E’ un gioco abbastanza scemo. – disse con aria annoiata – Ci si dispone tutti in cerchio, attorno alla Bottiglia Magica. Uno dei partecipanti comincia a girarla ed essa, quando si ferma, starà indicando un altro concorrente; poi, all’interno della bottiglia c’è una strana sostanza fumosa che, non appena vengono scelti i due partecipanti, si dirada e mostra un’immagine, indicando cosa i due ragazzi saranno costretti a fare. Infine, il ragazzo che è stato scelto per secondo gira la bottiglia e il gioco ricomincia. È stupido, ma per passare il tempo è abbastanza okay. – spiegò, lanciando un’occhiata alla bottiglia, già posizionata al centro del cerchio che i vari studenti stavano pian piano formando.
- Somiglia al gioco della bottiglia dei Babbani…- rimuginò Alexis, con tono pensoso.
Draco storse il naso in una smorfia e annuì.
- Sì, la differenza sta nel fatto che, qui, non hai alcuna possibilità di ritirarti: sei costretto magicamente a fare ciò che la bottiglia ha stabilito. – chiarì, guardandola dall’alto con un’occhiata più che eloquente, entrambe le sopracciglia sollevate.
- Oh.- fu il commento, un po’ basito, di Alexis. – E che succede se provi a sottrarti? –
- Si dice che gli unici che ci abbiano provato si siano svegliati il giorno seguente con il viso irrimediabilmente sfigurato. – le spiegò, arricciando il naso in una nuova smorfia. Alexis storse le labbra e trattenne appena il respiro, sorpresa e un po’ spaventata. - Comunque, non dobbiamo rimanere per forza: in fondo, ce ne stavamo andando, no? – le disse Draco, lasciandole un buffetto delicato su di una guancia.
Alexis lo guardò dal basso, poi si voltò ad osservare gli studenti accerchiati, con aria indecisa; infine tornò a rivolgere lo sguardo a Draco si morse appena il labbro inferiore, prima di sorridere accomodante.
- No, restiamo: sembra divertente. – annunciò, prendendo Draco per mano.
Lui la fissò dall’alto, un po’ titubante.
- Sei sicura? –
Alexis fece un cenno d’assenso con il capo e sorrise ancora.
Poi trascinò Draco in mezzo  al gruppetto di studenti; si sedettero in terra, la schiena poggiata contro uno dei divani.
Quando tutti gli studenti si furono sistemati intorno alla Bottiglia Magica – per convincere Luis Cabrisk ci erano voluti tutti gli occhi dolci delle Untouchable Ravens – e dopo che Pansy Parkinson ebbe introdotto brevemente le regole, il gioco ebbe inizio.
La prima a girare fu Diamond: la bottiglia vorticò su se stessa, poi rallentò e si fermò ad indicare Charlie Liplose, che emise uno squittio deliziato. Le due ragazze si avvicinarono alla bottiglia e guardarono all’interno: il fumo si diradò lentamente, mostrando l’immagine di un bacio. Arrossirono entrambe, ma poi, un po’ prese dai fumi dell’alcool, un po’ perché non potevano rifiutare, si avvicinarono lentamente. Prima si scrutarono negli occhi, poi si presero i visi tra le mani e si diedero un lungo bacio passionale, che fece applaudire la maggior parte dei ragazzi presenti. Non appena ebbero finito, si allontanarono affannate e poi si presero per mano, alzando le braccia al cielo ed esibendosi in un inchino, accolto da battiti di mani entusiastici e fischia d’approvazione.
Fu il turno di Charlie di girare la bottiglia e quando questa si fermò, andò ad indicare Micheal Corner che, stando a quanto stabilito dall’immagine all’interno del vetro, fu costretto a lasciarsi leccare una guancia dalla Corvonero, che lo fece nel modo più sensuale che conosceva, facendo arrossire il povero Grifondoro che, quando si ritrovò a dover girare la bottiglia, aveva ancora un po’ la testa tra le nuvole.
Questa volta, la prescelta fu Coleen Careye, alla quale Micheal dovette fare una domanda: le chiese se fosse innamorata di qualcuno, in quel momento, e lei fu costretta a rispondere, seppur senza mostrare alcuna vergogna, che non era innamorata di nessuno, ma che aveva sempre provato una grande attrazione nei confronti del Professor Piton, scatenando i commentini depravati dei ragazzi e gli schiamazzi sorpresi delle ragazze.
Coleen li ignorò, dando prova di grande eleganza, e girò la bottiglia: il prescelto, questa volta, fu Theodore Nott, con il quale la Corvonero dovette fare una gara di sguardi – che il tenebroso Serpeverde vinse senza troppe difficoltà, lasciando a Coleen solo la possibilità di alzare le mani in segno di resa e riconoscere onerosamente la sconfitta.
A Theodore Nott toccò fare una carezza lungo tutto il corpo ad Alexandra Black, che rimase rigida per tutta la durata della “punizione”, mentre Draco rifilava un’occhiataccia dietro l’altra al ragazzo, ammonendolo a stare attento a dove andava a sfiorarla.
Quando Theo si allontanò, Alexis poté tirare un sospiro di sollievo; si avvicinò al centro del cerchio e girò la bottiglia.
L’oggetto mulinò sul pavimento, poi rallentò e infine si fermò ad indicare Blaise Zabini, che si avvicinò alla ragazza con un sorrisone. Alexis gli sorrise di rimando ed entrambi si chinarono ad osservare l’immagine offerta loro: la nebbia si diradò e mostrò loro quello che dovevano fare.
Entrambi spalancarono gli occhi e si voltarono ad osservare Draco Malfoy, con aria preoccupata.
Il biondo li osservò di rimando, inarcando un sopracciglio.
- Beh? – li incalzò Diamond, curiosa di sapere.
Alexis si allontanò appena, abbassando lo sguardo.
Era arrossita, decisamente.
Blaise strinse un occhio in una smorfia e si passò una mano sul viso, con espressione indecisa.
Anche lui sembrava un po’ a disagio in effetti.
- Ci…dobbiamo baciare. – mormorò, lanciando un’occhiata obliqua verso Draco, che lo osservò, dapprima impassibile.
Poi, lentamente, la sua espressione si fece di ghiaccio e un nervo bianco gli deturpò la guancia.
- Non osare. – sibilò, guardando l’amico con aria minacciosa e facendo per alzarsi ed interporsi tra lui e la sua ragazza.
Non avrebbe permesso nemmeno a Blaise Zabini di baciarla.
Lei era sua e di nessun altro.

- Ma non possono rifiutarsi di farlo! – pungolò Pansy Parkinson, maligna – Altrimenti domattina si ritroveranno con il viso sfigurato! –
- Sono disposto a sacrificare la loro bellezza. – ribatté Draco, con aria folle.
Solo allora, contemporaneamente, Theodore Nott, Diamond Cherin, le Untouchable Ravens e qualche altro studente, si lanciarono addosso a Malfoy, costringendolo a restare seduto e tenendolo bloccato.
- Ehi, ma che…?!? – si dimenò il biondo, cercando di scrollarseli di dosso, con scarsi risultati. – Lasciatemi! Alexandra: NON OSARE! – li minacciò, ansimando per la fatica.
Alexis lo fissò indecisa, poi tornò a guardare Blaise, che la osservava con aria scoraggiata.
- Dovete farlo! Per la vostra incolumità! – ricordò loro Charlie, faticando a trattenere Malfoy per un braccio.
Blaise annuì e si avvicinò lentamente alla Black, che lo guardò dal basso, imbarazzata ed impotente.
- Mi dispiace, Draco: ma non posso permettere ad una forza magica di uno stupido gioco di sfigurare questo viso perfetto. – disse, con tono orgoglioso.
Poi guardò Alexandra e le mise una mano sulla guancia.
- Non preoccuparti, faremo subito. – le mormorò rassicurante – E poi, sempre meglio che sia io che qualcun altro, no? – la buttò sul ridere e la sua battuta sorbì l’effetto desiderato, perché lei sembrò sciogliersi appena e annuì.
- Scusami, amore. Sappi che penserò a te, comunque. – se ne uscì Alexis, osservando Draco.
Il ragazzo, che si stava ancora dimenando, si fermò di botto nel sentire le sue parole e la guardò stupito.
Poi, incredibile ma vero, arrossì appena.
- Guardatelo, che carino: il freddo Malfoy è arrossito! – esclamò Charlie, tutta entusiasta.
- Sì, è proprio vero! – si aggiunse Cameron, punzecchiandogli una guancia.
- Sembra un pomodoro! – commentò Diamond.
Con una mossa brusca e violenta, Draco si liberò della presa di tutti e li spedì sul pavimento.
- Oh, ma state zitti. – borbottò, ancora imbarazzato, mentre si sedeva con le gambe e con le braccia incrociate e fissava Alexis e Blaise – Che sia una cosa veloce o vi giuro che non la passerete liscia. – li minacciò, assottigliando lo sguardo.
Alexis rise e fu in quel momento di assoluta serenità che Blaise si chinò in avanti, le prese la nuca con una mano e se la avvicinò.
Poi la baciò.
Fu un bacio casto e veloce, appena uno sfiorarsi di labbra; lei quasi non ebbe il tempo di accorgersene, completamente colta alla sprovvista.
- Ecco fatto: visto che non è stato così terribile, principessa? – le disse, facendole un occhiolino.
Alexis lo fissò, ancora imbarazzata, poi scoppiò di nuovo a ridere, mentre tutto intorno a loro si alzavano le proteste dei compagni.
- Ehi, ma che bacio era? –
- Bacio?! Non era nemmeno un bacio! –
- Era uno sfiorarsi accidentale di labbra, una carezza sulla bocca! –
- Vogliamo la lingua! –
- Un bacio vero! –
- Bacio! Bacio! Bacio! Bacio! Bacio! –
- SILENZIO!- esplose Malfoy, perdendo completamente la pazienza; si alzò così velocemente che nessuno poté impedirglielo, poi si avvicinò alla Black, le cinse le spalle con un braccio e la trascinò via dal centro, rimettendosi seduto nel cerchio e tenendosela ben stretta. – Lei è mia: se la toccate ancora, giuro che vi ammazzo. –
Alexis ridacchiò e si accoccolò contro il suo petto, ancora rossa in viso.
Draco la strinse per la vita, poi, dopo aver rifilato un’occhiataccia a tutti i presenti, chinò il capo ad osservare lei e le prese il viso con una mano, stringendo delicatamente sulle guance e facendole corrucciare le labbra.
- Sappi che, per questa sera, niente più baci: non voglio ritrovarmi a sfiorare indirettamente le labbra di Zabini. –
Alexis gli fece una linguaccia, poi si poggiò con il capo sul suo petto e il gioco continuò.
Non si era voltata nemmeno una volta a guardare Sirius e non aveva intenzione di farlo: aveva paura di vedere l’espressione – sicuramente contrariata ed arrabbiata – del suo viso.
Blaise si avvicinò nuovamente alla bottiglia e la fece girare con un elegante gesto di polso; l’oggetto vorticò, poi rallentò e si puntò niente di meno che su…
Luis Cabrisk.
Il Grifondoro guardò la punta della bottiglia con un sopracciglio sollevato, poi si passò una mano tra i folti capelli nerissimi e si avvicinò a Zabini con un sorriso arrogante.
La cosa preoccupante, però, era l’espressione sul viso del Serpeverde: soddisfatta e compiaciuta.
Come se già sapesse cosa la bottiglia avesse riservato loro.

Alexis si sporse appena in avanti, sempre restando nell’abbraccio di Draco, lo sguardo verde, puntato sui due ragazzi, velato leggermente da una preoccupazione più che comprensibile.
Anche le Untouchable Ravens osservavano la scena con sguardo attento; in particolare, Coleen Careye sembrava voler avvertire Zabini con un’occhiata carica di raccomandazione.
I due ragazzi si squadrarono, poi si chinarono entrambi per scoprire il responso della bottiglia: c’era un punto interrogativo nel mezzo.
Luis si lasciò andare ad un sospiro forzatamente sollevato.
- Bene, è solo una domanda: temevo di doverti baciare, Zabini. – se ne uscì, con tono disgustato.
Blaise gli fece una smorfia infastidita, ma i suoi occhi non persero mai quella scintilla soddisfatta che donava loro una luminosità quasi sinistra. Sogghignò.
“Parti piano: avrai la possibilità di andare a fondo durante tutto il gioco.” gli aveva suggerito Coleen.
Ed era quello che avrebbe fatto: sarebbe partito con una domandina semplice, di pura curiosità genuina.
- Allora, Cabrisk: come fai a conoscere Alexandra? –
Il silenzio avvolse l’intera Sala Comune, mentre tutti, avidi di sapere, rimanevano concentrati sui due.
Alexis si era sporta ancora di più in avanti, districandosi quasi dall’abbraccio di Malfoy, e aveva guardato Blaise con occhi spalancati.
Ma come diavolo gli veniva in mente di fare una domanda del genere?!?
Trattenne il fiato e il suo sguardo preoccupato si spostò sul viso di Sirius che, però, sembrava completamente rilassato.
Sorrideva addirittura con arroganza, mentre chinava il capo verso una spalla e incrociava le braccia al petto, lanciando un’occhiata di sottecchi alla figlioccia.
- Ma che domande sono, Blaise? – intervenne Alexis, senza riuscire a trattenersi.
Tutti si voltarono ad osservarla e, in quel momento, desiderò non aver parlato.
Draco la strinse di nuovo a sé, con un gesto protettivo, e chinò il capo per dirle qualcosa all’orecchio.
- Fa parte del gioco: qualsiasi domanda è lecita. – le spiegò, lanciandole un’occhiata penetrante.
- Sì, ma…- cercò di protestare.
Alexandra aveva veramente uno sguardo tormentato e Draco Malfoy si chiese perché mai fosse così preoccupata della risposta di Cabrisk: che le avesse mentito ancora?
- Tranquilla, Alex. – li interruppe Luis, con un sorriso rassicurante – Non è un problema per me rispondere a questa domanda, non preoccuparti. –
Alexis si girò a guardarlo, con aria dubbiosa, e lui le fece un occhiolino.
- Allora: si può dire che io conosca Alexandra da quando era in fasce. Le ho salvato la vita, una volta, e da allora ho vissuto sempre con lei: siamo stati insieme veramente a lungo, sin da quando lei era solo una bambina. Mi sono sempre preso cura di lei, quando i suoi non potevano farlo, e l’ho sempre considerata come una sorella minore da dover proteggere. – raccontò, con un sorriso delicato sulle labbra.
Rimasero tutti senza fiato, ad osservarlo, ammirati e stupiti dalla dolcezza delle sue parole.
Le Untouchable Ravens e Diamond sospirarono intenerite; Pansy Parkinson fece una smorfia – non sopportava proprio l’idea che quella ragazzina avesse tanti bei ragazzi pronti a proteggerla, specialmente quello che aveva sempre e solo considerato suo; Draco lo fissò inespressivo, poi scese ad osservare Alexis, che aveva sul viso un’espressione meravigliata, addolcita dalle labbra morbidamente piegate in un sorriso sincero e dagli occhi, che avevano ora assunto una tonalità sollevata.
Blaise era l’unico ad avere ancora un’espressione dura sul bel volto, che lo portò ad assottigliare lo sguardo, insoddisfatto e dubbioso.
- Che significa che le hai salvato la vita? – gli domandò un po’ brusco, cogliendo tutti di sorpresa.
Alexis spalancò di nuovo gli occhi, ma, ancora, Sirius si limitò a sorridere tranquillo, mentre si avvicinava alla bottiglia.
- Il tuo turno è finito, Zabini. Aspetta il prossimo, ora tocca me. – rimbeccò altezzoso, ammiccando arrogante.
Blaise avrebbe voluto dire qualcosa – o, in mancanza di argomentazioni valide, spaccargli la faccia a suon di pugni – ma prese la saggia decisione di desistere; rifilò un’occhiataccia carica di astio a Cabrisk e poi tornò al suo posto, accanto a Coleen, che, per calmarlo, gli mise una mano sull’avambraccio e gli fece cenno che c’era tempo, ancora.
La reazione calma del Grifondoro l’aveva sorpresa, questo era vero; ma, invece, quella di Alexandra Black l’aveva incuriosita e le aveva messo in testa una marea di folli dubbi, tra i quali, quello più accreditato era che, nonostante tutta l’arrogante sicurezza di Luis Cabrisk, quei due nascondessero ben più di quanto non fossero disposti ad ammettere.
Luis girò la bottiglia e, quando si fermò, questa stava indicando niente di meno che Pansy Parkinson, che sorrise, maliziosa ed impettita, e si avvicinò, gattonando sensualmente, al bel Grifondoro; entrambi si chinarono ad osservare la scena e, quando il fumo scomparve dal vetro, l’immagine mostrava loro un…
- Bacio! – trillò entusiasta la Serpeverde, mordendosi il labbro inferiore.
Era vero, Cabrisk non le era particolarmente simpatico, ma era veramente bello, e questo non poteva negarlo; inoltre, era deliziata dal fatto di poterlo baciare proprio davanti a quell’odiosa della Black: gelatina per Cioccorana.(*)
Luis si esibì in un sorrisino di scherno e si strinse nelle spalle, come a dire “se proprio devo.” Ma, ad essere sinceri, non sembrava poi così tanto dispiaciuto.
I due si avvicinarono, lentamente; poi, la Parkinson lanciò un’occhiata di sottecchi ad Alexis e vi impresse tutta la cattiveria maliziosa di cui era capace.
La Black spalancò lo sguardo e osservò la scena con espressione attonita: Pansy aveva infilato una mano nei folti capelli neri di Luis – di Sirius! – e lo aveva trascinato a sé, travolgendolo con un bacio carico di passione e doppi sensi più che espliciti, in un gioco di lingue vagamente osceno. Anche Cabrisk rispose con lo stesso trasporto – come biasimarlo? Dopo tutto, quanto tempo era che non baciava qualcuna? E poi, lui era pur sempre il Malandrini e Don Giovanni Sirius Black, per tutte le cavallette! – e le cinse la vita con entrambe le braccia, avvicinandosela e divorandole le labbra. (**)
Alexis fu costretta ad abbassare lo sguardo, le guance rosse per la vergogna.
Insomma: Luis Cabrisk era pur sempre il suo padrino!
Non ce la faceva ad osservare una scena simile.

Quando i due ebbero finito di dare spettacolo, erano entrambi affannati e si lanciarono occhiatine divertite e un po’ maliziose, mentre intorno a loro esplodevano battiti di mani entusiastici e fischia d’approvazione.
Alexis si ritrovò a sospirare, sollevata che quella scena disgustosa fosse finalmente terminata, e abbandonò il capo contro il petto di Draco che la strinse un po’ di più a sé.
Se, in effetti, aveva avuto ancora qualche dubbio nei confronti degli interessi di Cabrisk per la Black, adesso si era quasi convinto che davvero fra loro non ci fosse niente di più che affetto fraterno: nessuno avrebbe mai baciato una ragazza, come lui aveva fatto con Pansy, se provava qualcosa per un’altra ragazza.
La Parkinson si esibì in una smorfietta soddisfatta, mentre Luis tornava al suo posto e riceveva una poderosa pacca sulla spalla da due suoi compagni di Grifondoro.
In quel momento, un’ombra scura gli attraversò lo sguardo, mentre un flash di memorie antiche si faceva largo nella sua mente.
C’era stato un tempo, in cui aveva partecipato ad un altro festino, solo che era stato nella Sala Comune di Tassorosso; anche allora avevano deciso di passare il tempo con il gioco della Bottiglia Magica e a lui era capitata la stessa cosa: dover baciare un’avvenente Corvonero che, ovviamente, non aveva affatto disdegnato. Il loro bacio focoso era stato accolto da battiti di mani entusiastici ed urla e, quando era tornato al suo posto, c’erano stati i suoi amici a dargli delle pacche affettuose sulle spalle.
Remus Lupin.
E James Potter.

Una strana fitta al cuore gli fece trattenere il respiro e lo costrinse a tornare bruscamente alla realtà.
Merlino, perché?
Fu contento di notare che nessuno sembrava essersi reso conto della sua momentanea assenza mentale.
Il suo sguardo, quasi inconsapevolmente, andò a cercare quello verde di Alexis Potter.
Sempre così dolorosamente simile a quello di Lily Evans.
Se non ricordava male, quella sera anche lei e James erano stati costretti dalla Bottiglia Magica a scambiarsi un bacio e Potter ne aveva approfittato largamente, meritandosi poi uno schiaffo poderoso sulla guancia, che aveva riportato le cinque dita rosse fino al giorno seguente. Ma Sirius aveva sempre pensato che quel bacio aveva svegliato la Evans, perché da quel momento in poi, i due avevano appianato le loro schermaglie e avevano cominciato ad avvicinarsi.

La vide, ancora abbracciata a Draco Malfoy, ma notò immediatamente che c’era qualcosa che non andava.
Aveva sul visino tondo un’espressione atterrita, messa in evidenza dagli occhi spalancati e le labbra socchiuse; c’era qualcosa di terribilmente spaventato in fondo allo smeraldo sincero del suo sguardo e la cosa lo spinse ad entrare immediatamente sulla difensiva.
Che stava succedendo?

Luis guardò la bottiglia: indicava proprio Alexis e, tra le nebbie diramate appariva un punto interrogativo, segno che Pansy le aveva rivolto una domanda.
Ma che genere di domanda?
Non aveva sentito, perso nei suoi ricordi.

La Parkinson aveva un’espressione trionfante sul viso truccato e tutti fissavano la scena, avidi di sapere.
- Allora, chi si nasconde davvero dietro la dolce ed indifesa Alexandra Black? – ripeté Pansy, illuminando Sirius che, finalmente comprese il perché del terrore negli occhi della sua figlioccia.
Era sicuro che Pansy Parkinson non sospettasse nulla su di lei e sulla sua vera identità, ma che le avesse fatto quella domanda semplicemente perché credeva che Alexandra non fosse una ragazzina pura e delicata come sembrava, ma stesse solo recitando una parte – probabilmente per abbindolare Malfoy; il problema era che, posta in quel modo, la domanda aveva un’altra pericolosa risposta dietro e Alexis non si poteva assolutamente rifiutare di rispondere o il suo viso sarebbe rimasto sfigurato a vita.
Mentre meditava su cosa fare, la voce di Draco Malfoy interruppe la situazione.
- Ma che razza di domande sono queste, Pansy? Che intenzione hai di scoprire, con un interrogativo del genere? – sbottò, stringendo Alexis a sé con fare protettivo, la voce tesa.
Sembrava improvvisamente preoccupato e sulla difensiva, notò Sirius, come se…lui sapesse.
- La domanda è la mia e chiedo ciò che voglio. – rimbeccò la Parkinson, soddisfatta di essere riuscita a creare quell’atmosfera tesa; d’altro canto, non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere e la cosa la deliziava: non avrebbe cambiato domanda neanche per tutti i Galeoni del mondo.
Il resto della Sala osservava la scena in silenzio e tutti, specialmente Blaise Zabini e le Untouchable Ravens, si stavano domandando se Alexandra Black avesse davvero qualcosa da nascondere.
- Fa parte del gioco, qualsiasi domanda è lecita. – si inserì Coleen Careye, ripetendo le stesse parole utilizzate dallo stesso Malfoy poco prima.
- Esatto. E la tua bella dovrà rispondere, se domani non vorrà ritrovarsi con il viso deturpato dalle cicatrici. Chissà se riuscirai ad amarla ancora, dopo. – lo schernì maligna la Parkinson, lanciandogli un’occhiata di sfida.
Draco strinse Alexis a sé, come volesse proteggerla, e rifilò a Pansy uno sguardo veramente cattivo, che la fece deglutire, spaventata.
Alexis stava ancora fissando la bottiglia, con sguardo vaco, in una situazione di stallo.
Che cosa doveva fare?
- Io…- cominciò, con un mormorio appena accennato, catturando l’attenzione di tutti.
Aveva improvvisamente lo sguardo lucido, come se la cosa le costasse una fatica immane.
No.
Non poteva permetterglielo.
Lui doveva proteggerla a qualsiasi costo.
Doveva proteggerla per loro.
Per lui.
Per James Potter.

- FINITE INCANTATEM! –
L’urlo di Luis Cabrisk squarciò il silenzio della Sala Comune, facendo sobbalzare tutti i presenti. Un fascio di luce grigia si schiantò con violenza sulla bottiglia, che esplose immediatamente in mille pezzi.
Pansy Parkinson gridò, mentre si lanciava all’indietro e si difendeva dalle schegge sollevando entrambe le braccia.
Quando il silenzio tornò a regnare sovrano, tutti quanti si voltarono ad osservare Luis Cabrisk, che adesso era in piedi, bacchetta alla mano, espressione violenta sul bel viso, respiro affannato.
- Ma che…? – sussurrò Charlie Liplose, spaventata.
Ma prima che qualcuno potesse anche solo fare un’altra considerazione, Luis Cabrisk si era voltato ed era uscito a tutta velocità dalla Sala Comune, sbattendosi violentemente la porta alle spalle e facendo tremare le mura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

(*) Gelatina per Cioccorana sta per il nostro “Pan per focaccia”, espresso ovviamente in termini consoni al mondo magico. E’ totalmente una mia invenzione, quindi se voleste utilizzarla in futuro nelle vostre fan fiction, inseriti i credits ;)

 

(**) No, non uccidetemi: non avrei mai voluto scrivere qualcosa riguardo questa coppia decisamente Crack come è Sirius/Pansy, ma la scena è venuta da sé e non ho potuto fare niente per impedirla! Non preoccupatevi, in futuro non ci saranno mai più scene riguardanti questi due personaggi insieme: lei è sempre innamorata di Draco e lui…beh, Sirius non può proprio abbassarsi a provare attrazione per una come la Parkinson!
Per quanto riguarda la passionalità del bacio, credo di aver già spiegato tutto all’interno della scena: Luis è un bel figliolo – e poi Pansy voleva far rosicare Alex, diciamocela! – e Sirius era in completa astinenza da quindici anni, ci stava tutto xD

 

 

 

 

Salve a tutti!
Ecco il capitolo 40 di questa storia!
Non mi sembra vero che mancano solo 10 capitoli e poi, finalmente, questa storia vedrà scritta la parola fine! Ormai cominciavo sinceramente a disperare di vedere il traguardo avvicinarsi! Forse, per il terzo compleanno di questa fan fiction ce la farò davvero a postare il tanto agognato epilogo! Quindi, resistete ancora un po’ insieme a me e tagliamo la linea di arrivo insieme! :D

 
Sono piuttosto di corsa, perché a breve dovrei uscire, ma non posso proprio non aggiornare, quindi vi lascio semplicemente qualche breve nota, sperando ovviamente che il capitolo vi sia piaciuto e che vi spinga a farmi sapere che ne pensate!

 

1 – Il concorso, come detto nello scorso capitolo, è ufficialmente cominciato! Le dolcissime _M e l_ ed elita hanno scritto le loro one-shot, che vi pubblicizzo:

 

 After All di _M e l_

 Mai più solo di elita

 

 

Leggetele, perché meritano davvero! *__*
Sono entrambe, come richiesto dal concorso, dei missing moment di questa fan fiction!
Se vi va, lasciate loro anche un commentino: saranno un metodo di criterio del giudizio finale!
Inoltre, magari, vi spinge a provare anche voi a partecipare al concorso: ricordo che ci sono numerosi premi anche per chi partecipa e non riesce a vincere, quindi fatevi avanti! Avete tempo un’altra settimana, perché il concorso chiuderà sabato 13 Agosto!

 

 

2 – Ho faticato davvero a concludere questo capitolo entro oggi – infatti è fresco fresco di scrittura xD – indi per cui, dal momento che la settimana prossima sarà piuttosto impegnata, vi avverto che il prossimo aggiornamento salterà di una settimana: verrà fatto Sabato 20 Agosto! Nel frattempo: recensite, recensite, recensite! (Fatemi contenta *_*)

 

 

 

3 – E, ancora, pubblicità allo spin-off di “Un particolare in più” scritto dalla bravissima  EleanorMair 

 

 

...Odi et Amo...

 

 

Leggete e commentate la sua storia, è un ordine è____é

 

 

4 – Una carissima ragazza, che io adoro dal profondo del mio cuore e che non smetterò mai di ringraziare *__*, ha fatto due disegni stupendi su questa fan fiction e, sebbene li debba ancora concludere, non posso che mostrarveli orgogliosa!
Grazie, Teresa <3
{E’ terryborry qui su EFP, andatela a cercare, è bravissima *_*}

 

Disegno 1

Disegno 2

 

 

Ditemi, sapete riconoscere a quali capitoli appartengono le due scene?*___*

 

 

 

Bene, ora scappo sul serio, o finisce che non riesco a postare prima di andare via!
Grazie a tutti quelli che mi seguono *____*
Un bacione enorme e a tra due settimane <3

 

 

Giulia

   
 
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