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Autore: soul_in the night    10/08/2011    3 recensioni
Ancora il falco, ancora il leone. Cosa sarebbe successo se Ian avesse accettato la proposta di Martewall di seguirlo in Inghilterra, dopo essere stato cacciato da Ponthieu nel terzo libro? Uno Ian Mayrkaas distrutto fisicamente e mentalmente che cerca di cambiare il suo futuro pur senza rinunciare del tutto al passato. Un Geoffrey Martewall che man mano scopre che quando hai qualcuno con cui parlare, ogni cosa diventa più facile. La crescita di due personaggi che, nonostante tutte le avventure già vissute, ancora non smettono di farci sognare.
Genere: Malinconico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 -Anche tu ti sei sentito così quando hai dovuto lasciare l'Inghilterra?- chiese Ian a Martewall.

 Il viaggio era iniziato ormai da alcune ore; la costa francese a sud era stata inghiottita dalla nebbia e sostituita a nord da quella inglese. L'americano riuscì ad avvertire distintamente il cambio di clima che avvenne una volta passata la manica. Guardando verso terra si vedevano chiaramente i grossi nuvoloni neri che portavano pioggia e solo sporadici raggi di sole raggiungevano il mare per riflettersi nell'acqua. Ci credo che poi è sempre così verde qua: non smette un attimo di piovere, pensò tra sé e sé il giovane, ma il sorriso che spontaneo gli salì alle labbra fu subito offuscato da un velo di tristezza. Da quando era salito su quella nave, si era fatto strada dentro di lui un profondo senso di solitudine al pensiero di avere abbandonato la sua famiglia. Sentiva che la voragine dentro di lui si apriva sempre di più e temeva che presto avrebbe preso il sopravvento su di lui. Martewall doveva avere intuito almeno parte dei pensieri dell'amico, perché gli rimase accanto per tutta la durata del viaggio, in silenzio. Uno spettatore muto e immobile, ma pronto a sostenere Ian con la sua sola presenza, a ricordargli che qualcuno che si preoccupava per lui ancora c'era.

-Mi sento come se una parte di me fosse stata strappata via e buttata tra le fiamme, che non aspettano altro che inghiottire anche il resto. Mi sembra di avere un gigantesco vuoto al posto del cuore, un nulla in continua espansione. Come se la terra bruciata che mi sta attorno volesse inglobarmi completamente- continuò l'americano, senza aspettare una risposta. Aveva smesso di cercare risposte da tanto tempo. Tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento era sfogarsi con qualcuno che, ne era certo, fosse perfettamente in grado di ascoltarlo. Ci fu un lungo silenzio e solo allora l'inglese aprì bocca.

-Certe volte pensare a ciò che ci si lascia alle spalle è l'unico modo per rimanere attaccati alla realtà. In altri momenti invece pensando al passato si rischia di rimanerne prigionieri. Capisco quello che stai provando e non posso e non voglio chiederti di dimenticare, ma posso almeno provare a convincerti che il futuro non può riservare solo brutte sorprese. Anche nell'oscurità più profonda si trova sempre una luce che ti spinge ad andare avanti. L'importante è non arrendersi e confidare che qualcosa di buono arriverà.-

Ian non faticò a capire che le parole dell'amico non erano dettate solo dalla necessità di dire qualcosa di confortante, ma erano state testate sulla pelle di chi le pronunciava. L'americano sapeva che nel passato del giovane barone c'erano state ben poche cose facili e si girò a guardarlo con profonda gratitudine nello sguardo. Dopo di che, si abbandonò al viaggio, lasciando scorrere i pensieri come l'acqua sotto la nave.
        
                                                                                    *****
 
Il porto di Dunchester era affollato e animato dal chiacchiericcio della gente che svolgeva i propri compiti quotidiani. Ian non tornava in quel feudo da tanto tempo e rimase sorpreso di vederlo così cambiato. Nonostante la guerra ancora in corso, vide che le mura del borgo erano state rinforzate e allargate per lasciar spazio a nuove abitazioni. Il numero delle botteghe era decisamente aumentato e la popolazione sembrava non soffrire delle privazioni che solitamente accompagnavano la guerra. Geoffrey ha fatto decisamente un buon lavoro. Incredibile considerando il fatto che non sarebbe mai dovuto diventare signore del feudo. Poi aggiunse: effettivamente neanche io sarei mai dovuto diventarlo. Si sforzò di rimuovere quel pensiero dalla testa e di mostrare invece un sorriso di convenienza, per non far venire strane idee alla popolazione. Vide Martewall accanto a lui tentare di mascherare la gioia di essere di nuovo a casa, ma non gliene fece una colpa. Non aveva motivo per fargliela dopo quello che stava facendo per lui.
L'inglese si avviò per scendere dalla nave, ma Ian lo trattenne. -Grazie- gli disse prima di lasciarlo andare. Il barone annuì e gli fece cenno di seguirlo. 

Scesi dalla passerella trovarono due cavalli ad attenderli, insieme alla moltitudine di soldati arrivati per scortare il loro signore di ritorno dalla Francia. L'americano non si stupì dell'affetto sincero che la gente di Dunchester dimostrava al giovane barone, poiché sapeva che era stato proprio lui a portare il feudo fuori dai momenti più bui. Sì, davvero un ottimo lavoro. Una volta montato a cavallo notò anche gli sguardi che erano rivolti a lui. Chi si ricordava dell'assedio non poteva certo dimenticare il conte francese che aveva sconvolto le carte in tavola e lo osservava con un misto di timore e rispetto. I bambini e chi si era trasferito a Dunchester da poco ascoltavano le voci e guardavano Ian stupiti dalla sua altezza, oltre che dalle storie che venivano raccontate su di lui.
La maggior parte degli sguardi però erano rivolti a Martewall. L'americano lo sentì tranquillizzare la sua gente sulle sorti della guerra, salutare i bambini, rassicurare chi temeva una nuova epoca buia per il feudo. Rispose alle domande di chiunque e solo dopo aver finito si rimise in viaggio.

La strada che portava al castello era continua e Ian poté permettersi di tornare a concentrarsi sui suoi pensieri. Un tempo aveva odiato quelle torri che iniziavano a scorgersi in lontananza; quelle mura racchiudevano la casa del suo nemico che gli aveva impedito di tornare dalla sua amata; quel mastio nascondeva, da qualche parte nelle segrete, il suo migliore amico e fratello. Ora tutto era cambiato. Di sua volontà aveva accettato di abitarci, ospitato da un uomo nella cui amicizia un tempo non avrebbe mai creduto. A separarlo da Daniel erano ottocento anni di storia e non più le mura di pietra di un castello medievale. Solo una cosa era rimasta uguale: era ancora una volta tenuto lontano dalla sua famiglia da qualcosa che andava ben oltre la sua volontà e il suo potere.

Guardò Martewall che gli cavalcava accanto e vide nei suoi occhi un sentimento che il barone non sarebbe mai riuscito a mascherare. Una gioia talmente profonda da far chiedere all'americano quando lui avrebbe potuto provarla di nuovo. Intanto il profilo del castello di Dunchester si faceva sempre più chiaro davanti a loro. Ian non poté fare a meno di notare che era molto cambiato. La cinta di mura più esterna, una volta incompleta, circondava ora per intero il borgo del castello, interrompendosi solo nel punto in cui il promontorio roccioso formava una difesa naturale. All'interno del borgo, gli spazi che un tempo erano liberi e incolti erano ora occupati da abitazioni e botteghe. Le case distrutte dall'assedio erano state interamente ricostruite e la vita era ripresa alla normalità. Anche lì, come al porto, l'accoglienza fu festosa per il signore del feudo. Una volta attraversata la cinta intermedia, il saluto si fece militaresco, con i soldati che ancora, nonostante la scomunica, ponevano tutta la fiducia nel giovane barone. Martewall rispose al saluto a testa alta, negli occhi l'orgoglio di rendersi conto di ciò che era riuscito a fare.
Arrivati all'entrata vera e propria del castello, trovarono ad attenderli la sorella dell'inglese, Leowynn Martewall. Non si accorse subito della presenza dell'americano, poiché tutta la sua attenzione fu riservata al fratello di ritorno dalla Francia. Solo in seguito si rese conto che Ian attendeva sulle scale, indeciso se farsi avanti oppure no.
-Monsieur, che piacere rivedervi. Mio fratello non mi aveva avvisata che sareste venuto.

-Anche per me è un vero piacere rivedervi, signora. In effetti Geoffrey non vi ha avvisata perché neanche lui sapeva che sarei venuto fino a poco tempo fa. E nemmeno io.

La ragazza si girò per guardare Martewall con un'espressione interrogativa negli occhi chiari. -Il falco starà da noi per un po', Leowynn-. Le rispose il barone, spiegando con lo sguardo che ogni cosa le sarebbe stata chiarita in seguito e in privato. Ian gli fu grato per non averlo costretto ad affrontare ancora una volta ciò che era successo, rendendolo sempre più reale. Nel frattempo si rivolse ad alcuni servitori che aspettavano a rispettosa distanza. -Preparate una stanza adeguata per il nostro ospite.
Poi disse a Ian: -Vai a riposare, è stato un viaggio lungo, ci rivedremo dopo.
Breve e chiaro come al solito, ma Ian sapeva che dietro c'era la comprensione totale dei suoi pensieri: aveva bisogno di stare un po' da solo, riorganizzare le idee. Qualunque altra parola poteva aspettare, in quel momento non ne aveva bisogno.
-Grazie Geoffrey.
Dopo aver rivolto un saluto rispettoso a Dama Leowynn, si avviò per i corridoi del maniero, preceduto da un servo che gli mostrava la strada.

 
 
 
Ok, va detto: ci ho messo un secolo a terminare questo capitolo. L'avevo cominciato in una notte di luglio, talmente fredda che il termosifone della mia stanza era acceso e io stavo sdraiata sotto le coperte, cercando di scaldarmi. Non sto scherzando, non prendetemi per pazza: ero in Scozia e vi assicuro che lì faceva freddo davvero. I riferimenti al clima della Gran Bretagna sono una conseguenza della mia vacanza e ringraziatemi se non vi ho messo le previsioni metereologiche complete. Tornando alla storia, mi sto rendendo conto che non è affatto facile scrivere su un personaggio come Ian e perciò spero di non essere stata troppo OOC . Nel caso fatemelo notare e provvederò ad aggiungerlo agli avvertimenti. Nonostante tutto adoro questo capitolo, anche se è solo, per così dire, di passaggio. Spero di poterne pubblicare presto un altro. In ogni caso, recensite, recensite, recensite.
Alla prossima,
Soul. 

 
 
 
  
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