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Autore: shadowsdimples_    10/08/2011    4 recensioni
Scarlett Begonia Morrison, Echelon e stylist, ama due cose: la moda, e i 30 Seconds to Mars. Riuscirà a realizzare il suo sogno di diventare una stylist professionista?
FF di pochissimi capitoli nata unendo le mie due più grandi passioni: la moda e i Mars. Desclaimer all'interno della storia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bene, eccoci all'epilogo. Mi dispiace avervi fatto aspettare così tanto, le idee non mancavano, ma non avevo voglia di scrivere XD Perdono T_T Ok, vi chiedo solo di continuare a tenere tra le seguite questa storia, perchè posterò il disegno del vestito, così per rendere meglio l'idea :) Ok, sentitevi la canzone perchè sennò vi frullo il culo (Cit. Maryah)
Ringrazio tutti quelli che hanno messo questa storia tra le seguite, le ricordate e le preferite :)
Rigraziamenti speciali a:
-Viyanga ** La mia MMA ;D
-FlyChick, che, come me, è una fashion victim u.u (Ok, sotterratemi dopo questa xD)
-ProudToBeAnECHELON, che ha recensito tuuuuutti i capitoli :3

Bon Jovi - What do you got?


Los Angeles, 3.56 PM

Ero scioccata, sorpresa, incredula... c'era un altro aggettivo che potesse descrivere il mio stato d'animo? Continuavo a fare le valigie. Quanto saremmo stati? Ah, si, tre giorni. E io avevo già tre valigie. In una c'erano i vestiti normali, nell'altra alcuni abiti da cocktail più il Marchesa che avrei indossato e nell'altra le scarpe. Insomma, com'è che diceva Rachel? Magari quello che non metti nella valigia è proprio quello che ti serve.
"Oddio, non posso crederci..." La cosa bella, è che Janet era più eccitata e scioccata di me. Io ero rimasta, con la mente, a un paio di giorni prima, al momento dell'annuncio.
"Eventuali impermeabili? Il vestito di Jared? Le scarpe?" Janet mi parlava, io eseguivo e basta. Presi un impermeabile di Burberry che faceva perfetto investigatore inglese e lo misi in valigia. Poi, esplosi in un'esultanza stile bimbaminkia.
"OSSANTISSIMOTOMOSCESOINTERRA!" Janet mi guardò, sconvolta.
"Che succede?!"
"ANDRO' CON JARED LETO IN ITALIA ALLA PRIMA DI MR.NOBODY! NON POSSO CREDERCI! Oddio, ho messo tutti in valigia? Biancheria sexy, trucchi, gioielli...! I gioielli! Cavolo, dov'è la valigietta per i gioielli?!" Correvo a destra e a manca, alla ricerca della valigietta per i gioielli. Ci ficcai dentro tutto il possibile e l'immaginabile.
"Scarlett! Calmati!" Janet mi prese per le spalle e mi tenne ferma, guardandomi negli occhi.
"Dove cazzo vai con la 'biancheria sexy'? Non devi farti Jared, lo hai detto tu. Non userai il tuo lavoro per farti il tuo idolo." Mi ricordai. Stupide promesse. E stupida memoria a breve termine.
"Oh... Già..." Mi sedetti sul letto. Poggiai la testa sulla spalla della mia amica.
"Ho paura..."
"Di cosa?"
"Ho una paura fottuta di... Tutto! Di sbagliare, di inciampare nella gonna o nei tacchi e di fare una figura di merda, delle opinioni degli altri, di non piacere a Jared, di tutto cazzo! E, in più, non posso neanche rifiutare, manderei a fanculo la mia carriera nemmeno iniziata! Mannaggia a me e a quando ho preso quest'incarico! Avrei dovuto dire a Rachel di essere coinvolta emotivamente... Insomma, sono una Echelon! Come si fa a non restare coinvolti nel vestire il tuo idolo e andare con lui a una premiazione in un abito di altissima moda?!" Janet lasciò che mi sfogassi, mentre le passeggiavo a 200 all'ora davanti. Mi fermai di botto, improvvisamente stanca e crollai sul letto. Le lacrime uscirono dai miei occhi puntati al soffitto, colando sulle tempie e andando a finire sui miei capelli.
"E se non ce la facessi?", mormorai. Janet si girò a guardarmi, anche lei era sdraiata.

"Ce la farai. Ne sono sicura. Sei una donna profiterol: dolce, ma con le palle." La guardai. Checcazz?
"Eh?" Si girò guardando il soffitto e parlò, seria.
"Questa era squallida." E iniziò a ridere, seguita a ruota libera da me. Andai a dormire alle sette e mezza e, considerando il fatto che sapevo che il giorno dopo sarei partita con Jared, non dormii molto.

Los Angeles, 2.18 AM

Volevo sotterrarmi. Felpa leggera di Superman con scollo a V celeste chiaro, jeans a sigaretta strappati e superga bianche borchiate. Di fuori c'era il buio più totale. Caffè, caffè, caffè! Quella era l'unica cosa che il mio cervello reclamava in quel momento. Due tazze di caffè mi svegliarono per bene. Ed erano le due e quaranta. Alle tre e dieci, un SUV scuro si fermò davanti casa. Uscii fuori con le valigie, che Jared caricò in macchina. Mi salutò baciandomi vicinissimo alle labbra. Bastardo...
"Buongiorno."
"Si, buongiorno un cavolo." Sbuffai e mi sedetti accanto al guidatore.
"Nervosi?"
"Non mi piace essere svegliata così presto." Risposi con un sorriso obliquo, che lui, sfortunatamente, ricambiò. Alle quattro e mezza eravamo in viaggio per l'Italia. Arrivammo alle sei del pomeriggio, dopo che avevo dormito per tutto il volo. L'hotel, il più lussuoso di tutta Venezia, era in centro, con una splendida vista sui canali. La suite era la più costosa, c'erano due camere da letto, salone, due bagni e pure una cucina completa di elettrodomestici. Io iniziai a sistemare tutto. Agganciai i nostri vestiti nella cabina e mi sedetti sul letto, esausta. Jared bussò alla porta.
"Posso?" Entrò in camera e si sedette sul letto.
"Certo. Dimmi."
"Domani andiamo in giro per Venezia. La premiazione sarà dopodomani." Annuii.
"Ok, certo. Bene..." Sbadigliai.
"Possibile che hai ancora sonno? Hai dormito per quattordici ore di fila!" Sorrisi.
"Noi stylist siamo sempre stanche."
"Si, certo. Vado a rilassarmi un po' anche io. Se vuoi sai dove trovarmi." Mi fece l'occhiolino e uscì. Arrossii violentemente, la stanza troppo calda. Scossi a testa, mi spogliai e mi immersi nella vascona del bagno.
Goditi questo momento Scarlett, non ti capiterà più...
Certo, non mi sarei mai più trovata con Jared Leto, nella suite di un lussuosissimo albergo, con lui a venti metri da me che stava facendo chissà cosa. Mi avvolsi nell'asciugamano e mi buttai nel letto senza neanche aver cenato.


Il giorno successivo lo passammo a girare per Venezia. Jared che faceva foto a qualunque cosa potesse risultare schifosamente attraente per la sua mente bacata e le postava su Twitter. Ci finii pure io, in una di quelle foto. Tornammo in albergo solo di sera, dopo che eravamo stati ripetutamente fermati per autografi e foto. Sorrisi al ricordo di una Echelon e di una sua richiesta un po' strana.

Lei e Jared stavano passeggiando per le vvie affollate, quando un gruppo di ragazze con magliette del merchandising, Triad, wristband e glyphics li fermarono.
"Ciao Jared, possiamo farci una foto con te?" Una di loro si fece coraggio e li bloccò. Jared sorrise.
"Certo! Avvicinatevi." Scarlett, naturalmente, si era fatta da parte, per lasciare posare le sue "sorelle" con Jared.
"Vieni anche tu!" Una ragazza a lato, fece cenno alla rossa di entrare a far parte del gruppo. Scarlett sorrise, scuotendo la testa, lo sguardo divertito dietro gli occhialoni da sole.
"Dai! Così se diventi famosa abbiamo la foto anche con te!" Scarlett rimase un po' scioccata da quell'affermazione, ma partecipò comunque alla foto.
"Ma tu sei la ragazza di Jared? Quella delle riviste?" Le fece una ragazza. Scarlett sorrise scuotendo la testa un po' amareggiata, mentre Jared la guardava divertito.
"Sono la stylist di Jared. Io vestirò Jared per la première di 'Mr.Nobody'." Le ragazze iniziarono a gridare e a battere le mani. Salutarono le fans e i due tornarono in albergo.


Presi la custodia del vestito di Jared e la appesi allo specchio, accanto alla mia. Sospirai, l'ansia che si stava lentamente accumulando dentro di me. Sistemai anche le scarpe e gli accessori. Per me, non avevo molto: un braccialetto con tanti piccoli brillanti, una catenina con un diamatino innocente e orecchini coordinati. Mi sedetti sul letto. Attacco di panico in piena regola. Dovevo chiamare Janet. A Los Angeles saranno state le otto di mattina, sicuramente lei era già sveglia.
"Scarlett!" La sua voce divertita e cristallina era la mia salvezza, in momenti come quello.
"Jan..."
"Che succede?"
"Sono preoccupata..." Lei sbuffò scherzosamente mentre se la rideva.
"Ooooh, ancora con sta storia! Devi stare tranquilla, tranquillissima, tu cammini, sorridi, fai la smorfiosa, finisci e torni qua. Ok?" Più facile a dirlo che a farlo. Sospirai, in parte rincuorata.
"Ok."
"Bene. Devo andare, o il capo mi scotenna. Devo finire un cazzo di articolo... Ci sentiamo prima della première?" Gioco di parole.
"Certo. Ti chiamo io."
"Ok. Resto sveglia fino a tardi."
"Certo. Io vado a nanna. Ci sentiamo domani..."
"Si, a domani ciccia."
"Ciao." Attaccai e chiamai Rachel, che mi disse più o meno le stesse cose. Mi coricai nel letto, rannicchiata, sperando che finisse prima possibile, così avrei smesso di diventare pazza. Mi alzai di scatto: volevo che finisse? Mi misi a camminare freneticamente davanti al letto. Come potevo pensare questo? Dovevo viverla appieno questa esperienza? Stavo impazzendo letteralmente. Mi misi le mani nei capelli e cercai di mettere ordine nella mia testa: ok, il mio 'amore', chiamiamolo così, nei confronti di Jared era indissolubile, e questo era ok. Che mi mandasse al manicomio anche solo guardandomi o sfiorandomi? Chiarissimo anche quello. Oh... Eccolo il motivo.
Superata quella prima, finita quella settimana, non lo avrei mai più rivisto.
Non ci sarei mai più stata a stretto contatto; non gli avrei più parlato come se fossimo amici o conoscenti, niente di tutto ciò. E questo, mi spaventava. La porta si aprì, e ne uscì fuori un Jared assonnato.
"Jared? Che ci fai qui?"
"I tuoi passi sono pesanti e ho il sonno leggero. Come mai ancora in piedi?" Sospirai sedendomi.
"Non riesco a dormire." Si sedette vicino a me. Sospirai di nuovo. Sembrava mi aiutasse... "Mi dispiace averti svegliato." Le mie parole uscivano automaticamente, mentre fissavo la moquette della suite.
"Non preoccuparti, ero ancora sveglio. O quasi." Rise. Ci provai anche io, la tristezza padrona di me. "Come mai sei ancora in piedi? Domani sarà una giornata impegnativa, ti conviene riposare."
"E'... Sono nervosa." Rise piano.
"E per cosa? Guarda che i paparazzi sono innocui. Il massimo che possono fare è scrivere qualche cazzata, tipo che stiamo insieme." Mi cinse le spalle con un braccio e mi appoggiai alla sua spalla. Improvvisamente, senza una ragione precisa, scoppiai a piangere.
"Scarlett, che c'è?!", domandò allarmato. Mi portai le mani agli occhi, liberandomi dall'abbraccio e ricominciando a camminare nell'oscurità.
"Oh, Jared... Non puoi capire..." Singhiozzai.
"Posso provarci." Il suo tono era serio. Scoppiai a piangere ancora più forte. Lo vidi alzare gli occhi al cielo e prendermi per le spalle.
"Scarlett. Calmati e dimmi che sta succedendo." Mi liberai delle sue mani e le mie parole usciorono come un fiume in piena.
"Jared, tu sei il mio idolo. Capisci che cosa significhi per me, anche solo averti davanti a un concerto? Non penso. E adesso, vederti seduto sul mio letto, che mi abbracci, che mi consoli e con la consapevolezza che domani finirò sotto i riflettori per tutta la giornata con te, mi scombussola totalmente! Jared, tu per me sei importante. Sei parte della mia vita, ma come idolo. Come amore platonico." Jared mi fissava scioccato. Forse era per il 'amore platonico' inaspettato, forse era per le mie parole, ma rimase pietrificato. Stava per dire qualcosa, dato che gli uscì un suono strozzato dalle labbra. Aspettai, speranzosa.
"Scusami..." Borbottò e uscì dalla stanza come un fantasma. Non so dirvi come ci rimasi. Di merda? No, troppo poco. Stavo per avere un infarto? Eccessivo, dai. Ero delusa. Si, delusa. Davanti a quello che gli avevo detto, lui era andato via. Scossi la testa e mi sciacquai il viso, gli occhi verdi arrossati, gonfi e stanchi. Mi asciugai e tornai a letto, addormentandomi in un sogno tormentato.


Mi svegliai col sole sparato in faccia. Strizzai gli occhi e mi misi una mano davanti al viso. Guardai l'orologio. Le otto e un quarto. Mi alzai e andai in bagno. Mi sciaquai la faccia con acqua ghiacciata, mentre i ricordi della sera precedente riaffioravano nella mente. Scossi la testa, cercando di scacciarli via. Uscii dalla stanza e andai in cucina. Jared stava mettendo del caffè nelle tazze, il viso leggermente stanco.
"Buongiorno." Mi porse una tazza.
"Giorno. Grazie." Bevvi piano, mentre lo osservavo di sottecchi. I capelli sparati come al solito, gli occhi velati di... Tristezza? Delusione?
"Ti conviene sbrigare a prepararti. Tra poco qui sarà pieno di truccatori e parrucchieri." Annuii e sparii nella mia stanza, con un leggero e finto sorriso. Dovevo essere pratica, sarebbe stata una giornata frenetica. Jeans e maglietta larga bianca di Guess con un disegno astratto sopra. Aveva ragione Jared: una ventina di minuti dopo c'era il panico nella suite. Valigie, valigioni e valigiette erano dappertutto. Nella mia suite c'erano due ragazze, Michelle e Laura, truccatrice e parrucchiera, che mi aspettavano. Visto il vestito, i capelli rosso scuro furono raccolti in un grande e morbidissimo chignon dietro la nuca, che lasciava cadere alcuni ciuffi della mia fragetta, ormai lunga, sui lati del viso. Il trucco lo ritenevo perfetto: matita nera, rimmel che mi allungava le ciglia come con delle extension, ombretto viola scurissimo glitterato. Per tutta la mattinata il mio pensiero fisso era Jared. Jared e la sua reazione ieri sera. Era tutto il giorno che non lo vedevo, sicuramente anche lui era sotto le mani di truccatori e parrucchieri esperti, - anche se io continuavo a pensare che lui fosse perfetto anche senza trucco -, e sentivo il bisogno impellente di vederlo e parlargli. Mi accorsi che Michelle e Laura avevano finito. Prima di infilarmi il mio vestito, dovevo andare da Jared e prepararlo. Quando entrai nella sua suite, dove il caos regnava sovrano, lui già si era infilato i pantaloni, si stava finendo di abbottonare la camicia. Sospirai, vedendo che mi fissava. Gli sistemai bene la camicia e sistemai bene la giacca sulle sue spalle, pizzicandola agli angoli. Misi la spilla sul risvolto della giacca nera e lo guardai.
"Perfetto..." Lo avevo davvero detto? Andai a sistemargli il colletto della camicia, dietro la nuca.
"Sei molto bella, sai?" Arrossii e abbassai lo sguardo.
"Grazie..." Guardai l'orologio. Le quattro e mezza. Uscii dalla stanza, non sicura che lui non volesse dirmi niente. Mi cambiai la biancheria, eh si, sennò si sarebbe visto tutto, essendo l'abito molto aderente, e presi il vestito, guardandolo come se fosse un nemico. Era rimasta un'assistente, che mi aiutò ad allacciare i bottoni perlati scuri dietro la schiena. Mi sistemai le coppette che avrebbero sostenuto l'abito e mi misi le scarpe e i gioielli, il senso di inquietudine che persisteva in me, piccolissimo e fastidioso. Mi guardai allo specchio e, per poco, non mi riconobbi. La ragazza nel riflesso era altissima, con un trucco che non le si addiceva tanto, capelli che sarebbe stata capace di farsi anche da sola, le mani tremanti, coperte da uno smalto color carne e un vestito di alta moda che, si, le stava da favola, ma che, apparentemente, non la faceva sentire a proprio agio. Sospirai e presi la stola nera che avrei usato per coprirmi dal freddo. Me la misi sulle braccia e la tenni ferma davanti a me con un nodino morbido e facile da sciogliere. Uscii dalla mia stanza nell'esatto momento nel quale Jared uscì dalla sua. Alzò gli occhi dal suo cellulare, con il quale scriveva freneticamente, contemporaneamente mentre io lo alzavo dalla assistente che mi sistemava la gonna. Era stupendo. Non avevo parole. Rimasi li, bloccata a fissarlo come una deficiente arrapata. Magari deficiente no, ma arrapata si. Sorrisi piano e mi avvicinai a lui. Anche lui sorrise obliquo e mi guardò. Nonostante sedici centimetri di tacco, ero poco più bassa di lui. Osservai attentamente uno ad uno i suoi tratti: il mento con la sua barba cortissima che mi faceva impazzire, le sue labbra sottili curve in un sorriso, il naso perfetto, la fronte liscia spezzata da un ciuffo di capelli che gli ricadeva ribelle. Gli occhi li conservai per ultimi, sapevo che se li avessi guardati per ultimi mi sarei presa un bell'attacco di iperventilazione. E così fu: quei due grandi occhi rotondi e azzurri come il cielo, erano fissi nei miei, verdi come il prato.
"Scusami.", disse dal nulla.
"Per cosa?"
"Per essermi comportato da vigliacco ieri sera. Non sarei dovuto andarmene così..." Lo bloccai, scuotendo la testa.
"Non fa niente." Sorrise.
"Se prima eri molto bella, ora sei stupenda." Sorrisi arrossendo, abbassando lo sguardo e rassegnata dalla sua natura di latin lover incallito.
"Quante volte l'hai usata questa frase?"
"Una sola. Andiamo?" Mi porse il braccio. Vi intrecciai il mio e uscimmo dalla suite. Fuori dall'albergo c'era una folla di paparazzi che non vi dico, che sparavano domande a più non posso, confuse col rumore dei flash. Mi gelai quando sentii svariate domande tipo:"Jared, chi è questa ragazza?" "E' la tua fidanzata?" "Jared, tu e lei state insieme?" Jared mi spinse nella Lancia Delta, che faceva da sponsor alla 66esima mostra cineamatografica di Venezia, e chiuse lo sportello. Cercai conforto nei suoi occhi.
"Sta tranquilla, pensa solo alla verità." Io e te non staremo mai insieme. Bene, oltre che a farmi un male boia, mi tranquillizzava. Il tappeto rosso mi faceva paura. Era li, lungo, rosso, piatto, senza pieghe su cui avrei inciampato facendo una figura di merda davanti a centinaia (Se non migliaia) di fotografi. Davanti a noi c'erano quattro macchine, che scomparivano troppo velocemente. Dietro le transenne, prima del red carpet, c'erano migliaia di fans con dei cartelloni con sopra le foto di, principalmente, Jared. L'ultima macchina se ne andò via, scomparendo nelle vie di Venezia. Jared si voltò verso di me, prendendomi per le spalle e guardandomi intensamente. Mi faceva paura, il cuore momentaneamente bloccato.
"Devi stare tranquilla. Sorridi, non stare a sentire le loro domande, non devi curarti di nessuno. Ci siamo solo io e te, nessun'altro. Sei pronta?" Annuii, senza pensarci due volte. Ma poi mi pentii: in fondo, in quella macchina, si stava così bene. Mi tolsi la stola mentre Jared si mise gli occhiali da sole sugli occhi e la portiera si aprì, scatenando i flash dei fotografi. Jared mi porse la mano. Uscii fuori dall'auto, quasi accecata da quei flash che scattavano febbricitanti e ingordi, come se ad ogni scatto un pezzo di noi si smaterializzasse. Jared mi prese delicatamente per mano e salimmo sul red carpet, camminando lentamente. Oddio, oddio, oddio... O Tomo, o Tomo, o Tomo... Jared mi stava stringendo per la vita, mentre camminavamo lentamente sul tappeto rosso. Senntivo il calore della sua mano bruciare sotto il tessuto del mio vestito. Poggiai la mani sulla sua spalla, mentre mi stringeva per la vita. I flash continuavano a scattare, davanti e dietro a noi. Sembrava che quella passerella non finisse mai. Arrivammo al tabellone, dove c'era il resto del cast con i relativi accompagnatori. Posammo tutti insieme, poi noi accompagnatori venimmo portati in una specie di 'retro-carpet' e attendemmo i nostri accompagnatori li. Jared tornò a recuperarmi dopo una breve intervista.
"Tutto ok?"
"Si, ho solo un po' di freddo." Jared recuperò un cappotto e me lo porse. Sorrisi, ringraziandolo. Ci accomodammo nella platea per la consegna dei premi.* Fu li, mentre un attore famoso, non so dirvi chi, parlava e faceva ridere i presenti, che mi accorsi di quanto potessi sentirmi sbagliata. Di quanto potessi sentirmi fuori posto. Scossi la testa, amarreggiata, Jared che mi guardava curioso. Gli diedi una pacca sulla mano e seguii la premiazione. Alla fine, Jared tornò a casa con solo la nomination come migliore interpretazione maschile, un po' sconsolato. Fu mentre rientravo nella camera d'albergo, che mi resi conto di quello che mi stava succedendo.
Non appartenevo a quel posto. Non ero una star. Ero una povera Echelon in piena fase ormonale con una passione incontrollabile per la moda. Mi alzai e andai da Jared, che era in salone senza giacca, che stava preparando un tè.
"Jared..."
"Scarlett. Cosa c'è?"
"Devo... Io... Devo parlarti."
"Dimmi pure, ti ascolto." Dalla sua voce non traspariva né curiosità né apatia.
"Io... devo andarmene." Mi guardò scioccato, la tazza fumante in mano.
"Cosa? Ma... Dobbiamo restare per un'altra settimana!"
"Mi dispiace, ma io qui non ci posso stare."
"Ma perchè?"
"Perchè sto soffrendo, Jared. Non te ne accorgi? E' lo stesso discorso che ti stavo facendo ieri notte, tu non sai cosa significhi per me esserti così vicina. Non sai che cosa mi provochi ogni singolo contatto, anche accidentale, ogni singola occhiata che mi rivolgi... Perchè io ti immagino mio. Jared, io ti amo. Ma non è un 'ti amo' che si dice alle persone normali delle quali si è follemente innamorati. Il mio, per te, è un amore platonico. E tale rimarrà per sempre. Stare qui con te mi fa soffrire..." Rimase in silenzio.
"Non capisco dove ho sbagliato..." Scossi la testa, sorridendo senza allegria.
"No, no, no, no... Jared, tu non hai nessuna colpa. ei colpevole di una cosa soltanto: di essere bravo ad essere te stesso. Perchè è di questo che sono innamorata: del fatto che tu riesca ad essere te stesso, senza maschere, anche quando sei sotto i riflettori dalla mattina alla sera. E' per questo che noi Echelon ti amiamo. Per la tua semplicità. Per il fatto che resti sempre come sei." Sorrisi con amarezza. Lui era senza parole.
"Scarlett... Mi dispiace..." Scossi di nuovo la testa, sempre con un sorriso triste sulle labbra appiccicose di lucidalabbra.
"Non devi dispiacerti. Ti chiedo solo una cosa." Mi guardò, in attesa. In una situazione normale, sarei scoppiata a ridere perchè gli stavo facendo saltare i nervi, ma adesso, l'ultima cosa che volevo fare, era ridere. "Lasciami andare..." Lui continuava a fissarmi.
"Vai... Se pensi che scappare sia la cosa migliore, allora fa pure..." Scossi la testa: non mi stava capendo affatto.
"No, Jared, non sto scappando. Sto semplicemente evitando di soffrire. Non voglio, non lo sopporterei..."
"E allora vai. Non ti obbligo a rimanere qui. Hai fatto un ottimo lavoro, non lo nego, sei stata professionale, avrai un futuro da stylist, tutto quello che vuoi. Puoi anche andare." La sua voce era fredda, ma non vi era alcuna traccia di risentimento o delusione. Sospirai e recuperai il cappotto, uscendo dalla suite.
"Ti rivedrò?" Sentii appena la sua voce alle mie spalle. Mi voltai a guardarlo. Era seduto sullo sgabello davanti al bancone della cucina, che mi guardava con la testa girata.
"Forse..." Sorrisi e uscii. Uscita dall'albergo, mi infilai nel taxi, stretta nel cappotto. Ecco come mi ero ridotta, a soffrire per colpa di qualcuno che non avrò mai.

Rovinata per un amore platonico...

* Non so come si sia svolta veramente la premiazione, ovviamente, ricordatevi che è tutto inventato... Non dimenticatevi la sorpresa! ;D
Alla prossima FF ^^
Ila.

Image and video hosting by TinyPic Immaginate il vestito messo di lato, rivolto verso destra. Volevo disegnare anche Scarlett, ma con scarsi risultati :S Hope you enjoy ^^
   
 
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