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Autore: koigumi    27/08/2011    4 recensioni
Da dieci anni ormai aveva smesso di farsi chiamare Lizzy.
Così come accadde al piccolo conte Phantomhive, anche lei smise di sorridere.
Non indossò più abiti rosa. Dimenticò di amare le “cose carine”.
Genere: Dark, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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1. A Phantom FROM THE PAST

“Dieci anni. Sono passati dieci anni dalla scomparsa del mio amato Ciel.
Da quel giorno ho potuto dire addio ad ogni mia speranza di poterlo vedere ancora sorridente.”

Era il periodo di piena season, Londra era illuminata dalle mille luci degli sfarzosi palazzi dove, quasi ogni sera, si tenevano balli e gran galà. Le danze, le musiche, gli invitati e le ville erano rimasti identici ad un decennio prima e ciò procurava un grande sconforto nel cuore di Elizabeth.

Da quel triste giorno di inizio primavera, tutto cambiò.
Forse avrebbe dovuto capirlo ancor prima di aprire quel grosso pacco nero che non vi era sorpresa, se non sgradita, ad attenderla …
… e forse quella caramella che accompagnava l’invito al funerale sarebbe servita ad addolcirle l’amara pillola. Ma così non fu.
Così come accadde al piccolo conte Phantomhive, anche lei smise di sorridere.
Non indossò più abiti rosa. Dimenticò di amare le “cose carine”.

Lo stesso modo con cui era solita portare i capelli cambiò: il due codini vaporosi e pieni di boccoli d’oro lucente, la ciocca di capelli sul lato destro del viso, la frangia corta ma elegante.
Adesso la sua lucente chioma dorata era raccolta in una sobria coda, a volte decorata con boccioli di rose e nastri; e la fronte era per metà coperta da una piccola frangia sul lato destro del volto, mentre ai lati i capelli erano tirati, lasciando cadere qualche piccola ciocca davanti all’orecchio.

Da dieci anni ormai aveva smesso di farsi chiamare Lizzy.
-“Sembra una maledizione: ogni persona che mi chiamava in quel modo adesso non c’è più … mio zio Vincent, mia zia Rachel, zia Anne e il mio amato Ciel … tutti morti.”

Quella sera anche lei era stata invitata ad uno di quei balli.
Un parente del Visconte Druitt aveva insistito per averla come ospite a questo ballo, essendo lei ancora nubile. In effetti Elizabeth aveva oramai superato l’età da marito e questa si proponeva a lei come una buona occasione per trovare finalmente un buon partito.

-“Un vestito sobrio ma elegante, Paula. Non vorrei apparire come una disperata in cerca di marito!”
-“Subito, signorina.”

Paula le si avvicinò con in mano un vestito color ciclamino, con riflessi tendenti all’argento.
Da quel giorno si era ripromessa di non indossare più nulla che le riportasse alla memoria il ricordo di Ciel, e in effetti quel vestito era molto simile a quello di sua zia Rachel. Tirò un sospiro e annuì.

-“Per questa volta farò un’eccezione. Spero solo che l’emozione non mi colga nel bel mezzo di una conversazione …”

In compenso, una festa a palazzo forse era il luogo migliore dove aveva la possibilità di svagarsi un po’.
Per quanto potesse ricordare, Ciel non aveva mai partecipato ad uno di quei balli. Nemmeno una volta.
Scesa dalla carrozza, ad accoglierla c’era un’immensa villa tutta illuminata. Poi fiori e fiori a non finire.
L’annuncio del suo ingresso spezzò l’atmosfera della festa: lei era la bella ereditiera senza marito. Lo stupore generale non durò che qualche istante; gli invitati furono di nuovo distratti dalle danze e dal buon vino e ciò permise ad Elizabeth di tornare nell’anonimato.
Avrebbe dovuto resistere solo per quella sera; non ci sarebbero stati più balli in quella season, per lei. Quella serata sarebbe dovuta essere l’ultima occasione per cercare marito di sua scelta, altrimenti sarebbe stata costretta a sposare un socio di suo padre che chiedeva la sua mano oramai da molto tempo.
Si mise in un angolo, con un bicchiere di Champagne in mano, sperando che nessuno degli invitati si accorgesse della sua presenza.

-“E dire che tempo fa mi divertivo a feste del genere: rincorrevo le Lady con dei bei vestiti!”

Un piccolo sorriso malinconico le illuminò il volto. Poi svanì di colpo.

-“Poco importa se stasera non ballerò con nessuno: vorrà dire che mi toccherà sposare Lord Alley. In effetti le mie speranze di vivere una vita felice si sono spente dieci anni fa …”

L’orchestra cominciò a suonare il solito Valzer e ciò riportò alla memoria di Elizabeth un vago ricordo di una piccola ed impacciata dama vestita di rosa che ballava con un uomo alto, forse il suo tutore.

-“Chissà perché quella Lady era tanto spaventata da me. Insomma, ero solo interessata al suo bel vestito italiano!”
-“In verità era d’importazione francese.”

Elizabeth girò di scatto la testa e notò che uno degli invitati le aveva appena rivolto la parola. Era un uomo alto, di bell’aspetto, con i capelli corvini, stranamente troppo lunghi per un lord, ma portati dietro l’orecchio sinistro. I suoi occhi, per metà nascosti da dei sottili occhiali, risplendevano di un marrone acceso quasi tendente al porpora.

-“Pardon, non avevo notato la sua presenza. Incantata, sono Lady Elizabeth Midf...”
-“No, la prego, sia lei ad accettare le mie scuse. Suppongo che quell’affermazione non avesse bisogno del mio intervento, sono desolato.”
E così dicendo proseguì con un delicato bacia mano.
-“Mi presento: il mio nome è Sebastian Michaelis, consigliere del casato Phantom. Incantato.”
-“Casato Phantom? Non credo di aver mai incontrato nessuno dei suoi membri, purtroppo.”
-“Non si preoccupi, my Lady. Ben presto avrà l’onore di incontrare il mio signore …”
-“E’ qui al ballo, stasera?”
-“Ci raggiungerà a momenti. Il mio signore è molto impegnato con la gestione della ditta di balocchi e dolciumi Funtom, cedutagli subito dopo la caduta del casato Phantomhive,come rilasciato nel testamento del conte. Il mio compito è proprio quello di seguirlo e consigliarlo nella sua nuova impresa. Per uno strano scherzo del destino, Phantom e Funtom hanno la stessa pronuncia. Incredibile, vero?”
-“Quindi il conte Phantomhive era in buoni rapporti con il vostro signore, non è così?”
-“Il mio signore è un uomo giovane. C’è una buona probabilità che lui e il conte siano stati compagni di gioco, ma suppongo che la decisione sia dovuta al rapporto del suo predecessore con il precedente conte Phantomhive. Deve sapere che erano in ottimi rapporti, quindi credo che la decisione del conte Phantomhive sia dovuta ad un senso di gratitudine nei confronti della famiglia del mio signore.”
-“Ah, capisco …”
-“Per caso l’ho delusa? Scommetto che avrebbe preferito una risposta diversa, non è così?”
-“Beh, in effetti speravo di poter incontrare qualcuno dei suoi vecchi conoscenti.”
Un’espressione di stupore apparve sul volto di Sebastian.
-“Come mai è così interessata al conte Phantomhive?”
-“Beh, io sono … o meglio, ero la sua …”

D’un tratto il maestoso lampadario di cristallo che illuminava la sala cadde e si frantumò a terra, creando un gran frastuono e sollevando un’immensa nube di polvere che proveniva dal soffitto frantumato.
Elizabeth si coprì d’istinto il volto, per evitare di soffocare. Qualche istante dopo alzò lo sguardo, per cercare una via d’uscita vicina, ma l’unica cosa che vide fu una figura rossa provenire verso di lei.

-“Pardon, se il mio ingresso non è stato dei migliori: volevo partecipare anch’io a questo ballo, ma lì fuori non mi facevano passare … CHE SCEMPIO! A questa festa non sono ammessi Shinigami, però vedo che i demoni sono i benvenuti! Non è così, Sebas-chaaaaan?!”
-“Grell-san, quale onore: se non ti ho fatto a pezzi quella volta che hai ucciso Madame, vorrà dire che questa è l’occasione giusta!”
-“C-cosa succede, Mister Michaelis? Chi è quella donna in abiti da maggiordomo?”
-“Ma che gentile la tua amichetta, Sebas-chan! Sì, sono un maggiordomo, ma purtroppo non sono una donna! Ahimè, questo vorrà dire che non potrò mai coronare il mio sogno d’amore con quell’uomo bellissimo che tu chiami ‘Mister Michaelis’… L’unica cosa che mi rimane da fare è ucciderlo! *DEATH*”

Sebastian prese per le spalle Elizabeth e la voltò verso di sé.
-“Sa dirmi di cosa sono fatte le postate di questa festa?”
-“A-Argento, credo …”
-“Perfetto! La prego, si diriga di corsa verso l’uscita nord-est della villa: a questo strambo ci penso io.”
-“STRAMBO?! Sebas-chan, come ti permetti di chiamarmi così?! E io che pensavo che fossi un gentiluomo!”

Elizabeth eseguì gli ordini di Sebastian e si gettò di corsa fuori dalla villa, finendo per scontrarsi contro il corrimano che precedeva una scalinata che portava al giardino.
Si accasciò a terra, tenendosi la testa stretta fra le mani.

-“Se il conte Phantom era compagno di giochi di Ciel, vorrà dire che avrà la sua stessa età … non che io voglia rimpiazzare Ciel, questo è ovvio, ma sempre meglio lui che Lord Alley!”
-“Questo mi rincuora.”

D’un tratto Elizabeth si voltò, alla ricerca della persona che aveva pronunciato quelle parole; lì fuori era buio, ma riuscì comunque ad intravedere una sagoma tra le ombre.

-“Siete voi Lord Phantom? Il vostro consigliere mi aveva tanto parlato di voi, poco fa alla festa …”
-“Quello lì? Ha fatto solo il suo dovere.”

Pian piano la sagoma si avvicinava e i suoi lineamenti si facevano sempre più marcati. In un preciso momento Elizabeth riuscì a scorgere il volto dell’uomo nell’ombra: era un bambino!

-“M-Ma come può essere?! Lei non è il conte Phantom!”
-“Perché ne è così sicura?”
-“Perché il conte dovrebbe avere su per giù la mia età, ovvero venticinque anni! Lei è solo … solo un …”
-“… un RAGAZZINO, intende dire?!”
-“Beh, sì!”
-“Mia cara, le posso assicurare che ho molti più anni di quanti non ne dimostri, questo è certo!”

All’improvviso un boato interruppe il frastuono proveniente dalla sala e il combattimento tra Sebastian e Grell cessò. Sebastian, i cui abiti erano oramai ridotti in brandelli, si diresse verso Elizabeth e il conte, portando in mano qualcosa di piccolo e nero.

-“Vedo che avete avuto l’onore di incontrare il mio signore, Miss.”
Rivolse poi il suo sguardo al conte.
-“Signorino, non vorrà mica dimenticarsi questa.”

Così dicendo srotolò una benda per occhio totalmente nera e , avvicinatosi al ragazzino, gliela allacciò dietro la testa, coprendo l’occhio destro.
A quel gesto, Elizabeth si rizzò in piedi e, dopo essersi diretta velocemente di fronte al piccolo conte, alzò la mano destra per colpirlo in volto.

-“Come osi prenderti gioco di una ragazza fragile come me! VERGOGNATI! Razza di …!”

Prima che potesse arrivare solo a sfiorare il volto del ragazzino, la mano di Elizabeth fu prontamente fermata da Sebastian che la bloccò con una forte stretta al polso.

-“Pardon, my Lady. Ma non posso permettere che il mio signorino venga colpito da nessuno, compresa lei.”
Immobilizzata da Sebastian, Elizabeth rimase di fronte al piccolo conte, così simile al suo Ciel nei modi di agire. A quel punto, il ragazzino si voltò verso Sebastian.

-“Lasciala andare.”

Sebastian mollò la presa e Elizabeth indietreggiò il più velocemente possibile, tenendosi stretto il polso ancora dolorante.
I due intanto si allontanarono di qualche passo e cominciarono a parlare tra di loro.

-“Allora Sebastian, come si chiama?”
-“Purtroppo non ho ben compreso a quale casato appartenesse, ma il suo nome è Elizabeth.”
-“Come ti sembra?”
-“Signorino, se dovessi paragonare la sua anima ad una delle pietanze offerte stasera al ballo, questa donna sarebbe di sicuro un trionfo di dolci.”
-“Bene! Allora l’abbiamo finalmente trovata, non è così?”
-“Sì, ad un primo impatto parrebbe di sì.”
-“Perfetto. Sebastian, allora preparami subito la sua …”
-“Signorino, potrei consigliarle di ‘terminare’ il tutto in un luogo più consono del giardino di questa villa?”
-“Hai ragione.”

I due tornarono nuovamente vicino al Elizabeth, questa volta molto più impaurita di prima.

-“La prego, venga con noi. La porteremo via da questa residenza ormai in pezzi. La mai carrozza è proprio qui davanti …”
E così dicendo il ragazzino porse la mano ad Elizabeth, mostrando un vistoso anello turchese.
Alla vista del gioiello gli occhi di Elizabeth si illuminarono.

-“Oh, lo sapevo! Lo sapevo! L’aspetto non è più quello, questo è ovvio: i capelli sono cresciuti, il tuo volto è molto più maturo di dieci anni fa. Io non ho mai smesso di sperare che tu fossi vivo da quando è stato detto che la bara era stata sepolta vuota!”
-“M-Ma cosa dice?!”
-“Non lo so nemmeno io: non so perché dopo dieci anni il tuo aspetto sia rimasto quello di un tredicenne e non so nemmeno perché ti sei finto morto. Ma so per certo che questo ragazzino davanti a me sei tu, CIEL PHANTOMHIVE.”

Il ragazzo e il suo maggiordomo rimasero pietrificati dalle parole di Elizabeth. Ad un tratto il conte si avvicinò a lei, sfiorandole il volto con la mano.

-“L-Lizzy?”
-“Sì, anche se oramai ho smesso di usare quel nomignolo.”

Sebastian prese di scatto il braccio del conte, voltandolo verso di sé.
-“Cosa diavolo crede di fare?! La nostra copertura oramai è saltata e questa donna cercherà sicuramente delle risposte al perché lei sia ancora vivo, non le pare?”
-“Tu non ti immischiare! Se la copertura salta, quello che ci rimette sarò io, non tu!”
-“Le ricordo che io sono destinato a obbedirle e a seguirla per l’eternità.”
-“ Esatto, allora renditi utile: prepara la carrozza!”
-“Yes, my Lord.”
Così dicendo Sebastian si allontanò, proseguendo verso il giardino.

Ciel prese la mano di Elizabeth, la quale era ancora piegata sulle ginocchia.
-“Ti prego, Lizzy: non cercarmi mai più. Dimenticati di questo incontro.”
-“Ma come? Non ti sono bastati i dieci anni di sofferenza che ho dovuto passare!? Io non posso dimenticarti, non ne sono capace! Ho bisogno di sapere perché tu …”
-“No! Sono io che ho bisogno di sapere che sei al sicuro: quindi, te ne prego, tieniti il più lontano possibile da me e da Sebastian. Non me lo perdonerei mai se tu dovessi …”
-“Cosa? ‘Se io dovessi’ cosa?”
-“Se tu dovessi buttar via la tua anima.”
-“Ma è impossibile! Tu mi hai sempre difeso, non mi faresti mai del male! Lo so per certo.”
-“Sappi che io non sono più quello di una volta.”

D’un tratto la carrozza si arrestò davanti alla scalinata e il conte si precipitò lungo le scale per raggiungerla il prima possibile.
-“Signorino, è il momento. La luna è già troppo alta e questo non le fa bene alla salute.”
-“Mpf … zitto e parti!”

Ma mentre Ciel si apprestava a salire sulla carrozza, Elizabeth si affacciò al corrimano della scalinata, con il volto rigato di lacrime. Non poteva lasciar andare il suo Ciel prima di aver ottenuto anche una parziale risposta.

-“Se non sei più il conte che conoscevo, allora chi saresti adesso?!”
Ciel entrò nella carrozza, ma prima che la portiera si chiudesse, si voltò dall’altra parte, incrociando lo sguardo di Elizabeth.

“Beh, ora sono solo … un diavolo di conte.”




NELLA CAMERETTA DELL'AUTORE
Ehi, tu! Sì, dico proprio a te, che stai leggendo questo commento…
Sono felice che tu abbia trovato del tempo da dedicare alla mia storia…

Non sono mai stato un tipo che condivide molto facilmente le sue creazioni, che siano queste disegni oppure storielle da quattro soldi.
Ma questa storia è particolare: mi venne in mente all’improvviso, mentre facevo non so cosa davanti al computer.

Mi sono chiesto: ma l’anime di Kuroshitsuji può davvero finire così?! E tutti gli altri personaggi che fine faranno?
Poi mi venne in mente il bel faccino di Lady Elizabeth, così candido e roseo. E a quel punto mi sono chiesto nuovamente: e Lizzy? Che fine farà?

Così ho scelto lei come mia protagonista: esatto, proprio Lizzy!
La petulante, appiccicosa ed assillante Lizzy Midford.

E poi l’ho immaginata grande, bella, elegante ed austera come la madre.
Ma ancora sofferente per la perdita del suo amato, avvenuta oramai dieci anni prima…

Allora? Che ve ne pare come idea? :D
Non immaginerete mai cosa ho in serbo per il futuro di questa storia!!!

… ma per il momento non anticipo nulla: dico solo
CHI VIVRÀ VEDRÀ!
   
 
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