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Autore: Popnis    28/08/2011    0 recensioni
Con la Nuova Generazione come protagaonista, sullo scenario del primo anno scolastico di Albus Severus Potter e dei suo compagni, tra nuove amicizie, oscuri segreti, emozionanti avventure, la famiglia Potter-Weasley si troverà nuovamente di fronte ad una minaccia... stavolta, però, saranno i figli dei nostri tre paladini, insieme ai loro amici, a dover affrontare le insidie celate dietro una pace che presto verrà sconvolta.
Albus, James, Lily, Rose, Fred, Dominique, Lysander, Lorcan e Scorpius, insieme a tanti nuovi compagni, contro la Magia Oscura e tutti i suoi sostenitori.
Un ciondolo di cristallo che racchiude una verità troppo terribile per poter essere rievelata. Maghi oscuri che fanno razia di qualunque Sanguesporco.
E' il Signore Oscuro che è tornato per stravolgere le vite dei nostri protagonisti, o una nuava minaccia che si nasconde dietro l'ombra di Voldemort?
Ecco a voi le Cronache di Hogwarts e la sconvolgente vita della terza generazione di maghi più brillante che l'Inghilterra abbia mai avuto!
Riuscirò ad emozionarvi tra amicizie, amori ed azione? Lo spero di cuore...
Pop
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Tra Pace e Guerra (Un Po’ di Sana Quotidianità)

 
Con l’avvento di Lily Potter la scuola di Hagwarts aveva riportato nuovi cambiamenti: una squadra di venti Auror era giunta per controllare e proteggere il castello e, nonostante molti avevano affermato che un numero tale fosse troppo alto per la sicurezza di un luogo del genere, Harry Potter non aveva voluto sentir ragioni.
-Sempre- aveva detto –C’è bisogno di proteggere i ragazzi, il futuro del mondo della magia. Non mi farò scrupoli nell’inviare il numero adeguato di Auror a sicurezza della scuola!-
In più il coprifuoco si era ristretto alle dieci di sera e nessuno poteva fuoriuscire dal castello dopo le otto. Norme severe e frustranti per gli scolari che, spaventati per la nuova minaccia, si trovavano anche a dover seguire nuove regole per nulla piacevoli.
La sera del giorno di arrivo della piccola Potter, seduta accanto al fratello maggiore che non la perdeva di vista un secondo, la preside McGrannit arrivò in Sala Grande con un insolito ritardo, seguita da due omaccioni alti e barbuti che avevano tutto l’aspetto di fuorilegge.
Albus li osservò corrucciato mentre attraversavano la sala.
-Sono Auror.- spiegò subito Celine vedendo l’amico dubbioso.
-Quanti sono?- chiese distratto lui, mantenendo lo sguardo sui due uomini.
-Abbastanza.- rispose la rossa, versandosi dell’acqua nel calice.
-Quanti anni hai detto che ha tua sorella?- chiese poi Aion Nott, qualche posto più in là, osservando Lily che rideva con Fred.
-Ne ha nove, perché?- rispose lui, curioso di sapere cosa importasse ad Aion Nott, Serpeverde del quinto, quanti anni avesse sua sorella.
Quello fece schioccare la lingua.
-E’ inutile, idiota, quando la piccola Potter frequenterà questa scuola sarai troppo vecchio!- lo informò con acidità sua sorella, Laima, mentre studiacchiava dal libro di Erbologia.
-Peccato, credo che diventerà proprio carina!- dichiarò con leggerezza, immaginandosi la Potter da grande.
 Albus si rabbuiò, stupito dalle sue parole.
-Aion!- lo sgridò la sorella lanciandogli il libro, mentre Amanda Ghilliard lo guardava sbigottita ed oltraggiata in quanto sua fidanzata.
-Ma che vuoi?-
-Avremo diciassette anni! E lei undici!- gridò a mezza voce Laima, guardando con la coda dell’occhio Al che, confuso, scuoteva la testa e aveva smesso di ascoltare, ignorandolo, per cercare di non arrabbiarsi.
Aion ghignò e soffocò una risata, sotto lo sguardo attento di Scorpius.
-Quando fa così è insopportabile.- sussurrò Celine, per non farsi sentire dal castano.
Albus scrollò le spalle, ancora infastidito, e il biondo alzò un sopracciglio, dandole ragione.
Fra i tre calò il silenzio, mentre si servivano le vivande.
Improvvisamente la rossa riprese parola, come se si fosse ricordata una cosa importante da dire:
-Allora, Al, non ci racconti nulla della tua giornata? Com’è andata con tua sorella?-
Lui sorrise al pensiero.
Raccontò della mattinata spesa a girare tutto il castello, con una Lily sempre più eccitata e allegra ad ogni nuova porta da aprire; della passeggiata sulla riva del lago e di come la sorella saltellasse dappertutto; raccontò di come avesse insistito ad entrare nei dormitori di entrambi i fratelli e di come si fosse poi addormentata sul letto di James.
Sorrise di nuovo, sereno, voltandosi per osservare la piccola rossa che stava facendo l’imitazione del fratello provocando l’ilarità di tutti e le lamentele del diretto interessato.
-Comunque è la bambina più agitata che abbia mai visto.- dichiarò Scorpius, attirando l’attenzione del moro.
-Ma se tu non la conosci nemmeno, una bambina della sua età!- l’apostrofò Albus, sorridendo maligno.
Il biodo boccheggiò, a disagio.
-Dico solo che io a nove anni non ero così!- si difese.
Celine rise.
-Ti ci vedo bene, sai, a correre da tutte le parti e a gridare come un matto!- lo prese in giro.
-Ma che dici, Celine! Scorpius a nove anni era già un impresario erede del patrimonio di famiglia: andava in giro come un signorino riscuotendo le tasse perfino ai suoi peluche!- incalzò Albus.
-Ma state zitti!- si arrabbiò lui –Io non ci giocavo neanche, con i peluche! Quella è roba da femmine e… da Albus!-
Ghignò, e la rossa rise di nuovo.
-In realtà io mi dedicavo alla lettura, al contrario di voi due poppanti, che sicuramente vi bevevate ancora lo shampoo!-
-Merlino! Lo shampoo no, ma una volta ho assaggiato il bagnoschiuma di mio padre… le cose stupide che fanno i bambini!- confessò Celine, scuotendo la testa.
Al e Scorpius risero, coinvolgendo anche lei, e continuarono a scherzare per tutta la serata in un clima di profonda e spensierata allegria.
La cena era quasi conclusa, ormai, e gli studenti stavano già gustando il budino alla vaniglia come dessert quando la preside McGrannit prese parola, sovrastando le chiacchiere dei ragazzi.
-Silenzio, per favore! Posso avere gentilmente la vostra attenzione? Signor Dunningher devo venirti a tappare la bocca io o ci riesci da solo? Bene. Ragazzi, come ben sapete, al di fuori di queste mura il mondo è pericoloso. Molto, ma molto di più di quanto vi possiate immaginare.- sospirò, studiando attenta la sala con i suoi occhi felini.
-Proprio a causa gli ultimi eventi, la scuola ha deciso di prendere provvedimenti al riguardo della sicurezza: venti Auror ci sono stati assegnati dal Ministero della Magia, e controlleranno il castello per garantire le vostre giornate più tranquille possibile. C’è stato anche un cambiamento riguardo alle regole, ma di questo potrete leggere fuori, dove troverete fogli esplicativi. Mi raccomando che ognuno di voi segua e rispetti le nuove direttive, per il bene di tutti. Chi sarà trovato ad infrangerle, verrà punito severamente.-
Un fitto borbottio si diffuse tra i tavoli, dove gli studenti già commentavano le rigide novità. Il professor Paciock fu costretto a zittirli per permettere alla preside di continuare. Neville era tornato assieme alla squadra di Auror quel pomeriggio stesso e aveva riferito ai due Potter che i loro genitori non sarebbero riusciti a venire perché sommersi di problemi. James aveva continuato ad inveire contro di loro per tutta la giornata, mentre Al aveva cercato di non pensarci e di stare vicino a Lily.
-Un’ ultima novità, che riguarda esclusivamente il biennio: con i professori abbiamo decretato che le materie con più problemi, in generale, sono Pozioni e Difesa delle Arti Oscure. Ecco perché abbiamo deciso di comune accordo di far subentrare due esperti di queste materie che vi seguiranno durante il percorso verso i M. A. G. O. I nuovi professori sostituiranno il professor Lumacorno e il professor Weffless da domani stesso. Ora, forza, finite il dessert e sbrigatevi ad andare a letto! Domani si ritorna definitivamente alla normalità!- concluse con un sorriso.
-Speriamo…- sussurrò a denti stretti James.
-Merlino! Chissà quale stressante professore verrà a farci lezione ora!- si lamentò Peter Willismar, Grifondoro del sesto anno.
-Con Weffless era una pacchia! Quello è un rincoglionito!-
-Eh! Forse è proprio per questo che ce li hanno cambiati: anche Lumacorno comincia ad avere la sua età…-
-Dicono che abbia più di cento anni, secondo voi è vero?-
-Può anche darsi, Elly, quello è fuori come una campana!-
James rise: era proprio vero! Ormai Lumacorno confondeva filtri d’amore con veleni letali! Non lo avevano ancora licenziato perché era un pezzo grosso ma… Merlino, se andava avanti così prima o poi sarebbe saltato in aria il laboratorio! Per fortuna girava la voce che l’anno dopo sarebbe andato in pensione!
L’unico fatto che ancora salvava James in Pozioni era il suo cognome: infatti era una frana in tutte le materie, e soprattutto in quella del Lumacorno, ma grazie alla reputazione del padre e della nonna riusciva ancora a guadagnarsi inviti speciali per i festini di quel vecchio professore.
-Jamie, posso mangiarmi il tuo budino?- pigolò Lily al suo fianco, sbattendo un po’ le ciglia.
Sorrise.
-Certo, Lils, a me non va più.-
Lei afferrò la coppa e cominciò a degustare il dolce sotto lo sguardo attento del fratello. James le accarezzò piano la testa con una mano e poi la avvicinò a sé per darle un tenero bacio sullo zigomo. Lily, stupita, lo guardò, con il cucchiaino in bocca, e poi gli sorrise felice accostandosi di più a lui.
-Dove dormo stanotte?- domandò lei con la bocca piena.
-Pensavo che la McGrannit potrebbe ospitarti nella sua stanza, ti va?- scherzò il moro.
La rossa lo guardò con un misto di ansia e ribrezzo e una smorfia disegnata a pennello sul suo visino di porcellana.
-Scherzavo, scema!- rise, scompigliandole i capelli.
-Se vuoi puoi dormire da me…- le propose.
-E tu con chi stai in camera?- domandò curiosa lei, posando la coppa ormai vuota e studiandolo con i suoi caldi occhi nocciola.
-Con Fred e Rob...-
-Mi hai chiamato James?- fece Robert, sentendosi citato nella conversazione.
-Pensavo che Lily oggi potrebbe dormire con noi, è un problema per te?- rispose lui, sicuro che per l’amico non ci sarebbero stati problemi.
-Io…- cominciò lui.
-Ma dai, non fa niente! Dormo con Al… voi siete già tre!- lo interruppe subito la piccola, leggermente rossa in viso.
Il fratello si rabbuiò.
-Non credo, Lily, che ci siano prob…-
-Giuro! Non preoccuparti: vado da Al.- ripeté lei.
-Ma…- tentò di dire James.
-Lilian, guarda che i dormitori di Grifondoro sono spaziosi, possiamo starci benissimo in quattro.- le spiegò Robert, cercando di guardarla negli occhi ma non riuscendo a catturare il suo sguardo che gli sfuggiva in ogni istante.
Lily cominciava già a colorarsi di una bella tonalità di rosso ma, per sua fortuna, proprio in quel momento vide Albus intento ad uscire dalla sala assieme ai suoi amici.
-Io vado.- disse in fretta, senza guardare né James né tanto meno Robert.
-Buonanotte, Jamie!- lo salutò, schioccandogli un frettoloso bacio sulla guancia; poi filò in direzione del fratello più piccolo non badando minimamente all’altro che la chiamava confuso.
Si fece largo tra la massa di studenti che alla sua vista si scansavano e bisbigliavano commenti tra di loro. Per Lily, nonostante tutto, era stato un gran bel colpo di fortuna arrivare ad Hogwarts prima del tempo: si sarebbe fatta una miriade di amici, avrebbe già conosciuto i professori e la sua reputazione sarebbe salita a livelli straordinari. Veramente invidiabile.
-Al! Albus!- lo chiamò. Quello si girò e sorrise alla sua vista.
-Al, posso dormire con te stanotte?- chiese subito lei.
Lui parve rifletterci un attimo, poi guardò indietro, verso i suoi amici, e decretò che infondo a Scorpius non sarebbe potuto dispiacere così tanto.
-Certo, Lily. Andiamo?- la invitò. Lei ci pensò su. Poi curiosa, fissando il biondino che parlottava con la ragazza dai capelli rossi, bisbiglio al fratello:
-Ma tu stai in camera con quello strano?-
-Quello strano?-
-Sì. Quello che si tinge i capelli.- continuò lei, un po’ intimorita. Lui ridacchiò.
-Già, ma non dirglielo, è un tipo che si offende facilmente.- disse facendole l’occhiolino ed incamminandosi.
Lily lo guardò, spostando poi lo sguardo su Scorpius; quello si girò all’improvviso e fissò i suoi occhi grigi e freddi in quelli caldi di lei che mantenne lo sguardo riflettendo se fosse o no il caso di dormire nella stessa stanza con quel platinato. Si voltò appena in direzione della tavolata Grifondoro e intercettò la figura di Robert che, sentendosi guardare, incrociò lo sguardo della piccola Potter. Si rigirò di scatto, rossa in volto. Decisamente era il caso di dormire col platinato. Decisamente.

***

Scorpius proprio non riusciva a capire come era sorta ad Albus la brillante idea di far dormire da loro la sua sorellina rompipalle. Era chiusa in bagno da venti minuti, neanche fosse un’adolescente in piena crisi ormonale, e non aveva la minima intenzione di uscirne, a quanto diceva.
-Al, prima che butti giù la porta e faccia del male a tua sorella, le dici di uscire perché ho una certa urgenza di usare il cesso?-
-Scorps, te l’hanno mai detto che sei un maleducato?-
-Al, te l’hanno mai detto che hai un fratello cerebroleso, una sorella morta e un amico assassino?- ghignò il biondo.
-Il tuo umorismo lascia molto a desiderare…- commentò Albus alzandosi dal letto e andando a bussare alla porta del bagno.
-Lily! Lily, puoi uscire che serve il bagno al mio incontinente compagno di stanza?- urlò e Scorpius roteò gli occhi.
Si udì un fitto brusio e un sonoro sbuffo, poi la porta si spalancò e ne uscì una bambinetta ripulita da capo a piedi in un pigiamino rosa con le nuvolette e con un’aria seccata dipinta sul viso.
-Te l’hanno mia detto, Malfoy, che sei un maleducato?- incalzò lei, sfidandolo con lo sguardo.
Quello assottigliò gli occhi e prendendo la sua roba si fiondò in bagno sbattendo la porta.
-Potter del ca…-
-Scorpius!- l’apostrofò il moro, prima che potesse concludere la frase.
Intanto la piccola rossa si accomodò nel letto del fratello, mentre lui metteva a posto le ultime cose e si preparava per andare in bagno.
-Al…- biascicò assonnata.
-Mh?-
-Scorpius è proprio strano.-
Lui sorrise.
-E’ vero.-
-Al…- lo chiamò di nuovo.
-Mh?-
-Ti voglio bene.-
-Anche io.-
Piano chiuse gli occhi, e il buio si impadronì di tutto, e Morfeo la accolse tra le sue calde braccia.

***

Quando Rose il mattino dopo aprì gli occhi, per poco non le venne un colpo nel vedere la sua compagna di stanza intenta a vestirsi e quasi pronta per uscire.
-Buongiorno, Rose!- la salutò squillante Beaty.
-‘Giorno…- biascicò lei, stupita per l’alzata tanto mattutina dell’amica.
-Come mai ti sei alzata così presto oggi?- continuò, scendendo dal letto e dirigendosi in bagno a sciacquarsi il viso.
Beaty, infilandosi una ballerina nera, sorrise alla compagna e canticchiò:
-Ma io non mi sono alzata presto, sei tu che ti sei svegliata tardi.-
Rose sgranò gli occhi e corse a prendere il suo orologio da polso sul comodino: erano le 8:25 e le lezioni cominciavano alle 8:30. Oh Merlino!
Afferrò alla svelta la camicia e la gonna e le infilò di fretta, stropicciandole un po’.
-Beaty! Ma perché non mi hai svegliata!- la sgridò con affanno.
-Per la stessa ragione per la quale tu non hai svegliato me.- rispose semplicemente l’altra, aggiustandosi la cravatta.
La rossa la guardò allibita mentre Beaty le sorrideva leggera. Tutto in quella ragazza ispirava leggerezza, perfino il suo sguardo. Azzurro, chiaro, soffice, leggero.
Rose stava per svenire.
-Ma io stavo dormendo! Tu no!- le gridò, infilandosi le calze nere e i mocassini. L’altra alzo le spalle, continuando a sorridere.
-Bhe… scusa.-
Rose scosse la testa: che ragazza impossibile!
Afferrò la cravatta, i libri e la mano di Beaty trascinandola fuori dalla camera di corsa.
-Siamo in ritardassimo!- desse più a sé stessa che all’amica.
-Io ho fame, Rosie, passiamo in mensa un attimo?-
-Non se ne parla nemmeno!-
Corse giù per le scale, arrivando fino alla Sala Comune; da lì uscì dal dormitorio e scese di fretta le rampe che portavano al secondo piano dove si trovava la classe di Trasfigurazione. Si fermò per prendere aria solo quando si trovò di fronte alla porta dell’aula e, proprio quando poggiò la mano sulla maniglia, la porta si spalancò e si ritrovò davanti a Lorcan Scamandro.
-Rose?-
-Lorcan?-
-Ciao, Lorcan!-
-Scamandro, è la signorina Weasley?- chiese da dentro l’aula il professor Finninghard.
-Ehm… sì, con Beaty Mitchell.- rispose lui.
-Scusi il ritardo…- disse flebile Rose entrando e trascinandosi dietro Beaty.
-Meno dieci punti a testa per Corvonero.- sentenziò sbrigativo il professore, procurando le risate di qualche Serpeverde.
-Comunque sei desiderata nell’ufficio della preside, Rose: ci sono novità!- continuò pacato, guardandola con i suoi occhi dorati. Lei boccheggiò per un istante.
-Sì. Vado. Grazie.- balbettò girandosi ed incrociando lo sguardo mite di Lorcan. Gli sorrise e lui fece altrettanto: sapeva bene che la sua amica aveva bisogno di aiuto e, a giudicare dal suo ritardo, aveva avuto ancora degli incubi. Quando Rose aveva degli incubi si svegliava sempre tardi e si ricordava a mala pena di cosa si trattava. In quegli ultimi giorni ne aveva avuti parecchi, di incubi, e li aveva raccontati tutti ai suoi amici; tuttavia erano sogni privi di senso e logica, sconnessi con la vita reale e gli ultimi fatti. Sogni di maghi in nero, di sangue, di paura e terrore, di urla e lacrime.
Questo passò nella mente della rossa mentre percorreva il corridoio verso l’ufficio della McGrannit. Trovò la porta socchiusa e, bussando, la aprì.
Per prima distinse una figura alta, snella e familiare. L’odore di vaniglia le riempì i polmoni e il sorriso di Hermione il cuore.
-Mamma!- sussurrò saltandole al collo. Lei la strinse forte e le scioccò un lungo bacio sulla guancia.
Poi vide il padre lì a fianco che la abbracciò subito di slancio.
-Tesoro! Come stai, Rosie? Mi sei mancata così tanto! Il tuo papà è così fiero di te!- disse stringendola.
-Papà, così mi soffochi…- lui allentò la presa e Rose si divincolò, sorridendo per l’euforia del padre.
Solo in quel momento notò altre due figure nella stanza, oltre alla preside che sorrideva al quadretto. Erano due uomini, più o meno dell’età dei suoi genitori. Uno era olivastro, con i capelli ricci e neri e due perle nere come occhi; la barba ispida gli ricopriva il mento e gli donava un’aria alquanto… sporca; tuttavia i suoi vestiti erano scelti con cura e stile: portava un semplice golf verde scuro dal quale sbucava una camicia beige, dei pantaloni marroncini e delle scarpe classiche marroni. Era semplice, ma allo stesso tempo sofisticato.
L’altro, invece, era tutto il contrario: biondo, biondissimo, e dalla carnagione così chiara che quasi risplendeva. Gli occhi azzurri, venati di argento, la guardavano con strafottenza e i lineamenti duri del suo viso erano incorniciati da dei capelli tanto biondi che sembravano bianchi; era vestito, per contrasto, tutto di nero: dalla camicia, alla giacca, ai pantaloni, per finire alle scarpe. Dannatamente chic ed elegante. Nella mano adornata da anelli preziosi stringeva l’aurea impugnatura di un bastone, nero anche questo, che gli conferiva un aria piuttosto aristocratica.
-Rose, cara…- cominciò a quel punto la preside McGrannit.
-Perché siete qui?- domandò la piccola rossa interrompendola.
-Ecco, cara, dobbiamo parlarti di una cosa importante e non devi…-
-Minerva, per favore, lascia parlare me…- le chiese a quel punto Hermione, guardandola fissa negli occhi felini. Quella sospirò e sbattendo più volte le palpebre, acconsentì con un cenno del capo.
La Grenger inspirò e guardò la figlia che la osservava un po’ intimorita con i suo grandi occhi azzurri, proprio uguali a quelli di Ron. Sorrise.
-Rosie, devi promettermi che non svelerai a nessuno questo piccolo segreto che ti diremo. E’ una cosa di fondamentale importanza e riservatezza. Me lo prometti, tesoro?-
Un incarico. Tutto per lei. Qualcosa che altri non potevano assolutamente sapere. Lei avrebbe dovuto custodire un segreto da adulti!
Cercò di trattenere una risata e arrossì fino alle orecchie: si sentiva così importante!
Lanciò una breve occhiata al padre che, improvvisamente, si era fatto serio, e tutta la sua eccitazione svanì: Ronald, parliamoci chiaro, serio non lo era mai e, soprattutto, Rose non aveva mi visto quello sguardo adulto e determinato sul viso del padre. Che la questione fosse davvero troppo riservata? E se lei non fosse stata in grado di mantenere la promessa? No. Se i genitori erano lì, significava che credevano in lei e avrebbe dovuto dare il meglio di sé per non deluderli.
-Certo, mamma. Che succede?- affermò con sicurezza e le parve di vedere una scintilla d’orgoglio brillare negli occhi scuri della madre.
-Questi due uomini, Rose, sono i nuovi professori dei quali la professoressa McGrannit vi ha parlato ieri sera.- spiegò Hermione, e Rose li guardò di sottecchi.
-Ecco. In realtà loro sono qui per altre ragioni… loro non sono veri e propri insegnanti...-
-Merlino, Hermione!- imprecò impaziente Ron.
-Il punto è che Malfoy e Tricher non sono professori, ma Auror, con il compito di proteggere te e i tuoi cugini.- le spiegò, con una voce piuttosto disgustata.
-In realtà, Weasley, io sono stato incaricato di sorvegliare in particolar modo Lilian Potter, mio malgrado, e poi tutti gli altri ragazzini della scuola.- si intromise l’uomo biondo, parlando con un tono sdegnoso nei riguardi del rosso. A Rose fu subito chiaro che quell’uomo altri non poteva essere che il padre di quel cretino di Malfoy, l’amico di Albus, nonché miglior nemico di suo padre e suo zio ai tempi di Hagwarts e, a quanto pareva, anche in quel momento.
-Ronald! Draco! Smettetela immediatamente, qui stiamo cercando di fare le persone serie!- li sgridò Hermione, ricevendo in cambio uno sguardo di superiorità e uno sbuffo. Lei tornò a guardare la figlia.
-Hai capito, quindi, Rose?-
-Non mi sembra ci sia tanto da capire: sono Auror nelle vesti di professori che devono vigilare su mia cugina, no?-
-Esatto, cara. Ma ci raccomandiamo con te che tu non lo dica a nessuno e che dovrai cercare di non farlo scoprire a nessuno.- le rispose Minerva.
-Certamente.- confermò sicura lei -Ma suppongo che bisognerà dirlo anche a Scorpius e a…- guardò quello che doveva chiamarsi Tricher.
-Oh, no. Io non ho figli…- si affrettò a dire lui.
-Bhè… a Scorpius o a chiunque sappia il loro vero impiego…- concluse Rose.
-Abbiamo già provveduto la sera scorsa.- le spiegò con un sorriso la preside.
-E questo è quanto, cara. Confidiamo nel tuo aiuto. Ora puoi tornare a lezione; e anche voi, professor Malfoy e professor Tricher, potete recarvi dai vostri ragazzi: vi stanno aspettando.-
Rose salutò con affetto i suoi genitori e, prima di chiudersi la porta alle spalle, pensò di essere veramente una ragazza speciale se le era stato affidato un compito tanto importante. Sorrise, e da dentro l’ufficio sentì l’ondata di fuoco che avvolgeva i suoi genitori e li portava chissà dove. Le sarebbero mancati, da morire, ma era comunque felicissima per il suo nuovo segreto.

***

-POTTER!- gridò Nicholas una decina di metri da lui.
-POTTER!- lo chiamò ancora, ma niente. James era incantato a fissare l’orizzonte roseo, mentre una fresca brezza gli carezzava il volto e gli spettinava i capelli castani.
-POTTER!- stavolta il grido lo risvegliò, giusto in tempo di individuare Nicholas e la Pluffa che gli stava lanciando. L’afferrò, sbilanciandosi sulla Nimbus, e quasi cadde dalla scopa, ma si rimise in sesto e sfrecciò verso i cerchi a pochi metri da lui. Il fischio di fine partita lo colse ancor prima di poter lanciare la palla verso la porta.
L’allenamento era concluso, e la sua squadra aveva perso. Appena la punta delle sue scarpe toccò il suolo, James venne investito dalle grida del capitano.
-Potter! Hai bisogno anche di una tazza di tè ai fiori di Canassa, o credi di poter alzare il culo e giocare come si deve?- Sbraitò Nicholas Blood, fissandolo con i suoi occhi tra l’oro e il marrone.
James aprì e chiuse più volte la bocca, in cerca di una risposta.
-Taci!- lo zittì l’altro, ancor prima di emettere suono.
-Sappi che per quanto mi riguarda puoi subire tutti i drammi e le tragedie possibili in famiglia, ma se giochi male, qualsiasi cosa succeda, sei fuori. Capito? Non ammetto perdenti nella mia squadra!-
-Non sono un perdente!- replicò oltraggiato.
L’altro distolse lo sguardo, verso l’entrata del campo dove si apprestavano ad iniziare l’allenamento i Serpevere. Tornò sul piccolo Potter e scosse la testa, facendo ballare la massa di riccioli dorati e sospirando serio.
-No. Non lo sei.- poggiò una mano sulla spalla del ragazzo.
-Mi aspetto molto da te, ragazzo, moltissimo. Lo sai che questo è il mio ultimo anno, no?- sospirò ancora –Ho intenzione di lasciare la squadra a te.- dichiarò in tono greve, e a James si mozzò il fiato in gola.
-A m… cioè… io… capitano?- balbetto basito.
-Sì, Potter. Tu capitano. Ma voglio essere sicuro al mille per mille che tu meriti questo posto, devi impegnarti il più possibile.- James annuì, ancora scosso.
-Li vedi quelli?- e col capo indicò la squadra vede-argento.
-Tra poco farà buio, e loro continuano ad allenarsi. Voglio vederti determinato come loro, che fanno di tutto per migliorare, si allenano sempre di più, lo fanno anche di notte, ma sanno benissimo che non potranno mai batterci!- sorrise, e il moro fece altrettanto.
-Solo che tu, James, potrai superare chiunque se davvero lo vuoi e se ti metti sotto. Mi prometti che non ti farai mai più distrarre? Che quando salirai su quella fottuta scopa lascerai a terra tutti i tuoi problemi? Che ti conquisterai il titolo di capitano anche a costo di morire?- disse solennemente, con un sorriso incoraggiante.
James asserì, e asserì, e asserì. Fino allo sfinimento. Troppo stanco per spiccicare parola, troppo eccitato per stare fermo.
Di fretta si cambiò e sfrecciò verso la Sala Comune dove trovò Fred e Lysander intenti a discutere animatamente e Robert sulla poltrona che leggeva interessato un libro di Artimarzia.
-Rob!- Lo chiamò, e quello puntò gli  occhi bruni su di lui.
-Cosa?-
-Non ci crederai mai!-
-A cosa, Potter?-
Prese aria a tutti polmoni.
-Indovina chi sarà il prossimo capitano Grifondoro?- domandò con un sorriso sornione.
Robert strabuzzò gli occhi.
-Cosa, cosa?- bisbigliò –Cioè, tu cosa? Capi… Porco Merlino, James!- gridò, sferrandogli un pugno sulla spalla e abbracciandolo da uomo.
-Sono fiero di te, amico. Te lo sei meritato!- si congratulò felice per il compagno.
-Sì, lo so, sono troppo figo!- ghignò lui, ed entrambi risero sereni.
-Ragazzi!- li chiamò Fred -Venite qui!-
-Non lo dire a loro: è un segreto tra noi due, ok?- bisbigliò James prima di avvicinarsi al cugino. L’altro asserì sorridendo.
-E se domani i Serpeverde si svegliassero infestati dalle mosche spacca-timpani?- ghignò malefico il mulatto, mostrando una confezione da cento pezzi di insetti appena acchiappati.
James e Robert la guardarono sbalorditi e Lysander rise.
-Dove cavolo l’hai trovata questa, Weaslay?- domandò stupito Rob, prendendo in mano la scatola rivestita di polistirolo e poggiandoci l’orecchio sopra. Nonostante l’insonorizzazione sentiva benissimo il ronzio assordante di quei dannati affari.
-Cugino! Cento tutte insieme?-
-Me le ha appena spedite mio padre. Costano un occhio della testa, sapete: la cattura, il rumore, poi volano così veloci! Però me le ha inviate subito, gli sono appena arrivate in negozio!- trillò felice Fred, orgoglioso del padre.
-Tuo padre è qualcosa di fantastico!- si congratulò Robert, come se avesse vinto un chissà quale premio.
-Concordo in pieno!- affermò Lysander, e con lui James.
-E come abbiamo intenzione di farle intrufolare, vi starete chiedendo voi…- continuò il biondino, attirando l’attenzione dei due.
Mise la mano in tasca e ne tirò fuori una mappa.
-Questa, ragazzi, è la carta del sistema di areazione. Vedete questo cunicolo? Passa proprio sopra al dormitorio delle serpi e, che possa essere aggredito dai Nargilli, sono sicuro che proprio qui, accanto all’entrata del loro dormitorio, c’è un buco che porta a questo condotto, e qui, al centro della loro Sala Comune, ce ne è un altro. Ci basterà chiudere il condotto da una parte in modo che le mosche spacca-timpani possano dirigersi solo in una direzione e poi… ci sarà il deliro tra le serpi!- concluse sogghignando.
-Geniale! Per Godric, stra-geniale!-
-Lysander Scamandro, sei ufficialmente uno dei nostri: con questa tua trovata ci hai colpito al cuore e, nonostante tu sia più piccolo, sappi che ti consideriamo alla nostra pari… cioè, io sono il migliore ma…- si congratulò James, poggiando una mano sulla spalla del biondino.
-Zitto, idiota!-
-Taci, Potter!-
E risero tutti insieme, tra una cuscinata e una modifica del piano che si sarebbe attuato proprio la sera stessa.

***

La Sala Grande all’ora di cena era seriamente qualcosa da evitare. Tutti che strillavano, ridevano, urlavano a più non posso. Qualcosa seriamente da evitare.
Per di più, se tuo padre è appena diventato un professore, allora dovresti proprio stare alla larga della Sala Grande.
Questo pensava Scorpius Hyperion Malfoy mentre entrava dal grande portone e si dirigeva vero il suo tavolo, e mentre faceva tutto ciò, veniva accompagnato da fastidiosi sussurri che gli davano alquanto fastidio essendo, per di più, tremendamente scontati.
Ecco, una tra le tante cose che odiava vivamente delle persone, forse ciò che gli dava più fastidio di tutto, era la prevedibilità. Quanto poteva odiare le persone banali? Che facevano commenti banali? Che vivevano una vita banale e conoscevano persone ancora più banali?
La metà dei ragazzi in quella sala faceva parte della categoria “Banali”. L’altra si divideva tra Mezzosangue, Nati Babbani e Purosange. Considerando che la sua famiglia non desiderava avere troppi contatti con le prime due categorie, a Scorpius rimaneva una manciata di persone con cui poter diventare amico senza impazzire, e più della metà di queste erano o troppo stupide per essere banali, o troppo stronze per essere simpatiche.
Forse solo una persona si salvava in quella massa di idioti che lo circondavano: Celine. Senza contare Albus che, nonostante fosse un Mezzosangue, guadagnava mille punti in quanto ad intelligenza, simpatia e compagnia.
Si sedette, quindi, proprio tra loro due, seguito da quei sussurri tremendamente fastidiosi che, se avesse saputo come formulare una maledizione senza perdono, sicuramente avrebbe fatto tacere.
I due lo salutarono con un sorriso e, alzando gli occhi, davanti a sé trovò la persona più rompipalle, stressante, stupida, stronza e fastidiosa, nonché Mezzosangue e banale (perché sì, Scorpius era convintissimo che lei fosse dannatamente banale), di tutta Hogwarts: Lily Luna Potter.
Alzò gli occhi al cielo, infastidito.
-Albus, mi spieghi perché tua sorella deve seguirti ovun…-
-Ascolta, Malfoy.- lo zittì lei -Non perché tu non desideri la mia presenza, ma vedi di tacere perché sto andando proprio ora da James, ok?- soffiò acida e l’altro rimase senza parole.
Forse… bhè, forse non era poi così tanto banale, pensò, guardandola saltellare verso il fratello più grande che la prese in braccio e se la caricò come un sacco sulla spalla, tra le risate della piccola.
Ma era decisamente stressante e infantile, sì. Proprio una ragazzina! Quasi provava compassione per il padre che doveva tenerla d’occhio.
-Al, mi passi la brocca d’acqua?- decise di berci sopra.
Quello, però, invece di passagli la caraffa, la spostò più in là, ancora più lontano da Scorpius che lo guardò torvo.
-Che ti prede, Potter? Ti si è infilato un Nargillo nel cervello?-
Albus lo incenerì con lo sguardo, senza fiatare.
Il biondino si girò quindi in direzione della rossa, in cerca di spiegazioni.
-Credo sia arrabbiato perché non gli hai detto che tuo padre prendeva il posto di Lumacorno.- lo informò pacata e Scorpius, con la bocca spalancata, ritornò a fissare l’amico allibito.
-Ma se non lo sapevo nemmeno io!- si difese.
-Potter!- lo chiamò ancora, senza ricevere risposta.
-Dai Al, non fare il bambino!- lo accusò quindi Celine, prendendo le difese di Scorpius.
-Taci, tu.- parlò in fine il moro –Che lo sapevi da una vita e non me lo hai detto.-
-Tu lo sapevi?- domandò subito Scorpius.
-Lo sapevi, e non me lo hai detto?- Celine gonfiò le guance, e si mise a fissare l’insalata nel piatto con interesse.
-Da quanto lo sapeva?- chiese ancora in direzione di Albus.
-Da una settimana.- rispose lui con un sopracciglio alzato.
-Una settimana!- Scorpius strabuzzò gli occhi. –Una settimana!-
-Siete stressanti, voi maschi!- dichiarò imbronciata Celine, alzandosi dalla panca e dirigendosi verso l’uscita.
Scorpius afferrò il calice di Celine, colmo, e bevve un sorso di tè alla menta.
-Non ti conviene, Scorps. Quella lì dentro è la prima pozione che mi riesce bene.- lo avvertì Albus, guardandolo di sbieco.
Il biondo sputò tutto in maniera poco elegante e l’altro scoppiò a ridere.
-Che ti ridi, razza di Troll!- si infuriò –Che diavolo ci hai messo qui dentro, per Salazar!-
Albus continuò a ridere a crepapelle e, dopo un attimo di disorientamento, nel tentativo di capire se quella dentro il calice era o no una pozione velenosa, anche Scorpius si distese in una risata liberatoria.
-Non hai capito che faccia hai fatto!- sghignazzò Albus. E ancora risate.
Continuarono così, a ridere divertiti, per qualche minuto, incuranti degli sguardi curiosi che attiravano; fino a quando gli occhi chiari di Scorpius non incrociarono quelli grigi di suo padre, seri e curiosi, straniti e infastiditi, e la risata gli morì sulle labbra.
“Un Potter e un Malfoy non possono essere altro che nemici. Assolutamente nient’altro.” Sembrava che i suoi occhi dicessero. Distolse lo sguardo: nessuno poteva decidere per lui, neppure suo padre.

***

-Quello è il mio pigiama, razza di deficiente platinato!-
-E allora mettilo nel tuo letto, non nel mio, ragazzina!-
-Prova a chiamarmi un’altra volta ragazzina e…-
-E cosa, ragazzina?-
-Dov’è la tua bacchetta, Al?-
-Non sai usare la bacchetta, ragazzina!-
-Aaaaah! Albus Severus, dimmi immediatamente dov’è!-
-Lily, smetti di gridare immediatamente!-
-Capito ragazzina, taci!-
Un tonfo.
-Al! Albus! Levamela di dosso, ora!-
-Io ti uccido razza di…-
-Albus!-
-Platinato del cazz…-
-Lily, non si dicono queste cose! E Scorps, tu non insegnargliele.-
-Levala! Al, levala!-
-Ahi! Non si colpiscono le donne!-
-Scorpius, non avrai mica…-
-Io non l’ho toccata!-
-Albus! Mi ha fatto male!-
-Scorpius!-
-Ma se non ti ho nemmeno sfiorata!-
Celine prese un bel respiro e, dando un’ultima occhiata al corridoio deserto, aprì la porta della camera dei suoi amici.
Lì trovò Scorpius disteso a terra con una mano sulla nuca e un’espressione dolorante sul viso candido, la piccola Lilian con le lacrime agli occhi che si abbracciava Albus e quest’ultimo che guardava male il biondo.
-Ahia, Al, mi fa male il braccio!- piagnucolò Lily.
-Tzè! Sei proprio un’attrice nata!- sibilò Scorpius alzandosi e massaggiandosi la testa. Poi si voltò, e si accorse di Celine.
-Ehy! E tu che ci fai qui?-
Si girarono anche Albus e Lily, che teneva la mano stretta a pugno.
-Bhè… passavo di qui e…- guardò prima Scorpius negli occhi grigi e magnetici, poi Albus nei suoi verdi e limpidi, riabbassò lo sguardo –Mi dispiace di non avervi detto nulla…-
I due sorrisero e Scorpius si avvicinò per scompigliarle i capelli.
-Ahia!- si lamentò di nuovo la piccola Potter, distruggendo quell’attimo di tenerezza.
-Dov’è che ti fa male?- domandò premuroso Albus, spaventandosi un po’ nel vedere le bende macchiate di sangue.
-Qui…- bisbigliò lei, senza più tutta l’energia di prima.
-Fammi vedere.- disse autoritaria Celine, avvicinandosi insieme a Scorpius.
-Le hai fatto male sul serio, cretino!-
-Non… non l’ho fatto a posta…- sussurrò corrucciato il biondo, guardando il braccio  piccino della bambina avvolto dalle fasce che cominciavano a tingersi di un tetro colore rosso.
-Non è successo nulla. Le si è solo riaperta di poco la ferita… ce le hai altre bende, Al?- li rassicurò la rossa.
Mentre Albus prendeva le nuove garze Scorpius poggiò la mano un po’ tremolante sulla testolina di Lily, sulla soffice massa di capelli rossi scombinati.
Gli occhi di lei, lucidi ma nonostante tutto duri e forti, lo guardarono intensamente.
-Ti… fa male?- domandò in un sussurro, quasi non volesse farsi sentire.
Celine sorrise, mentre toglieva le bende sporche dal braccio di Lily.
L’altra continuò a fissarlo; poi, deglutendo, scosse piano la testa e, forse, accennò anche un sorriso.
Albus tornò con le fasce pulite e Scorpius tolse la mano dalla testa della sorella. Celine le cambiò con cura le bende e le medicò la ferita ancora recente sotto lo sguardo preoccupato di Al.
-E’ tutto ok.- disse infine, sorridendo appena alla bambina.
-Io torno in camera mia, ci vediamo domani.-
-Buonanotte.- le sorrise grato Albus.
-‘Notte, Celine.- salutò Scorpius.
-Grazie…- sussurrò Lily.
Con un ultimo sorriso, si chiuse la porta alle spalle e si diresse nella sua stanza. Per sua grande sfortuna, Celine, era capitata nella camera da quattro letti e, per di più, con tre ochette tutte glamour che, quando rientrò, la assalirono di eccitate domande su Scorpius. Si stupì, nonostante tutto, quando cominciarono a chiederle anche di Albus: Scorpius era bello. Punto. Tremendamente affascinante. Già lo vedeva camminare fiero per i corridoi con una fitta schiera di ragazzine urlanti al seguito.
Ma non riusciva proprio ad immaginarselo Albus, così timido e discreto, come un rubacuori.
Rise.
Però… pensandoci bene, anche Al era molto carino. Solo… una bellezza totalmente diversa, più classica, e dolce.
Scosse la testa. Forse essere amica di due ragazzi tanto belli l’avrebbe danneggiata un po’… o forse no.
Tuttavia sapeva benissimo che, oltre alla loro apparenza, Albus e Scorpius erano forse i migliori dentro quella scuola. I più simpatici e gentili, i più intelligenti e divertenti, i più strani e uguali a lei. Li aveva cercati, trovati e scelti. Erano suoi, i suoi migliori amici, e con loro si sentiva a casa.
Chissà, magari un giorno si sarebbe fidanzata con Scorpius…
Aggrottò le sopracciglia.
Oppure con Al…
Storse il naso.
O forse no.
Asserì.
Chiuse gli occhi, ormai tranquilla e al riparo dall’interrogatorio di quelle civette, e aspettò che il sonno la accogliesse.
Alla fine, volendo, c’era anche quel cretino del fratello di Albus… James…
Sgranò gli occhi color notte.
Oh Merlino, no.
Scoppiò a ridere, senza curarsi delle tre ochette, e si rigirò nel letto. Chiuse di nuovo gli occhi e stavolta il buio la invase.

***

Cominciò tutto con un lontano ronzio. I Serpeverde col sonno più leggero si rigirarono nel letto e cominciarono ad aprire gli occhi. Gli altri, inizialmente, non si curarono affatto di quel fastidioso rumore, e continuarono a dormire tranquilli.
Fu tutto molto, troppo, veloce: il ronzio che, tutto insieme, si fece più forte, diventando quasi assordante; il risveglio brusco di tutto il dormitorio; le prime ragazze urlanti che uscivano di corsa dalle stanze con le mani sulle orecchie; la nuvola nera e rumorosa che, uscita dal condotto di areazione, si disparse dalla Sala Comune fino alle singole camere degli studenti.
Albus prese per mano Lily che, con una mano sull’orecchio e ancora intontita dal brusco risveglio, lo seguiva tra la folla di ragazzi urlanti e insetti assordanti.
Presto qualcuno aprì il varco che separava il dormitorio dal castello e tutti i Serpeverde in pigiama corsero via dai sotterranei in direzione delle scale.
Tutto ciò sotto lo sguardo divertito di quattro ragazzi dietro una colonna che ridevano cercando di contenersi per non farsi scoprire.
-Pff! Che genialata! Che genialata, ragazzi!- sghignazzò Lysander con le lacrime agli occhi.
James rise divertito poi si rigirò nuovamente per godersi fino alla fine l’ondata di Serpeverde urlante che correva via. Rise ancora, forte.
Fred era steso a terra e si teneva la pancia dalle risate, mentre Robert ghignava divertito.
-E’ stato seriamente qualcosa di magnifico.- annunciò.
-Sì!- gli diede man forte James –Veramente qualcosa di…-
-Esilarante!- finì per lui una voce femminile ed incrinata da una vena di rabbia alle loro spalle.
Quattro sorrisetti di circostanza. Sudore freddo sulle schiene. Due occhi felini infiammati dalla rabbia.
-Professoressa McGrannit…- balbettò Fred.
-Possiamo spiegare…?- azzardò James, prima di essere spedito con i suoi compagni nell’ufficio della preside.
Tuttavia, mentre lucidava tutti i candelabri della Sala Grande insieme a Rob, Fred e Lysander, non si pentì affatto della sua mascalzonata. E neanche quando suo fratello lo incenerì con lo sguardo smeraldo. E nemmeno quando Lily lo prese a calci.
Infine, quando incontrò Malfoy, se la diedero di santa ragione fino a quando non arrivò Hagrid a separarli.
E non si pentì di avergli rotto un labbro nemmeno quando, insieme a lui, si ritrovò a lucidare calice per calice nella grande cucina con un occhio nero e dolorante.
 
 


Angolo Autrice:

Terzo capitolo, mi stò arenando? Spero di no perchè da qui in poi le cose dovrebbero, dovrebbero, cominciare a farsi interessanti...
Grazie mille a tutti e in particolar modo ai commenti, sempre moooolto bene accetti! :)
Un bacio e alla prossima
Pop
 
   
 
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