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Autore: Unsub    28/08/2011    2 recensioni
Emily Prentiss è morta o almeno è quello che pensa il team. Durante il funerale, però, una persona nota qualcosa di strano e decide di andare in fondo alla faccenda.
Come riportare indietro un'amica senza mettere tutti in pericolo? Come convincere tutti che quello che sta succedendo è perfettamente normale?
La squadra ormai è andata in mille pezzi, come riuscire a riunirla di nuovo per salvare la loro amica?
Scritta a quattro mani con Ronnie89
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sarah Collins '
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prologo AUTORE: Unsub/Ronnie89
TITOLO: We’ll bring you back
RATING: Arancione
GENERE: sentimentale, azione, introspettivo.
AVVERTIMENTI: LongFic, what if?
PERSONAGGI: squadra BAU, Sarah Collins, Cameron Leane.
DISCLAIMER: I personaggi non ci appartengono(tranne quelli da noi inventati), sono di Jeff Davis. Criminal minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.
NOTE:  si colloca fra l’episodio 18 della sesta stagione e l’inizio della settima… E' ambientata prima di “Skeleton” di Ronnie89 e quindi Sarah e Robin sono ancora acerrime nemiche.

Prologo

Washington,D.C.
Era stato Spencer a comunicarle la notizia per telefono e lei ne era rimasta annichilita. Riusciva soltanto a continuare a guardare il telefono e a dirsi che c’erano un errore, che era tutto uno sbaglio. No, non lei, non la sua adorata Emily. Aveva intuito che c’era qualcosa che non andava quando aveva visto JJ nell’atrio dell’Accademia, ma non aveva fermato l’ex-collega per chiederle spiegazioni. Fra loro non c’era mai stato un rapporto caloroso e dubitava che avrebbe risposto alle sue domande.
Si era detta che avrebbe avuto tutto il tempo di chiedere spiegazioni a suo marito, una volta tornati a casa, ma la squadra era partita in fretta e furia per Boston senza metterla al corrente delle defezione della sua migliore amica. Quando Spencer l’aveva chiamata in lacrime, aveva sentito quella stretta alla bocca dello stomaco che le prendeva sempre quando i suoi colleghi erano fuori in missione, sapeva che era successo qualcosa di brutto.
Di tutto quello che poteva pensare, il fatto che Emily avesse abbandonato la sua famiglia per inseguire un pericoloso trafficante d’armi, di cui era stata addirittura l’amante, era la cosa più inverosimile dell’universo. Poteva aspettarsi un comportamento del genere da quella testa calda della sua ex allieva, ma non da un’agente come quella che per lei era una sorella.
Ora era ferma tra Spencer e Derek, mentre il prete continuava a dire cose senza senso per lei. Si sentiva svuotata di ogni sentimento, come se fosse morta anche lei in quel magazzino abbandonato. Quello che la preoccupava di più era la reazione di Derek, lui doveva trattenersi come se avesse perso una collega e non la donna che amava. Allungò una mano ad afferrare quella del suo amico, guardando Leane che era al lato sinistro di Morgan, appena dietro a Garcia.
Nessuno di loro sapeva la verità, anche se qualcuno sicuramente l’aveva intuita. Hotch non era uno stupido e sicuramente sapeva che Prentiss e Morgan erano molto più che due colleghi, come aveva capito molto tempo prima quello che la legava a Spencer. Persa in quella riflessione si girò verso il suo ex superiore e vide qualcosa che allertò tutti i suoi sensi.
Aaron aveva fatto un passo avanti e, prima di prendere la parola per l’elogio funebre, si era scambiato uno sguardo d’intesa con JJ. Corrugò la fronte, quei due non presentavano i classici segni del dolore, sembravano sconcertati e addolorati, ma non distrutti come il resto di loro. Poi Hotch cominciò a parlare, ma stranamente ogni volta che parlava di Emily al passato… qualcosa passava sul suo viso.
Fu come folgorata, quell’idea che le era appena venuta non poteva corrispondere alla verità. Non poteva essere, non era concepibile che facessero una cosa del genere al team. Poi vide l’uomo alzare impercettibilmente la spalla sinistra mentre diceva come Prentiss “fosse morta mentre assolveva il suo dovere” e tutto le fu chiaro. L’unica cosa che non capiva era il perché.
Staccò la mano da quella di Derek, mentre gli altri si concentravano sulla bara che veniva calata nella fossa, lei osservava JJ piena di astio. Non erano mai state amiche e i loro rapporti erano sempre stati tesi, ma una volta era affezionata a quella donna che ora non credeva più di conoscere. La bionda si rese conto di come veniva guardata e sbatté le palpebre più volte, incredula. Sicuramente pensava di aver recitato alla perfezione il suo ruolo.
Sarah si chiuse in un ostinato silenzio fino alla fine della veglia funebre e una volta tornati a casa, non parlò neanche con suo marito, preferendo chiudersi nello studio al piano terra. Aveva bisogno di riflettere da sola, Spencer avrebbe pensato che fosse sopraffatta dal dolore per la perdita della sua più cara amica e finché non fosse venuta a capo della cosa era meglio così.

Parigi, Francia
Non era stato facile seguire JJ in Europa senza farsi accorgere. Fortunatamente in quei giorni si teneva un congresso a Lione e non aveva dovuto inventarsi storie assurde con Spencer e suo padre. Era normale che partecipasse a quel genere di iniziative, soprattutto quando erano promosse dal sezione di Criminologia dell’Interpol, visto che una volta ne aveva fatto parte e che le avevano addirittura proposto di dirigerla.
Aveva fatto scalo a Parigi e avrebbe dovuto prendere la coincidenza poche ore dopo, sorrise pensando che quella tratta del biglietto aereo non sarebbe stata utilizzata. Era partita con un trolley abbastanza piccolo da poter essere imbarcato come bagaglio a mano e quindi non aveva dovuto preoccuparsi di valigie lasciate in aeroporto. Aveva predisposto tutto per poter pedinare JJ senza che nessuno ne fosse a conoscenza.
La bionda agente camminava davanti a lei e sembrava non essersi resa conto di essere seguita da vicino. La vide sedersi al tavolo di un caffè all’aperto e si fermò ad osservare una vetrina in modo da poterla osservare attraverso il riflesso. Riconobbe subito la donna mora seduta al tavolo, anche se ora portava i capelli a caschetto ed indossava lunghi stivali appena sopra al ginocchio. Sorrise pensando che quel genere di abbigliamento non faceva per Emily, ma ci si abitua a molte cose quando si è sotto protezione.
Con circospezione le scattò una foto con il cellulare, giusto per avere una prova tangibile che era ancora viva. Aspettò che la mora si alzasse e si incamminasse da sola, poi prese a seguirla discretamente per le vie della ville lumiere. Dopo un paio di isolati fece in modo di accorciare le distanza fino a raggiungere una strada relativamente deserta, a quel punto era così vicina che le sarebbe bastato allungare una mano per sfiorare la spalla di Prentiss.
La sua amica doveva essersi accorta che qualcuno la seguiva perché si voltò di scatto impugnando una pistola. Sarah si limitò a fissarla con uno sguardo di fuoco, mentre Emily lasciava ricadere la mano osservandola stupita.
-    Non dovresti essere qui – era visibilmente sbigottita – Mi stai mettendo in pericolo.
-    Sei già in pericolo – fu la risposta laconica di Collins.
-    Andiamo in un posto sicuro – Prentiss la prese sotto braccio e la portò attraverso i vicoli.
Giunsero ad uno stabile fatiscente ed entrarono. L’appartamento era al primo piano, arredato in modo spartano, come si addiceva ad un alloggio transitorio. Lo sguardo di Sarah non era mutato, occhi freddi e determinati come quando interrogava un S.I., quel modo di fare prometteva tempesta.
-    Lui come sta? – chiese la rediviva profiler, combattendo con un nodo alla gola.
-    Osi anche chiederlo? Come vuoi che stia dopo aver tenuto tra le braccia la sua donna mentre stava morendo? – non aveva alzato la voce, ma il tono era tagliente.
-    Non potevo fare altro, Doyle è ancora vivo ed  è fuggito.
-    Potevi rivolgerti a noi, alla tua famiglia.
-    Era troppo pericoloso.
-    Un atteggiamento del genere me lo potevo aspettare da quella testa calda di Leane, non da te – si mise a sedere sul divano e si prese la testa fra le mani – Emily, come hai potuto farci una cosa del genere.
-    Non avevo altra scelta – le lacrime avevano vinto – Lui vi avrebbe uccisi solo per far soffrire me, non potevo permetterlo.
Sarah si rialzò e la strinse forte. Sapeva i motivi che c’erano dietro quella decisione, ma lei non era il tipo che si arrendeva così facilmente. C’era un’unica soluzione al problema: doveva trovare Ian Doyle e renderlo inoffensivo una volta per tutte. Anche lei non aveva altra scelta.
-    Ti giuro che ti riporterò indietro, fosse anche l’ultima cosa che faccio.

Chiama il mio nome e salvami dalle tenebre (Bring me to life, Evanescence)

   
 
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