F
a d i n g a
w a y -
i n
t
h e m o r
n i ng.
Un raggio di sole
penetrò
attraverso le tapparelle socchiuse, attraversò
l’intera stanza di Sora e si
fermò esattamente sopra la faccia del ragazzo.
Il
diciassettenne sollevò il
braccio sinistro portandoselo sopra alla faccia, cercando di ripararsi
da
quella luce fin troppo molesta.
No, ancora
cinque minuti di buio per favore.
Been coming home lately at three thirty
Sbadigliò
sonoramente, mentre a tentoni cercava il bottone per spegnere
la sua piccola radio sveglia che non ne voleva proprio sapere di
zittirsi da
sola.
Ma infondo stava facendo solo bene il suo lavoro e doveva reprimere
l’istinto di buttarla fuori dalla finestra; non poteva mica
permettersi di
andare a comprarne un’altra, poi.
La musica si fermò e il moro rimase per un attimo in
silenzio,
dispiacendosi leggermente di non essere riuscito a finire di ascoltare
quella
canzone.
Ogni mattina gli dava la carica giusta e la musica pop era il massimo
per lui. Il suo gemello, però, non sembrava pensarlo allo
stesso modo.
Ma
infondo lui e Roxas non pensavano mai allo
stesso modo, nemmeno quando erano due piccoli cosini che se ne stavano
nella
culla assieme.
Così
come il gemello biondo non amava la musica pop, Sora non poteva non
detestare la fragorosa musica Rock che l’altro ascoltava
tutti i giorni.
E non la sopportava specialmente quando quella suonava la mattina
presto, come sveglia.
Solitamente le persone sono ancora addormentate quando la loro sveglia
suona, non è vero? Beh, il suo adorato fratello Roxas no,
era sveglio e
lasciava che le urla delle sue amate band si espandessero per tutta
casa finché
lui, Sora, stanco di dover ascoltare quelle canzoni non si alzava dal
letto e
lo andava a “svegliare”.
Il rituale mattutino di casa Kouno non si smentiva mai e veniva
rispettato fedelmente
tutti i giorni da circa tre anni.
Se solo non si reputasse un
pacifista-eroe-che-salva-la-situazione-convinto probabilmente, Sora,
avrebbe
già spaccato la faccia al fratello, magari picchiandolo
proprio con la sua
sveglia.
Sora si
decise finalmente a scendere dal letto, rabbrividendo
leggermente quando i suoi piedi nudi andarono a scontrarsi con il marmo
freddo.
-Un tappeto, devo comprare un dannato tappeto- pensò
cercando nel
cassetto più vicino, quello dove buttava tutto dentro alla
rinfusa, un paio di
calze.
Ne trovò giusto due, una rossa e l’altra bianca.
Bah, tanto nessuno si
metteva a guardargli le calze no? Poteva benissimo metterle.
Poi
passò a setacciare la stanza alla ricerca di un paio di
pantaloni e
una maglietta. Dopo circa cinque minuti di ricerche finalmente
trovò quella che
sembrava una maglietta pulita e un paio di pantaloni non troppo
stropicciati.
Ah, ma perché nella sua scuola non potevano mettere delle
dannate divise?
Sarebbe stato tutto molto più comodo.
Si stiracchiò pacificamente e rimase in silenzio ad
ascoltare gli
uccelli che cantavano dandogli il buon giorno, i raggi di sole che-
dopo aver
aperto la tapparella- lo inondavano della loro luce mattutina e
…
You
found me here, waiting for your chance
You would reach inside and
take all of me
… E la musica assordante del
fratello che gli raggiungeva le orecchie e
gli faceva arricciare il naso, dannazione!
Ma la parola “assordante” non era propriamente
l’aggettivo
giusto. Per la musica di Roxas serviva di più, un qualcosa
tipo “ palesemente,
atrocemente, dolorosamente rumorosa da far sanguinare i
timpani.”
Sì, quella definizione suonava talmente azzeccata che si
stupì non poco, il moretto, che non fosse stata scritta nel
dizionario, con
affianco la fotografia del fratello e della sua sveglia.
E allora, come tutte le mattine, si chiedeva come poteva
anche solo pensare, Roxas, di fingere di dormire con tutto quel casino.
Probabilmente il gemello voleva starsene a letto ad ascoltare la
continuazione
della canzone, con gli occhi chiusi e la mente altrove e un
po’ di bava agli
angoli della bocca. Ma no, Sora non glielo avrebbe permesso mai, mai!
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Il biondo, tra
l’altro, andava a letto tardi ogni notte e la mattina non si
svegliava
facilmente.
Niente e nessuno riusciva a
svegliarlo, probabilmente nemmeno la fine del mondo sarebbe riuscita a
fargli
aprire gli occhi, specialmente se lui desiderava continuare a
dormire.
E lui
voleva ovviamente stare nel letto
a
dormire. Non che fosse sfaticato, eh. Semplicemente la mattina la
reputava
troppo movimentata per uno come lui, preferiva di gran lunga la notte
per
uscire e mettersi al lavoro.
Non aiutava nemmeno il fatto che avesse il sonno pesante,
tra l’altro.
E da qui il motivo vero e proprio per il volume altro della sua
musica che, sicuramente, avrebbe svegliato chiunque nel raggio di
cinque
kilometri.
Quindi il piano di Roxas era semplice: se nemmeno il
forte rumore della sua sveglia riusciva a farlo svegliare ci poteva
pensare
Sora che, al contrario di lui, si svegliava facilmente.
Probabilmente era solo per questo che Roxas teneva ancora
vicino al letto la vecchia radiolina scassata che gli avevano regalato
anni
prima; tanto quando voleva ascoltare musica usava l’Ipod, no?
Però ogni giorno la sua sveglia iniziava a suonare le
canzoni che amava – e che Sora detestava- ad un volume
pericolosamente alto e
si prestava a dare fastidio al fratello maggiore.
Così quel rumore assordante svegliava Sora e Sora,
quindi, svegliava lui.
Un
piano
assolutamente geniale nel suo genere.
Oh, mancava
davvero poco al suo pezzo preferito.
Roxas sorrise lievemente, il lenzuolo
attorcigliato intorno al torace scoperto e il piede che si muoveva a ritmo, dondolandolo per
quanto poteva nelle
coperte.
Il rumore dei pugni sulla porta di camera sua
avvisarono
Roxas che Sora si era svegliato e gli stava urlando contro di muoversi
e di
alzarsi. Tutto come programmato, in pratica.
Jump back I'll beat you
down and turn around
« Roxas, diamine, alzati! E spegni quella diavolo di
sveglia che mi sta facendo impazzire!»
Con la porta solida di camera sua come barriera e la
schiena rivolta al soffitto aveva ancora, sì e no, un altro minuto di tempo
per riposarsi.
Chissà se sarebbe riuscito a riaddormentarsi …
Non sarebbe stata affatto una
cattiva idea quella di perdersi nel mondo dei sogni ancora una volta,
specialmente se a portarcelo c’era la voce di Barnes.
Si portò il cuscino sopra la testa soffocando
definitivamente le proteste del fratello maggiore, che adesso si erano
smorzate
quasi del tutto.
Certo, è vero che poteva anche alzarsi ma …
Questa era proprio la sua canzone
preferita, diamine.
« Roxas, muovi il culo. Tanto lo so che sei
sveglio!»
Il biondo sospirò, canticchiando il ritornello a bassa
voce mentre si toglieva il cuscino dalla faccia, lasciandolo cadere sul
pavimento.
Addio idea di riaddormentarsi
a quanto pare; Sora sarebbe entrato entro pochi secondi.
Il rumore della porta che si spalancò per poco non gli fece
aprire gli occhi,
ma solo per poco : infatti quelli rimasero chiusi, sigillati quasi
ermeticamente.
« Roxas muoviti. Dobbiamo andare a scuola. La scuola
è
importante.»
Il biondo si lasciò scappare una lieve risata, nascosta
per metà dalla voce ancora impastata dal sonno e per
metà dal viso schiacciato
sul letto.
Si rotolò su un fianco, strofinando la guancia contro il
materasso
con un sospiro.
In risposta al suo sbuffo-risata anche Sora rise, di una di quelle
risate
fragorose che facevano concorrenza alla musica rock del biondo.
« Ok, ok. Detta da me questa frase sembra quasi ridicola ma
hey, muoviti! Non
possiamo fare tardi, non oggi!»
Il moretto sorrise, osservando il volto di Roxas prendere
una strana forma, mentre dalle sue labbra usciva un grugnito
contrariato.
«Su, non puoi
non andare a scuola. Se non ci andrai non
diventerai intelligente, allora non supererai i test, poi sarai
bocciato e
quindi non troverai mai lavoro come ventriloquo e si
rovinerà il sogno della
tua vita.»
«Veramente io non ho mai detto di voler diventare un
ventriloquo, mi pare » borbottò il biondo, aprendo
un occhio per osservare in
tralice il fratello.
«Dettagli. Su, smettila di fare così e alzati. Hai
idea
di che ore siano? »
« 6:50 » replicò Roxas,
cercando di afferrare la radio per alzare ancora di
più il volume.
Eppure il fratello lo precedette: si fiondò sulla piccola
radiolina e se la
tenne stretta al petto.
«Ah ah. Adesso che ho io il potere che cosa fai, uh? »
domandò Sora sogghignando, mentre con un
colpo secco della mano mise fine definitivamente a quella dannata
canzone
spacca timpani.
« Beh, caro il mio fratellino, se la rivuoi indietro ti
consiglio di scendere dal letto, di vestirti e di venire a fare
colazione.»
---
Sora
sospirò leggermente, afferrando la scatola di cereali dalla
credenza e appoggiandola sul tavolo.
Poi si mise in punta di piedi e aprì
l’ennesimo cassetto della mattinata per riuscire ad afferrare
due tazze: una
rossa e una bianca.
Perché doveva sempre preparare lui il tavolo per la
colazione? Si domandò arricciando le labbra, mentre posava
lentamente le due
tazze sopra al tavolino di vetro.
Si passò una mano tra i capelli, rinunciando
già in partenza a dargli una forma un po’
più umana; maledetti i suoi capelli
che se ne andavano dove volevano loro.
In un certo senso invidiava quelli di
Roxas: biondi e un po’ più ordinati dei suoi. E
poi sembravano fare tanto colpo
sulle ragazze …
Gonfiò le guance arrabbiato e aprì il
frigorifero, afferrando il primo
cartone di latte che gli passò sott’occhio per poi
infilare direttamente la
testa dentro al frigo alla ricerca del succo di frutta alla pera. Roxas
beveva
solo quello, gli altri non gli piacevano.
Beh, Sora era già felice di aver
convinto il gemello a fare colazione, non si aspettava certo che
l’altro si
mettesse a bere latte e a mangiare cereali o biscotti come faceva lui.
Uhm? Sora sollevò lo sguardo verso il piano di sopra sollevando un sopracciglio.
Jump
back I'll beat you down,
turn around
I'm
fighting my way through you
Dio no, suo fratello
stava davvero facendo quella cosa che
pensava stesse facendo? Pensiero contorto che però
rappresentava il vero.
« Roxas, giuro che se canti ancora la tua radio finisce
dritta nella lavatrice, capito?» Urlò Sora con un
sorriso, lanciando
un occhiata al soffitto come se ci
potesse scorgere il fratello che, intento a vestirsi, cantava con in
mano una
spazzola fingendo che fosse un microfono.
« Ma se sei in cucina come fai a metterla nella
lavatrice?» La risposta canzonatoria del gemello gli
arrivò alle orecchie
insieme a una piccola risata.
Oh, Roxas questa mattina era di buon umore. Solitamente
non rideva e faticava a parlare, ma per lo meno teneva compagnia al
fratello.
«Esiste sempre il forno a microonde, sai? » gli
rispose
prontamente il moretto, mentre un’altra risata si faceva
spazio tra le sue
labbra.
«Ho capito, ho capito. Adesso scendo »
Oh sì, la mattina era senz’altro il momento in cui
riuscivano in qualche modo a comunicare e, con il tempo, era diventata
il
momento preferito della giornata da entrambi anche se ancora non lo
sapevano.
---
« Allora? Dov’è al radio? »
Sora sollevò lo sguardo dalla tazza bianca in cui stava
versando il latte, spostando le iridi azzurre verso quelle altrettanto
azzurre
del gemello. Un sorriso, l’ennesimo della mattinata,
animò la sua faccia.
Un’alzata di spalle e una risata allegra «Mah, chi
lo sa
… »
«Ti conviene sforzarti di ricordare e ridarmela entro un
minuto » brontolò il biondo, raggiungendo il
tavolo della cucina e sedendosi
compostamente sulla sedia. Storse il naso alla vista del gemello che
versava
una manciata di Corn-flakes nella tazza, facendone cadere un
po’ sul tavolo.
«Uhm, come diamine fai a mangiare la mattina presto, si
può sapere? Mi viene la nausea solo a guardati »
Che poi il biondino non sapeva ancora se quella
sensazione di nausea era dovuta al cibo di prima mattina oppure dal
fratello,
che sembrava mangiare come un barbaro a digiuno da mesi.
«Sai che la colazione è il pranzo più
importante della
giornata? » spiegò Sora, alzando il dito indice
verso l’altro per sottolinea
quell’ovvietà.
Roxas si lasciò scappare un sorriso e si chinò
leggermente in
avanti, appoggiando il gomito sopra al tavolo e una guancia sopra il
palmo
aperto della sua mano.
«Intendevi dire pasto
al posto di pranzo, vero? » affermò osservando il
fratello moro che, dopo aver
ascoltato la risposta del fratello, arrossì lievemente.
«C-Certo. Sei tu che hai sentito male »
«Sì, come no » Roxas roteò
gli occhi e afferrò il succo
di frutta. « In ogni caso quella che stai usando è
la mia tazza, sappilo»
Il moretto sollevò nuovamente lo sguardo verso il
fratello e scosse la testa, indispettito.
«No, non è vero. Questa è mia.
» afferrò la tazza con
entrambe le mani e se la strinse al petto, come se da un momento
all’altro il
fratello potesse alzarsi e rubargliela da sotto il naso.
«E invece no. E’ quella bianca quindi è
mia »
« Ma il bianco è il mio colore preferito
» esclamò Sora,
punzecchiando la tazza con le dita. Il biondo sollevò un
sopraciglio.
« No, il rosso è il tuo colore preferito e si dia
il caso
che questa – si fermò dal parlare e
sollevò la tazza che aveva davanti- è rossa
e ti appartiene»
Sora borbottò qualche parola sconnessa, appoggiò
la tazza
bianca sul tavolo e sorrise verso il fratello.
«Eddaiiii, solo per oggi fammela usare. »
«Non credo di avere altre possibilità, sai? Visto
che ci
hai già versato il latte … »
Alla parola “latte” Roxas fece una smorfia, mentre
un
brivido di disgusto gli attraversò lo stomaco.
Quel coso bianco e nauseante non
lo riusciva a sopportare. Sarà che quando era piccolo lo
avevano cresciuto a
latte e passati di verdura e quindi adesso, dopo anni, non riusciva
più nemmeno
ad annusarlo.
Sora sorrise mentre
guardava il volto contrariato del
fratello e si limitò ad afferrare un cucchiaio e a
mangiare.
Rimasero per una
decina di minuti in silenzio, Roxas che trafficava con l’Ipod
e Sora che
mangiava i suoi cereali.
L’unico rumore che si sentiva era quello della musica
del biondo che usciva dalle cuffie e il suono del cucchiaio del moro
che andava
a sbattere contro la tazza.
« Oggi
pomeriggio esci con Axel, giusto?» il maggiore
spezzò il silenzio, mentre si alzava dalla sedia e portava
la tazza nel
lavandino.
Roxas sollevò lo sguardo dal suo Ipod e si tolse una
cuffia, sollevando un sopracciglio.
«Uh? Che hai detto? » era riuscito solamente a
sentire qualche
borbottio uscire dalla bocca del fratello, però non aveva
capito che cosa aveva detto.
Sora si voltò verso di lui velocemente, sorrise e si
grattò la nuca.
«Na, niente di importante; lascia stare. Adesso è
meglio
andare a scuola. Eccoti la tua radio »
Trafficò nelle tasche dei pantaloni e prese la radio
–
per fortuna che era piccola- e la lanciò al fratello.
Roxas sorrise lievemente
quando si ritrovò con la su adorata sveglia tra le mani; si
alzò anche lui da
tavola e si diresse verso l’uscita, senza rispondere al
fratello.
Il moro
sospirò, osservando la tazza rossa che il
fratello aveva lasciato sul tavolo: non ci aveva nemmeno versato il
succo di
frutta, cavolo.
La prese e la posò vicino all’altra, quella
bianca. Rimase per un attimo a
guardarle, pensando al fatto che assomigliavano un po’ a loro
due, quelle
tazze. Indugiò imbambolato li per un po’
finché non sentì il fratello aprire la
porta di casa e le ruote dello skateboard risuonare nel vialetto di
casa.
Allora anche lui uscì da casa, chiuse la porta e corse verso
il fratello,
affiancandolo.
«Hey, potevi
aspet- » « Sora, Roxas! Buongiorno»
Kairi, seguita da un impassibile Riku, si sbracciava
verso di loro con un sorriso sulle labbra.
Entrambi ricambiarono il saluto e da li si separarono:
Sora si fermò a parlare con i suoi due amici e Roxas
saltò sopra al suo
skateboard e si diresse verso la chioma rossa che aveva avvistato poco
distante
da lui.
---
Mi
ricordo che
quella notte, quando arrivò la chiamata da parte della
polizia, mi misi a
piangere.
Corsi verso la camera di mio fratello e, in lacrime, gli dissi tutto
quello che il colonnello, con la sua voce piatta e priva di emozioni,
mi aveva
riferito per telefono.
Io piansi tutta la notte e mi strinsi a lui, aggrappandomi al suo petto
e
stringendo i denti.
Mi ricordo che lui non mi scacciò, ma mi ricordo
altrettanto bene che non mi strinse di rimando.
Bene, eccoci qui. E'
una long. Sì, proprio così. E' una follia,
è stupida e non so nemmeno io che cosa ne uscirà
alla fine.
E' nata perché ci sono poche, pochissime, Sora/Roxas nel
fandom italiano e quiiiiindi .... Eccomi qui. Però non ci
sarà solo questa coppia, l'AkuRoku non mancherà.
E' solo una shonen-ai diciamo, nulla di spinto -w-
Il rapporto andrà avanti lentamente, diciamo. Roxas
sarà combattuto tra l'amore fraterno con Sora e quello
d'amicia con Axel.
Rimarrà costantemente indeciso.
In ogni caso le canzoni che si sentono in questa storia sono:
- Breakin dishes - Rihanna ( Ascoltata da Sora )
- Wasting time - Red ( Quella di Roxas )
Beh, al prossimo capitolo e mi piacerebbe sapere le vostre opinioni,
visto che questa storia è sempre in bilico tra il " la
detesto" " Non posso non continuarla"
Mel.