Anime & Manga > Shugo Chara!
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Autore: Meme06    01/09/2011    7 recensioni
Allora, lo so che l'altra mia ffc di Shugo Chara non è ancora conclusa, ma mi è venuta in mente questa e non ho resistito al fatto di pubblicarla. Si svolge sei anni dopo che Ikuto se ne è andato, per cui contiene diversi spoiler. I capitoli si alterneranno con i 'prima persona' dei personaggi. Nel senso che un capitolo sarà raccontato da Amu ed uno da Ikuto e così via. Avverto che è una ffc più riflessiva che narrativa. Infatti i personaggi mostreranno aspetti che nell'anime non mostrano, soprattutto Amu. Anche con il fatto che sono cresciuti, sono più maturi. Okay, non vi voglio annoiare oltre, non mi resta che dire leggete e scoprirete!
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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La sveglia continua a suonare, ignara che il mio desiderio in questo momento è solo dormire. Faccio uno sforzo enorme per alzarmi quanto basta e spegnerla. È mercoledì, giorno di scuola. Ma io non ho voglia di andarci. Mia madre viene in camera mia mezzora dopo a chiedermi perché non sono scesa e se mi sento bene. Decido di fingere, tenendo la faccia premuta contro il cuscino e dicendo che mi gira la testa. Lei non può capire, mia madre non può capire niente. Sei anni di finzione, non ho mai passato sei anni più duri di questi, neanche quando ero piccola mi pesava così tanto il fatto di dover fingere, probabilmente perché non ferivo nessuno oltre a me stessa. Invece adesso fingo con tutti, con i miei genitori, con i miei amici, con Tadase, tutto per lui.

A volte maledico il giorno in cui ti ho conosciuto, poi mi rimangio subito quello che ho detto e mi lascio trasportare dai ricordi.

Basta ora però, torniamo al presente, mi alzo sicura che la casa è rimasta vuota, Ami è a scuola, i miei genitori a lavoro. Scendo le scale e vado in cucina, ho lo stomaco chiuso, non voglio mangiare. Bevo solo un po' d'acqua per poi tornare in camera mia a vestirmi.

Prendo a caso quello che ho nell'armadio, ritrovandomi con un paio di jeans e una maglia nera con i bordi viola. Vado in bagno e mi do una sistemata, poi scendo al piano di sotto, metto le scarpe da tennis, prendo la borsa ed esco.

L'aria d'autunno mi inebria, facendomi chiudere per un secondo gli occhi e concentrarmi solo su di essa.

Poi inizio a camminare, non ho una meta precisa, ma so che voglio distrarmi, che non voglio incontrare nessuno che conosco, che voglio rimanere in pace con me stessa.

D'un tratto mi fermo e mi guardo intorno, sono arrivata ai giardini, neanche me ne sono accorta. Mi siedo su una panchina, non c'è quasi nessuno a parte due signore che parlano in una panchina di qualche metro più distante e un'anziano che se ne sta seduto a giocherellare con il bastone. Apro la borsa e ne tiro fuori un libro. Si tratta di un thriller.

Di solito non leggo libri di questo genere, ma mi ha preso così questo periodo e ho voluto per una volta tanto assecondare il mio cervello.

Mi metto a leggere e sono arrivata ad una parte molto interessante del racconto quando sento due mani che mi coprono gli occhi.

Sbuffo e adesso chi è che rompe? Tolgo scocciata le sue mani e cerco di riprendere a leggere dicendo:

- Scusa, ma oggi non sono dell'umore adatto.

- Peccato, perché a me sembrava di si… - quella voce. Non può essere lui. Il libro mi cade di mano, ma non oso voltarmi, ho troppa paura di una delusione e allo stesso tempo ho paura che sia lui. Accidenti, che devo fare? A quanto pare decide la persona che mi sta dietro per me. Mi viene davanti. Io però chiudo gli occhi, non voglio vederlo, non solo ancora pronta. Sento una lieve carezza su una guancia.

- Amu… guardami. - la sua voce è un po' diversa da come la ricordavo e allora l'insicurezza aumenta, se non fosse lui rimarrei davvero delusa. Però devo farmi coraggio, devo sapere, devo accertarmene che non è lui. Lentamente apro gli occhi trovando davanti a me due specchi di un viola intenso che mi guardano.

Allora non mi ero sbagliata. Lui… lui è davvero tornato qui. In questo momento vorrei domandargli tante cose, vorrei chiedergli dove è stato, se ha trovato suo padre, soprattutto quella che mi preme più di tutte è perché è tornato. Apro poco la bocca, ma non ne esce niente, non riesco a parlare, lo guardo e basta. Poi infine, dopo sguardi nervosi e contorcersi di mani trovo coraggio e glielo chiedo:

- Che cosa ci fai qui Ikuto?

Lui mi sorride contento. un sorriso che avevo visto solo una volta nel suo volto, ovvero quando mi rivelò i suoi sentimenti.

- Non lo immagini? - mi chiede sempre sorridente. Allora anche io sorrido felice del suo ritorno.



FINE!!!!!! Sono commossa è la prima fanfiction che completo. T.T snif, snif… sto scherzando. Lo so che probabilmente molti di voi mi vorrebbero morta per questo finale leggermente aperto, poiché sono sicura che tutti voi vorreste sapere il continuo, ma ho deciso di lasciare spazio alla vostra fantasia e finirla qui. Baci e grazie per aver seguito una storia frutto della mia mente malsana XD!

  
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