I WILL
ALWAYS CHOOSE YOU
3
Cena con il testimone..
-
Elena, lui è Damon. Damon Salvatore, il mio testimone
–
Rimase
totalmente immobile, trattenendo il respiro alla vista di chi gli era
davanti.
Non
rispose neanche ad Alaric, la cui voce le giunse ovattata alle orecchie.
Capelli
corvini, alto quanto basta, fisico slanciato e muscoloso.
Il
sangue le si gelò, poi, letteralmente
nelle vene incontrando quegli occhi di un
azzurro così strano, simile al colore del ghiaccio e
imperturbabili.
Non
era possibile. Doveva aver visto male, doveva essere sicuramente
così.
Era
un’allucinazione della sua mente malata.
Si,
doveva aver mangiato qualcosa di narcotico, si disse, o forse era
ancora ubriaca. Anzi, lo era sicuramente.
Anche
perché se no, non si sarebbe spiegato come mai vedesse il
ragazzo sconosciuto della sera precedente proprio
dinnanzi a lei.
Continuò
a fissarlo con gli occhi lievemente sbarrati, ricevendo uno sguardo
egualmente confuso e stordito.
Sbatté
le palpebre per poi lanciargli un altro sguardo, preparata a vederlo
scomparire da un momento all’altro ma lui rimase
lì, proprio davanti a lei.
No,
non era possibile.
Fu
questo l’unico pensiero coerente ma fugace che le
attraversò la mente in quel momento.
Sbatté
ancora un paio di volte le palpebre, sicura di aver visto male. Non
poteva essere, altrimenti.
-
Elena?- la chiamò sconcertato Rick, non capendo quel suo
improvviso mutismo.
-
Uhm?- fu l’unica risposta sensata che riuscì a
dare, seppur distrattamente.
Distolse
gli occhi puntandoli su Alaric, poco distante da lei intento a cucinare.
-
Lui è Damon Salvatore, il mio testimone.- le
ripetè corrugando le sopracciglia, perplesso dal suo
inusuale comportamento.
Damon Salvatore…..il mio
testimone….Damon…ragazzo
sconosciuto….. mio testimone… Damon Salvatore.
Quelle
parole continuarono a vorticarle nella mente combinandosi in modi
confusi e diversi, senza che lei riuscisse realmente a comprenderle a
pieno.
Quindi
il ragazzo che aveva rimorchiato – o che l'aveva rimorchiata,
a seconda dei punti di vista- si chiamava Damon.
Annuì
lentamente, ma solo un secondo dopo capì
l’informazione davvero importante contenuta in quella frase.
Oh
cazzo, era lui il testimone di Alaric!
Con
il cuore che le martellava nel petto per la sorpresa e lo sconcerto di
quella scoperta, si voltò nuovamente verso di lui.
Elena
scontrò i suoi occhi con quelli chiari del ragazzo, che le
restituì uno sguardo del tutto identico al suo.
Damon se ne stava immobile a pochi
passi da lei, fissandola circospetto e confuso con le sopracciglia
leggermente aggrottate.
Per un attimo vide un lampo di
incredulità e sorpresa attraversare le sue iridi azzurre,
che un secondo dopo tornarono però imperturbabili.
Con le labbra schiuse dalla
sorpresa, continuò a fissarlo per quei pochi secondi che
però le sembrarono un’eternità
Non era possibile. Quante diavolo di
probabilità c’erano che fosse proprio lui
il testimone di Rick? Forse anche meno dell’uno per cento.
Doveva avere proprio il karma contro.
Per fortuna ci pensò lui a
rompere quel silenzioso momento imbarazzante.
- Damon - allungò
improvvisamente la mano in un gesto fluido, protendendosi verso di lei.
- Piacere, Elena –
mormorò, ancora stordita allungando anche lei la mano.
Percepì distintamente lo
sguardo sospettoso di Jenna, appoggiata alla cucina con un bicchiere di
vino in mano, e quello più ingenuo ma allegro di Rick che
continuava a cucinare.
Si sa,le donne hanno il sesto senso
sempre attivato e quello di Jenna non andava assolutamente
sottovalutato.
- Oh, il piacere
è tutto mio- affermò lui aprendosi in un sorriso
sfacciato, calcando maliziosamente sulla parola
“piacere” conferendole una sfumatura languida.
Fece per ribattere, fulminandolo con
gli occhi, ma l’improvviso leggero movimento dei suoi
polpastrelli a contatto con la sua pelle accaldata la bloccò.
Una sensazione prepotente di
déjà-vu la colpì alla bocca dello
stomaco, mentre il ricordo sbiadito di quelle stesse mani in altri
punti del suo corpo si proiettavano nella sua mente arrossandole le
guance.
Rabbrividì
involontariamente e, come scottata, mollò immediatamente la
presa, incrociando poi le braccia al petto.
Distolse lo sguardo non riuscendo
più a reggere quello ceruleo e consapevole di lui,
puntandolo sulle ante lavorate della cucina che trovò
improvvisamente interessantissime, mentre i ricordi sbiaditi iniziavano
a riemergere nella sua mente.
Mani calde che la denudavano con gesti
veloci. Labbra leggere posate alla base del suo collo in un morso
leggero. Corpi sudati avvinghiati in movimenti ondeggianti e languidi.
Boccheggiò
trattenendo il respiro come folgorata, mentre nella sua mente
continuavano a proiettarsi quelle immagini sfocate ma allo stesso tempo
nitide.
Il
respiro le si spezzò in gola all’ennesimo
flashback.
Sussurri spezzati da sospiri che si
infrangevano contro la sua spalla nuda. Occhi imperturbabili scuriti
dal desiderio e le sue mani aggrappate ad una schiena muscolosa.
In
automatico, alzò gli occhi su di lui come per ritrovare
quello stesso sguardo , o forse semplicemente per ottenere riscontro di
quello che aveva appena ricordato.
Damon
le restituì un’occhiata maliziosa e divertita, che
fu però interrotta da Jenna che passò fra loro
due con un piatto di contorno in una mano e la bottiglia del vino
nell’altra.
- E’ pronto. Tutti in
tavola- affermò poi Rick, sorpassandola e prendendo posto a
capo tavola.
Ma proprio in quel momento dovevano
riemergere quei dannati ricordi? Si chiese leggermente frustrata,
prendendo anche lei posto a tavola con ancora le guance arrossate e il
battito accelerato.
Si passò una mano fra i
capelli, cercando di scacciarli dalla sua mente.
- Buon appetito!-
Sospirò, fissando il piatto
di pasta al pesce davanti a lei.
L’appetito le era
decisamente passato.
*******************************
Afferrò un altro
piatto e , dopo averlo sciacquato brevemente con dell’acqua
fredda, lo mise nella lavastoviglie, ormai carica.
Si era
offerta di lavare lei i piatti e mettere in ordine la cucina non appena
Rick aveva proposto di spostarsi in salotto a bere qualcosa e mangiare
il dolce davanti alla partita di baseball.
Jenna, del tutto allergica
alle faccende domestica, era stata più che felice di non
doverci pensare lei mentre Alaric aveva, invece, insistito di
più affinché ci pensasse dopo ma lei era stata
irremovibile.
Alla fine l’uomo
era riuscito a strapparle la promessa che facesse presto, ma lei sapeva
benissimo che non l’avrebbe mantenuta.
In verità odiava
con tutta se stessa lavare i piatti, ma avrebbe fatto di tutto per non
stare ulteriormente in compagnia di quello sbruffone, probabilmente
anche mettersi a spolverare i lampadari.
Temporeggiò
lavando con calma un bicchiere, perdendo più tempo possibile
nonostante non avesse alcun obbligo di farlo visto che tanto poi lo
avrebbe messo in lavastoviglie.
Non sarebbe uscita dalla
stanza finche tutta la cucina non avesse brillato e poi, beh poi,
avrebbe trovato qualcosa d’altro da fare, intanto sarebbe
già stata notte fonda e quindi lui se ne sarebbe andato.
Era un piano un
po’ infantile, se ne rendeva benissimo conto ma non poteva
farci nulla: Damon Salvatore la irritava e innervosiva.
Il fatto che poi ci avesse
fatto sesso da ubriaca e che lui continuasse a rimarcarglielo con
battutine maliziose e frecciate ambigue, non aiutava certo a farglielo
andare a genio.
Jenna
aveva ragione: era uno sbruffone pieno di sé, vanitoso e
vanaglorioso come pochi ne aveva conosciuti in tutta la sua vita.
Damon
aveva passato l’intera cena a lanciarle battutine spinose,
ironiche e a doppio senso, con il puro intento di metterla in
difficoltà per il solo gusto di vederla imbarazzata davanti
a Jenna e Alaric, supponeva.
Lei gli
aveva sempre risposto pungente per metterlo a tacere , cercando di
dargli corda il meno possibile ma in alcuni era stato davvero difficile
non assecondare il pizzicore sulla lingua e rispondergli adeguatamente.
Mantenere il controllo e non
tirargli qualcosa contro, magari un piatto, era stata
un’impresa non da poco ma alla fine ci era riuscita.
Era sicura, però,
che sarebbe stato tremendamente catartico farlo.
Cosa diavolo ci aveva
trovato in lui la sera prima? Era stata la domanda che aveva continuato
a vorticarle in testa fra una risposta al vetriolo e un piatto di pasta
al pesce.
Doveva proprio essere
ubriaca, era stata ogni volta la sua unica risposta sensata.
Ma non riusciva neanche
dall’esimersi di darsi della stupida, a se stessa e alla sua
geniale idea di divertirsi.
Probabilmente doveva avere
davvero il karma contro o qualcosa del genere, visto che
l’unica volta che si lasciava andare succedeva il putiferio.
Sbuffò .
Ok, era un bel ragazzo
fisicamente ma era davvero intollerabile caratterialmente.
Era un mix letale tra un Don
Giovanni e un Mr Darcy senza qualità, il tutto coadiuvato da
una buona dose di sfacciataggine e malizia che scorgeva in ogni cosa.
E poi aveva quel dannato
sorriso da “ cadi ai miei piedi al primo sguardo”
incredibilmente irritante.
Damon Salvatore la
indisponeva inverosimilmente, arrivò alla conclusione.
E poi quelle sue dannate
risposte volutamente a doppio senso e astute le facevano saltare i
nervi.
Stentava ancora a credere al
fatto che fosse il fratello maggiore di Stefan. Erano totalmente
diversi, sia fisicamente che caratterialmente. Non avevano neanche un
tratto in comune che indicasse la loro stretta parentela.
Uno aveva gli occhi verdi e
i capelli color miele, sempre dolce e disponibile oltre che
tremendamente altruista. Era pacato e sereno, disposto ad ascoltare ma
non invadente.
Damon era invece tutto
l’opposto.
Capelli corvini, occhi
cerulei sempre imperturbabili e sorrisino sfacciato sulle labbra. Era
indisponente, sfacciato e tenebroso oltre che una miriade di altre cose
irritanti. Fin troppo consapevole del suo aspetto fisico credeva che
bastasse una sua occhiata per avere ciò che voleva.
Le era bastato davvero poco
per inquadrarlo alla perfezione.
Davvero non capiva il
perché ci fosse finita a letto.
- Ne manca ancora uno. -
esordì una voce bassa e roca che la fece sobbalzare
bruscamente, rischiando di farle cadere il piatto dalle mani bagnate.
Si voltò, trovando sulla soglia della porta della cucina la
figura slanciata di Damon che la fissava con il solito sorrisino,
mostrandole il bicchiere.
Per
tutta la sera non era riuscita a capire se fosse irrisorio o
presuntuoso.
Con
pochi passi felpati e silenziosi la raggiunse, porgendoglielo. Lei lo
afferrò senza dire nulla.
Il
silenzio calò nella stanza, tanto che poté
percepire distintamente Jenna nell’altra stanza parlare al
telefono con la vecchia e sorda prozia Cecil e il ciarlare della tv
accesa. C’era il baseball quella sera.
Immerse
il bicchiere nell’acqua, passandoci sopra la spugna per
insaponarlo. Ormai la lavastoviglie era già carica e non ci
sarebbe stato niente d’altro.
- E così ti chiami Elena – ammiccò
verso di lei con sguardo vispo, calcando sul suo nome.
Si appoggiò poi con i fianchi al bancone della cucina, le
mani a lambire il marmo freddo e il viso voltato verso di lei.
A dividerli ora c’era solo la lavastoviglie aperta e lei
poté nettamente riconoscere il suo profumo mentato
stuzzicarle le narici, dannatamente familiare.
Non si prese la briga di rispondergli o di imbastire un discorso.
Damon
le scoccò, allora, un’occhiata bruciante,
squadrandola da capo a piedi, mentre le labbra si tendevano in un mezzo
sorriso malizioso.
Fu
proprio quel sorriso, lo stesso che un minuto prima le aveva fatto
stringere a forza il piatto per l’irritazione, che gliene
ricordò improvvisamente un altro più languido ma
della stessa matrice.
Si irrigidì, mentre immagini sfocate, però sempre
più nitide, piroettavano di nuovo nella sua mente in una
girandola di colori.
-Come ti chiami? - le chiese ansimante il ragazzo sconosciuto,
sovrastandola con il proprio corpo semi nudo ed eccitato.
Lei scosse la testa in un fluire di
capelli castani e profumo di lavanda, ribaltando nuovamente le
posizioni e mettendosi a cavalcioni su di lui. Cosa che lo fece
ghignare apertamente nella penombra della stanza, prima di reclinare
leggermente il capo all’indietro contro il cuscino.
- Niente nomi – fu il suo
sussurro concitato, spezzato da un sospiro di piacere provocato dalla
piacevole frizione dei loro bacini a stretto contatto.
Con la testa leggera, calò
poi sulle sue labbra per un bacio rovente che li avrebbe fatti tacere
per un bel po’.
Tornò al presente con gli
occhi scuri sbarrati e le guance rosse di cupidigia, stordita da quel
frammento di ricordo della notte precedente.
Ne
aveva avuti altri quella sera, scatenati da un gesto o da una parola
qualsiasi, ma mai così chiari e reali.
Deglutì
a vuoto, frastornata da cosa aveva appena rivissuto.
- Alla fine ho scoperto comunque il tuo nome – le disse con
un ghigno disegnato sulle labbra come se sapesse cosa aveva ricordato
in quel momento, una punta di compiaciuta e pungente vittoria nella
voce che la infastidì.
Odiava,
letteralmente, quel suo modo da padrone del mondo. Era irritante.
- Sei un vero investigatore - lo rimbeccò sarcastica lei
fingendo un’espressione meravigliata, lanciandogli poi uno
sguardo fulminante da sotto le lunghe ciglia scure prima
di ripuntarlo sulla acqua nel lavello.
Lui
fece una smorfia alle sue parole, prima di aprirsi nuovamente in un
sorrisino sfacciato.
-
Si,in effetti è una delle mie innumerevoli doti - si
pavoneggiò Damon con un gesto della mano.
- Anche se la migliore l’hai
già scoperta ieri notte – soffiò
malizioso e sfacciato, protendendosi lievemente verso di lei e
scoccandole un’occhiata lussuriosa con gli occhi adamantini.
Elena
roteò gli occhi al soffitto, non potendo però
impedirsi di arrossire.
Infatti, quei pochi ricordi che aveva tornarono a manifestarsi
prepotenti davanti ai suoi occhi.
In
risposta insaponò con più forza il bicchiere,
percependo il suo sguardo intrigato su di se.
Ero lo stesso che aveva percepito al bar la sera prima, quello le era
rimasto impresso nella mente.
Tuttavia, cosa diavolo avesse trovato in lui di così
interessante continuava a non capirlo.
Si ricordava perfettamente – una delle poche cose che
rammentava distintamente – che quel suo stesso comportamento
saccente da “io so tutto di tutti” e la battutina
maliziosa e ambigua sempre pronta, l’avevano indisposta
ma poi c’era stato qualcosa che le aveva fatto cambiare idea.
C’era
stato qualcosa che l’aveva attratta,
rabbrividì incredula alle sue stesse parole.
Aveva
accettato da bere e poi, beh, poi i suoi ricordi sfociavano nella
confusione causata dall’ubriachezza, tranne quei pochi
frammenti che stavano riemergendo lentamente.
- Non ricordo quasi niente di ieri sera – gli disse
volontariamente tagliente, voltandosi poi verso di lui con un sorriso
felino – Evidentemente non c’è molto da
ricordare – alluse chiaramente alle sue scarse prestazioni
sessuali, anche se davvero non ricordava nulla e quindi non avrebbe
potuto comunque giudicare.
Ma
questo lui non poteva saperlo, quindi andava bene così.
Roteò
leggermente il busto per mettere il bicchiere in lavastoviglie ma,
forse a causa del sapone, le scivolò dalle mani.
Di
riflesso tentò di afferrarlo, protendendosi con il corpo in
avanti, ma si scontrò solo con la mano di lui che lo aveva
già preso al volo.
Percepì
le sue mani calde sotto i polpastrelli ed ebbe, come le era capitato
quella sera ogni santa volta che aveva incontrato il suo sguardo, la
sensazione pressante di déjà-vu.
Erano
vicini ora, quasi a contatto, tanto che percepiva il suo respiro caldo
contro la pelle.
Tentò
di prendere il bicchiere ma lui non mollò la presa,
impedendoglielo e chiudendo anche la sua mano nella presa.
-
Potremmo ripetere l’esperienza allora, per rinfrescarti la
memoria.- le disse malizioso, in un sussurro che sapeva di promessa di
lussuria.
Elena,
stizzita per quella sorta di avance, alzò lo sguardo su di
lui scoprendolo più vicino di quanto credesse e intento a
fissarla con un mezzo sorriso.
Strinse
le labbra, cercando di placare il sempre più insistente
bisogno di tirargli contro qualcosa, magari quello stesso bicchiere.
Non
c’era nulla da fare: la indisponeva inverosimilmente,
soprattutto quel suo modo da seduttore.
-
Io avrei un’idea migliore – soffiò
Elena, improvvisamente accondiscendente , avvicinandosi
con fare provocatorio a lui.
Lo
vide sorridere compiaciuto e vittorioso mentre lei avvicinava le sue
labbra a quelle di Damon, già schiuse per
l’aspettativa.
-
Perché….perché non te ne vai al
diavolo?! – si allontanò bruscamente proprio
quando ormai erano a pochissimi centimetri da un bacio, prendendogli il
bicchiere dalle mani e mettendolo nella lavastoviglie con un gesto
secco.
Si
concesse un piccolo sorriso di vittoria, godendosi appieno la bruciante
ferita del rifiuto inferta al suo – smisurato- ego
attraversargli gli occhi in un lampo, prima che essi tornassero
imperturbabili come sempre.
Damon
strinse le labbra in una linea serrata e stizzita, che lasciava
trapelare tutta la sua irritazione.
Lei
non poté fare a meno di congratularsi ancora una volta con
se stessa per averlo messo a tacere. Era una sensazione dannatamente
piacevole che la ripagava di tutto il nervoso che si era fatta quella
sera.
- Sai ti ricordavo più simpatica –
- E io più bello- ribatté tagliente,
riservandogli un sorriso fintamente sdolcinato seguito da
un’occhiataccia, l’ennesima.
Non ci poteva fare nulla. Le veniva spontaneo rispondere per le rime ad
ogni sua frecciatina o battuta. Era un desiderio troppo pressante per
essere soppresso.
- Ouch, hai ferito il mio povero animo- si portò
teatralmente una mano all’altezza del cuore, fingendosi
ferito.
In
verità non era sembrato per nulla toccato da quello che
aveva detto, anzi sembrava quasi divertito.
Aveva
già detto che non lo sopportava?
Si
asciugò le mani e dopo chiuse la lavastoviglie facendola
partire.
Con
il vestito azzurro leggero a sfiorarle le gambe nude si
avvicinò al frigo e prese il dolce, appoggiandolo poi sul
tavolo in legno scuro.
Si
sentì per tutto il tempo i suoi occhi addosso,ma quando si
voltò lo trovò intento a guardare alcuni post-it
di Jenna appesi nella piccola lavagnetta sopra i fornelli.
Doveva
essere stata solo una sua suggestione, scosse la testa.
Aprì
la scatola azzurra tirando fuori la torta ai lamponi, accorgendosi solo
dopo che le serviva un coltello per tagliarla e che lo stesso era nel
cassetto proprio contro cui era appoggiato Damon.
Si
voltò, avvicinadosi per prenderlo ma lui non si
spostò.
-
Devo prendere il coltello- sbuffò.
-
E quindi?- le domandò lui innocentemente, fingendo
chiaramente di non capire.
-
Spostati – affermò.
-
Perché?- continuò col puro intento di
innervosirla.
-
La mia pazienza non è infinita, Damon- gli disse,
scoccandogli un’occhiata schietta.
-
Ok, ok –ridacchiò alzando le mani in segno di resa.
Sospirò,
sorridendo internamente per quella vittoria, ma aveva cantato vittoria
troppo presto.
Mosse
infatti un passò sicura che lui si sarebbe spostato,ma
ciò non accadde e così finì per
andargli addosso.
-
Ho già detto che ti ricordavo più simpatica?- la
canzonò guardandola dall’alto del suo metro e
ottanta – E anche più rumorosa, a
essere sinceri – continuò calcando con malizia
sulle parole.
Con
le guance rosse e stizzita, lo allontanò con una spinta
provocando nuovamente la sua risata.
Aprì
il cassetto, prendendo il coltello.
-
Comunque è un peccato che tu te ne sia andata questa
mattina, avremmo potuto fare un secondo round- le sussurrò
all’orecchio malizioso, tornando a pressarla con la sua
vicinanza.
Lei si voltò, seppur a fatica visto la vicinanza del suo
corpo, schiacciandosi contro il mobile della cucina per non toccarlo.
- Ho un coltello in mano, non vorrei doverlo usare- lo
minacciò, fissandolo torva da sotto le ciglia scure.
- Uh che acida.. dovresti assumere più zuccheri per
addolcirti un po’ – si allontanò di
qualche passò.
- Elena, è arrivata Caroline!- fu l’urlo di sua
zia dall’altra stanza.
Per fortuna, pensò.
Lui,così
come era arrivato,se ne andò, senza dire nulla.
Sospirò,
ora decisamente più tranquilla.
Dannazione,
come avrebbe fatto ad arrivare viva e intera al matrimonio di Jenna?
Ed ecco qua
il nuovo capitolo! Vi ho fatto aspettare un
po’ di più dell’ultima volta, ma il
capitolo sembrava proprio non voler uscire.
Spero
che vi sia piaciuto anche se continua a non convincermi molto.
Ora passiamo
ai soliti punti chiarificatori:
1-
Cosa più importante: i personaggi sono tutti UMANI e non esiste nulla di sovrannaturale,
quindi terrò conto solo di alcune cose accadute nel telefilm.
2- Questo capitolo è
interamente dedicato all’incontro Damon\Elena.
Spero che la prima parte non risulti
sconnessa con la seconda, dal momento che ho scritto prima
l’ultima parte e poi la primaJ
Si vede chiaramente qui ciò
che pensa Elena, ho cercato di renderlo il più chiaro
possibile e spero di esserci riuscita. Direi che non
c’è molto da dire perché si commenta da
solo questo chappyJ
3- Questa storia era già
stata pubblicata da me un po’ di tempo fa con lo stesso
titolo ma sia causa di scarso interesse sia perché non mi
convinceva più di tanto ho deciso di riscriverla tutta
dall’inizio . La vecchia versione quindi è stata
cancellata.
4- I personaggi di questa
storia (purtroppo) non mi appartengo e non li uso per nessun motivo di
lucro.
5- Se avete dubbi fatemelo sapere sia
privatamente che tramite le recensioni e io vi risponderò!
5- Ho aggiunto un’immagine
fatta da me( lo so che fa pietà ma sono davvero negata nella
grafica e spero di non esserlo così anche nella scrittura!)
ma se qualcuno volesse fare una sorta di copertina della fan fiction mi
farebbe davvero piacere! Contattatemi se siete interessati.
6- Come avrete potuto notare
all’inizio, oltre alla mia immagine ho messo anche un video
fatto da una mia amica: Missdelena97.. Grazie tesoro! Spero vi piaccia,
io lo trovo molto bello.. dateci un’occhiata…
7- Un GRAZIE gigante a tutte le persone che hanno
recensito ( la storia ha già 10 recensioni, e io che pensavo
non fosse un granché!), ma soprattutto a tutte le persone
che mi hanno sostenuto mentre io ero in crisi perché non
riuscivo a scrivere il capitolo. GRAZIE davvero!
Direi che non
altro da dire se non che spero recensiate e che il capitolo vi sia
piaciuto.
Fatemi sapere che ne pensateJ
Kiss kiss Live in
Love.
PS: non ne sono ancora sicura ma la
prossima storia che dovrei aggiornare è quella Nian.. True Love- Vero amore… tenetela
d’occhio quindi perché sono molto ispirata per il
prossimo capitolo!:)