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Autore: aaarg    05/09/2011    6 recensioni
una piccola storia, potrebbe rimanere una one shot, ma mi piacerebbe continuarla: fatemi sapere che ne pensate!
La trama è semplice: e se Oscar avesse sognato tutto?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Otto
 
Ciò che accadde dopo fu amore, solo e soltanto amore. Certo, c’erano le incombenze del lavoro, ma erano parentesi tra un incontro e l’altro. Ogni occasione era buona per incontrarsi e amarsi, o quanto meno per scambiarsi un bacio al volo. I soldati forse avevano intuito qualcosa ma avevano accettato ormai quel compagno silenzioso e tranquillo e quel comandante strano, una donna sì, ma assolutamente degna di essere seguita ovunque, forte e decisa, onesta e leale nei loro confronti. Alain, lui sì, lui sapeva. Nessuno gliel’aveva detto ma sapeva. Li aveva visti quel giorno nell’armeria a scambiarsi effusioni lascive. E quello non aveva fatto altro che aumentare la sua rabbia per quello che pensava fosse stato il tradimento del comandante nei confronti della truppa e di Lassalle in particolare. Proprio per quel motivo era arrabbiato, non solo il comandante li tradiva ma se la spassava pure sotto il loro naso con il suo ex attendente. Gli era caduta la spada di mano quando li aveva visti aggrovigliati l’uno contro l’altra, ma per fortuna loro non avevano capito che il rumore proveniva da lui. Ma dopo, aveva dovuto ricredersi, il comandante non era affatto un cattivo elemento ed anzi, aveva fatto liberare Lassalle e si era anche per quello guadagnata la stima sua e degli altri soldati. E ora vedeva che André era più sereno. Ed era contento per il suo amico.
 
Ma Oscar non era soddisfatta. Quel continuo nascondersi, quel continuo cercare nascondigli e scuse per vedersi e amarsi non le piaceva. Non voleva essere la solita donna nobile che se la spassava con il suo servitore. No lei si sentiva Madame Grandier, lo era, anche se nessun sacerdote avrebbe potuto per il momento consacrare la loro unione. Per il momento, sì, perché qualcosa le frullava per la testa da un po’.
 
André, domani sei in licenza” gli annunciò Alain. André alzò gli occhi sorpreso, non l’aveva chiesta e non sapeva il motivo di tale privilegio, ma non disse nulla.
 
Il giorno dopo, si alzò presto e uscì dalla caserma. Per tutto il giorno precedente non gli era stato possibile parlare con Oscar, per capire se l’idea della licenza era sua o se vi erano altri motivi, così decise che all’ora in cui i suoi compagni si alzavano per iniziare le incombenze giornaliere, e gli altri rientravano dalle ronde notturne, lui sarebbe uscito dalla caserma e sarebbe andato a palazzo Jarjayes. Lì, forse, avrebbe avuto qualche risposta.
Ma, uscito dal portone della caserma trovò Oscar in borghese ad aspettarlo. La vide e quell’immagine per un attimo si sovrappose a quella di una ragazzina di 14 anni che, appoggiata ad un albero, sfidava un coetaneo solo per dimostrare di non essere seconda a nessuno. Ma la donna che lo guardava era molto diversa da quella ragazzina. Più disillusa, forse, ma più matura e forse quasi serena. “Oscar…” “André, vorrei che venissi con me, quest’oggi. Ho preso anch’io un giorno di licenza” – “Ma, non si insospettiranno?” – “E di cosa? Ormai sanno tutti che ci conosciamo da anni e che tu hai lavorato per la mia famiglia. Vieni con me per favore. Sali a cavallo e seguimi”.
 
Oscar che chiede per favore, questo sì che è un evento!”, si ritrovò a pensare André, confuso e disorientato come mai, mentre seguiva oscar addentrarsi dentro Parigi. Ad un certo momento sembrava che stesse andando a casa di Bernard e Rosalie, ma poi avevano cambiato strada. Il quartiere era lo stesso, ma le case erano più dignitose, di una borghesia leggermente più agiata. Di fronte ad un palazzo in condizioni più che dignitose Oscar si fermò e scese da cavallo. Gli chiese (“ancora per favore? Sarà mica impazzita?”) di seguirlo. Salirono due piani e si fermarono davanti a una porta.
Oscar era avanti a lui e gli dava le spalle quando iniziò a parlare. “André, io…. Io vorrei poter vivere il nostro rapporto alla luce del sole ma non posso. Sto piano piano cercando di lasciare casa mia, di andarci sempre di meno, lo avrai notato. Con tutti gli impegni, veri e presunti, del mio nuovo ruolo di Comandante della Guardia ho avuto buon gioco nel farmi vedere sempre di meno a Palazzo Jarjayes. Grazie a Rosalie e Bernard ho preso in affitto sotto altro nome questo appartamento. Se mi ci troverò bene il proprietario si è detto anche disponibile a venderlo.” Si girò “André ecco… io… vorrei che questa fosse casa nostra. Lo so che avrei dovuto coinvolgerti nella scelta, chiederti se fossi d’accordo, ma in due avremmo destato sospetti. E comunque se tu non vuoi, io non voglio tornare in ogni caso più a casa mia…” lì, sul pianerottolo, incurante dell’impressione che avrebbe dato a chi avesse visto un uomo baciarne un altro (almeno in apparenza tale) André prese tra le braccia Oscar e la baciò. Fu il bacio più dolce e appassionato che mai si scambiarono. Quando si staccarono lui aveva le guance rigate di lacrime. “non avrei mai creduto che tu avessi voluto tanto. Che avresti voluto rinunciare a casa tua…” le disse. Lei, per tutta risposta si girò, aprì la porta e gli disse “vorrei che mi portassi dentro come se fossi la tua sposa, perché, vedi, io mi sento da tempo tua moglie”. Lui, sempre più felice, non credendo ancora a quello che le sue orecchie avevano sentito, la prese in braccio senza esitare, varcò la soglia della loro nuova casa, della loro nuova vita e chiuse la porta con un piede, sbattendola.
 
Oscar sussultò. Aprì gli occhi. I cannoni avevano ricominciato a sparare, quindi. E André non c’era più. Solo il giorno prima lo aveva amato per la prima volta e lo aveva perso. E lei era stata ben felice di mettersi davanti ai cannoni mentre sparavano. Sapeva che sarebbe stata un facile bersaglio. Lo voleva. La sua vita senza di lui non aveva senso. La sua vita avrebbe potuto essere diversa, come quella di quel sogno assurdo che aveva fatto,  dopo esser stata colpita, dopo essere stata portata via dalla battaglia, dopo essere stata messa a terra, dopo aver dato gli ultimi ordino ad Alain ed ai suoi uomini. Quando aveva chiuso gli occhi e li aveva riaperti su un mondo parallelo, su quello che avrebbe potuto essere e non era stato… poi vide il suo Andrè che lo  aspettava, disse solo “Addio” sentì una voce – Rosalie?- che gridava il suo nome, ma non voleva rispondere, voleva solo andare da André. E se ne andò.
 
Ecco qua. In realtà non volevo finire oggi, ma la chiusura (che già mi frullava per la testa da un po’) mi è venuta così, di getto, e non mi è sembrato che ci stesse male. Spero che, anche se non all’altezza di altre, certamente più belle e meglio scritte, un po’ questa storia vi abbia fatto compagnia. Ringrazio tutti coloro che mi hanno letta e seguita. Era la mia prima FF, non so se ne seguiranno altre ma è stata una bella esperienza. Grazie ancora. E ciao!
  
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