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Autore: virgily    08/09/2011    5 recensioni
(prima fan fiction che scrivo sui Black Veil Brides, Enjoy!)
-Non ho la piú pallida idea di quello che ti sia successo peró una cosa é certa...- cominció sollevandole il viso per il mento, tenendolo con il pollice e l’indice. Inizió a tamponarle dolcemente la stoffa sulle guance e sotto l’occhio, asciugandole le lacrime
-Non mi piace vederti piangere- sospiró infine fissandola intensamente dritta negli occhi,mentre il suo viso cominciava a farsi maledettamente paonazzo. Dal canto suo Caris, apparte il bollore alle guance, sentí un nodo allo stomaco. Era freddo, e molto distaccato; eppure sembrava cosí... Dolce.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LOVE WOULD BE OUR LAST EMOTION

 

Con il capo steso sul liscio bancone in legno, Caris rimaneva con lo sguardo sperso sul profilo della bottiglia che aveva affianco: Rum. Non ne era rimasto neanche un sorso, e il pensiero che fosse ancora in grado di formulare pensieri logici, fece salire ulteriormente la profonda depressione in cui era caduta non appena erano venuti a “prendere” la sua amata gemella. Era la prima volta che Mr. Reynolds vedeva una giovane ragazza tutta sola al suo pub, e sopratutto la prima volta che ne vedeva una che beveva tali portate, ma dopotutto lui ignorava ciò che affliggeva la povera Foster. Avvicinandosi lentamente giunse innanzi alla donna che sollevando il capo lascio’ che la frangia castana le coprisse gli occhi, celando le sue iridi verdi ancora velate dalle lacrime...

-P-Potete portarmi un’altra bottiglia per favore?- domandó gentilmente moderando la voce, trattenendo a stento i singhiozzi

-Dubito che con un’altra vi reggerete in piedi signorina...- rispose portando via nel frattempo la bottiglia vuota

-É quello che mi auguro...- rispose freddamente sbattendo violentemente la mano contro il bancone, lasciandogli una banconota da cinquanta dollari. L’uomo dai folti baffi scuri sollevó lo sguardo al cielo e sbuffando si precipitó a prendere una bottiglia nuova di rum. La osservó poi ricominciare a bere il primo bicchiere tutto d’un fiato, facendosi rigare una guancia da una lacrima galeotta che era riuscita a sfuggire dal suo auto controllo, e non riuscí a non provare pena per lei.

Proprio in quell’istante l’ingresso del modesto pub si aprí violentemente accogliendo cinque ragazzi che per quella notte pensavano a tutto tranne che alla tristezza. Appena tornati dal tour, i Black Veil Brides, per la prima sera di “vacanza” dagli impegni lavorativi avevano deciso di riunirsi nel loro pub di fiducia, quello dove erano cresciuti. Distogliendo lo sguardo dalla ragazza, il barista osservó compiaciuto quei cinque pazzi che amava chiamare “i suoi ragazzi”. Era parecchio tempo che non li sentiva sghignazzare e cazzeggiare nel suo locale, e sebbene non gli dispiacesse che per una volta tanto qualcuno non avesse rotto i bicchieri o vomitato nel bagno, quei folli gli erano mancati parecchio

-Qual buon vento vi porta da me giovani!- esultó uscendo da dietro il bancone andandoli ad abbracciare uno per uno

-Nonno baffo! Cazzo non sei cambiato per niente!- ridacchió  Jinxx dandogli due pacche sulle spalle

-Sbaglio o quel nomignolo di merda me lo affidi soltanto quando sei giá ubriaco?- rispose beffardo ricambiando la premura

-Lascialo perdere Ray probabilmente é solo troppo felice della nostra riuscita...- rispose Andy riuscendo a sgusciare da dietro Ashley e Christian che come due ebeti si erano impalati davanti a lui con gli occhi che luccicavano e parevano voler dire “allora quando si beve?”

-Andy! Che bello rivederti figliolo...- era strano, ma quell’uomo aveva sempre avuto in simpatia il giovane vocalist, lo vedeva come una sorta di figlioccio. Lo abbracció dolcemente come un padre che rivede il proprio figlio dopo tanto tempo, con l’orgoglio che sgorgava negli occhi, e se c’era una cosa che proprio Andy amava di lui era proprio quell’orgoglio.

-Hey Reynolds, ma quella?- domandó improvvisamente Jake mantenendo un tono sottovoce, indicandogli direttamente la ragazza al bancone che silenziosamente aveva giá raggiunto la metá della bottiglia che gli era stata appena servita. L’uomo rispose alla domando con un cenno del capo, invitandoli a sedersi al solito tavolo all’angolo della sala. Senza fiatare allora i ragazzi lo seguirono sedendosi sul divanetto in pelle marrone che tanto amavano, scorgendo appena il profilo della schiena della tipa dai lunghi capelli color cioccolato. Approfittandosi del fatto che il locale fosse quasi vuoto e che i camerieri erano ancora in servizio, il barista prese una sedia e si mise al tavolo assieme al gruppo, e avvicinandosi appena sussurró

-Non l’ho mai vista da queste parti. Eppure sembra una ragazza a modo. Tuttavia é da un’ora che non fa altro che bere e fissare il vuoto...- e voltandosi appena si mise ad osservarla mentre nuovamente si era presa del tempo per guardare chissá dove... Per pensare a chissá cosa. E sentí un nodo allo stomaco, doveva avere l’eta di sua figlia, e sapeva bene che il suo istinto paterno avrebbe raggiunto livelli inimmaginabili, tanto da spingerlo perfino a chiedere:

-Ragazzi, so che probabilmente sono un peso, ma potreste riaccompagnarla, tra un pochino, a casa?-

Silenzio. Per circa tre minuti tutti quanti rimasero completamente zitti, in un misto tra l’essere stupito e il divertito

-Di un po... Ma non é che ti affezioni a tutti quelli che entrano qui dentro eh nonno?- domandó beffardo Jinxx poggiando il mento sul pungo chiuso, sollevando verso l’alto l’angolo sinistro delle labbra

-NO JEREMY. É solo che quella tra un po arriverá a sboccare anche l’anima, e non mi fido mandarla da sola. Sai come diventano le strade dopo una certa ora...-

-Ma quanto sei sentimentale nonnino- e con una vocetta zuccherosamente coccolosa il bassista del gruppo sollevó le mani a mó di cuore, facendo sbuffare scocciatamene il barista, che sollevandosi ripose la sedia al suo precedente posto

-Basta, non vi posso chiedere neanche un favore! Allora che vi porto? Il solito?-

-Ovvio!- esultarono in coro. Tutti tranne Andy, che di soppiatto guardava la misteriosa ragazza accasciarsi al bancone come se avesse perso sensi. Sbarrando gli occhi venne quasi d’impulso al cantante scattare in piedi e raggiungerla, senza neanche degnare gli altri di un minimo accenno

-E adesso dove cazzo vai? Andy? Andy?!- sbraitó il primo chitarrista, ma di una risposta neanche l’ombra. Giunse al suo fianco in un batter d’occhio e poggiandole le mani sulle spalle gli diede un piccolo scossone, quel tanto che bastava per farle sollevare il capo di scatto

-Hey tutto bene?- domandó cercando il suo sguardo sfiorandole involontariamente il viso. A quel tocco leggero e vellutato sulla guancia Caris tornó per un attimo con i piedi per terra, e osservó il ragazzo davanti a lei, e di primo impatto una vicinanza cosí evidente, dopo la buona dose di alcol che aveva in circolo, le parve spaventosamente pericolosa:

-Ma che cazzo vuoi?!- domandó spingendolo appena mettendogli una mano sul petto

-Credevo fossi collassata. Sei ubriaca persa- rispose in sua difesa

-Lasciami in pace!- rispose digrignando i denti spingendolo ancora lontano da lei, mettendoci piú forza, finendo per scivolare dallo sgabello su cui era seduta. Per evitare di farle fare uno spiacevole scivolone per terra allora Andy scattó in avanti, prendendola al volo per i fianchi, gesto che fece infuriare ancora di piu’ la ragazza

-NON MI TOCCARE- e tendendo la mano fece combaciare il suo palmo con la guancia pallida del cantante, che dopo pochi secondi cominció a colorarsi di rosso

-Porca troia che schiaffo!- affermó “CC” sorseggiando la sua birra. Sembrava infatti che mentre il vocalist stesse cercando di parlare alla ragazza, gli altri quattro si erano messi ad osservare la scenetta con tanto di birra e stuzzichini, neanche fossero al cinema... Anzi, vedere il loro Andy schiaffeggiato spudoratamente da una donna era decisamente piú divertente. Tenendo il viso chinato verso sinistra Andy si portó una mano sulla guancia lesa, e sollevando appena lo sguardo penetró con esso la giovane in pochi secondi, che inchiodata da quegli occhi apparentemente spietati, sentí un fremito percuoterle la spina dorsale

-Senti, volevo soltanto darti una mano perché dubito che arriverai a domani mattina ridotta cosí...-

-N-Non ho bisogno di te...- rispose poggiandosi al bancone, reggendosi il piú possibile per evitare di barcollare, le girava la testa a mille

-Signorina forse é il caso che si faccia portare a casa...- le consiglió il signor Raynolds porgendole un bicchiere d’acqua che puntualmente rifiutó

-Non posso tornare a casa- rispose secca tornando a sedere sullo sgabello in stoffa imbottita. Alla sua affermazione fredda i due si scambiarono uno sguardo d’intesa, il barista da una parte con il suo sesto senso paterno, dall’altra Andy e i sensi di colpa; perché sapeva bene cosa sarebbe successo e sapeva bene che lo avrebbe rimpianto per molto, molto tempo

-Possiamo fare qualcosa per lei?- domandó successivamente cominciando a pulire con una pezza inumidita il bancone, cercando di apparire tranquillo sebbene il fatto che “non potesse tornare a casa” non gli piaceva affatto

-Sapete far tornare in vita i morti? Ahah dubito che possiate aiutarmi...-

-Senti signorina io non posso sapere cosa ti é successo, ma devi farti aiutare...-

-N-Non voglio l’aiuto di nessuno!-

-E dove pensi di andare se non puoi tornare a casa?!-

-Non mi interessa...-

-Andy...- ma non riuscì’ neanche a formulare la domanda che il ragazzo in questione fece roteare i suoi occhioni chiari al cielo e sbuffando afferró sgraziatamente il polso della ragazza

-Ma che cazzo! Dove mi stai portando?! Lasciami!- ringhió cercando di dimenarsi alla buona ritrovandosi peró di nuovo in balia di quello sguardo cattivo, mentre prendendola per le spalle il giovane la costringeva a rimanere ferma, perfettamente immobile

- Casa mia é qui vicino. Almeno potrai passare la notte senza che qualche barbone arrapato ti violenti-

-Ma quanto sei cattivo Andy- ridacchiarono in coro i due chitarristi, zittendosi di colpo quando dalla ragazza le sue iridi gelide e irate si puntarono proprio su di loro

-Voi tappatevi quella fottuta fogna di una bocca...- rispose in cagnesco

-Tranquillo la useremo per bere alla tua salute- affermó ironicamente Ashley

-E fate bene stronzi- disse infine trascinandola via, senza lasciarle neanche il tempo di controbbattere.

“Che serata di merda” pensó mentre camminava a passo svelto trascinando la povera ubriaca che a malapena riusciva a reggersi in piedi. Per una sera che il povero Andy poteva passare una piacevole serata a bere, cazzeggiare e ancora bere con i suoi amici, ecco infine come si era ridotto: a fare il baby-sitter. Da quando avevano lasciato il locale tra i due non era volata la minima parola; uno troppo incazzato per interloquire e l’altra troppo sbronza e nauseata per aprire bocca. Pochi metri e finalmente giunsero a destinazione. Quasi galantemente fece entrare per prima la ragazza, che decise di prendersi qualche minuto giusto per guardarsi intorno: il salotto abbastanza grande, la cucina minuscola e un lungo corridoio che portava a due porte in legno scuro; non era enorme ma era vivibile, sopratutto per uno come Andy che stava sempre fuori

-Guarda, il frigorifero é vuoto perció non aspettarti qualcosa da mangiare...- affermó sfilandosi la giacca di pelle, posandola sullo schienale del divano in pelle scuro

-Al momento posso chiederti soltanto una cosa...- biascicò l’altra appoggiandosi al muro piú vicino, il giramento di testa e la nausea post sbronza avevano cominciato a crearle veramente dei problemi

-Dov’é il bagno?- si auto domandó il ragazzo non stupendosi del fatto che la tipa annuí subito dopo

-in fondo al corridoio. La porta a destra-

-grazie...- sussurró barcollando fino ad esso, chiudendosi la porta alle spalle.

Immaginando che la povera mal capitata stesse sbrattando di tutto, il ragazzo si appostó per circa dieci minuti sul divano, tempo che spese per chiudere gli occhi e rilassarsi, pensando a bei momenti passati con i suoi compagni. Certo che questo inconveniente non ci voleva, ci aveva pure rimediato uno schiaffo. Sollevó lo sguardo e constatando che fossero passati quindici minuti buoni, decise che forse era il caso di andare a vedere se la sconosciuta fosse ancora tutta intera. A passo lento e decisamente svogliato si avvió dinnanzi alla porta e bussó appena

-Tutto bene la dentro?-

Silenzio

-Hey?...-

Silenzio

-Oh cazzo...- e senza esitazione il ragazzo entró nel bagno arrestandosi di colpo: seduta a terra, con le gambe rannicchiate al petto e la guancia poggiata sulla tavoletta del water. Trattenendo a stento una risata sollevó beffardo un sopracciglio vedendola letteralmente addormentata in quella posizione

-Bella addormentata?- ridacchió inginocchiandosi al suo fianco poggiandole una mano sulla spalla. A quel contatto Caris immediatamente sollevó il capo spaesata; era molto pallida e sebbene le palpebre cercassero di chiudersi pesantemente Andy riuscí a scorgerne due iridi verde chiaro

-Cazzo, mi sono addormentata...- sussurró tra uno sbadiglio e l’altro grattandosi il capo, arricciando buona parte dei capelli

-Eh giá... Ti senti meglio?-

-Si, insomma... Potrei stare meglio onestamente- ridacchió appena poggiandosi contro il muro, assumendo una posizione decisamente piú comoda di quella precedente

-Vuoi un bicchiere d’acqua?- le domandó fiancheggiandola, osservando appena il suo profilo destro, intenta a guardare nel vuoto, ancora

-No grazie. Adesso tutto quello che voglio é chiudere gli occhi e farmi una bella dormita prima che cominci l’emicrania... Comunque grazie, hem... Cazzo neanche so come ti chiami- ridacchió in uno stato di quasi delirio coprendosi timidamente il viso, non sapeva neanche lei il perché ma quando si era messa a guardarlo negli occhi per ringraziarlo era arrossita violentemente; probabilmente effetto di quel poco di alcol che ancora gli era rimasto in corpo

-Andy- rispose sorridendole porgendole la mano

-Caris- e sorridendogli a sua volta si strinsero la mano. E per la prima volta la ragazza lo guardó bene in viso, e non si limitó a tuffarsi nel suo sguardo: aveva dei lineamenti cosí delicati, delle labbra ben disegnate sulla pelle con tanto di piercing, una guancia arrossata... “oh! La guancia!” pensó in un attimo ricordandosi che poco prima lo aveva spudoratamente schiaffeggiato davanti a tutti

-S-Scusa...- sussurró abbassando appena lo sguardo, sentendo le sue di guance cominciare ad ardere per l’imbarazzo

-Per cosa?-

-Ti ho dato uno schiaffo prima. Non era mia intenzione ma nelle mie condizioni precedenti... É stato piu’ forte di me- ammise portandosi le ginocchia al petto, poggiandoci sopra il mento, fissando le mattonelle candide del pavimento

-Nah, non é un problema...- passandosi una mano sulla guancia che aveva smesso di pulsare giá da un bel po, Andy osservó per l’ultima volta la ragazza al suo fianco, nascosta sotto la felpa scura. Sembrava perennemente velata da uno strato molto spesso di tristezza, glielo leggeva negli occhi, e forse Raynolds aveva fatto bene a preoccuparsi; per quanto le sue iridi fossero chiare e luminose, da esse trapelava il vuoto, la rassegnazione

-Senti, ti porto a letto okay?- e annuendo la ragazza si sollevó dal suo posto, seguendolo fino alla stanza accanto. Questa era abbastanza spaziosa,  con una bella finestra ampia e un’armadio al suo fianco; e proprio al centro vi era un bel letto matrimoniale rigorosamente disfatto. Non aveva l’aria di essere una camera molto vissuta, ma dopo la giornata che aveva passato per Caris anche la branda di un carcere era accogliente. Sfilandosi i tacchetti rossi e lasciandoli a terra la ragazza giunse in poco tempo sul materasso rigido e comodo, affondando il viso nel cuscino posto al lato destro

-Se ti serve qualcosa sono sul divano- ridacchió alla visione dei capelli buffamente ingrifati della giovane che alla sua affermazione si sollevó di scatto fissandolo impallidita

-T-Te ne vai?- e incrociando le gambe Caris osservó di sottecchi il volto di Andy che assumeva un risolino beffardo

-La bella addormentata ha paura del buio?- non le piaceva per niente quel tono spavaldo e audace. Non gli piaceva neanche quella faccia da stronzo che aveva rimpiazzato in due secondi quella serena e per certi versi “tenera” di qualche minuto prima

-N-No, é che non voglio rimanere sola. Tutto qui...- sussurró abbassando violentemente nascondendo una lacrima sotto la frangia castana. Per quanto fosse stata brava a mascherare le sue lacrime, non lo fu abbastanza per trattenere i singhiozzi, che striduli e fastidiosi giunsero all’orecchio del vocalist.

“Oh dio. E adesso perché cazzo sta piangendo?!” pensó avvicinandosi lentamente al suo giaciglio, sfilandosi la bandana nera dalla cinta dei pantaloni. Ebbene dentro casa Andy mancava di fazzoletti.

-Non ho la piú pallida idea di quello che ti sia successo peró una cosa é certa...- cominció sollevandole il viso per il mento, tenendolo con il pollice e l’indice. Inizió a tamponarle dolcemente la stoffa sulle guance e sotto l’occhio, asciugandole le lacrime

-Non mi piace vederti piangere- sospiró infine fissandola intensamente dritta negli occhi, mentre il suo viso cominciava a farsi maledettamente paonazzo. Dal canto suo Caris, a parte il bollore alle guance, sentí un nodo allo stomaco. Era freddo, e molto distaccato; eppure sembrava cosí... Dolce

-Sei decisamente piú carino cosí- affermó schietta neanche rendendosi conto di aver parlato, spiazzandolo come nessuna aveva mai fatto

-Cosí come?- domandó incuriosito e divertito allo stesso tempo asciugandole l’angolo esterno degli occhi

-Quando sei gentile, e non quando hai la faccia da stronzo-

-Io non ho la faccia da stronzo- ribatté allontanandosi appena imbronciandosi

-Oh si che ce l’hai!- ridacchió  timidamente coprendosi le labbra con la mano. Andy sospiró rumorosamente e trattenendo l’impulso del riso si stese al lato opposto a quello della sua ospite sbuffando

-Caris, tu sei veramente una tipa strana- e affondando la testa nel guanciale attese che la ragazza dicesse qualcosa

-Quindi rimani qui...-

-Bhe, mi sembra che fossi tu quella che non voleva restare sola. Perció eccoti servita. Ma non aspettarti coccole, ninna nanne e stronzate varie- biascicó sollevandosi appena dal cuscino. Alla sua affermazione del tutto seriosa e rude la ragazza scoppio a ridere per pochi secondi. Poi lo osservo’ totalmente spalmato sul materasso completamente vestito e il viso rivolto verso la finestra, gli occhi chiusi

-Andy?- lo chiamo’ dolcemente, quasi sussurrandolo piano

-Che c’é?- rispose burbero senza neanche

-Grazie... Di tutto- rimasto sulle sue il ragazzo non rispose per qualche istante. Aveva spalancato di botto le palpebre e fissava la finestra con una strana sensazione dentro. Era felice? Per un grazie? O per il modo in cui glielo aveva detto? A dire il vero non lo sapeva neanche lui, e sospirando silenziosamente spense la luce

-Buona notte- fu tutto quello che uscí dalle sue labbra

-Buona notte Andy- sorrise nell’oscuritá... E stendendosi al suo fianco si addormentó. 

*Angolino di Virgy*

Dunque, dunque... Grazie per aver letto fino a questo punto!

Questa é la mia prima Fic su di loro, e spero vi piaccia :)

Conoscevo gia' da tempo i BVB ma li avevo sottovalutati alla grande. Poco tempo fa riascoltandoli mi sono accorta che non erano niente male, tutt'altro!

Lasciatemi un commento se volete. Leggere che cosa ne pensate mi sará molto di aiuto :)

Un bacio

-V-

  
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